Disturbo ossessivo-compulsivo: differenze tra le versioni

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Prognosi: Inserimento prognosi della psicoterapia
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Interventi psicologici, come la [[terapia comportamentale]] e la [[terapia cognitivo-comportamentale]], così come il trattamento farmacologico, possono portare a una riduzione dei sintomi del disturbo ossessivo-compulsivi in un certo numero di pazienti. Tuttavia, i sintomi possono persistere a livelli moderati, anche a seguito di cicli di trattamento adeguati.<ref name="pmid15533282">{{Cita pubblicazione|autore= Eddy KT, Dutra L, Bradley R, Westen D |titolo= A multidimensional meta-analysis of psychotherapy and pharmacotherapy for obsessive-compulsive disorder |url= https://archive.org/details/sim_clinical-psychology-review_2004-12_24_8/page/1011 |rivista= Clin Psychol Rev |volume= 24 |numero= 8 |pp= 1011-30 |anno= 2004 | pmid = 15533282 | doi = 10.1016/j.cpr.2004.08.004 }}</ref>
Considerato che quasi tutti gli individui che soffrono di DOC sono consci del fatto che tali pensieri e comportamenti non sono razionali e che, pur lottando contro di essi con tutte le proprie forze razionali (e spesso vergognandosi della propria condizione e non parlandone con altri tranne gli stretti familiari, fino a sentirsi colpevolizzati<ref>[http://www.apc.it/wp-content/uploads/2013/06/Impasse-DOC-2012.pdf IL PAZIENTE OSSESSIVO: RAPPRESENTAZIONI RELATIVE ALL'INTERVENTO DI AIUTO E IMPASSE TERAPEUTICHE]</ref>), non riescono in alcun modo a liberarsene, i casi non trattati, o trattati non adeguatamente, di DOC costituiscono uno dei più frustranti e irritanti disordini da ansia. I pazienti con DOC possono avere notevoli difficoltà nella vita quotidiana, familiare e relazionale, problemi lavorativi (quali [[disoccupazione]], perdita del lavoro, sotto-occupazione) e problemi di studio (pur avendo spesso un'[[Quoziente d'intelligenza|intelligenza]] superiore alla media). Spesso le persone con DOC impiegano molto più tempo a diplomarsi o laurearsi, o rinunciano; nel lavoro svolgono spesso mansioni di bassa responsabilità, e a volte questa [[Disabilità|invalidità]] viene riconosciuta a livello [[Invalidità civile|legale]]. Il disturbo ossessivo-compulsivo secondo la legislazione italiana è considerato invalidante sotto la denominazione ''nevrosi fobica ossessiva e/o ipocondriaca'' (tra un minimo di 15 % e un massimo di 50 % di disabilità) o ''psicosi ossessiva'' (tra 71% e 80 % di invalidità civile).
Il disturbo, se non prontamente curato, riduce le possibilità di realizzazione sociale ed esistenziale del paziente (specie se presente in comorbilità con altre patologie psicologiche o fisiche), riflettendosi negativamente anche sulla qualità e sulla durata delle relazioni affettive (il 50% dei pazienti non è in grado di mantenere un rapporto di coppia).<ref>[http://www.apc.it/pazienti-ossessivi/disturbo-ossessivo-compulsivo Disturbo Ossessivo Compulsivo – Cosa è, Sintomi, Causa e Cura]</ref>
 
Più recentemente gli interventi di [[psicoterapia]] hanno evidenziato risultati più consolidati e duraturi, grazie ad un approccio che interviene sulla realtà non cosciente del malato, individuando nei comportamenti e nei pensieri coscienti solo dei segnali della patologia. Lo psicoterapeuta, attraverso il rapporto interumano con il paziente, utilizza gli strumenti necessari ad intervenire sul nucleo più profondo del Disturbo ossessivo-compulsivo: l'interpretazione dei sogni per portare alla luce e interpretare gli aspetti patologici più profondi del pensiero del paziente e la [[frustrazione]] come rifiuto verso i tentativi distruttivi agiti con l'obiettivo di interrompere la [[coazione a ripetere]] che è il sintomo che maggiormente rappresenta questa patologia.
Escludendo le comorbilità come la depressione, i pazienti con un DOC grave hanno un rischio di [[suicidio]] superiore alla media della popolazione sana. Se nella depressione maggiore il rischio è intorno al 15 % o meno<ref name="pmid11097952">{{Cita pubblicazione |autore=Bostwick, J.M.|titolo=Affective disorders and suicide risk: A reexamination |url=https://archive.org/details/sim_american-journal-of-psychiatry_2000-12_157_12/page/1925|rivista=American Journal of Psychiatry |volume=157 |numero=12 |pp=1925-32|pmid=11097952 |anno=2000 |doi=10.1176/appi.ajp.157.12.1925|lingua=en}}</ref>, e nella [[schizofrenia]] intorno al 5-10 % ( i tentativi tra intorno al 20-40 %), nel DOC il tasso di rischio non è precisato con certezza, ma si stima che nei pazienti con basso insight tra il 5 % e il 26 %, abbiano tentato almeno una volta di togliersi la vita (o effettuato atti gravi di [[autolesionismo]]), o l'abbiano ideato con intenzione reale (escludendo quindi il pensiero ossessivo - non vero ma intrusivo - di "poter suicidarsi", ma senza la volontà di farlo).<ref name=stateofmind/><ref>Carlborg A, Winnerbäck K, Jönsson EG, Jokinen J, Nordström P, Suicide in schizophrenia, in Expert Rev Neurother, vol. 10, n. 7, luglio 2010, pp. 1153-64, DOI:10.1586/ern.10.82, PMID 20586695.</ref> La letteratura specialistica indicava precedentemente un rischio intorno allo 0,4 % o inferiore, poi rettificato. Uno studio del 2004 (Sørensen e altri) stima invece nel DOC grave, presumibilmente in presenza di stress psichico, fisico o lavorativo, e comorbilità con la depressione maggiore, in precedenza sottostimata, una percentuale di tentativi di suicidio dell'11 %, e di ideazione suicida nel 62 % dei casi. La presenza di DOC è anche un fattore di rischio che aumenta la possibilità di tentativi suicidi nei pazienti [[Disturbo bipolare|bipolari]] o con [[disturbi dell'umore]] fluttuante.<ref>G. Maina et al, ''Suicidio e disturbo ossessivo-compulsivo'', Journal of Psychopathology, Servizi per i disturbi depressivi e d'ansia, Dipartimento Neuroscienze, Università di Torino</ref>
 
Escludendo le comorbilità come la depressione, i pazienti con un DOC grave hanno un rischio di [[suicidio]] superiore alla media della popolazione sana. Se nella depressione maggiore il rischio è intorno al 15 % o meno<ref name="pmid11097952">{{Cita pubblicazione |autore=Bostwick, J.M.|titolo=Affective disorders and suicide risk: A reexamination |url=https://archive.org/details/sim_american-journal-of-psychiatry_2000-12_157_12/page/1925|rivista=American Journal of Psychiatry |volume=157 |numero=12 |pp=1925-32|pmid=11097952 |anno=2000 |doi=10.1176/appi.ajp.157.12.1925|lingua=en}}</ref>, e nella [[schizofrenia]] intorno al 5-10 % ( i tentativi tra intorno al 20-40 %), nel DOC il tasso di rischio non è precisato con certezza, ma si stima che nei pazienti con basso insight tra il 5 % e il 26 %, abbiano tentato almeno una volta di togliersi la vita (o effettuato atti gravi di [[autolesionismo]]), o l'abbiano ideato con intenzione reale (escludendo quindi il pensiero ossessivo - non vero ma intrusivo - di "poter suicidarsi", ma senza la volontà di farlo).<ref name="stateofmind" /><ref>Carlborg A, Winnerbäck K, Jönsson EG, Jokinen J, Nordström P, Suicide in schizophrenia, in Expert Rev Neurother, vol. 10, n. 7, luglio 2010, pp. 1153-64, DOI:10.1586/ern.10.82, PMID 20586695.</ref> La letteratura specialistica indicava precedentemente un rischio intorno allo 0,4 % o inferiore, poi rettificato. Uno studio del 2004 (Sørensen e altri) stima invece nel DOC grave, presumibilmente in presenza di stress psichico, fisico o lavorativo, e comorbilità con la depressione maggiore, in precedenza sottostimata, una percentuale di tentativi di suicidio dell'11 %, e di ideazione suicida nel 62 % dei casi. La presenza di DOC è anche un fattore di rischio che aumenta la possibilità di tentativi suicidi nei pazienti [[Disturbo bipolare|bipolari]] o con [[disturbi dell'umore]] fluttuante.<ref>G. Maina et al, ''Suicidio e disturbo ossessivo-compulsivo'', Journal of Psychopathology, Servizi per i disturbi depressivi e d'ansia, Dipartimento Neuroscienze, Università di Torino</ref>
 
== Note ==