Disturbo ossessivo-compulsivo: differenze tra le versioni
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Il disturbo, se non prontamente curato, riduce le possibilità di realizzazione sociale ed esistenziale del paziente (specie se presente in comorbilità con altre patologie psicologiche o fisiche), riflettendosi negativamente anche sulla qualità e sulla durata delle relazioni affettive (il 50% dei pazienti non è in grado di mantenere un rapporto di coppia).<ref>[http://www.apc.it/pazienti-ossessivi/disturbo-ossessivo-compulsivo Disturbo Ossessivo Compulsivo – Cosa è, Sintomi, Causa e Cura]</ref>
Più recentemente gli interventi di [[psicoterapia]] hanno evidenziato risultati più consolidati e duraturi, grazie ad un approccio psicodinamico, basato sulle teorie di [[Massimo Fagioli]], che interviene sulla realtà non cosciente del malato, individuando nei comportamenti e nei pensieri coscienti solo dei segnali della patologia<ref name=":1">{{Cita libro|autore=Serena Corio, Sira Dezi, Simona Paciotti, Laura Thouverai|titolo=Il disturbo ossessivo-compulsivo. Il pensiero in trappola|anno=2024|editore=L'Asino d'oro edizioni|città=Roma|pp=87-88|ISBN=978-88-6443-712-5}}</ref>. Lo psicoterapeuta, attraverso il rapporto interumano con il paziente, utilizza gli strumenti necessari ad intervenire sul nucleo più profondo del Disturbo ossessivo-compulsivo: l'interpretazione dei sogni per portare alla luce e interpretare gli aspetti patologici più profondi del pensiero del paziente e la [[frustrazione]], come rifiuto verso i tentativi distruttivi agiti, con l'obiettivo di interrompere la [[coazione a ripetere]] che è il sintomo che maggiormente rappresenta questa patologia.<ref name=":1" />
Escludendo le comorbilità come la depressione, i pazienti con un DOC grave hanno un rischio di [[suicidio]] superiore alla media della popolazione sana. Se nella depressione maggiore il rischio è intorno al 15 % o meno<ref name="pmid11097952">{{Cita pubblicazione |autore=Bostwick, J.M.|titolo=Affective disorders and suicide risk: A reexamination |url=https://archive.org/details/sim_american-journal-of-psychiatry_2000-12_157_12/page/1925|rivista=American Journal of Psychiatry |volume=157 |numero=12 |pp=1925-32|pmid=11097952 |anno=2000 |doi=10.1176/appi.ajp.157.12.1925|lingua=en}}</ref>, e nella [[schizofrenia]] intorno al 5-10 % ( i tentativi tra intorno al 20-40 %), nel DOC il tasso di rischio non è precisato con certezza, ma si stima che nei pazienti con basso insight tra il 5 % e il 26 %, abbiano tentato almeno una volta di togliersi la vita (o effettuato atti gravi di [[autolesionismo]]), o l'abbiano ideato con intenzione reale (escludendo quindi il pensiero ossessivo - non vero ma intrusivo - di "poter suicidarsi", ma senza la volontà di farlo).<ref name="stateofmind" /><ref>Carlborg A, Winnerbäck K, Jönsson EG, Jokinen J, Nordström P, Suicide in schizophrenia, in Expert Rev Neurother, vol. 10, n. 7, luglio 2010, pp. 1153-64, DOI:10.1586/ern.10.82, PMID 20586695.</ref> La letteratura specialistica indicava precedentemente un rischio intorno allo 0,4 % o inferiore, poi rettificato. Uno studio del 2004 (Sørensen e altri) stima invece nel DOC grave, presumibilmente in presenza di stress psichico, fisico o lavorativo, e comorbilità con la depressione maggiore, in precedenza sottostimata, una percentuale di tentativi di suicidio dell'11 %, e di ideazione suicida nel 62 % dei casi. La presenza di DOC è anche un fattore di rischio che aumenta la possibilità di tentativi suicidi nei pazienti [[Disturbo bipolare|bipolari]] o con [[disturbi dell'umore]] fluttuante.<ref>G. Maina et al, ''Suicidio e disturbo ossessivo-compulsivo'', Journal of Psychopathology, Servizi per i disturbi depressivi e d'ansia, Dipartimento Neuroscienze, Università di Torino</ref>
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