Conquista fatimide dell'Egitto: differenze tra le versioni

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La propaganda ismailita antiabbaside e filofatimide si diffuse rapidamente nel mondo islamico agli inizi del X secolo, con simpatizzanti ismailiti presenti finanche nella corte abbaside.<ref>{{cita|Canard 1942-1947|pp. 169–170}}.</ref> Nel 904, il futuro primo califfo fatimide aveva cercato riparo in Egitto, all'epoca governato dall'autonoma [[Tulunidi|dinastia tulunide]], e aveva vissuto in clandestinità con dei simpatizzanti a Fustat per circa un anno, finché gli Abbasidi recuperarono il controllo della provincia all'inizio del 905. Mentre il capo fatimide fuggì verso ovest a Sijilmasa, il fratello di Abu Abdallah al-Shi'i rimase in Egitto per mantenere i contatti con il resto della rete di propaganda missionaria fatimide (la [[daʿwa]]).<ref>{{cita|Halm 1991|pp. 86–89}}.</ref>
 
L'attività degli agenti e simpatizzanti fatimidi in Egitto è attestata dalle fonti nel 917/8, alla vigilia della seconda invasione. Nel 919 il governatore locale arrestò alcune persone ree di contatti con l'esercito invasore.<ref>{{cita|Canard 1942-1947|pp. 171–172}}.</ref> In seguito al fallimento dei primi tentativi di invasione, i Fatimidi fecero ancora una volta ricorso alla propaganda e alla sovversione.<ref name=Lev11/> Gli agenti della daʿwa fatimide non ebbero particolari problemi a infiltrarsi a Fustat, trattandosi di un importante centro di commercio con una popolazione mista sia etnicamente sia dal punto di vista della religione professata.<ref>{{cita|Bianquis 1998|pp. 118–119}}.</ref> L'attività della daʿwa viene mostrata marcatamente nelle iscrizioni pro-Shi'a, o specificatamente Isma'ili, su pietre tombali egiziane nei decenni successivi al 912.<ref>{{cita|Bloom 1987|pp. 9–16}}.</ref> Inoltre sembrerebbe che nel decennio antecedente alla conquista fossero stati immessi in circolazione dei [[monetazione fatimide|dinar fatimidi]], rinomati per la qualità pregiata, recanti il marchio di zecca ''Miṣr'' ('Egitto'). Ciò ha lasciato perplessi gli storici moderni: c'è chi lo considera un errore, o un'anticipazione della futura conquista, ma altri le considerano una provocazione voluta nell'ambito della guerra psicologica condotta dai Fatimidi contro il regime ikhshidide.<ref>{{cita|Ehrenkreutz e Heck 1986|pp. 145–146}}.</ref>
 
Una delegazione di missionari fatimidi fu ricevuta pubblicamente da Kafur, e alla daʿwa fu consentito di stabilirsi e operare apertamente a Fustat, con i suoi agenti che sottolinearono che "la dominazione fatimide avrebbe avuto inizio solo alla morte di Kafur".<ref name=Lev12>{{cita|Lev 1991|p. 12}}.</ref> Il massimo esponente della daʿwa, il mercante benestante [[Abu Ja'far Ahmad ibn Nasr]], mantenne relazioni amichevoli con le élite locali, compreso il visir Ibn al-Furat, e aveva probabilmente subornato diversi di loro.<ref name=Walker136-137/><ref name=Lev12/> I mercanti della città, particolarmente interessati al ripristino della stabilità del paese e del commercio regolare, erano tra quelli che accolsero con maggior favore le argomentazioni di Ibn Nasr.<ref name=Halm362/> Inoltre, alcune fonti sostengono che il reggente al-Hasan ibn Ubayd Allah fosse sotto l'influenza di Ibn Nasr; quando le truppe insorsero a Fustat, Ibn Nasr consigliò ad al-Hasan di rivolgersi ad al-Mu'izz, e consegnò personalmente una lettera a tale scopo al califfo.<ref name=Halm363/> Nel frattempo, il suo luogotenente Jabir ibn Muhammad organizzò la daʿwa nei quartieri residenziali della città, distribuendo bandiere fatimidi da esporre all'eventuale arrivo dell'esercito fatimide.<ref>{{cita|Halm 1991|pp. 362–363}}.</ref> I Fatimidi, inoltre, ricevettero il sostegno del convertito ebreo [[Ya'qub ibn Killis]], che in passato aveva aspirato a diventare visir prima di essere perseguitato dal rivale Ibn al-Furat. Ibn Killis fuggì in Ifriqiya nel settembre 968, dove si convertì all'Ismailismo e assistette i Fatimidi mettendo a loro disposizione la sua conoscenza della situazione egiziana.<ref>{{cita|Bianquis 1998|p. 117}}.</ref> Nel governo ikhshidide erano presenti diversi esponenti filofatimidi; si narra che alcuni comandanti turchi avessero scritto ad al-Mu'izz istigandolo a conquistare l'Egitto,<ref>{{cita|Canard 1942-1947|p. 176}}.</ref> e non è da escludere, come sospettano alcuni storici moderni, che Ibn al-Furat si fosse unito al partito filofatimide.<ref>{{cita|Canard 1942-1947|p. 179}}.</ref>
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* {{cita libro|titolo= Encyclopaedia of Islam (II edizione) | cognome = Canard | nome = Marius | wkautore = Marius Canard | capitolo = Fāṭimids | volume = 2 |anno=1965 | pp = 850–862 |lingua=en| url =http://dx.doi.org/10.1163/1573-3912_islam_COM_0218|cid=Canard 1965}}
* {{cita libro |titolo= Encyclopaedia of Islam (II edizione) | cognome = Dachraoui | nome = F. | capitolo = al-Muʿizz li-Dīn Allāh | volume = 7 | pp = 485–489 |lingua=en | url = http://dx.doi.org/10.1163/1573-3912_islam_SIM_5447}}
* {{cita libro | cognome = Ehrenkreutz | nome = Andrew S. | cognome2 = Heck | nome2 = Gene W. | capitolo = Additional Evidence of the Fāṭimid Use of Dīnārs for Propaganda Purposes | pp = 145–152 | titolo = Studies in Islamic History and Civilisation in honour of Professor David Ayalon | curatore-cognome = Sharon | curatore-nome = Moshe | anno = 1986 | editore = Cana Ltd. | città = Jerusalem | isbn = 965-264-014-X |cid=Ehrenkreutz e Heck 1996}}
* {{cita libro | cognome = Gibb | nome = H. A. R. | wkautore = H. A. R. Gibb | capitolo = al-Muʿizz li-Dīn Allāh | titolo = The Encyclopaedia of Islām, A Dictionary of the Geography, Ethnography and Biography of the Muhammadan Peoples. Volume III: L–R | pp = 706–707 | anno = 1936 |curatore= M. Th. Houtsma |curatore2=A. J. Wensinck |curatore3=E. Lévi-Provençal |curatore4=H. A. R. Gibb |curatore5=W. Heffening | editore = E. J. Brill and Luzac & Co | città = Leiden and London |lingua=en |oclc=221097825 |cid=Gibb 1936}}
* {{cita libro | cognome=Halm | nome=Heinz | wkautore = Heinz Halm | titolo = Das Reich des Mahdi: Der Aufstieg der Fatimiden | lingua = de | editore = C. H. Beck | città = Munich | anno = 1991 | isbn = 3-406-35497-1 |cid=Halm 1991}}