L'abbaglio: differenze tra le versioni

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[[1860]], [[Giuseppe Garibaldi]] ha ormai allestito la [[spedizione dei Mille]]. A guidarla vi è anche il ferreo [[tenente colonnello]] [[Sicilia|siciliano]] [[Vincenzo Giordano Orsini|Vincenzo Orsini]], pronto a scontrarsi col suo passato in quanto ex ufficiale [[Borbone|borbonico]]. All'arruolamento delle [[camicie rosse]] nei pressi di [[Quarto dei Mille|Quarto]] si presentano, tra i vari volontari, prima Domenico Tricò, contadino con problemi di [[Claudicazione|zoppia]], poi Rosario Spitale, un baro. Entrambi, desiderosi di tornare nella terra natia, nonostante qualche perplessità vengono accettati nell'esercito garibaldino.
 
Alla prima occasione, cioè con lo [[sbarco a Marsala]], Tricò e Spitale disertano in quanto impauriti dalle azioni militari. Deluso che tale viltà sia stata mostrata da suoi conterranei, Orsini ne strappa i nomi dal registro degli arruolati e non decreta alcuna azione punitiva nei loro confronti. I due soldati improvvisati, fatta amicizia, si rifugiano in un [[convento]] dove conoscono la bella suora Assuntina. Sembra andare tutto per il meglio ma un giorno Tricò si accorge che è stato derubato dei suoi risparmi e il caos che ne consegue porta lui e Spitale a essere malamente cacciati. Successivamente trovano alcuni bambini che vivono nel culto di Garibaldi ed esprimono il desiderio di arruolarsi con lui. Ciò fa riflettere molto i due disertori; in seguito, i due ritroveranno in punto di morte uno di quei ragazzini, nel frattempo divenuto camicia rossa e gravemente ferito durante un attacco borbonico.
 
Dopo la [[battaglia di Calatafimi]], Garibaldi studia un piano: mandare un drappello di soldati verso [[Corleone]] così da farlo seguire dall'esercito borbonico mentre lui e il resto delle camicie rosse marcia indisturbato su [[Palermo]]. Orsini viene messo a capo di questa spedizione-diversivo giusto in tempo per riammettere ai suoi ordini Tricò e Spitale, trovati lungo la strada. Il colonnello è un forte [[Idealismo|idealista]]: auspica per l'[[Italia]] un futuro da Nazione onesta e unita di fronte alle difficoltà, difatti rifiuta l'aiuto di alcuni [[Mafia|mafiosi]] alleatisi con vari benestanti siciliani e arriva a Corleone per una breve sosta; qui, nonostante la netta inferiorità numerica, le camicie rosse riescono a fermare l'assalto borbonico con astute manovre strategiche, grazie anche al maldestro ma funzionale aiuto di Tricò e Spitale, ma quando lasciano la città essa viene messa a ferro e a fuoco dai soldati inseguitori guidati dal generale von Mechel.
 
Orsini e i suoi uomini giungono infine a [[Sambuca di Sicilia|Sambuca]]. Qui si nascondono nell'attesa di una nuova battaglia con i borbonici, non volendo lasciare il paese per paura che venga raso al suolo come accaduto a Corleone, mentre Tricò e Spitale si ricongiungono con Assuntina, che nel frattempo è stata intanto cacciata dalle suore e che confessa di essere stata lei a rubare i risparmi in convento. I due siciliani, quando vedono giungere gli uomini di von Mechel, si improvvisano rispettivamente prete e sindaco della città, rivelano ai borbonici che Garibaldi è intanto arrivato a Palermo, minimizzando così l'importanza di Sambuca, e si offrono in ostaggio per far risparmiare il resto della popolazione. Vengono quindi portati via traendo in salvo gli abitanti del paese e le camicie rosse.
 
[[1880|Vent'anni dopo]], Orsini continua a cercare Tricò e Spitale per capire se siano ancora vivi. Li trova, infine, in una [[bisca]], intenti a barare al giuoco delle carte ripulendo ignari sfidanti. L'ex colonnello, intuendo la complicità di Assuntina nel loro infido successo, la fa allontanare dalla stanza e comincia, inesorabilmente, a spennare i suoi ex soldati mentre riflette sul fatto che l'impresa di Garibaldi ha parzialmente costituito un abbaglio in quanto incapace di portare tutto il popolo italiano a lottare onestamente per il proprio futuro.