Grazia Deledda: differenze tra le versioni

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Quarta figlia di sette e non quinta, si evince anche dalle note
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|Didascalia2 = {{Premio|Nobel|letteratura|1926|x}}
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[[File:Grazia Deledda signature.jpg|miniatura|226x226px|Firma di Grazia Deledda]]
 
== Biografia ==
=== LaInfanzia vitae formazione ===
[[File:Nuoro, casa di grazia deledda 01.jpg|thumb|La casa natale di Grazia Deledda a Nuoro|sinistra]]
Secondo i dati ufficiali nacque a [[Nuoro]], in Sardegna, il 28 settembre 1871 alle due del mattino,<ref name=foisnasc>{{cita web|url=https://www.lanuovasardegna.it/nuoro/cronaca/2016/09/27/news/fois-rende-omaggio-a-grazia-deledda-1.14165121|titolo=Fois rende omaggio a Grazia Deledda}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.luniversaleditore.it/2021/09/28/150-anni-fa-nasceva-grazia-deledda/|titolo=L'almanacco de “il Caffè”: 150 anni fa nasceva Grazia Deledda}}</ref> quarta di sette tra figli e figlie,<ref name=massaiu /><ref name=massaiu>in M. Massaiu, ''La Sardegna di Grazia Deledda'', p. 44: quattro sorelle femmine, Giovanna (6 gennaio 1874-17 gennaio 1880), Vincenza (12 dicembre 1868-27 novembre 1896), Giuseppa (19 marzo 1877-Roma 1938), Nicolina (8 maggio 1879-14 ottobre 1972); due fratelli Giovanni Santo o Santus (1864-1914) e Andrea (1866-1922)</ref> da famiglia benestante.<ref name=senato /> Sebbene la data riportata nell'atto presso il [[Registro dello stato civile|registro di Stato Civile]]<ref>{{Cita web|url=https://www.antenati-italiani.org/it/registri/nuoro/stato-civile-italiano/26828-nati-1871|titolo=Atto n. 136 del 30 set 1871|sito=www.antenati-italiani.org|accesso=2023-03-16}}</ref> di Nuoro sia il 28 settembre, era allora usanza registrare i bambini diversi giorni dopo la nascita. La stessa scrittrice ne specifica infatti il giorno in diverse lettere indirizzate all'allora fidanzato, Andrea Pirodda: nella prima, datata 10 dicembre 1892, scrive: «Il mio compleanno cade il 27 settembre: per cui io mi chiamo anche Cosima e Damiana<ref group="N">Da [[Cosma e Damiano]], santi venerati quel giorno secondo il rito di [[messa tridentina]].</ref>» e in un'altra dell'11 maggio 1893 ribadisce: «Io non sono certa se ho venti o ventun anni compiuti; neanche mia madre ne è certa, ma è più probabile che ne abbia ventuno che venti. Sono vecchia, non è vero? La nostra vecchia serva, che ho interrogato a proposito, dice che a lei sembra ne abbia venti; ciò che si ricorda bene è che son nata una sera verso le otto, il giorno di San Cosimo, cioè il 27 settembre. Questo lo sapevo già».<ref name=massaiu /><ref>{{cita web|autore=Tribunale dello Stato Civile di Nuoro|via=FamilySearch.com|url=https://familysearch.org/ark:/61903/1:1:Q2M9-TX38|data=1866-1915|titolo=Grazia Deledda, 28 Sep 1871|tipo=FHL microfilm|id=001962087|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161001162027/https://familysearch.org/ark:/61903/1:1:Q2M9-TX38|}}</ref>
 
Il padre, Giovanni Antonio Deledda, era laureato in legge ma non esercitò la professione. Agiato [[imprenditore]] e possidente, si occupava di commercio e agricoltura; si interessava di poesia e componeva egli stesso versi in sardo; aveva fondato una [[tipografia]] e stampava una [[rivista]]. Fu [[Sindaci di Nuoro|sindaco di Nuoro]] nel [[1863]]. La madre era Francesca Cambosu, descritta come donna di severi costumi; dedita alla casa, educò lei la figlia.<ref name=Turchi>{{cita|Turchi|pp. 9-20}}.</ref><ref>{{Cita web | url= http://www.isresardegna.it/index.php?xsl=528&s=63716&v=2&c=4264 | titolo=Biografia | sito=Istituto Superiore Etnografico della Sardegna | accesso= 5 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20221205034010/http://www.isresardegna.it/index.php?xsl=528&s=63716&v=2&c=4264 | dataarchivio= 5 dicembre 2022 | urlmorto= no }}</ref>
 
Dopo aver frequentato le scuole elementari fino alla classe quarta, Grazia fu seguita privatamente dal professor Pietro Ganga, docente di lettere italiane, latine e greche che parlava francese, tedesco, portoghese, spagnolo. Ganga le impartì lezioni di base di [[Lingua italiana|italiano]], [[Lingua latina|latino]] e [[Lingua francese|francese]].<ref group="N">I costumi dell'epoca non consentivano alle ragazze un'istruzione oltre quella primaria e, in generale, degli studi regolari.</ref> Quella con Ganga fu anche un'amicizia diretta e profonda, testimoniata da un appassionato epistolario.<ref>Grazia Deledda, Giovanna cerina (a cura di), ''Un'amicizia nuorese. Lettere inedite a Pietro Ganga (1898-1905)'', Rubbettino, 2019 - ISBN 8849858310</ref> Proseguì la sua formazione da [[autoformazione|autodidatta]], e sviluppò un particolare amore per la [[letteratura greca]].<ref name=senato />
 
Secondo alcune letture, fra cui Collu e Petrignani, Deledda avrebbe affrontato un lungo corpo-a-corpo per dar forma alle aspirazioni profonde e rispondere alla voce interiore che la chiamava irresistibilmente alla scrittura, soprattutto contro la piccola e chiusa società di Nuoro in cui il destino della donna, si è detto, non poteva oltrepassare il limite di «figli e casa, casa e figli». Reagì, Deledda, rivelando così da protagonista il travaglio della crisi epocale del mondo patriarcale contadino e pastorale, incapace ormai di contenere e promuovere le istanze affioranti nelle nuove generazioni. Il bisogno di realizzarsi in spazi sociali aperti e vasti, la progressiva coscienza delle proprie capacità e il confronto con modelli comportamentali diversi da quelli imposti poteva indurla ad assumere altre identità. Ma questo rischio era lontano dai suoi intendimenti. Se l’identità da un lato non può pensarsi stagnante, immobile e senza relazioni nutritive, dall’altro assumere l’identità di un altro significa perdere la propria, dare l’identità a un altro significa sottrargli la sua. La giovane ha seguito una strada esemplare: ha fatto esplodere le contraddizioni di una società ormai in declino (secondo le dette fonti), ma senza tradirne la radice identitaria profonda che la distingue da tutte le altre. La sua ribellione è stata interpretata come un «tradimento». Invece, tutta la sua opera testimonia l’opposto.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Ugo Collu|autore2=|autore3=|titolo=Grazia Deledda, Nobel tragico & meritato|rivista=Studi Cattolici|numero=710}}</ref><ref>Cfr. anche [[Sandra Petrignani]], ''[[La scrittrice abita qui]]'', cap. I, dedicato a Grazia Deledda.</ref>
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=== Attività letteraria giovanile ===
[[File:Portrait of Grazia Deledda by Plinio Nomellini, 1914.jpg|miniatura|Ritratto di Grazia Deledda, di [[Plinio Nomellini]], 1914|243x243px]]
Nel 1887 inviò a Roma alcuni racconti (''Sangue sardo'' e ''Remigia Helder''), pubblicati dall'editore [[Edoardo Perino]] sulla [[rivista]] "L'ultima moda", diretta da Epaminonda Provaglio.<ref name=senato /><ref name="marrocu">Luciano Marrocu, ''Deledda: una vita come un romanzo'', Donzelli editore, 2016 - ISBN 886843590X</ref> Sulla stessa rivista venne pubblicato a puntate il romanzo ''Memorie di Fernanda''. Nel 1890 uscì a puntate sul quotidiano di Cagliari ''L'avvenire della Sardegna'', con lo pseudonimo '''Ilia de Saint Ismail''', il romanzo ''Stella d'Oriente'',<ref name=marrocu /> e a Milano, presso l'editore Trevisini, ''Nell'azzurro'', un libro di novelle per l'infanzia.
 
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=== Maturità ===
[[File:Grazia Deledda.jpg|thumb|Ritratta assieme al marito e al figlio (circa 1905)]]
Conclusa la tesa relazione con il maestro elementare Andrea Pirodda, il 22 ottobre 1899 si trasferì a [[Cagliari]],<ref>{{Cita libro|autore=Maria Elvira Ciusa|titolo=Grazia Deledda. Una vita per il Nobel|annooriginale=2016|editore=Carlo Delfino|p=43}}</ref> in via San Lucifero (strada in cui fece abitare Anania, protagonista di ''[[Cenere (romanzo)|Cenere]]'');<ref name="marrocu" /> in questa città conobbe Palmiro Madesani, un funzionario del [[Ministero dell'economia e delle finanze|Ministero delle finanze]],<ref>{{Cita news|url=http://www.ladonnasarda.it/magazine/chi-siamo/6113/l-eros-tenuto-segreto-di-grazia-deledda.html|titolo=L'eros tenuto segreto di Grazia Deledda - La Donna Sarda|accesso=17 ottobre 2016|urlmorto=sì|pubblicazione=|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161019011726/http://www.ladonnasarda.it/magazine/chi-siamo/6113/l-eros-tenuto-segreto-di-grazia-deledda.html|dataarchivio=19 ottobre 2016}}</ref> che sposò a Nuoro due mesi dopo, l'11 gennaio [[1900]],<ref>{{Cita web|url=https://www.antenati-italiani.org/it/registri/nuoro/stato-civile-italiano/26829-matrimoni-1900|titolo=Atto n. 1 dell'11 gen 1900}}</ref> portata all'altare dallo zio prete Salvatore Cambosu, essendo il padre morto da tempo.<ref name="marrocu" /> Madesani era originario di Cicognara di [[Viadana]], in [[provincia di Mantova]], dove anche Grazia Deledda visse per un periodo. Dopo il matrimonio, Madesani lasciò il lavoro di funzionario statale per dedicarsi all'attività di agente letterario della moglie.<ref name="senato" /> La coppia si trasferì a Roma nel 1900, dove condusse una vita appartata. Ebbero due figli, Franz e Sardus.<ref name="senato" />
[[File:Graziadeledda.jpg|thumb|In una fotografia nei tardi anni]]
Conclusa la tesa relazione con il maestro elementare Andrea Pirodda, il 22 ottobre 1899 si trasferì a [[Cagliari]],<ref>{{Cita libro|autore=Maria Elvira Ciusa|titolo=Grazia Deledda. Una vita per il Nobel|annooriginale=2016|editore=Carlo Delfino|p=43}}</ref> in via San Lucifero (strada in cui fece abitare Anania, protagonista di ''[[Cenere (romanzo)|Cenere]]'');<ref name=marrocu /> in questa città conobbe Palmiro Madesani, un funzionario del [[Ministero dell'economia e delle finanze|Ministero delle finanze]],<ref>{{Cita news|url=http://www.ladonnasarda.it/magazine/chi-siamo/6113/l-eros-tenuto-segreto-di-grazia-deledda.html|titolo=L'eros tenuto segreto di Grazia Deledda - La Donna Sarda|accesso=17 ottobre 2016|urlmorto=sì|pubblicazione=|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161019011726/http://www.ladonnasarda.it/magazine/chi-siamo/6113/l-eros-tenuto-segreto-di-grazia-deledda.html|dataarchivio=19 ottobre 2016}}</ref> che sposò a Nuoro due mesi dopo, l'11 gennaio [[1900]],<ref>{{Cita web|url=https://www.antenati-italiani.org/it/registri/nuoro/stato-civile-italiano/26829-matrimoni-1900|titolo=Atto n. 1 dell'11 gen 1900}}</ref> portata all'altare dallo zio prete Salvatore Cambosu, essendo il padre morto da tempo.<ref name=marrocu/> Madesani era originario di Cicognara di [[Viadana]], in [[provincia di Mantova]], dove anche Grazia Deledda visse per un periodo. Dopo il matrimonio, Madesani lasciò il lavoro di funzionario statale per dedicarsi all'attività di agente letterario della moglie.<ref name=senato /> La coppia si trasferì a Roma nel 1900, dove condusse una vita appartata. Ebbero due figli, Franz e Sardus.<ref name=senato />
 
Nel [[1903]] la pubblicazione di ''[[Elias Portolu]]'' la confermò come scrittrice e l'avviò a una fortunata serie di [[romanzo|romanzi]] e [[Opera teatrale|opere teatrali]]: ''Cenere'' ([[1904]]), ''[[L'edera (romanzo)|L'edera]]'' ([[1908]]), ''Sino al confine'' ([[1910]]), ''Colombi e sparvieri'' ([[1912]]), ''[[Canne al vento]]'' ([[1913]]), ''L'incendio nell'oliveto'' ([[1918]]), ''Il Dio dei venti'' ([[1922]]). Da ''Cenere'' fu tratto un [[film]] interpretato da [[Eleonora Duse]]. Fu invece, probabilmente, ''Canne al vento'' a guadagnarle l'attenzione dell'[[Accademia svedese|Accademia di Svezia]], se è vero che la prima candidatura al Nobel è del 1913; uno dei più convinti sostenitori delle sue ripetute candidature fu [[Carl Bildt (1850-1931)|Carl Bildt]], ambasciatore di Svezia a Roma e membro dell'Accademia, ma la prima fu proposta da [[Karl August Hagberg]], che aveva tradotto Deledda in svedese.
{{q|''Sogno un giorno di poter diradare con un mite raggio le foschie ombrose dei nostri boschi, narrare intera la vita e le passioni del mio popolo, così diverso dagli altri, così vilipeso e dimenticato e perciò più misero nella sua fiera primitiva ignoranza.''|Grazia Deledda, lettera a [[Stanis Manca]], ante 1891<ref>Citato in [[Rai Cultura]], "''[https://www.raicultura.it/letteratura/articoli/2018/12/Grazia-Deledda-la-sua-storia-e-la-sua-Sardegna-6380d584-98f4-4b9f-8be3-a2d2947d56cd.html Grazia Deledda, la sua storia e la sua Sardegna]''"</ref>}}[[File:Graziadeledda.jpg|thumb|In una fotografia nei tardi anni]]La sua opera fu apprezzata da [[Giovanni Verga]], oltre che da scrittori più giovani come [[Enrico Thovez]], [[Emilio Cecchi]], [[Pietro Pancrazi]], [[Antonio Baldini]].<ref>Mario Miccinesi, ''Notizie biografiche'', in ''Grazia Deledda'', Edizioni Il Castoro, 1975, p. 118.</ref> Fu riconosciuta e stimata anche all'estero: David Herbert Lawrence scrisse la prefazione della traduzione in inglese de ''La madre''. Deledda fu anche traduttrice: è sua infatti una versione in lingua italiana di [[Eugenia Grandet (romanzo)|''Eugénie Grandet'']] di [[Honoré de Balzac]].
 
La sua opera fu apprezzata da [[Giovanni Verga]], oltre che da scrittori più giovani come [[Enrico Thovez]], [[Emilio Cecchi]], [[Pietro Pancrazi]], [[Antonio Baldini]].<ref>Mario Miccinesi, ''Notizie biografiche'', in ''Grazia Deledda'', Edizioni Il Castoro, 1975, p. 118.</ref> Fu riconosciuta e stimata anche all'estero: David Herbert Lawrence scrisse la prefazione della traduzione in inglese de ''La madre''. Deledda fu anche traduttrice: è sua infatti una versione in lingua italiana di [[Eugenia Grandet (romanzo)|''Eugénie Grandet'']] di [[Honoré de Balzac]].
 
Dal 1909 le sue opere furono illustrate da [[Giuseppe Biasi]], con il quale intrattenne anche un carteggio.<ref>Centro di Studi Filologici Sardi, ''[https://www.filologiasarda.eu/files/documenti/pubblicazioni_pdf/cfsbiasi/08appendice.pdf Lettere e cartoline di Grazia Deledda a Giuseppe Biasi]''</ref>
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== Il premio Nobel ==
[[File:GraziaDeledda.ogg|thumb|Discorso in occasione del premio Nobel (1926)]]
[[File:Tomba di Grazia Deledda.JPG|thumb|La tomba della scrittrice nella [[Chiesa della Madonna della Solitudine|chiesa della Solitudine]] a [[Nuoro]]|260x260px]]
Il 10 dicembre [[1927]]<ref>{{Cita web|url=https://www.nobelprize.org/nobel_prizes/literature/laureates/1926/|titolo=The Nobel Prize in Literature 1926}}</ref> le venne conferito il [[premio Nobel per la letteratura]] [[1926]], «per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano». Deledda è stata la prima donna italiana a vincere il premio Nobel.<ref name=":3">{{Cita web|url=http://piras-sassari.blogautore.repubblica.it/2016/11/23/la-strada-per-il-nobel-la-soluzione-vincente-di-grazia-deledda/|titolo=La strada per il Nobel, la soluzione vincente di Grazia Deledda|autore=Angela Guiso|sito=La Nuova Sardegna|accesso=14 aprile 2021}}</ref>
 
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{{S sezione|letteratura}}
 
[[Luigi Pirandello]] non nascose mai la sua avversione per Grazia Deledda, tanto da ispirarsi a lei e al marito per la composizione del romanzo ''[[Suo marito]]'', come traspare dalla corrispondenza con [[Ugo Ojetti]] e poi dal rifiuto dell'editore [[Fratelli Treves|Treves]] di pubblicarlo.<ref name=ortomari /><ref>[https://www.corriere.it/cronache/uomini-cambiamento/notizie/uomini-pirandello-sarcasmo-marito-moderno-grazia-deledda-ec292288-029f-11e7-b9cd-27dc874c2067.shtml]</ref><ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=ZS2bAAAAQBAJ&pg=PT34&lpg=PT34&dq=treves+pirandello+suo+marito&source=bl&ots=fPpdScZFc3&sig=ACfU3U3KDDizoCpK8OTnW26x4ke-1CaWkw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwixq5vSufToAhWFtXEKHf6eBTQQ6AEwBnoECAgQAQ#v=onepage&q=treves%20pirandello%20suo%20marito&f=false|autore=Luigi Pirandello|titolo=Suo marito - Giustino Roncella nato Boggiòlo|editore= Rizzoli|collana=Bur| curatore= Fabio Danelon|accesso=19 aprile 2020|ISBN=9788858658499}}</ref><ref>{{cita libro | url = https://books.google.it/books?id=y-jiu5XWeLIC&pg=PT26&dq=%22Giustino+Roncella+nato+Boggiolo%22+deledda&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjMnaml8ornAhXJhqQKHSG6AxgQ6AEIPzAC#v=onepage&q=%22Giustino%20Roncella%20nato%20Boggiolo%22%20deledda&f=false | titolo = Pagine scelte di Luigi Pirandello |nome = Andrea | cognome = Camilleri | wkautore = Andrea Camilleri | editore = Rizzoli | collana = Bur | anno = 2007 | accesso = 17 gennaio 2020 | ISBN = 9788858600368}}</ref>
 
== Poetica ==
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L'esistenza umana è in preda a forze superiori, "canne al vento" sono le vite degli uomini e la sorte è concepita come "malvagia sfinge".<ref>Luperini-Cataldi-Marchiani-Marchese, ''La scrittura e l'interpretazione'', Dal naturalismo al postmoderno, Palumbo Editore, Firenze 1998, p. 158.</ref>
=== Il peccato e la colpa ===
La [[narrativa]] di Deledda si basa su forti vicende d'[[amore]], di [[dolore]] e di [[morte]] sulle quali aleggia il senso del [[peccato]], della colpa, e la coscienza di una inevitabile fatalità.fatalitàː<ref>Nota editoriale al volume "L'edera", edizione critica a cura di Dino Manca, Centro di Studi Filologici Sardi/Cuec, 2011</ref>
 
«{{Citazione|La coscienza del peccato che si accompagna al tormento della colpa e alla necessità dell'espiazione e del castigo, la pulsione primordiale delle passioni e l'imponderabile portata dei suoi effetti, l'ineluttabilità dell'ingiustizia e la fatalità del suo contrario, segnano l'esperienza del vivere di una umanità primitiva, malfatata e dolente, 'gettata' in un mondo unico, incontaminato, di ancestrale e paradisiaca bellezza, spazio del mistero e dell'esistenza assoluta».<ref>Nota editoriale al volume "L'edera", edizione critica a cura di Dino Manca, Centro di Studi Filologici Sardi/Cuec, 2011</ref>}}
 
=== Il bene e il male ===
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È stata la stessa Deledda a chiarire più volte, nelle interviste e nelle lettere{{Senza fonte}}, la distanza tra la cultura e la civiltà locali e la cultura e la civiltà nazionali. Ma anche questo suo parlare liberamente del proprio [[stile]] e delle proprie [[Lingua (linguistica)|lingue]] ha suscitato e suscita soprattutto oggi interpretazioni fuorvianti, e tuttavia ripropone senza posa l'intenso rapporto tra civiltà-cultura-lingua come una equazione mal risolta.
 
In una sua lettera scrive:<ref name="Elvira Fornito" />
In una sua lettera scrive: «Leggo relativamente poco, ma cose buone e cerco sempre di migliorare il mio stile. Io scrivo ancora male in italiano - ma anche perché ero abituata alla lingua sarda che è per se stesso una lingua diversa dall'italiana».<ref name="Elvira Fornito" /> La lingua italiana è quindi, per lei sardofona, una lingua non sua, una lingua che deve conquistarsi. La composizione in lingua italiana, per uno scrittore che assuma la materia della narrazione dal proprio vissuto e dal proprio universo antropologico sardo, presenta numerose e sostanziali difficoltà e problemi. Né il dibattito recente sul bilinguismo è riuscito ancora a chiarire questo rapporto di doppia identità. Doppia identità per questa specie particolare di bilinguismo, e di [[diglossia]] che è stata per secoli la "condizione umana degli scrittori italiani non toscani; ma anche dei toscani, quando non componevano in vernacolo".
 
{{Cit|Leggo relativamente poco, ma cose buone e cerco sempre di migliorare il mio stile. Io scrivo ancora male in italiano - ma anche perché ero abituata alla lingua sarda che è per se stesso una lingua diversa dall'italiana.}}
 
In una sua lettera scrive: «Leggo relativamente poco, ma cose buone e cerco sempre di migliorare il mio stile. Io scrivo ancora male in italiano - ma anche perché ero abituata alla lingua sarda che è per se stesso una lingua diversa dall'italiana».<ref name="Elvira Fornito" /> La lingua italiana è quindi, per lei sardofona, una lingua non sua, una lingua che deve conquistarsi. La composizione in lingua italiana, per uno scrittore che assuma la materia della narrazione dal proprio vissuto e dal proprio universo antropologico sardo, presenta numerose e sostanziali difficoltà e problemi. Né il dibattito recente sul bilinguismo è riuscito ancora a chiarire questo rapporto di doppia identità. Doppia identità per questa specie particolare di bilinguismo, e di [[diglossia]] che è stata per secoli la "condizione umana degli scrittori italiani non toscani; ma anche dei toscani, quando non componevano in vernacolo".
 
L'attività epistolare e autocorrettoria di Grazia Deledda è ben ponderata, cosa che non le impedì di scrivere in lingua italiana questa lettera del [[1892]] sull'italiano: «Io non riuscirò mai ad avere il dono della buona lingua, ed è vano ogni sforzo della mia volontà». Dall'[[epistolario]] e dal suo [[Biografia|profilo biografico]] si evince un distinto senso di noia per quei manuali di lingua italiana che avrebbero dovuto insegnarle lo stile e che sarebbero dovuti esserle di aiuto nella formazione della sua cultura letteraria di autodidatta, di contro emerge una grande abitudine alla lettura e una grande ammirazione per i maestri narratori attraverso la lettura dei loro romanzi.
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Nel più recente dibattito sul tema delle identità e culture nel terzo millennio, il [[filologo]] [[Nicola Tanda]] ha scritto: «La Deledda, agli inizi della sua carriera, aveva la coscienza di trovarsi a un bivio: o impiegare la lingua italiana come se questa lingua fosse stata sempre la sua, rinunciando alla propria identità o tentare di stabilire un ponte tra la propria lingua sarda e quella italiana, come in una traduzione. Comprendendo però che molti di quei valori di quel mondo, di cui avvertiva imminente la crisi, non sarebbero passati nella nuova riformulazione. La presa di coscienza, anche linguistica, della importanza e dell'intraducibilità di quei valori, le consente di recuperare termini e procedimenti formali del fraseggio e della colloquialità sarda che non sempre trovano in italiano l'equivalente e che perciò talora vengono introdotti e tradotti in nota. Nei dialoghi domina meglio l'ariosità e la vivacità della comunicazione orale, di cui si sforza di riprodurre l'intonazione, di ricalcare l'andamento ritmico. Accetta e usa ciò che è etnolinguisticamente marcato, imprecazioni, ironie antifrastiche, risposte in rima, il repertorio di tradizioni e di usi, già raccolto come materiale etnografico per la [[Rivista di tradizioni popolari]], che ora impiega non più come reperto documentario o decorativo ma come materiale estetico orientato alla produzione di senso. Un'operazione tendenzialmente espressionistica che la prosa italiana, malata di accademismo con predilezione per la forma aulica, si apprestava a compiere, per ricavarne nuova linfa, tentando sortite in direzione del plurilinguismo o verso il dialetto».<ref>Nicola Tanda, ''Dal mito dell'isola all'isola del mito. Deledda e dintorni'', con un'appendice di lettere, Roma, Bulzoni, Roma, 1992; ''Introduzione'' a ''Canne al vento'', Milano, Mondadori, 1993.</ref>
 
Alcuni studiosi asseriscono che Deledda, benché sardofona, abbia deciso di scrivere in lingua italiana, in risposta al clima di italianizzazione e omogeneizzazione culturale, per raggiungere un più ampio mercato.<ref>[http://www.manifestosardo.org/il-bilinguismo-di-grazia-deledda/ Il bilinguismo di Grazia Deledda - Il Manifesto Sardo]</ref>[[File:Targa citt. onor. Cervia - Grazia Deledda.jpg|thumb|Targa sulla facciata della casa comunale a Cervia che ricorda il conferimento alla scrittrice nel 1928 della cittadinanza onoraria]]
 
== Riconoscimenti ==
[[File:Targa citt. onor. Cervia - Grazia Deledda.jpg|thumb|Targa sulla facciata della casa comunale a Cervia che ricorda il conferimento alla scrittrice nel 1928 della cittadinanza onoraria]]
* Le è stato dedicato un [[Cratere meteoritico|cratere]] di 32 [[Chilometro|km]] di diametro sul [[pianeta]] [[Venere (astronomia)|Venere]].
* Un traghetto porta il suo nome, [[Deledda (traghetto)|Deledda]].