Leonida Repaci: differenze tra le versioni

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Nel 1919 ritornò a Torino dove conseguì la laurea e dove l'anno seguente prese l'abilitazione all'avvocatura e incominciò a frequentare ambienti e personaggi politici di sinistra.
 
Durante l'[[Biennio Rosso|occupazione delle fabbriche]], [[Antonio Gramsci]] in persona, che aveva recensito un suo libro ne l'''[[Avanti!]]'' torinese, lo chiamò a collaborare a ''[[L'Ordine Nuovo]]'', rivista fondata dallo stesso Gramsci, da [[Angelo Tasca]], [[Palmiro Togliatti]] e [[Umberto Terracini]] con articoli molto critici verso i prodromi della nascente dittatura fascista, che vennero pubblicati accanto a quelli di [[Piero Gobetti|Gobetti]], [[Lenin]], [[Trotsky]], [[Thomas Mann]] e altri famosi letterati dell'epoca.<ref>{{Cita web|url=http://www.raiscuola.rai.it/articoli/leonida-repaci-il-rapporto-con-antonio-gramsci/3253/default.aspx|titolo=Leonida Repaci: il rapporto con Antonio Gramsci|accesso=20 luglio 2018|dataarchivio=21 luglio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180721014242/http://www.raiscuola.rai.it/articoli/leonida-repaci-il-rapporto-con-antonio-gramsci/3253/default.aspx|urlmorto=sì}}</ref>.
 
Rèpaci, dopo la [[marcia su Roma]], lasciò Torino per [[Milano]], senza interrompere la collaborazione con ''L'Ordine nuovo'', firmandosi con lo pseudonimo di ''Gamelin'', il protagonista del romanzo ''Gli dei hanno sete'' di [[Anatole France]]. A Milano, Repaci ebbe affidata da Gramsci la responsabilità delle critiche teatrali e musicali sulla terza pagina de ''[[l'Unità]]'', che curò a partire dal primo numero del giornale uscito il 12 aprile 1924 e fino al mese di giugno del 1925.
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La sua intransigenza ideologica, supportata da un carattere ribelle e bellicoso, lo porterà ad assumere la difesa di Federico Ustori, uno degli imputati dell'[[Strage del Diana|attentato al teatro Diana]], poi assolto, ponendosi in modo esplicito contro il regime. Tra il 1922 e il 1924 si misurò in duello, addirittura, contro [[Galeazzo Ciano]] e padrino nel duello contro [[Roberto Farinacci|Farinacci]].
 
Nel 1923 pubblicò il primo lavoro letterario, ''L’ultimoL'ultimo Cireneo'', che gli fece ottenere un grande successo, tanto da indurlo ad abbandonare la professione di avvocato per dedicarsi alla scrittura.
 
Nel 1924 il [[Partito Comunista d'Italia]], per le elezioni politiche di quell'anno, presentò la candidatura di Leonida insieme a quella di [[Francesco Buffoni]],<ref>{{Cita libro|titolo=Leonida Rèpaci, Taccuino politico, a cura di Giulio Vassalli, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2001, p. 46 - 47}}</ref>, senza che gli stessi venissero eletti, dato che non ebbero la preferenza dell'Esecutivo che andò a [[Luigi Repossi]] e [[Bruno Fortichiari]].
 
Nell'agosto 1925 Rèpaci venne arrestato a Palmi, insieme ad altri comunisti e socialisti, come presunto assassino di Rocco Gerocarni, gerarca fascista del luogo, durante la festa religiosa della Varia; il processo servì al regime per scardinare la roccaforte rossa e abbattere uno degli scogli socialisti più forti in [[Calabria]].
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Rèpaci venne assolto dopo sette mesi di carcere, per insufficienza di prove, nel processo che si tenne in Corte di Assise a Catanzaro, durante il quale alcuni testimoni falsi confessarono, nel mentre altri si suicidarono, portando all'assoluzione, oltre Leonida, i fratelli Francesco, Gaetano, Giuseppe e i cognati Mancuso e Parisi.
 
Qualche settimana dopo la sua liberazione si dimise dal [[PCd'I]] convinto che la lotta politica fosse divenuta impossibile e che i risultati non fossero proporzionati ai sacrifici. Tuttavia continuò la sua battaglia politica scrivendo libri in difesa delle idee socialiste e comuniste.
 
Nel 1925 portò in teatro il racconto ''La madre incatenata'', riflessione molto vicina alla persecuzione politica che visse insieme alla sua famiglia nell’estate dello stesso anno.
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Dopo aver lavorato alla redazione de ''l'Unità'', collaborò poi alla ''[[Gazzetta del Popolo]]'' e con ''[[La Stampa]]''.
 
Nel 1929, da una sua idea, con il contributo di Salsa e Colantuoni, nasce a Milano il [[Premio Viareggio]],<ref>Repaci mantenne la presidenza per tutto il resto della sua vita. Grazie al suo grande senso organizzativo, il «Viareggio» continua ad essere a tutt'oggi uno dei premi di letteratura più ambiti della letteratura italiana.</ref>, nei cui giorni, immerso nel grande fervore organizzativo, sposò Albertina Antonelli,<ref>La coppia visse affiatata fino alla morte di lei, avvenuta nel [[1984]].</ref>, conosciuta a Milano nel 1925 e che gli fu vicina, con un fitto scambio epistolare, durante la carcerazione.
 
Il 9 settembre 1943, assieme a tre amici (Pacini, Tosi, e Bernini) portandosi dietro una folla di popolani, assaltò un deposito d'armi a [[Palazzo Pallavicini Rospigliosi]], episodio che diede il via alla [[Resistenza romana]].<ref>{{Cita web|url=http://www.raiscuola.rai.it/articoli/leonida-repaci-1925-1943-lavventura-di-un-antifascista/2956/default.aspx|titolo=Leonida Repaci: 1925-1943, l'avventura di un antifascista|accesso=20 luglio 2018|dataarchivio=21 luglio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180721043525/http://www.raiscuola.rai.it/articoli/leonida-repaci-1925-1943-lavventura-di-un-antifascista/2956/default.aspx|urlmorto=sì}}</ref>.
 
Più tardi fu messo in contatto con il movimento militare del [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]] e successivamente entrò nel Comitato politico che riuniva allora l'ala intransigente del partito. Costituì il movimento delle bande partigiane, del cui comando fece parte assieme ai fratelli [[Carlo Andreoni|Andreoni]], [[Alberto Vecchietti]], [[Ezio Malatesta]] e [[Aladino Govoni]].<ref>{{Cita libro|titolo=Leonida Rèpaci, Taccuino politico, a cura di Giuliano Vassalli, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2001, p. 48}}</ref>
 
Finita la [[seconda guerra mondiale]], Repaci, spinto dal suo spiccato senso organizzativo, fondò con [[Renato Angiolillo]] il quotidiano indipendente ''[[Il Tempo]]'' rimanendone condirettore dal giugno al dicembre 1944.<ref>{{Cita web|url=https://win.storiain.net/arret/num182/artic3.asp|titolo=Angiolillo, fondatore de "il Tempo"|autore=Michele Strazza|sito=Storia in network|accesso=11 gennaio 2025|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20181211052741/https://win.storiain.net/arret/num182/artic3.asp|dataarchivio=11 dicembre 2018|urlmorto=no}}</ref>
 
Nel febbraio 1945, rotto il sodalizio con Angiolillo, fondò un nuovo quotidiano, ''[[L'Epoca (1917)|L'Epoca]]'', che però visse soltanto 14 mesi. Successivamente accettò la direzione dell'''[[L'Umanità (quotidiano)|Umanità]]'', quotidiano socialista democratico, insieme a [[Giuseppe Faravelli]] e [[Virgilio Dagnino]]. Organizzò, infine, con [[Mario Socrate]] e [[Franco Antonicelli]] il memorabile convegno di intellettuali ''Cultura e Resistenza'', a [[Venezia]], nel 1950.
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Il dopoguerra, col ripristino del Premio Viareggio, per Rèpaci fu un susseguirsi frenetico di proposte e idee che lo fecero maturare positivamente sia intellettualmente sia a livello umano che sociale; fondò e presiedette il [[Premio Fila delle Tre Arti]], e il [[Premio Sila]] ([[1948]]).<br />Nel 1948 dietro insistenza di alcuni amici decise di candidarsi, senza poi venire eletto, al collegio senatoriale di Palmi nella lista del [[Fronte Democratico Popolare]]. Nel 1950 divenne componente del [[Consiglio mondiale per la pace]] insieme ad altri intellettuali comunisti come [[Pablo Picasso]], [[Louis Aragon]], [[Bertolt Brecht]], [[Jorge Amado]], [[György Lukács]], [[Renato Guttuso]] e [[Jean-Paul Sartre]] e nel 1951 membro della Giuria Internazionale per i Premi della Pace. Collaborò in seguito anche a ''[[Milano Sera]]'', a ''[[Vie nuove]]'' e a ''[[Paese Sera]]''.
 
A metà degli anni '50 venne chiamato da [[Orazio Barbieri]], che in quel momento ricopriva la carica di Segretario Generale dell'Associazione dei rapporti culturali con l'[[Unione Sovietica]] “Italia"Italia-Urss”Urss" presieduta dal senatore [[Antonio Banfi]], a dirigere il mensile "Realtà “Realtà sovietica”sovietica" organo ufficiale dell'Associazione.<ref>{{Cita libro|titolo=Santino Salerno, A Leonida Rèpaci. Dediche dal '900, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2003, p. 138}}</ref>.
 
Successivamente collaborò con “Milano sera”"Milano sera", “Vie"Vie Nuove”Nuove" e con “Paese"Paese sera”sera". Nel ''[[Pioniere (rivista)|Pioniere]]'' del 1960 n° 27<ref>{{Cita news|autore=Leonilda Rapaci|titolo=Terribile Golfo|pubblicazione=Il Pioniere|data=3 luglio 1960|url=http://www.ilpioniere.org/pioniere/indice-generale-pioniere/66-pioniere-1960.html}}</ref> e del 1961 n°º 6<ref>{{Cita news|autore=Leonida Rapaci|url=http://www.ilpioniere.org/pioniere/indice-generale-pioniere/67-pioniere-1961.html|titolo=Martino e Giorgina|pubblicazione=Pioniere|data=5 febbraio 1961}}</ref> furono pubblicati due suoi racconti: ''Terribile Golfo'' e ''Martino e Giorgina''.
 
Nel [[1956]] vinse il [[Premio Crotone]] con ''Un riccone torna alla terra'' e due anni dopo il [[Premio Villa San Giovanni]] con la ''Storia dei fratelli Rupe''. A poco a poco si allontanò dall'attività giornalistica per dedicarsi alla stesura definitiva della trilogia ''Storia dei Rupe'', e il secondo volume, ''Tra guerra e rivoluzione'', vinse nel [[1970]] il Premio Sila. In quel periodo la sua naturale irrequietezza lo portò a darsi alla [[pittura]], con discreto successo sia di critica che di pubblico, allestendo personali a Milano e a Roma.
 
Morì il 19 Luglio 1985 a [[Marina di Pietrasanta]]; la sua villa “Villa"Villa Pietrosa”Pietrosa" di Palmi, ristrutturata, doveva diventare secondo la sua volontà un centro d'arte e cultura, soprattutto per gli artisti e i giovani. Trascurata e vandalizzata oggi è in completo stato di abbandono come la sovrastante grotta carsica dove il suo desiderio ultimo non esaudito era di essere seppellito insieme alla cara Albertina. Eppure al Paese natio, oltre al complesso di Villa Pietrosa, Repaci ha lasciato una ricca pinacoteca e tutti i suoi averi custoditi alla Casa della Cultura di Palmi che l'allora ministro dei Lavori Pubblici Mancini volle donargli come regalo di compleanno nel 1968.
 
== La tematica ==
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*''Il Sud su un binario morto'', Cosenza, Pellegrini, 1963.
*''[https://openlibrary.org/books/OL24629596M/Calabria_grande_e_amara Calabria grande e amara]'', Milano, Nuova accademia, 1964.
*''Alvaro e la Calabria'', Milano, Cromotipia Sormani, 1965.
*''Stalin e Kruscev nei giardini della morte'', Roma, Centro Italiano Diffusione Arte e Cultura, 1966.
*''Taccuino segreto. Prima serie (1938-1950)'', Lucca, Fazzi, 1967.
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*''Messaggio per Cilea'', Cosenza, Pellegrini, 1972.
*''Luigi Spanò'', Roma, Galleria Dimensione, 1974.
*''I fatti di Palmi'', ''autodifesa al processo di Catanzaro del 1925'', a cura, con prefazione e note di Natale Pace. Pellegrini ed., Cosenza 2022.
 
=== Raccolte di poesie ===
[[File:Ribelle19.jpg|thumb|Il Ribelle e l'Antigone - Palmi Zappone 1919 - (Coll. Angelo Bastone)]]
*La Raffica,<ref>{{DBI|nome=Leonida Répaci|nomeurl=leonida-repaci|autore=Santino Salerno|accesso=27 ottobre 2019|citazione=Si laureò nel 1919; nello stesso anno, dal 18 al 27 settembre, perse di febbre spagnola una sorella e due fratelli. La loro scomparsa gli ispirò i versi della silloge Il ribelle e l’Antigone (Palmi 1919) poi riveduti e, con il titolo La Raffica, accorpati ai Poemi della solitudine (Palmi 1920).}}</ref>, {{Senza fonte|Torino. Arduini ed. 1918}}
*''Il Ribelle e l'Antigone'', Palmi, Tip. Zappone, 1919.
*''I poemi della solitudine'', Palmi, Tip. Signoretta, 1920.
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*Santino Salerno (a cura di), ''Leonida Repaci. Una lunga vita nel secolo breve'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 2008.
*Santino Salerno (a cura di), ''Sonavan le quiete stanze. La Pietrosa di Leonida Repaci'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 2009.
*Natale Pace, ''Mio Caro Leonida'', Luigi Pellegrini editore 2019 - n. 34 saggi su rapporti epistolari di Repaci.
*Natale Pace (a cura di) ''I fatti di Palmi,, autodifesa al processo di Catanzaro del 1926'' Pellegrini editore 2022.
*Natale Pace (a cura di) ''La Pietrosa dei Rupe'', raccolta di scritti vari Pace edizioni 2022.
*Monica Lanzillotta, ''Tra fatti e finzioni:'' Il Caso Amari, ''giallo metalettico di Leonida Rèpaci'', in «Diacritica», a. VIII, n. 2 (44), 25 maggio 2022, vol. II, pp. 113-131.
*Natale Pace (a cura di) ''Leonida Repaci, Critiche teatrali su l'Ordine Nuovo 1921 e su l'Unità 1924-1925'' Laruffa editore 2024.
 
==Voci correlate==