Oltrarno: differenze tra le versioni

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Storia: sezione proveniente da piazza Santo Spirito
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Nonostante tutto, il quartiere non ha mai avuto uno sviluppo caotico ed oggi, soprattutto nella zona fra Santo Spirito e San Frediano a ovest, oppure nel quartiere di San Niccolò ad est, si respira ancora l'atmosfera tradizionale più autentica della città, non turbata nemmeno dallo sviluppo dell'industria turistica, che qui è più discreta e sostenibile.
 
=== Criminalità ===
Il quartiere in cui è collocata piazza Santo Spirito, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, era considerato il rione “nero” di [[Firenze]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Anna|cognome=Pellegrino|data=2015-03-01|titolo=Firenze noir. Criminalità e marginalità a Firenze tra Otto e Novecento|rivista=Diacronie. Studi di Storia Contemporanea|numero=N° 21, 1|lingua=it|accesso=2022-11-14|doi=10.4000/diacronie.1845|url=https://journals.openedition.org/diacronie/1845?lang=en#tocto1n1}}</ref>. “Nero” in primo luogo per la delinquenza che aleggiava nel quartiere: assassinii, furti, ma anche liti e risse, testimonianze di una delinquenza endemica connessa alla situazione sociale del quartiere, conosciuto soprattutto per la sua povertà, per il suo disagio. “Nero" in secondo luogo perché era lo spazio privilegiato di una certa letteratura che ricalcava i “[[I misteri di Parigi (romanzo)|Misteri di Parigi]]” di [[Eugène Sue]], impegnando molti scrittori fiorentini. “Nero” in terzo luogo perché estraneo ai movimenti socialisti e riformisti: il rosso delle bandiere socialiste, che copriva gran parte dei quartieri cittadini, si arrestava ai confini di San Frediano; lì i socialisti non erano riusciti, fino a quell’epoca, a impiantare le loro strutture organizzative. Sventolavano spesso e volentieri in San Frediano le bandiere nere dell’anarchismo. “Nero” infine perché le nude cifre della statistica non lasciavano dubbi: Ugo Giusti (1873-1953), all’epoca il capo dell’ufficio di statistica del comune di Firenze, in un'indagine del 1901 censiva, su {{formatnum:6895}} abitanti nel rione di San Frediano, ben 1030 ammoniti o sorvegliati dalla polizia (circa il 15%).
 
Il disagio e il degrado colpivano nel quartiere altresì le condizioni elementari di vita, a cominciare dall’alimentazione, anche quelle parti di popolazione, come i bambini, che erano più deboli e bisognosi di protezione. Questa situazione provocò un ritorno di attenzione nei confronti di San Frediano (XX secolo) non solo da parte di scrittori e giornalisti, ma anche da parte di studiosi, di enti e amministrazioni pubbliche a cominciare dal comune, che specialmente nel periodo dell’amministrazione popolare promosse una serie d’indagini statistiche che misero in luce come tutta una serie di indicatori fossero tali da dimostrare una situazione di disagio nel quartiere di Santo Spirito e nel suo cuore più oscuro, cioè a San Frediano.
 
Il quartiere di Santo Spirito, entro il quale era completamente compreso il rione di San Frediano, che ne costituiva la parte più popolare e disagiata, era nettamente sfavorito, rispetto alla media della città, da tutta una serie di indicatori, in particolare dai vari indicatori di mortalità e di sovraffollamento nelle abitazioni.
 
=== Progetti e fallimenti del "risanamento" ===
La campagna di denuncia del degrado della zona di Santo Spirito e Oltrarno doveva quindi portare a una serie di iniziative per correggere la situazione e realizzare anche un miglioramento non indifferente.
 
Col passare degli anni ci furono molte proteste e richieste che si tradussero in un'ipotesi di radicale risanamento. Si arrivò persino a prevedere la distruzione di larga parte del quartiere, costruendo strade più larghe rendendo il quartiere «arieggiato». Durante l’età giolittiana si costituì una «Unione fiorentina per il miglioramento e il risorgimento del quartiere d’Oltrarno» che premette sulle autorità e sull’opinione pubblica per ottenere almeno il risanamento delle zone più degradate.
 
Alla vigilia della [[Grande guerra|Grande Guerra]] questi progetti trovarono una sintesi ad opera di Giovanni Bellincioni, il quale aveva titolo per parlarne in quanto copriva la carica di assessore ai lavori pubblici del Comune di [[Firenze]]. Bellincioni conduceva una analisi accurata e puntuale di tutte le forme di disagio e di degrado che si riscontravano in San Frediano, valendosi ampiamente dell’ottima opera di Ugo Giusti e dell’ufficio di statistica del Comune; ma poi ammetteva esplicitamente che lo scopo che si poneva l’amministrazione di cui faceva parte non era quello di risolvere il problema igienico di quella zona della città: si trattava non solo di risanare gli edifici, «ma anche e più che tutto renderli adatti a famiglie di condizione sociale più elevata». Si trattava di un progetto che si poneva un obiettivo sensibilmente innovativo.
 
Una operazione del genere avrebbe avuto senso solo se applicata integralmente; avrebbe trasformato l’Oltrarno in una zona residenziale moderna, elegante con strade larghissime e ampie piazze, collegata con un nuovo ponte al centro cittadino.
 
== Gentrificazione e resistenze ==