Alto Medioevo: differenze tra le versioni
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Durante le cosiddette [[invasioni barbariche]], o ''Völkerwanderung'' (in tedesco "migrazioni di popoli"), termine che evita le connotazioni negative legato all'uso dei vocaboli "invadere" e "barbarico", popolazioni cosiddette "[[barbaro|barbariche]]" ([[germani]]che, [[Slavi|slave]], [[sarmati]]che e di altri popoli di origine [[asia]]tica) migrarono all'interno dei confini dell'[[Impero romano]] tra la fine del [[IV secolo|IV]] e il [[VI secolo]].<ref name="car30">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 30}}.</ref> Le ragioni di questo fenomeno di ampia portata sono molteplici e recentemente sono state chiarite anche grazie a studi climatici: un abbassamento della temperatura terrestre di un paio di gradi rese gelati i pascoli delle zone dell'Asia del nord, innescando un processo a catena di popolazioni semi-nomadi che si spostarono verso sud, in particolare verso oriente (l'[[Storia della Cina|Impero cinese]] costruì proprio per far fronte a tali migrazioni la [[Grande muraglia cinese|Grande Muraglia]]) e occidente.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 22-23}}.</ref> Inoltre, le società sviluppatesi al di fuori dall'impero romano vedevano nella guerra e nel saccheggio un'attività utile e legittima, quindi fu sempre presente la minaccia di incursioni.
La penetrazione dei barbari fu facilitata dal generale spopolamento delle campagne e dal massiccio arruolamento di barbari come mercenari nell'esercito romano. L'arrivo degli [[Unni]] nel 372-375 pose fine alla storia dei regni goti sopraccitati. Gli Unni, una confederazione di tribù dell'Asia centrale, fondarono un impero. Avevano imparato la difficile arte di sparare frecce con archi ricurvi compositi da cavallo.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 33-34}}.</ref>
[[File:Invasioni dell'Impero Romano.png|thumb|upright=1.4|Le [[invasioni barbariche]] del [[II secolo|II]]-[[V secolo]]]]
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Nei primi regni romano-barbarici, vi era una limitata presenza nello Stato di caratteristiche germaniche. Ciò accadde perché la cultura germanica non riuscì né sentì il bisogno di eliminare l'elemento romano, con il risultato che ogni popolo contribuì con i propri migliori pregi nel dare vita ai cosiddetti [[regni romano-barbarici]] (tale designazione ne rimarca il «carattere misto»).<ref name="car39"/> La peculiarità principale di questi regni consisteva nella permanenza delle istituzioni e delle cariche romane, ancora attive per le popolazioni conquistate e che, pertanto, assicuravano una certa continuità con l'ordinamento tradizionale; dal canto proprio, i Germani non rinunciarono invece al binomio dell'esercito-popolo, all'interno del quale i capi militari guidavano singole comunità.<ref name="tab72">{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|p. 72}}.</ref> Gli abitanti germani erano poi perlopiù pagani, malgrado via via sempre più persone abbracciarono l'[[arianesimo]].<ref group="nota">L'[[arianesimo]] era un ramo del cristianesimo che fu proposto per la prima volta all'inizio del IV secolo dal presbitero alessandrino [[Ario]]. Ario proclamò che Cristo non fosse veramente divino, ma un essere creato. La sua premessa fondamentale era l'unicità di Dio, l'unico autoesistente e immutabile; il Figlio, che come figlio non risultava autoesistente, non poteva essere Dio: {{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 19}}.</ref><ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 40}}.</ref> La diversità culturale e religiosa fu mitigata dall'importante ruolo assunto dai vescovi cattolici, che si ersero a punto di riferimento delle comunità latine e come custodi del sapere ellenistico-romano.<ref name="vit45">{{cita|Vitolo, 2000|p. 45}}.</ref> In verità, la coesistenza religiosa fu tutto sommato poco traumatica (con la significativa eccezione dei [[Vandali]]), tanto che alcuni capi germanici dimostrarono di operare in pieno accordo con la Chiesa cattolica, malgrado non aderissero a quel credo.<ref name="vit38">{{cita|Vitolo, 2000|p. 38}}.</ref>
Società così differenti non potevano che presupporre ordinamenti giuridici differenti. Tra i Germani, la riconciliazione tra due membri della comunità in seguito a reati non avveniva per mezzo del ruolo attivo di un'autorità pubblica, preposta unicamente a risolvere controversie, bensì tramite un'assemblea di uomini liberi (''mallus'') presieduta da un conte o da un suo delegato.<ref name="vit46">{{cita|Vitolo, 2000|p. 46}}.</ref> In caso di colpevolezza, la pena veniva comminata in misura più o meno maggiore a seconda della condizione sociale della vittima.<ref name="vit46"/> Le più diffuse forme di giustizia erano la [[faida]], la vendetta privata, andata gradualmente in disuso e che consentiva di infliggere lo stesso torto subito, o il [[guidrigildo]], ovvero un'ammenda in denaro che veniva destinata dal condannato alla parte lesa e, in misura minore, all'erario del re.<ref name="vit46"/> Queste pratiche di diritto convissero per diverso tempo con l'ordinamento romano sulla base di un singolo fondamentale presupposto: la giustizia si regolava rispettando il criterio della [[personalità del diritto]], ovvero in base all'appartenenza etnica.<ref name="vit38"/> L'esigenza di una maggiore certezza del diritto e i dilemmi relativi a quale giurisdizione applicare in caso di figli avuti in matrimoni misti, invero sempre più frequenti, fecero sì che, gradualmente, si ultimassero dei codici atti a regolare le consuetudini romane e germaniche: si pensi all{{'}}''[[Editto di Teodorico|Edictum Theodorici]]'' (del re visigoto [[Teodorico II (Visigoti)|Teodorico II]] 453-466), al ''[[Codice di Eurico|Codex euricianus]]'' (del visigoto [[Eurico]], 470 circa), alla ''[[Lex Romana Visigothorum]]'' (506) o alla ''[[Lex Romana Burgundionum]]'' (501-515).<ref name="car41" /><ref name="vit46"/><ref>{{cita|Ascheri, 2007|pp. 18-24}}.</ref
La struttura fondamentale della società germanica, come detto, era di tipo militare e rispettava lo schema di un "popolo-esercito" perennemente organizzato in funzione della guerra.<ref name="vit29"/> I capi militari guidavano ciascuno un numero variabile di uomini liberi in battaglia, mentre in pace assicuravano la protezione di tale comunità, e presiedevano la corte di giustizia che rispondeva alla comunità che a lui faceva capo: questi erano, pertanto, detentori del "banno", il diritto di giudicare e di punire tali uomini.<ref>{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|p. 174}}.</ref> La corte popolare presieduta dal re, ovvero l'assemblea dei liberi, aveva una funzione fondamentale e consentiva l'esercizio del potere legislativo.<ref name="vit46"/> Con il tempo, però, l'istituzione perse vigore in favore del re e l'accesso alla stessa venne riservato alla sola nobiltà, la quale si preoccupò, in modo costante, «di impedire il formarsi di dinastie regie a carattere ereditario».<ref name="vit46"/> Inoltre, l'aristocrazia germanica cominciò presto a incrociarsi quella romana ma senza scontrarsi; lo dimostra il caso degli Ostrogoti, con la nobiltà gota che andò gradualmente a unirsi ai consiglieri romani nel consiglio del re (''consistorium'').<ref>{{cita|Vitolo, 2000|p. 39}}.</ref><ref name="tab71">{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|p. 71}}.</ref>
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Con l'imperatore [[Giustiniano I]] (al potere dal 527), nell'Impero romano d'Oriente si avviò una campagna di riconquista dei territori occidentali, con l'obiettivo di spostare di nuovo il baricentro politico verso il Mediterraneo e verso occidente, restaurando l'antica unità territoriale imperiale.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|pp. 59-60}}.</ref> Innanzitutto, si assicurò la pace sulla frontiera orientale stipulando una pace "perpetua" (dopo un [[Guerra iberica|conflitto]] con scarsi risultati tra il 527 e il 532).<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 61}}.</ref> Un esercito di modeste dimensioni, ma dotato di una notevole flotta, poté allora partire alla volta dell'Occidente, sbaragliando velocemente in Africa il regno dei [[Vandali]].<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 60}}.</ref> Capitanò l'impresa il generale [[Belisario]], già vittorioso durante la [[rivolta di Nika]], che aveva insanguinato Costantinopoli nel 532 e quasi fatto fuggire l'imperatore, se non fosse stato per i consigli di sua moglie [[Teodora (moglie di Giustiniano)|Teodora]], secondo quanto racconta lo storico [[Procopio di Cesarea]].<ref>{{cita|Herm, 1985|pp. 156-157, 160-161}}.</ref>
La riconquista di Giustiniano si volse quindi all'Italia, dove il potere degli [[Ostrogoti]] era in crisi dopo la morte di [[Teodorico il Grande|Teodorico]] (526). Sua figlia [[Amalasunta]] teneva la reggenza per conto del figlio [[Atalarico]], che però morì nel 534. Poiché mal sopportata al potere per via della sua condizione femminile, la reggente aveva cercato di associarsi al cugino [[Teodato]] per restare sul trono, ma egli l'aveva prima isolata sull'[[Isola Bisentina]] ([[lago di Bolsena]]), quindi l'aveva fatta uccidere.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 46}}.</ref> Il pretesto per l'attacco agli Ostrogoti fu dato proprio dal comportamento di Teodato (oltre ai non chiari patti di ''foederatio'' tra Impero e Goti).<ref name="car4647">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 46-47}}.</ref> La cosiddetta [[Guerra gotica (535-553)|guerra greco-gotica]] iniziò nel 535 con la rapida conquista di [[Napoli]] e la morte di Teodato, già destituito, mentre fuggiva a Roma.<ref>{{cita|Tamassia|pp. 58-61, 65}}.</ref> Il nuovo re ostrogoto, [[Vitige]], fu preso in ostaggio da Belisario quando conquistò l'imprendibile [[Ravenna]] con un'astuzia.<ref name=ProcGotII29>Procopio, ''De Bello Gothico'', [[s:Istoria delle guerre gottiche/Libro secondo/Capo XXIX|II, 29]].</ref> Belisario si trovò quindi in disaccordo con Giustiniano sul cosa fare con i territori riconquistati e, nel 541, fu ripetutamente sconfitto da [[Totila]] (soprannome che significava l'"Immortale") in [[Romagna]], [[Toscana]] e [[Campania]]. Ciò portò alla riconquista di Napoli e Roma (546), oltre che alla costituzione di una flotta grazie a cui Totila organizzò numerose scorrerie nelle grandi isole del Mediterraneo. Il sovrano ostrogoto tentò anche la mossa strategica di abolire la [[schiavismo|schiavitù]], liberando i servi dei latifondi, ma non ne ebbe l'appoggio che sperava.<ref>{{cita|Ravegnani, 2004|p. 26}}.</ref><ref>Procopio, ''De Bello Gothico'', [[s:Istoria delle guerre gottiche/Libro terzo/Capo XXIV|III, 24]]</ref><ref>{{cita|Tamassia|p. 119}}.</ref> Dopo essere caduto in disgrazia nel 543 con l'accusa di tradimento (per poi essere perdonato grazie all'amicizia di sua moglie Antonina con l'Imperatrice Teodora), Belisario fece ritorno in Italia (544), ma con truppe insufficienti non riuscì a contrastare efficacemente Totila, anche se riuscì a strappare ai Goti il possesso di Roma (547).<ref>Procopio, ''Storia Segreta'', [[s:Storia segreta/Capo IX|9]]</ref><ref>{{cita|Ravegnani, 2004|pp. 33-34}}.</ref> Conscio che senza truppe sufficienti non sarebbe mai riuscito a vincere la guerra, Belisario tramite Antonina chiese e ottenne il richiamo in Oriente nel 548. In seguito, Giustiniano trascurò la guerra in Italia perché impegnato nelle questioni teologiche, e Totila ne approfittò riconquistando Roma e invadendo la Sicilia, la Sardegna e la Corsica.<ref>{{cita|Ravegnani, 2004|pp. 49-52}}.</ref> Nel 551 Giustiniano si decise a inviare il generale [[eunuco]] [[Narsete]] in Italia.<ref>{{cita|Ravegnani, 2004|p. 53}}.</ref> Narsete riuscì a sconfiggere definitivamente Totila a Taginae (l'odierna [[Gualdo Tadino]]), come pure il suo successore [[Teia (re)|Teia]] (553), conquistando tutta l'Italia; respinse inoltre le scorrerie dei Franco-[[Alemanni|Alamanni]] nell'Italia del Nord. Nel 554 Giustiniano estese a tutta l'Italia la ''[[Prammatica Sanzione]]'' (la legislazione romana), con una prefettura con capitale a Ravenna, divisa in varie province. Fu ristabilita la [[schiavitù]] e fu iniziato un programma artistico e architettonico a Ravenna. Non è certo in che misura il diritto romano venne effettivamente applicato nei territori conquistati; sicuramente, almeno i [[vescovi]] divennero gestori della giustizia dotati di un apposito tribunale.<ref>{{cita|Ravegnani, 2004|p. 63}}.</ref> Tuttavia, la guerra gotica aveva devastato l'Italia e l'obiettivo giustinianeo di ricostituire l'unità dell'impero era sostanzialmente fallito.<ref name="car82"/> Dopo il conflitto, Roma era parzialmente in rovina con solo un acquedotto ancora in funzione e il senato romano in irreversibile declino. Giustiniano nella ''Prammatica Sanzione'' promise fondi per la ricostruzione e per la promozione della cultura, ma a quanto pare i Bizantini non fecero molto per riportare la Città Eterna all'antico splendore, se l'unica opera pubblica riparata a Roma risulta essere un ponte ricostruito nel 565. Narsete comunque si impegnò a ricostruire parzialmente varie città, anche se concentrò le sue attenzioni soprattutto nel rinforzamento delle difese. Nonostante Giustiniano avesse preso con la ''Prammatica Sanzione'' provvedimenti per contrastare gli abusi degli esattori imperiali in Italia, essi continuarono a essere perpetrati. Il sistema tardo-romano di riscossione delle tasse, che i Bizantini ereditarono dall'Impero romano, era infatti oppressivo e la corruzione degli esattori che estorcevano dalla popolazione più del dovuto per tenersi l'eccedenza per sé, senza darlo allo Stato, non fece che peggiorare la situazione.<ref>{{cita|Ravegnani, 2004|pp. 63-74 , 69-70}}.</ref> Pare, addirittura, che alcuni esattori, pretesero il pagamento di tributi risalenti all'epoca di Teodorico, sovrano ostrogoto dal 474 al 492.<ref>{{cita|Vitolo, 2000|p. 66}}.</ref>
Lo squilibrio creato a Oriente dalle campagne in Europa occidentale fu subito colto dai persiani, che tra il 540 e il 562 invasero l'[[Armenia]] e la [[Siria]], conquistando anche la metropoli di [[Antiochia di Siria|Antiochia]].<ref name="car82">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 82}}.</ref> Un momento altamente drammatico fu anche la cosiddetta [[peste di Giustiniano]] (542-546), che spopolò Costantinopoli<ref>{{treccani|peste_(Universo-del-Corpo)|Peste}}</ref> e tutto l'impero, mentre pochi anni più tardi (559) la capitale veniva salvata a stento da un'orda di invasori [[Unni]] e [[Slavi]]. Nel 568-569 i [[Longobardi]] invadevano l'Italia stremata dalla guerra, rendendo vana ed effimera la riconquista della penisola. Il governo di Giustiniano si era però distinto in ambito economico per via del notevole impulso riservato alle attività commerciali e industriali; oltre ad aver migliorato gli scambi tra Oriente (specie India e Cina) e Occidente, l'imperatore è soprattutto ricordato per la sua attività di codificazione del diritto romano con il ''[[Corpus Iuris]]''.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|pp. 64-65}}.</ref>
=== Dopo Giustiniano ===
Con la scomparsa del grande imperatore, si decise di abbandonare «le non troppo sicure riconquiste occidentali per una più valida difesa delle frontiere orientali».<ref name="car84">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 84}}.</ref> Giustino II, anziché inviare truppe in difesa dei possedimenti a ovest (e lo avrebbe potuto fare, dato che all'epoca l'Impero non era impegnato in nessun altro fronte), decise di rompere la pace con i Persiani, che Giustiniano saggiamente comprato nel 562, avviando una guerra inutile e dispendiosa la quale poi impedì all'Impero di difendere con efficacia gli altri fronti.<ref>{{cita|Treadgold, 2005|pp. 94-95, 100}}.</ref> I suoi successori [[Tiberio II Costantino|Tiberio II]] e [[Maurizio (imperatore)|Maurizio]] continuarono la lotta con la Persia, durata vent'anni e conclusasi con la vittoria bizantina e l'annessione all'Impero di parte dell'Armenia persiana (591), mentre le province balcaniche venivano occupate da Avari e Slavi, i quali iniziarono a stanziarsi in quei territori permanentemente.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 70}}.</ref> I romei combatterono con alterni successi gli Avari e gli Slavi, ottenendo dei successi ma non riuscendo a cacciare completamente gli Slavi dalla Grecia all'inizio del 600.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 71}}.</ref> In Occidente, Maurizio creò due nuove strutture politiche di confine: gli esarcati [[esarcato di Ravenna|di Ravenna]] e [[esarcato di Cartagine|di Cartagine]], guidati ciascuno da un magistrato speciale, l'[[esarca]] appunto, dotato di poteri politici e militari speciali. In Italia venne creata un'ulteriore provincia sull'Adriatico, la [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]], che comprendeva le città di [[Ancona]], [[Senigallia]], [[Rimini]], [[Fano]] e [[Pesaro]].<ref name="car84"/><ref name="pp3536"/> I rapporti con l'[[Sasanidi|Impero persiano]] restavano comunque pessimi, con una serie praticamente ininterrotta di guerre dall'inizio del VII secolo, culminata con la conquista persiana di [[Siria]] ed [[Egitto]]. I Persiani conquistarono e devastarono [[Gerusalemme]] nel 614, portando in Persia la reliquia della [[Vera Croce]].<ref name="car84"/> L'imperatore [[Eraclio I]] promosse una vittoriosa riscossa (paragonata da taluni a una crociata),<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 85}}.</ref> nonostante l'alleanza tra [[Persiani]] e [[Avari|Àvari]] arrivati alle [[mura di Costantinopoli]] nel [[Assedio di Costantinopoli (626)|626]], coronata dalla vittoria bizantina nella [[Battaglia di Ninive (627)|battaglia di Ninive]].<ref name="car84"/> In seguito a questa vittoria, Eraclio riuscì a ottenere dai Persiani vinti la restituzione della Vera Croce e della Siria e dell'Egitto e riportò trionfalmente la Vera Croce a Gerusalemme. L'Impero sasanide era ormai in profonda crisi, tanto che l'imperatore poté occupare la capitale nemica [[Ctesifonte]] nel 629 e, presto, lo Stato Sassanids sarebbe scomparso.<ref name="car84"/>
[[Eraclio I|Eraclio]] riorganizzò l'apparato centrale in ''logotesie'' e il territorio in circoscrizioni militari dette ''[[thema]]ta'' (in italiano "temi"), governati da ''strategos'' con poteri civili e militari.<ref name="car84"/> Sul piano militare organizzò una sorta di milizia territoriale di contadini-soldato (gli ''stratiotai'') simili ai soldati ''[[limitanei]]'' romani presso il ''[[Limes (storia romana)|limes]]'' romano: ogni ''stratiota'' in cambio di un appezzamento di terreno trasmissibile ereditariamente doveva provvedere alla difesa militare della zona.<ref name="car84"/> Comunque l'attribuzione dell'istituzione dei temi a Eraclio non è accettata da alcuni studiosi, come Warren Treadgold, il quale l'attribuisce a Costante II (641-668).<ref>{{cita|Treadgold, 2005|p. 129}}.</ref> Di lì a poco il sorgere repentino della potenza arabo-islamica, tanto potente quanto inattesa, avrebbe inesorabilmente compromesso la stabilità appena raggiunta, con la perdita nel giro di pochi mesi di ricchi territori quali la Siria, la [[Palestina]] e l'[[Egitto]]. Dal VII al XV secolo si parla ormai abbastanza diffusamente nella storiografia di [[Impero bizantino]], piuttosto che di [[Impero romano d'Oriente]]: con l'epoca di Eraclio si assistette al definitivo tramontare delle mire di controllo sulla parte occidentale dell'Europa e del Mediterraneo, inoltre le organizzazioni statali e territoriali prendono tutti nomi greci (non più ''provinciae'', ma nemmeno l'Imperatore era ormai più ''[[imperator]]'', ma ''[[basileus]]'').<ref name="car85">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 85}}.</ref> Ma non si trattò di una semplice traduzione, il significato delle istituzioni mutò profondamente: per esempio, si perdeva la connotazione di "generale vittorioso" dell'imperatore o la valenza di "''Res publica''" dello Stato.<ref name="car85"/>
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[[File:Croce nastriforme, vii secolo, 10 cm, verona, museo di castel vecchio.jpg|thumb|Croce nastriforme, VII secolo, 10 cm, [[Verona]], [[Museo di Castelvecchio]]]]
I [[Longobardi]] erano una popolazione dalle origini incerte; finirono per stanziarsi in [[Pannonia]], da dove partirono per scendere in Italia, al tempo devastata dalla sanguinosa [[guerra gotica (535-553)|guerra gotica]] e quindi meno pronta a difendersi da un'invasione.<ref>{{cita|Rovagnati, 2003|p. 30}}.</ref>
Il loro arrivo ruppe la fragile pace imposta dalla vittoria di Giustiniano; il nuovo popolo si stabilì in diverse parti d'Italia, principalmente nel [[Italia settentrionale|settentrione]] ma anche nel centro (in Toscana e nei territori del [[ducato di Spoleto]]) e nel sud (dove fondarono il [[ducato di Benevento]]).<ref>{{cita|Jarnut, 2002|p. 34}}.</ref> Animati da spirito di conquista e distruzione, essi non si comportarono da ''foederati'', ma si dettero anche a massacri prima di ingentilirsi gradualmente verso la fine del [[VI secolo]], quando iniziarono anche a convertirsi dall'[[arianesimo]] al [[Credo niceno]] della Chiesa di Roma. La capitale longobarda era [[Pavia]], dove risiedeva il re, mentre il territorio era amministrato da una trentina di duchi. In ciascun ducato un [[gastaldo]] si occupava degli interessi del re, mentre l'aristocrazia era composta da una classe di guerrieri e proprietari terrieri detti [[arimanni]].<ref>{{cita|Jarnut, 2002|pp. 24-26, 44}}.</ref><ref>{{cita|Barni, 1974|pp. 79-83}}.</ref>
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{{Vedi anche|Britannia postromana|Inghilterra medievale}}
Data la loro relativa vicinanza alla [[Scandinavia]] e alla [[Danimarca]], le isole britanniche soffrirono particolarmente durante la cosiddetta [[epoca vichinga]].<ref name=DeVries15>{{Cita|DeVries, 1999|p. 15}}.</ref> A partire dal 793, quando la prima incursione vichinga conosciuta mise a ferro e fuoco l'[[abbazia di Lindisfarne]], uno dei principali centri religiosi della Britannia, i vari regni anglosassoni furono flagellati dalle costanti razzie dei [[norreni]] e, quando questi si organizzarono per colonizzare le isole, caddero uno dopo l'altro, permettendo lo stabilimento degli Stati vichinghi del [[regno di Jórvík]] e del [[Danelaw]] nel corso del IX secolo.<ref name=DeVries15/><ref name=Davies218>{{Cita|Davies, 1999|p. 218}}.</ref> Durante i primi decenni dell'[[Espansione vichinga|invasione vichinga]], gli anglosassoni non riuscirono ad opporre un'efficace resistenza, soccombendo alla conquista scandinava;<ref name=Davies217>{{Cita|Davies, 1999|p. 217}}.</ref> solo il [[regno del Wessex]] contrastò con successo gli attacchi vichinghi, e dopo le decisive battaglie di [[battaglia di Ashdown|Ashdown]] ed [[battaglia di Ethandun|Ethandun]] negli [[anni 870]]<ref name=DeVries15/> re [[Alfredo il Grande]] costrinse gli invasori ad una tregua e alla spartizione della Britannia in due diverse sfere d'influenza, anglosassone ad occidente e scandinava ad oriente.<ref name=DeVries16>{{Cita|DeVries, 1999|p. 16}}.</ref>
Nel corso del X secolo, il potere vichingo sulle isole britanniche venne progressivamente meno, e i successori di Alfredo il Grande erosero in maniera graduale i domini norreni. Decisiva fu la [[battaglia di Brunanburh]] del 937, dove una grande coalizione composta da scozzesi e norreni fu sconfitta dagli anglosassoni.<ref name=Davies1415>{{Cita|Davies, 1999|pp. 214-215}}.</ref> In seguito al disastro di Brunanburh il potere vichingo si sgretolò velocemente, e il [[regno d'Inghilterra]] fu definitivamente unificato nel 954 dopo le ultime campagne militari di re [[Edredo d'Inghilterra|Edredo]].<ref name=Davies215>{{Cita|Davies, 1999|p. 215}}.</ref> Nonostante la caduta dei principali domini vichinghi, le isole britanniche continuarono ad ospitare una grande popolazione di origini, usi e costumi scandinavi, segnatamente nei gruppi di isole più esterne della [[Scozia]] e in parte delle [[Highlands]] e dell'[[Irlanda (isola)|Irlanda]].<ref name=DeVries16/> Gli attacchi vichinghi contro gli anglosassoni continuarono anche dopo la caduta dei regni scandinavi in Britannia; tuttavia, essi avvenivano perlopiù a scopo politico, poiché i re di [[Danimarca]] e [[regno di Norvegia (872-1397)|Norvegia]] erano variamente imparentati con la dinastia reale anglosassone e vantavano dei reclami al trono d'Inghilterra.<ref>{{Cita|DeVries, 1999|p. 18}}.</ref> A cavallo dell'anno Mille, l'Inghilterra fu quindi caratterizzata da una situazione di forte instabilità politica, culminata nel lungo, ma stagnante, regno del sovrano [[Etelredo II d'Inghilterra|Etelredo II]], che avrebbe gettato le basi per la successiva [[conquista normanna dell'Inghilterra|conquista normanna]] a partire dal 1066.<ref>{{Cita|DeVries, 1999|pp. 18-20}}.</ref> Mentre avvenivano questi eventi, altri vichinghi, più precisamente norvegesi, esplorarono a più riprese l'[[Oceano Glaciale Artico]], sbarcando fra X e XI secolo in [[Islanda]], [[Groenlandia]] e persino in [[Vinlandia]] (il moderno [[Labrador (regione)|Labrador]], in [[Canada]]) e colonizzando ognuna di queste regioni.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 148}}.</ref><ref name=Davies216>{{Cita|Davies, 1999|p. 216}}.</ref>
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{{vedi anche|Irlanda medievale}}
Anche l'[[Irlanda (isola)|Irlanda]], allora nota come ''Ibernia'', non fu mai conquistata dai Romani, e per questo le notizie su di essa nella [[tarda antichità]] sono particolarmente scarse. La società irlandese del tempo, interamente costituita da tribù [[celti
Anche l'Irlanda soffrì le incursioni dei vichinghi, che a partire dal IX secolo stabilirono numerose colonie lungo la costa, tra cui [[Dublino]].<ref name=Davies2001/> Irlandesi e norreni lottarono lungamente, finché la minaccia vichinga permise agli isolani di coalizzarsi sotto il re supremo [[Brian Boru]], il quale sconfisse definitivamente i vichinghi alla [[battaglia di Clontarf]] nel 1014.<ref name=Davies216/>
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==== L'ascesa dei Carolingi ====
{{Vedi anche|Carolingi}}
Alla morte di Carlo Martello (741) la Francia era priva di re ([[Teodorico IV]] era morto nel 737 senza eredi), ma non di maggiordomi, coi figli di Carlo [[Pipino il Breve]] e [[Carlomanno (figlio di Carlo Martello)|Carlomanno]] più forti che mai.<ref name="car130"/> Essi misero sul trono [[Childerico III]], dalla genealogia incerta, eloquentemente soprannominato il ''re fantasma'', essendo solo un fantoccio nelle mani dei pipinidi. Il regno era di fatto comandato da Carlomanno (il nord con [[Austrasia]], [[Alemannia]] e [[Turingia]]) e Pipino (il sud con [[Neustria]], [[Borgogna]] e [[Provenza]]).<ref name="car130">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 130}}.</ref> Carlomanno si ritirò in seguito in un'abbazia, così che Pipino si trovò a essere di fatto l'unico uomo di potere. In questo contesto Pipino si decise a fare il passo fondamentale, inviando a [[papa Zaccaria]] degli ambasciatori nel 751 per saggiarne la disponibilità a incoronarlo re.<ref>{{cita|Barbero, 2006|pp. 12-13, 22-23}}.</ref><ref name="vit130">{{cita|Vitolo, 2000|p. 130}}.</ref>
[[File:Pepin le Bref.jpg|miniatura|upright|Incoronazione di [[Pipino III]] secondo il pittore e miniaturista [[Jean Fouquet]] ([[XV secolo]])]]
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=== Il ''Corpus iuris civilis'' ===
Se sul piano militare, demografico, economico e sociale le politiche di [[Giustiniano]] furono degli insuccessi, almeno parziali, egli conquistò una fama duratura per la sua rivoluzione giuridica, che organizzò il [[diritto romano]] in una forma e uno schema organico che rimane alla base della legge di diverse nazioni odierne. Il ''[[Corpus iuris civilis]]'' era formato dal ''primo Codice'' (''[[Novus Iustinianus Codex]]''),<ref>{{cita|Ascheri, 2007|pp. 27-27}}.</ref> ''[[Digesto]]'' (''Digestum, seu Pandectae'', raccolta degli ''iura'', cioè le opere di giuristi presieduti dal grande giurista [[Triboniano]]),<ref name="ascheri" /> le ''[[Istituzioni di Giustiniano|Istituzioni]]'' (''Institutiones Iustiniani sive Elementa'', destinate all'insegnamento del diritto nelle scuole)<ref>{{cita|Ascheri, 2007|pp. 33-34}}.</ref> e il ''secondo Codice'' (''[[Codex repetitae praelectionis]]'', ovvero il Codice vero e proprio con la raccolta delle ''leges'' imperiali), con il quale le nuove leggi si armonizzavano con quelle antiche.<ref name="
=== L'apporto culturale arabo ===
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Nel X secolo la corona francese fu contesa tra i [[Carolingi]] e i discendenti del conte di Parigi [[Oddone, conte di Parigi|Oddone]]. Nel 987 [[Ugo Capeto]], della [[Robertingi|dinastia di Oddone]], riuscì a prendere il potere fondando la dinastia che da lui prese il nome di [[capetingi]]a.<ref name="car239">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 239}}.</ref> Il nuovo regno di Francia si estese gradualmente verso ovest ([[Britannia]]), verso sud ([[Occitania]]) e verso est ([[Renania]]), sopravvivendo tra alterne vicende fino al 1792.<ref name="car239"/> Prima dell'inizio dell'XI secolo, i Capetingi erano stati in grado di controllare solo la Francia centro settentrionale, con il resto del regno diviso in potenti ducati ([[Bretagna]], [[Normandia]], [[Ducato d'Aquitania|Aquitania]] e [[Ducato di Lorena|Lorena]]) e le contee di [[contea di Fiandra|Fiandra]], [[contea di Champagne|Champagne]], [[contea di Borgogna|Borgogna]] e [[contea di Tolosa|Tolosa]].<ref name="car239"/>
Le terre poste tra il [[Rodano]] e le [[Alpi]], suddivise tra i regni di [[Borgogna Transgiurana|Borgogna]] e di [[Borgogna Cisgiurana|Provenza]], vennero riunite tra il quarto e il quinto decennio del X secolo in un [[Regno di Arles|unico regno]], detto successivamente Regno di Arles, che andava dalle coste provenzali sino a [[Basilea]].<ref>Giovanni Tabacco, ''Alto Medioevo'', in {{cita|Tabacco e Merlo, 1981|p. 203}}.</ref> I suoi monarchi, stretti tra Francia e Germania, risultarono piuttosto deboli, e nel 1032, con la morte di [[Rodolfo III di Borgogna|Rodolfo III]], il regno divenne appannaggio del sovrano tedesco.<ref>{{cita|Bloch|p. 426}}.</ref>
==== Italia ====
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La situazione italiana era molto simile a quella della Borgogna: una corona puramente formale ma combattuta con ferocia tra i vari pretendenti. Dopo la deposizione di Carlo il Grosso nell'887, come nel resto del mondo carolingio, anche nel regno d'Italia la grande aristocrazia cercò di affermare il proprio diritto a eleggere il monarca.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 147}}.</ref> Ciò costrinse i sovrani avvicendatisi sul trono a legittimare il proprio diritto a regnare rinegoziando i propri rapporti con i grandi aristocratici, allo scopo di garantirsi il loro supporto politico-militare. Avendo goduto di una così cattiva fama, questo periodo è noto nella storiografia tradizionale come "[[anarchia feudale]]", dipinta semplicisticamente come una fase di disgregazione del potere centrale.<ref name="car160">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 160}}.</ref>
Alcuni dei sovrani più rilevanti di questo periodo furono [[Berengario del Friuli|Berengario I]], [[Guido II di Spoleto|Guido]] e [[Lamberto II di Spoleto|Lamberto di Spoleto]] e [[Ugo di Provenza]], il quale cercò di risolvere le diatribe ereditarie sul titolo associandolo subito a suo figlio [[Lotario II d'Italia|Lotario II]]. Questi però scomparve già nel 950, per cui gli successe il [[marchese d'Ivrea]] [[Berengario II d'Ivrea|Berengario II]]; costui, temendo lotte e trame per il potere, fece perseguire la vedova di Lotario II, [[Adelaide di Borgogna (imperatrice)|Adelaide]], che si rivolse all'imperatore tedesco [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]], chiedendo aiuto a fronte di quella che riteneva l'usurpazione della corona da parte di Berengario. Ottone I accettò, trovando un pretesto per scendere in Italia, dove doveva avere già progetti una volta consolidato il suo potere in Germania. Dopo aver sconfitto Berengario, entrò nella capitale [[Pavia]], sposò Adelaide e si cinse della corona italiana nel 951, legandola a quella imperiale.<ref name="car160"/> Ottone avrebbe forse voluto proseguire verso Roma, ma la pressione degli Ungari in Germania lo costrinse al rientro. Da allora, la corona d'Italia passò ai successori di Ottone I fino al 1002.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 164}}.</ref>
Nello stesso periodo, anche il papato visse un'epoca particolarmente turbolenta, con l'elezione papale che era finita in balìa dell'aristocrazia romana: lo dimostra la circostanza che, tra l'877 e il 962, si affermarono al soglio pontificio ben ventuno papi (''[[saeculum obscurum]]'').<ref>{{cita|Vitolo, 2000|p. 166}}.</ref>
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==== Germania ====
In Germania non si ebbe una delineazione nazionale altrettanto lineare, essendo ancora forte la distinzione in quattro etnie fondamentali: [[sassoni]], [[bavari]], [[franconi]] e [[Suebi|svevo]]-[[alemanni]].<ref name="car158"/> Il regno tedesco risultava così composto da diversi ducati, detti ''[[regna]]'', nei quali venivao perpetuate le tradizioni etnico-politiche e il cui duca si poneva come mediatore tra il sovrano e le aristocrazie regionali.<ref>Giovanni Tabacco, ''Alto Medioevo'', in {{cita|Tabacco e Merlo, 1981|p. 199}}.</ref> La corona tedesca veniva aggiudicata dal IX secolo attraverso un sistema elettivo che gravitava tra questi quattro duchi, impostando un carattere tipicamente federale che ancora oggi sopravvive nelle istituzioni della Germania contemporanea.<ref name="car158"/> Il carattere dinastico del potere non era escluso, ma era meno radicato che in altri paesi. Inoltre, la situazione all'inizio del X secolo si presentava particolarmente grave, per la polverizzazione del potere a fronte delle pericolose minacce esterne causate dalle frequenti invasioni ungare.<ref name="car158"/>
A ristabilizzare la Germania fu il fondatore della monarchia tedesca, il [[duca di Sassonia]] [[Enrico l'Uccellatore]] (919-936),<ref name="Vitolo, 2000" /> il quale seppe dare una risposta forte a tali problemi promulgando una riforma amministrativa e militare del regno, oltre a fare edificare una serie di [[fortezza|fortezze]] che fungessero da centri difensivi, amministrativi, politici ed economici – dunque svolgendo, almeno in parte, il ruolo delle abbazie al tempo di Carlo Magno.<ref name="car158">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 158}}.</ref> Nel 935, egli ottenne una significativa vittoria contro gli Ungari, assoggettando anche le popolazioni [[slavi|slave]] tra [[Elba (fiume)|Elba]] e [[Oder]].<ref name="car158"/> Grazie ai suoi successi, i duchi tedeschi decisero di eleggere dopo di lui suo figlio [[Ottone I di Sassonia|Ottone]], che continuò l'opera paterna e, dopo esser già prevalso in una guerra con la [[ducato di Boemia|Boemia]] che gli consentì di avvalersi del supporto del duca locale [[Boleslao I di Boemia|Boleslao]], surclassò definitivamente gli Ungari sul [[Lech (fiume)|fiume Lech]] nel 955 ([[battaglia di Lechfeld]]).<ref name="vit150"/> Gli sconfitti furono [[cristianizzazione|convertiti al cristianesimo]] e vennero fatti insediare sul medio corso del [[Danubio]], dando origine a un regno che da essi prese il nome di [[Principato d'Ungheria|Ungheria]].<ref name=G112>{{cita|Golinelli, 2004|p. 112}}.</ref>
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=== Fonti secondarie ===
* {{cita libro|autore=[[Mario Ascheri]]|titolo=Introduzione storica al diritto medievale|città=Torino|editore= Giappichelli|anno=2007|isbn=978-88-348-7723-4|sbn=
* {{cita libro|autore=Claudio Azzara|titolo=Il papato nel Medioevo|città=Bologna|editore=Il mulino|anno=2006|isbn=88-15-11367-3|sbn=
* {{cita libro |autore=[[Alessandro Barbero]] |titolo=Carlo Magno - Un padre dell'Europa |editore=Laterza |anno=2006 |isbn=88-420-7212-5 |cid=Barbero, 2006}}
* {{cita libro|autore=Gianluigi Barni|titolo=I Longobardi in Italia|editore=[[De Agostini]]|anno=1974|città=[[Novara]]|isbn=no|cid=Barni, 1974}}
* {{Cita libro|autore=[[Marc Bloch]]|titolo=La società feudale|città=Torino|editore=Einaudi|anno=1999|annooriginale=1939|ISBN=978-88-06-15253-6|cid=Bloch}}
* {{cita libro|autore=[[Renato Bordone]]|autore2=[[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]]|titolo=Dieci secoli di Medioevo|editore=Einaudi|città=[[Torino]]|anno=2009|cid=Bordone e Sergi, 2009}}
* {{cita libro|autore=Glauco Maria Cantarella|wkautore=Glauco Maria Cantarella|autore2=Valeria Polonio|autore3=Roberto Rusconi|titolo=Chiesa, chiese, movimenti religiosi|edizione=4ª edizione|città=Bari-Roma|editore=GLF editori Laterza|anno=2022|isbn=978-88-581-4676-7|sbn=
* {{cita libro|autore=[[Franco Cardini]]|autore2=Marina Montesano|titolo=Storia medievale|città=[[Firenze]]|editore=[[Le Monnier]] Università|anno=2006|isbn=88-00-20474-0|cid=Cardini e Montesano, 2006}}
* {{cita libro|autore=[[Franco Cardini]]|autore2=Marina Montesano|edizione=2|titolo=Storia medievale|città=Firenze|editore=[[Le Monnier]] Università|anno=2019|isbn=978-88-00-74815-5|cid=Cardini e Montesano, 2019}}
* {{cita libro|autore=[[Philippe Contamine]]|titolo= La guerra nel Medioevo|editore= Il Mulino|città= Bologna|anno= 1986|ISBN= 88-15-01160-9|sbn=
* {{cita libro|autore=Norman Davies|titolo=Isole. Storia dell'Inghilterra, della Scozia, del Galles e dell'Irlanda|url=https://www.google.it/books/edition/Isole_Storia_dell_Inghilterra_della_Scoz/VeCsHqzGRX4C?hl=it&gbpv=1&dq=storia+della+scozia&printsec=frontcover|editore=Mondadori|anno=1999|città=Milano|cid=Davies, 1999|ISBN=9788861590441}}
* {{Cita libro|url=https://www.google.it/books/edition/The_Norwegian_Invasion_of_England_in_106/mht5WsJlavEC?hl=it&gbpv=1&dq=Harold+Godwinson&printsec=frontcover|titolo=The Norwegian Invasion of England in 1066|autore=Kelly DeVries|lingua=en|editore=Boydell & Brewer|anno=1999|città=Woodbridge|cid=DeVries, 1999|ISBN=9781843830276}}
* {{cita libro|curatore=[[Giovanni Filoramo]]|curatore2=[[Daniele Menozzi]]|opera=Storia del Cristianesimo|titolo= Il Medioevo|editore=Laterza|isbn=88-420-6559-5|anno=2001|città=Roma|autore1=Mario Gallina|autore2=[[Giovanni Tabacco]]|autore3=Grado Giovanni Merlo|cid=Gallina, Tabacco e Merlo, 2001|sbn=
* {{cita libro|autore=[[Paolo Golinelli]]|titolo=Breve storia dell'Europa medievale: uomini, istituzioni, civiltà|ed=2|editore=Pàtron|anno=2004|isbn=978-88-555-2749-1|sbn=
* {{cita libro |autore=Dieter Hägermann|traduttore=G. Albertoni |titolo=Carlo Magno, Il signore dell'Occidente |editore=Einaudi |anno=2004 |isbn=978-88-06-16273-3 |cid=Hägermann, 2004}}
* {{cita libro | cognome=Heather | nome=Peter | titolo=La caduta dell'Impero romano: una nuova storia | editore=Garzanti |città=Milano | anno=2006 | ISBN=978-88-11-68090-1 | cid=Heather}}
* {{cita libro|autore=[[Gerhard Herm]]|titolo=I bizantini|editore=Garzanti|anno=1985|sbn=
*{{cita libro|autore=[[Jörg Jarnut]]| titolo=Storia dei Longobardi|anno= 2002|editore= Einaudi| città=Torino|cid=Jarnut, 2002|isbn= 88-06-16182-2}}
* {{cita libro|autore=[[René Kalisky]]|titolo=Storia del mondo arabo|editore=Bertani editore|volume=volume 1°|città=Verona|anno=1972|isbn=no|cid=Kalisky, 1972|annooriginale=1968|sbn=
* {{cita libro|autore=Hagen Keller|wkautore=Hagen Keller|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|città=Roma|editore=Carocci Editore|anno=2012|isbn=978-88-430-5714-6|sbn=
* {{Cita libro|autore=[[Massimo Montanari]]|titolo=Storia medievale |editore=Laterza|anno=2006|ed=7|isbn=978-88-420-6540-1|cid=Montanari, 2006 |sbn=
* {{cita libro|autore=Alan Orr Anderson|url=https://archive.org/details/earlysourcesofsc01ande/page/142/mode/2up?q=Giric&view=theater|titolo=Early Sources of Scottish History|lingua=en|anno=1922|città=Edimburgo|editore=Oliver & Boyd|cid=Orr Anderson, 1922}}
* {{Treccani|il-ducato-e-la-civitas-rivoalti-tra-carolingi-bizantini-e-sassoni_(Storia-di-Venezia)|Il ducato e la "civitas Rivoalti": tra carolingi, bizantini e sassoni|autore=Gherardo Ortalli|data=1992|accesso=21 agosto 2024|cid=Ortalli}}
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* {{cita libro| autore=Sergio Rovagnati| titolo=I Longobardi| anno=2003| editore=Xenia| città=Milano| isbn=88-7273-484-3|cid=Rovagnati, 2003}}
* {{cita libro|cid=Tabacco e Merlo, 2004|anno=2004|autore=Giovanni Tabacco|autore2=Grado Giovanni Merlo|editore=Corriere della Sera}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Tabacco|autore2=Grado Giovanni Merlo|titolo=Medioevo V-XV secolo|collana=La civiltà europea nella storia mondiale|città=Bologna|editore=Il Mulino|anno=1981|SBN=
* {{cita libro|autore=Giovanni Tamassia | titolo=Storia del regno dei Goti e dei Longobardi in Italia | volume= II | anno=1827 | cid=Tamassia|isbn=no}}
* {{cita libro|autore=Warren Treadgold|titolo=Storia di Bisanzio|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2005|isbn = 978-88-15-09823-8 |cid=Treadgold, 2005}}
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