Ya'qub ibn al-Layth al-Saffar: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Corretto errore di battitura ("templi" in sostituzione dell' erroneo "tempi")
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Mancava il template monarca
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile Modifica da mobile avanzata
Riga 1:
{{Monarca
|nome = Ya'qūb-i Layth-i Saffār
|titolo = [[emiro]] della [[Saffaridi|dinastia saffaride]]
|immagine = An illustrated and illuminated folio from a manuscript of Husayn Va’iz al-Kashifi’s Akhlaq-i Muhsini; Ya'qub ibn Layth standing on the roof in full armour, Persia, Shiraz, Safavid, 16th century.jpg
|legenda = Illustrazione del [[XVI secolo]] che ritrae Ya'qub ibn Layth su un tetto in armatura tratta da un manoscritto dell{{'}}''Akhlaq-i Muhsini'' di Husayn Kashifi
|regno = [[861]] – [[879]]
|predecessore = ''titolo creato''
|successore = [[ʿAmr ibn al-Layth]]
|data di nascita = 25 ottobre [[840]]
|luogo di nascita = Karnin, nei pressi di [[Zaranj]]
|data di morte = 5 giugno [[879]]
|luogo di morte = [[Jundishapur]]
|sepoltura = tomba di Ya'qub ibn al-Layth al-Saffar a Jundishapur
|dinastia = [[Saffaridi]]
|padre = Laith
}}
{{Bio
|Nome = Yaʿqūb ibn al-Layth al-Ṣaffār
Riga 19 ⟶ 35:
D'origine modesta, tanto che alla sua professione di calderaio nell'est dell'[[Iran]] sembra riferirsi il suo ''[[laqab]]'' di "Ṣaffār" ({{arabo|صفار}}: "[[rame|ramaio, ottonaio]]").
 
Oscuri anche i suoi primi anni di attività da adulto, tanto che si pensa sia stato uno dei componenti delle bande di [[kharigiti]] che angariavano le popolazioni iraniche del [[Sistan|Sīstān]] (Sīgistān per gli [[Arabi]]), la cui più rilevante rivolta era da loro stata condotta sotto la guida di Ḥamza b. Ādharak (m. 828).
[[File:Saffarid soldier.jpg|thumb|left|Cavaliere saffaride]]
 
Sembra che l'esperienza fatta nell'uso delle armi e nella conduzione di uomini lo abbia poi convinto a organizzare una propria formazione armata in grado di offrire i suoi servizi di protezione ai cittadini e ai contadini nei confronti delle bande di cui egli stesso sembra avesse fatto parte.