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Proprio per scongiurare il rischio che la [[Vittorio Emanuele III|monarchia]] potesse sentirsi minacciata e dichiarare lo stato d'assedio e il passaggio dei poteri pubblici ai militari, la Confederazione generale del lavoro dichiarò concluso lo sciopero dopo solo 48 ore, invitando i lavoratori a riprendere la loro attività.
Ciò frustrò gli intenti bellicosi ed insurrezionali di Mussolini, che, sull{{'}}''Avanti!'' del 12 giugno 1914, non si peritò di accusare di fellonia i capi sindacali confederali, che facevano riferimento alla componente riformista del PSI, accusando: "''La Confederazione del Lavoro, nel far cessare lo sciopero, ha tradito il movimento rivoluzionario''".<ref name="de felice">{{cita libro|autore=Renzo De Felice|wkautore=Renzo De Felice|altri=prefazione di Delio Cantimori|titolo=Mussolini il rivoluzionario, 1883-1920|collana=Mussolini|editore=G. Einaudi|città=Torino|anno=1965|sbn=
Lo sciopero generale durò solo un paio di giorni, mentre il moto rivoluzionario andò man mano esaurendosi dopo che, per una settimana, aveva tenuto in scacco intere zone del paese.
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[[File:Scalarini Avanti !.jpg|miniatura|Scalarini nella redazione dell{{'}}''Avanti!'']]
Già il 15 novembre [[1914]] usciva il nuovo giornale interventista di Mussolini, ''[[Il Popolo d'Italia]]''.
Il 24 novembre Mussolini fu espulso dal Partito socialista e l'illustratore satirico dell{{'}}''Avanti!'', [[Giuseppe Scalarini]], preparò per il giornale la vignetta ''Giuda'', con un Mussolini, armato di pugnale e con il denaro del tradimento, che si avvicinava silenziosamente per colpire Cristo (il socialismo) alle spalle.<ref>{{cita libro|autore=Mario De Micheli|titolo=Scalarini: vita e disegni del grande caricaturista politico|collana=Universale economica|numero=825|città=Milano|editore=Feltrinelli|anno=1978|p=80|sbn=
Alla direzione del giornale fu chiamato, per tutta la durata della [[prima guerra mondiale]], [[Giacinto Menotti Serrati]], che divenne uno dei capi della componente massimalista del PSI e che finì, nel [[1924]], aderendo ai diktat di [[Lenin]] e [[Trotsky]], per confluire nel [[Partito Comunista d'Italia]].
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L{{'}}''Avanti!'' del 16 marzo [[1944]], stampato e distribuito clandestinamente nei territori della [[Repubblica Sociale Italiana|Repubblica Sociale]] e occupati dalle truppe tedesche, proclamava: "''La classe operaia in prima fila nella lotta per l'indipendenza e per la libertà''", con sottotitolo: "''Lo sciopero generale nell'Italia Settentrionale contro la coscrizione, le deportazioni e le decimazioni''"{{#tag:ref|Si tratta del grande sciopero del 1º marzo 1944, che paralizzò la produzione industriale delle fabbriche milanesi per un'intera settimana.
Ha ricordato Marcello Cirenei, all'epoca segretario del PSIUP per l'Alta Italia: «Lo sciopero generale riuscì una impressionante e davvero imponente dimostrazione della volontà e potenza delle masse lavoratrici – compresi gli intellettuali – di abbattere il nazifascismo e di conquistare la libertà. Il partito Socialista ha avuto nella preparazione e nella esecuzione dello sciopero una parte essenziale, in fraterna e intima collaborazione con il partito Comunista». Il ''[[New York Times]]'' del 9 marzo 1944 scrisse: «In fatto di dimostrazioni di masse non è avvenuto niente nell'Europa occupata che si possa paragonare con la rivolta degli operai italiani. È il punto culminante di una campagna di sabotaggio, di scioperi locali e di guerriglie, che ha avuto meno pubblicità del movimento di resistenza francese perché l'Italia del nord è stata più tagliata fuori dal mondo esteriore. Ma è una prova impressionante che gli italiani, disarmati come sono e sottoposti a una doppia schiavitù combattono con coraggio e audacia quando hanno una causa per la quale combattere … ».<ref name="mc">{{cita libro|autore-capitolo=Marcello Cirenei (M. Clairmont)|capitolo=Il primo Comitato di Liberazione Alta Italia ed il problema istituzionale|titolo=Contributo socialista alla Resistenza: il primo comitato di liberazione alta Italia ed il problema istituzionale|url=https://www.italia-resistenza.it/wp-content/uploads/ic/RAV0068570_1958_50-53_23.pdf|sito=italia-resistenza.it|sbn=
La dura repressione seguita allo sciopero e probabilmente anche qualche spiata provocarono la cattura di quasi tutto il gruppo dirigente del PSIUP milanese clandestino.<ref name = capriolo/>|group=N}}.
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L’Avanti!, nato perseguitato, morì allo stesso modo. Proprio nel momento del più disperato bisogno, Palazzo Chigi gli bloccò infatti il pagamento di dieci miliardi arretrati dovuti (come a tutti) come contributo statale all’editoria. Il giornale fallì e i suoi amministratori furono subito incriminati per bancarotta fraudolenta, in quanto avevano iscritto a bilancio come debito del partito verso il giornale il contributo che ogni anno il partito stesso (quale unico azionista) aveva sempre riconosciuto e regolarmente pagato per ripianare il passivo (cosa che, distrutto imprevedibilmente il PSI, non fu più possibile). Il processo e l’assoluzione avvennero soltanto nel 2007.
Dopo il crollo della prima Repubblica, si ricostruì faticosamente il partito che si poneva nella continuità storica con il partito socialista di Nenni, Pertini e Craxi. Prima lo SDI (Socialisti Democratici Italiani), poi il suo successore PSI (con le segreterie di Enrico Boselli, Riccardo Nencini e Enzo Maraio) si posero perciò come primo e naturale obiettivo quello di conservare anche la continuità dell’Avanti! Dal 1998 al 2013, il partito pubblicò perciò come settimanale cartaceo l’Avanti! della Domenica e dal 2012 in poi il quotidiano l’Avanti! online.
L’Avanti della domenica è tornato in edicola prima, dall’aprile 2022, inserito ne Il Riformista e poi, dal febbraio 2023, in modo autonomo, diretto da Giada Fazzalari.
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=== L{{'}}''Avanti!'', testata contestata ===
Il 5 novembre 2011 il nuovo commissario liquidatore Francesco Spitoni firmò, tramite scrittura privata, la cessione definitiva del marchio originale "''Avanti!''" al [[Partito Socialista Italiano (2007)]] con segretario [[Riccardo Nencini]], nella persona del tesoriere [[Oreste Pastorelli]].<ref name="avanti nostro">{{Cita web|url=http://www.avantidelladomenica.it/site/artId__1378/433/216-L_Avanti!_e_nostro.aspx|titolo=L'Avanti! è nostro|sito=Avanti! della domenica|data=9 novembre 2011|accesso=15 maggio 2020|urlarchivio=https://archive.is/20120720184411/http://www.avantidelladomenica.it/site/artId__1378/433/216-L_Avanti!_e_nostro.aspx|dataarchivio=20 luglio 2012|urlmorto=si}}</ref> Da allora, il titolo della testata è conteso da due soggetti:
* il nuovo PSI di [[Enzo Maraio]], che ha ricevuto la cessione dell{{'}}''Avanti!'' a titolo gratuito, perché ha "''la specifica finalità di assicurare che la testata storica del Psi, organo ufficiale del partito dal 1896, continui a rappresentare la secolare tradizione del movimento socialista italiano''".<ref name="av">{{cita news|url=http://www.avantidelladomenica.it/site/artId__1378/433/216-L_Avanti!_e_nostro.aspx|titolo=L{{'}}''Avanti!'' è nostro|pubblicazione=Avanti! della domenica|data=13 novembre 2011|accesso=9 novembre 2011|urlarchivio=https://archive.is/20120720184411/http://www.avantidelladomenica.it/site/artId__1378/433/216-L_Avanti!_e_nostro.aspx|dataarchivio=20 luglio 2012|urlmorto=sì|numero=39}}</ref> Tuttavia non è mai stata registrata, né pubblicata. In suo luogo è stato registrato il titolo della testata l{{'}}''Avantionline!,'' un [[quotidiano online]] [[
* «''Critica Sociale''», società che edita l'[[Critica Sociale|omonimo periodico]] e che nel 1994 registrò la testata ''Avanti!'', un anno dopo la cessazione delle pubblicazioni, in base alla legge sulla stampa (L. n. 48/1947). In seguito ''Critica Sociale'' ha registrato il marchio presso l'ufficio Brevetti del ministero delle attività produttive dove tuttora risulta iscritto. Sempre Critica Sociale ha digitalizzato con l'Istituto Salvemini di Torino l'intera collezione dell'Avanti dalle origini alla chiusura del 1993.<ref>{{Cita web |url=https://avanti.senato.it |titolo=L'Avanti » La testata e il progetto |editore=Senato della Repubblica}}</ref> Il 1º maggio 2020 l{{'}}''Avanti!'' di proprietà di ''Critica Sociale'' torna in edicola sotto la direzione di [[Claudio Martelli]] e di Stefano Carluccio. Il nuovo giornale ha cadenza mensile, e una tiratura di {{formatnum:5000}} copie. È prevista una edizione online dal prossimo Primo Maggio, nel terzo anniversario della ripresa delle pubblicazioni cartacee.<ref>{{Cita web|url=https://www.primaonline.it/2020/04/27/305812/lavanti-torna-in-edicola-diretto-da-claudio-martelli/|titolo=L'Avanti! torna in edicola diretto da Claudio Martelli|sito=Prima Comunicazione|data=27 aprile 2020|accesso=5 maggio 2020}}</ref>
== Feste nazionali ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore-capitolo1=Valerio Castronovo|wkautore-capitolo1=Valerio Castronovo|autore-capitolo2=Luciana Giacheri Fossati|autore-capitolo3=Nicola Tranfaglia|wkautore-capitolo3=Nicola Tranfaglia|capitolo=La stampa italiana nell'età liberale|titolo=Storia della stampa italiana|curatore1=Valerio Castronovo|curatore2=Nicola Tranfaglia|città=Roma-Bari|editore=Laterza|anno=1979|cid=Castronovo et al. 1979|sbn=
* {{cita libro|autore=Gaetano Arfé|wkautore=Gaetano Arfé|titolo=Storia del socialismo italiano, 1892-1926|collana=Piccola biblioteca Einaudi|numero=71|città=Torino|editore=Einaudi|anno=1992|isbn=88-06-03863-X}}
* {{cita libro|autore=Gaetano Arfé|wkautore=Gaetano Arfé|curatore=Franca Assante|titolo=Storia dell'Avanti!|città=Napoli|editore=Giannini|anno=2002|isbn=88-7431-001-3}}
* {{cita libro|autore=Ugo Intini|wkautore=Ugo Intini|titolo=Avanti! Un giornale, un'epoca|collana=Politicamente|città=Roma|editore=Ponte Sisto|anno=2012|isbn=978-88-95884-87-5|cid=Intini 2012}}
* {{cita libro|altri=introduzione di Ugo Intini|titolo=Avanti! 1924-1926: i verbali del Consiglio di amministrazione: dal dibattito su Nenni e l'unità socialista alla devastazione del giornale|collana=Fondazione Anna Kuliscioff|città=Roma|editore=Ponte Sisto|anno=2015|sbn=
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