Luigi Capello: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Inserimento testo basato su canoni scientifici e documenti storici. Eliminate parti del testo evidentemente errate discontinue, incongruenti e prive di fonti. Etichette: Modifica visuale Edit Check (citazioni) attivato Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
Inserimento di collegamento ipertestuale Inserimento di note a piè di pagina; variazione di un titolo del paragrafo reso più specifico e attinente alla voce biografica Etichette: Modifica visuale Edit Check (citazioni) attivato Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
||
Riga 72:
Favorevole all' offensiva (intesa principalmente come manifestazione costante dello spirito offensivo<ref>{{Cita libro|titolo=L. Capello, Note di guerra, vol. I, Milano, Fratelli Treves Editori, 1921, p. 107}}</ref>), fu promotore<ref>{{Cita libro|titolo=AA.VV., Luigi Capello. Un Militare nella storia d'Italia (a cura di Aldo. A. Mola), Cuneo, Edizioni L' Arciere, 1987, p. 247}}</ref> e formatore<ref>{{Cita libro|titolo=G. Tommasi, Brigata Sassari. Note di guerra, Roma, Tipografia Sociale, 1925, p.17}}</ref> della [[Brigata meccanizzata "Sassari"|Brigata 'Sassari']]. Estese al contesto della [[2ª Armata (Regio Esercito)|2ª Armata]] le innovazioni già sperimentate precedentemente sul piano sia della preparazione psicologica del soldato<ref>{{Cita libro|titolo=L. Capello, Note di guerra, vol. I, Milano, Fratelli Treves Editori, 1921, p. 277}}</ref>, sia del perseguimento costante della sinergia fra Fanteria ed Artiglieria al fine di proteggere le truppe durante l' assalto alle trincee nemiche<ref>{{Cita libro|titolo=L. Capello, Note di guerra, vol. I, Milano, Fratelli Treves Editori, 2021, p. 287}}</ref>. In particolare, già dalla conquista di Gorizia, appoggiò l' opera<ref>{{Cita libro|titolo=F.S. Grazioli, In guerra coi Fanti d'Italia, Roma Libreria del Littorio, 1930, pp. 65 - 66}}</ref> del generale [[Francesco Saverio Grazioli]] che avrebbe poi favorito l' istituzione dei Riparti d'Assalto (gli [[Arditi]]), suscitando malumori che alimentarono lo strascico di rivalità (incisivo sulle valutazioni inerenti alle sue responsabilità relative alla sconfitta: la Relazione prodotta dalla Commissione d'Inchiesta<ref>{{Cita libro|titolo=Relazione della Commissione d'Inchiesta (R. Decreto 12 gennaio 1918 n. 35). Dall' Isonzo al Piave, 24 ottobre - 9 novembre 1917 (a cura di Col. PhD Antonino Zarcone e Prof. Aldo A. Mola), vol. II (Le cause e le responsabilità degli avvenimenti), Roma, Stato Maggiore Esercito, Ufficio Storico, 2014}}</ref> diede risalto principalmente ai suoi detrattori).
===La preparazione della XII Battaglia dell' Isonzo ===
Diversi fattori fecero sì che l'idea di un' azione offensiva programmata precedentemente venisse abbandonata dal Comando Supremo in favore del mantenimento di un assetto difensivo. Tale mutamento dopo anni di azioni offensive venne considerato da Capello potenzialmente pericoloso per il morale delle truppe<ref>{{Cita libro|titolo=L. Capello, Note di guerra, vol. I, Milano, Fratelli Treves Editori, 1921, pp. 105 - 106}}</ref>: restare in attesa di quello che veniva comunemente considerato un improbabile attacco nemico avrebbe spento completamente lo spirito offensivo dei soldati, già stanchi dopo la battaglia d'agosto<ref>{{Cita libro|titolo=A. Gatti, Caporetto. Dal diario di guerra inedito (maggio - dicembre 1917), Bologna, Il Mulino, 1964, pp. 190 - 191}}</ref> e sfibrati dalla subdola propaganda pacifista che da tempo circolava in zona di guerra<ref>{{Cita libro|titolo=L. Capello, Caporetto, perché? (a cura di R. De Felice), Torino: Einaudi, 1967, p. 41}}</ref>. La malattia invalidante del Comandante della II Armata (compagine su cui si abbatté poi l' urto nemico), la conseguente presenza di un comandante interinale<ref>{{Cita libro|titolo=A. Alberti, L' importanza dell' azione militare italiana. Le cause militari di Caporetto (introduzione e a cura di A. Ungari), Roma, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, 2004, p. 185}}</ref> (generale [[Luca Montuori]]) e la lontananza del Capo di Stato Maggiore (intento a verificare la concretezza dell' ipotesi circa un attacco simultaneo alle fronti trentina ed isontina<ref>{{Cita libro|titolo=R. Cadorna, Sulle "Memorie" di Vittorio Emanuele Orlando, <<Nuova Antologia>> 1916 (1960),
▲Diversi fattori fecero sì che l'idea di un' azione offensiva programmata precedentemente venisse abbandonata dal Comando Supremo in favore del mantenimento di un assetto difensivo. Tale mutamento dopo anni di azioni offensive venne considerato da Capello potenzialmente pericoloso per il morale delle truppe: restare in attesa di quello che veniva comunemente considerato un improbabile attacco nemico avrebbe spento completamente lo spirito offensivo dei soldati, già stanchi dopo la battaglia d'agosto e sfibrati dalla subdola propaganda pacifista che da tempo circolava in zona di guerra. La malattia del Comandante della II Armata (compagine su cui si abbatté poi l' urto nemico), la conseguente presenza di un comandante interinale (generale Luca Montuori) e la lontananza del Capo di Stato Maggiore (intento a verificare la concretezza dell' ipotesi circa un attacco simultaneo alle fronti trentina ed isontina) resero impossibile il dialogo diretto fra Cadorna e Capello. Il Comandante della II Armata era fortemente propenso ad orientarsi verso una controffensiva di vasto respiro mentre al Capo di Stato Maggiore premeva soprattutto la saldezza dell' assetto difensivo dello schieramento. Le figure secondarie che furono incaricate di mantenere i contatti fra i generali Cadorna e Capello rallentarono ulteriormente il dialogo a distanza, spesso fraintendendone i contenuti ed accrescendo i margini già ampi di incertezza che angustiavano il generale Capello. Il confronto con Cadorna vi fu, ma pressoché a ridosso dell' attacco nemico: il Capo di Stato Maggiore ribadì la necessità di attenersi alla più stretta difensiva, riducendo la controffensiva d'armata ad azioni controffensive di carattere locale. Il generale Capello venne ricoverato per la severità dei sintomi che lo affliggevano ma, alla vigilia dell' attacco, pur febbricitante e malfermo in salute, riprese il comando.
[[File:Generale Luigi Capello durante la Grande guerra.jpg|thumb|
Il 24 ottobre 1917 l'ala sinistra della II Armata venne duramente colpita dall' attacco austrotedesco. Anche la distruzione delle linee di comunicazioni (data da tempo per certa dal generale Capello<ref>{{Cita libro|titolo=Comando della II Armata, n. 5097 di protocollo, Stralcio della conferenza tenuta da S.E. il Comandante della II Armata, 17 settembre 1917, in L. Capello, Per la Verità, Milano, Fratelli Treves Editori, 1920, p. 257 - Allegati: allegato n. 18}}</ref>, ma non recepita nella gravità della sua portata dal generale [[Pietro Badoglio]]) concorse alla destabilizzazione collettiva. Il 25 ottobre Capello, prima di essere nuovamente ricoverato, ebbe modo di parlare al generale Cadorna e, da lui invitato, di esporgli il suo pensiero circa l'azione più opportuna da compiersi<ref>{{Cita libro|titolo=L. Capello, Caporetto, perché? (a cura di R. De Felice), Torino: Einaudi, 1967, p. 197}}</ref>. Ma la sua proposta del ripiegamento tempestivo, inizialmente approvata, suscitò perplessità all' interno del Comando Supremo tali da abbandonare l'idea, salvo riprenderla in seguito, quando il contesto si presentava di molto inasprito.
Sussistono numerose interpretazioni sulle cause della sconfitta, di cui alcune favorevoli agli intenti di Capello<ref name="Gualtieri2">[http://www.alessandrogualtieri.com/AG/Articoli/Voci/2009/4/25_Il_Generale_di_Caporetto.html Da un articolo di Alessandro Gualtieri del 25 aprile 2009] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130308031207/http://www.alessandrogualtieri.com/AG/Articoli/Voci/2009/4/25_Il_Generale_di_Caporetto.html|data=8 marzo 2013}} URL consultato il 13 gennaio 2013</ref>. ===Il Dopoguerra===
|