Edward Jenner: differenze tra le versioni

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== L'origine della somministrazione del vaccino ==
Nel 1801 Jenner pubblicò ''The Origin of the Vaccine Inoculation'', in cui spiegava che tra tutte le persone cui somministrava il vaccino vi erano alcune in particolare che erano andate incontro a quello che chiamavano [[vaiolo bovino]], contratto mungendo le mucche da latte, che presentavano un vaiolo differente da quello che colpiva l'uomo ed è così che Jenner iniziò a studiarlo.<ref>{{Cita|D. Fisk|cap. 13, p. 122.}}</ref> Per prima cosa, Jenner notò che tra questi mungitori, chi veniva infettato dal vaiolo bovino non presentava i sintomi della malattia, come se non vi fosse stato contagio. In seguito ai suoi studi, Jenner nel 1782 poteva già distinguere e riconoscere tre forme di vaiolo: quello umano, il più comune, che colpiva gli esseri umani; il vaiolo bovino, che colpiva le mucche da latte e contagiava i mungitori e una terza forma che colpiva i cavalli, dal quale sembrava potessero derivare per contagio le altre due forme.<ref>{{Cita|D. Fisk|cap. 13, p. 126.}}</ref> Da questi studi deriva l'idea di Jenner che forse l'iniezione del vaiolo bovino poteva sostituire quella del vaiolo umano. Jenner aveva bisogno di sperimentare il nuovo vaccino e, visto che la moglie Catherine era incinta, decisero insieme di provare sul nascituro, ma per i diciotto mesi successivi alla nascita non vi furono casi di vaiolo bovino; così Jenner decise di provare lo stesso sul piccolo, ma con il vaccino, che però non diede risultati paragonabili a quelli che Jenner si aspettava dall'iniezione del ''cow-pox''.<ref>{{Cita|D. Fisk|cap. 13, pp. 127-128.}}</ref> Una nuova idea nella mente di Jenner fu quella di scoprire se il contagio del vaiolo bovino potesse avvenire, oltre che dall'animale all'uomo, anche tra due uomini. La risposta si trova in una lettera che scrisse a Gardner il 14 maggio del 1796, in cui raccontò il suo esperimento: un bambino di nove anni, di nome James Phipps e figlio del suo giardiniere, aveva subito sul braccio un'iniezione del pus contenuto nella pustola della mano di una donna infettata da una mucca. Successivamente il ragazzo era stato infettato con il virus del vaiolo umano, che come aveva predetto non aveva causato effetti, grazie all'immunità sviluppata con la precedente infezione da vaiolo bovino.<ref>{{Cita|D. Fisk|cap. 13, pp. 129-130.}}</ref> Un nuovo esperimento fu condotto il 16 marzo 1798: John Baker guarì otto giorni dopo l'inoculazione, come scrisse Jenner in ''An Inquiry Into Causes and Effects of the Variolæ Vaccinæ'', terza edizione, Londra 1801, pp. 33-34, illustrando il 18º caso clinico; il 28 marzo dello stesso anno venne compiuto un secondo esperimento: William Summers, di cinque anni e mezzo, presentava una tipica forma di vaiolo bovino cinque giorni dopo l'inoculazione, ma già nell'ottavo giorno tutti i sintomi sparirono.<ref>{{Cita|D. Fisk|cap. 13, p.130}}, che tuttavia risulta impreciso e da rettificare a confronto di {{cita libro||Jenner|An Inquiry Into Causes and Effects of the Variolæ Vaccinæ|edizione=3|1801||London|p=36}}</ref> I risultati degli esperimenti erano soddisfacenti e così, insieme all'amico Gardner, al dott. Worthington e a Henry Hicks, Jenner stese una relazione che inviò alla ''Royal Society'', ma che fu rifiutata poiché troppo rivoluzionaria.<ref>{{Cita|D. Fisk|cap. 13, p. 131.}}</ref>
[[File:Edward Jenner book.jpg|thumb|An Inquiry Into Cause and Effects of the Variolæ Vaccinæ]]