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L’Avanti!, nato perseguitato, morì allo stesso modo. Proprio nel momento del più disperato bisogno, Palazzo Chigi gli bloccò infatti il pagamento di dieci miliardi arretrati dovuti (come a tutti) come contributo statale all’editoria. Il giornale fallì e i suoi amministratori furono subito incriminati per bancarotta fraudolenta, in quanto avevano iscritto a bilancio come debito del partito verso il giornale il contributo che ogni anno il partito stesso (quale unico azionista) aveva sempre riconosciuto e regolarmente pagato per ripianare il passivo (cosa che, distrutto imprevedibilmente il PSI, non fu più possibile). Il processo e l’assoluzione avvennero soltanto nel 2007.
Dopo il crollo della prima Repubblica, si ricostruì faticosamente il partito che si poneva nella continuità storica con il partito socialista di Nenni, Pertini e Craxi. Prima lo SDI (Socialisti Democratici Italiani), poi il suo successore PSI (con le segreterie di Enrico Boselli, Riccardo Nencini e Enzo Maraio) si posero perciò come primo e naturale obiettivo quello di conservare anche la continuità dell’Avanti! Dal 1998 al 2013, il partito pubblicò perciò come settimanale cartaceo l’Avanti! della Domenica e dal 2012 in poi il quotidiano l’Avanti! online.
L’Avanti della domenica è tornato in edicola prima, dall’aprile 2022, inserito ne Il Riformista e poi, dal febbraio 2023, in modo autonomo, diretto da Giada Fazzalari.
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