L'Aleph: differenze tra le versioni
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* '''''Emma Zunz''''' (''Emma Zunz''): ispirata a Cecilia Ingenieros, amica di Borges, danzatrice e coreografa, nonché allieva di Marta Graham, è storia della vendetta della figlia di un impresario di tessuti (Manuel Maier) contro un socio infedele (Aaron Loewethal) ucciso da Emma-Cecilia, simulata e mascherata dietro uno stupro (la ragazza si concede volontariamente a un marinaio svedese o finlandese, ma accusa il socio di averla stuprata, e compie così una vendetta, rimasta impunita).
* '''''La casa di Asterione''''' (''La casa de Asterión''): il protagonista, un uomo di nome Asterione, vive in una gigantesca e labirintica casa (della quale nega di essere prigioniero, nonostante non ne esca mai), dove tutto, corridoi, canali, stanze, cisterne, sembra ripetersi infinite volte. Le sole cose uniche nel suo mondo sono lui stesso e il sole nel cielo. Per passare il tempo corre per i corridoi, si sforza di dormire, o finge di mostrare la sua casa a qualcun altro. Gli è stato profetizzato che un giorno entrerà qualcuno in casa per liberarlo da questa vita. Il racconto finisce quando questa profezia si realizza: l'uomo è [[Teseo]] e Asterione è il [[Minotauro]]. All'inizio del racconto Borges cita il racconto ''L'immortale'', il primo della stessa raccolta, quando Asterione afferma che la sua casa è unica al mondo, e mente chi dice che in Egitto ce ne sia una simile.
* '''''L'altra morte''''' (''La otra muerte''): si tratta della morte ambigua di un personaggio, Pedro Damiàn. L'autore compie un viaggio in cui scopre vari racconti su questo personaggio, la cui morte è incerta e addirittura doppia. Solo al termine scopriamo che nella [[battaglia di Masoller]], nel 1904, Damiàn si comportò da codardo e quindi dedicò il resto della vita a correggere questa vergognosa debolezza. Molti anni dopo, nel 1946, prese parte a un secondo conflitto a Entre Rìos dove invece morì con valore e coraggio.
* '''''Deutsches Requiem''''' (''Deutsches réquiem''): Un ex direttore di un campo di concentramento, di nome Otto Dietrich zur Linde, racconta la sua storia in prima persona, il giorno prima della sua morte. Ci racconta che non poté partecipare al conflitto come desiderava per una ferita alla gamba qualche giorno prima. Linde racconta così ciò che avveniva nel campo di concentramento del quale fu messo a capo, descrivendoci anche la figura di David Jerusalem (forse una metafora per indicare tutti gli ebrei morti durante l'Olocausto). Alla fine il protagonista ci rivela le sue considerazioni sul conflitto e sulla sua fine. Linde è felice che abbia trionfato la violenza, la stessa violenza esaltata dalla Germania nazista; per la sua natura di guerrafondaio è contento che non sia stata la pace a dominare ma che si sia raggiunta una vittoria grazie alla violenza sebbene praticata da altri paesi diversi dalla Germania.
* '''''La ricerca di [[Averroè]]''''' (''La busca de Averroes'')
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