Italo Balbo: differenze tra le versioni

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L'ho scritto un po' meglio io nella voce «Storia di Ravenna». Metto a posto.
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Il gruppo di Balbo, in parte finanziato dai proprietari terrieri locali<ref>{{cita|Franzinelli 2004|p. 69}}: «I Fasci di combattimento schierati contro leghe rosse e leghe bianche sollecitarono i finanziamenti privati, giustificati coi benefici arrecati dall'intervento repressivo delle squadre d'azione. Si istituì una tassazione parallela, col versamento regolare di somme commisurate all'estensione delle tenute».</ref><ref>{{cita|Carocci 1994|p. 17}}: «Nel 1921, mentre gli industriali puntavano non tanto sul fascismo quanto su Giolitti, gli agrari delle regioni settentrionali e i grandi proprietari di quelle centrali aderivano o appoggiavano in modo più univoco il fascismo».</ref>, contrastava i disordini provocati durante il [[Biennio rosso in Italia|biennio rosso]] dagli scioperi e dal monopolio instaurato violentemente dalle leghe socialiste<ref>{{cita|Tamaro 1953|p. 113}}: «Nel febbraio 1920 nel Ferrarese sessantamila lavoratori incrociarono le braccia, abbandonarono i campi e le stalle, vigilarono con le squadre di guardie rosse in armi il lavoro dei proprietari ribelli e dei "crumiri", percossero quanti lavoravano, incendiarono le ville e i fienili di quelli che non poterono allontanare dal lavoro».</ref> attraverso spedizioni punitive, motivate con le aggressioni ai camerati<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|p. 29}}.</ref>, che colpivano i [[Partito Socialista Italiano|social]]-[[Partito Comunista d'Italia|comunisti]]<ref>{{Cita|Reichardt 2009|}}.</ref> e le cooperative contadine delle province di [[Ravenna]], [[Modena]], [[Bologna]] ma anche [[Rovigo]], il [[Polesine]], Firenze e [[Venezia]]<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|pp. 29-30}}.</ref>. Le leghe socialiste, sostengono più fonti fra cui il [[Giordano Bruno Guerri|Guerri]], detenevano un enorme potere, che permetteva loro di emarginare coloro che non aderivano, dirottando solo verso i propri affiliati i finanziamenti pubblici e facendosi rimborsare dalla comunità le spese elettorali.<ref>{{cita|Guerri 1995|p. 80}}: «Bisogna considerare che a Ferrara, come in molte altre zone dell'Italia centrale e settentrionale, vigeva già una forma di illegalità di segno opposto. Il Partito socialista aveva il pieno controllo del comune e la Camera del lavoro e le leghe contadine facevano il bello e il cattivo tempo: otteneva lavoro solo chi era gradito alle leghe, che decretavano una vera morte civile a chi non voleva aderire; posti che avrebbero dovuto essere assegnati per concorso venivano attribuiti a membri del partito; denaro spettante a orfani e vedove di guerra veniva versato agli uffici del lavoro; spese per la propaganda di partito venivano accollate all'amministrazione pubblica».</ref> Perennemente in [[camicia nera]], Balbo era il massimo propagandista di questo emblema del [[fascismo]], ottimo organizzatore, di grande fascino fisico, alto, magro e con i capelli neri divisi nel mezzo con due svolazzanti bande ai lati. Trattare alla pari con questori e prefetti a soli venticinque anni, avendone anche la meglio, lo rese ambizioso.<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|pp. 13, 29 e 73-76}}.</ref>
 
Conquistò con i suoi uomini il [[Castello Estense]] di Ferrara obbligando il [[prefetto]] a finanziare alcune misure contro la [[disoccupazione]], ma l'apice dello squadrismo di Balbo venne raggiunto il 26 e 27 luglio 1922 con l'occupazione di [[Ravenna]]. La mattina delIl 26 luglio 1922,i davantisocialisti a porta Adriana. A causa di una dura vertenza sindacale, seguita all’assegnazione di un contratto di monopolio pere i trasportirepubblicani agricoli al sindacato autonomo fascista, migliaia di lavoratorilocali avevano proclamato louno sciopero e si erano radunati in borgo San Biagiogenerale. ISin bracciantidal eprimo glimattino operaiscoppiarono furonodegli subito attaccati dalle guardie regiescontri in assettoBorgo daSan battaglia e dai fascisti ravennatiBiagio, conuno idei quali lequartieri forzepopolari di polizia fecero causa comune, che spararono sui manifestantiRavenna. Rimase La conta della carneficina fu di una trentina di feriti e di 10 morti, nove tra i manifestanti ed una tra i fascistiucciso Giovanni Balestrazzi, capo del sindacato autonomo fascista. FuGli proprioscontri intra nomele delopposte “martire”fazioni Balestrazzisi chefecero nelsempre tardopiù pomeriggioviolenti. laLa cittàforza fupubblica, invasache daifino fascistiad emilianiallora guidatisi daera Italotenuta Balboin che rispose incendiando l'Hotel Byrondisparte, sedeaprì delleil cooperative socialistefuoco, elasciando imbastendosul quellaterreno chenove Mussolinimorti chiamòe una «colonnatrentina di fuoco»feriti, cioèin unaprevalenza colonnamilitanti di autocarri, messi a disposizione dietro minaccia dalla [[questura]], che il 29 luglio distrusserepubblicani e incendiòsocialisti<ref>{{Cita numeroselibro|autore=Mimmo "case rosse" nelle province di Forlì e RavennaFranzinelli|titolo=Squadristi. CompiaciutoProtagonisti e soddisfattotecniche deldella comportamentoviolenza tenuto dai suoi uominifascista, Balbo completò la smobilitazione di Ravenna il mattino seguente.<ref>{{Cita1919-1922|Bertoldi 1994editore=Mondadori|pp. 30città=Milano|anno=2003|isbn=88-04-51233-314}}.</ref>.
 
Italo Balbo, chiamato da Ferrara dagli squadristi locali, giunse prima di sera a Ravenna e fece convergere sul capoluogo romagnolo migliaia di camicie nere. Dopo aver ottenuto una tregua con i repubblicani, la mattina del 27 luglio i fascisti si scontrarono duramente con socialisti, comunisti e anarchici, prevalendo. Nel tardo pomeriggio del 27 luglio i fascisti incendiarono l'Hotel Byron, sede delle cooperative socialiste. Poi, sotto la guida di Balbo, le camicie nere imbastirono quella che Mussolini chiamò una «colonna di fuoco», cioè una colonna di autocarri, messi a disposizione dietro minaccia dalla [[questura]], che il 29 luglio distrusse e incendiò numerose "case rosse" nelle province di Forlì e Ravenna. Compiaciuto e soddisfatto del comportamento tenuto dai suoi uomini, Balbo completò la smobilitazione di Ravenna il mattino seguente.<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|pp. 30-31}}.</ref>
Nel tentativo di arginare le violenze squadriste, il Prefetto emanò un ordine con cui vietava il porto del [[manganello]]. Balbo, alcuni dicono su suggerimento della moglie, armò i suoi uomini di [[stoccafisso|stoccafissi]] i quali, picchiati con energia sulla testa degli avversari, vi producevano gli stessi effetti; i "randelli" di fortuna facevano poi da piatto forte di grandi mangiate conviviali cui talvolta venivano invitate anche le stesse vittime.<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia in Camicia Nera (1919 - 3 gennaio 1925)|editore=RCS Libri S.p.A.|p=89}}</ref><ref>{{Cita web|url = http://archiviostorico.gazzetta.it/1998/novembre/25/Italo_Balbo_imprese_degli_idrovolanti_ga_0_9811257886.shtml?refresh_ce-cp|titolo =Italo Balbo e le imprese degli idrovolanti da Orbetello a Chicago La mitica epopea delle ali d'Italia |autore =Aronne Anghileri |sito =gazzetta.it |editore = [[La Gazzetta dello Sport]]|data =25 novembre 1998 |cid =A.Anghileri |citazione =Ras di Ferrara, aveva guidato squadre di bravacci in camicia nera, li aveva convinti a non usare i manganelli proibiti dal prefetto, sostituendoli con lo stoccafisso |accesso = 8 aprile 2018}}</ref>
 
Nel tentativo di arginare le violenze squadriste, il Prefetto emanò un ordine con cui vietava il porto del [[manganello]]. Balbo, alcuni dicono su suggerimento della moglie, armò i suoi uomini di [[stoccafisso|stoccafissi]] i quali, picchiati con energia sulla testa degli avversari, vi producevano gli stessi effetti; i "randelli" di fortuna facevano poi da piatto forte di grandi mangiate conviviali cui talvolta venivano invitate anche le stesse vittime.<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia in Camicia Nera (1919 - 3 gennaio 1925)|editore=RCS Libri S.p.A.|p=89}}</ref><ref>{{Cita web|url = http://archiviostorico.gazzetta.it/1998/novembre/25/Italo_Balbo_imprese_degli_idrovolanti_ga_0_9811257886.shtml?refresh_ce-cp|titolo =Italo Balbo e le imprese degli idrovolanti da Orbetello a Chicago La mitica epopea delle ali d'Italia |autore =Aronne Anghileri |sito =gazzetta.it |editore = [[La Gazzetta dello Sport]]|data =25 novembre 1998 |cid =A.Anghileri |citazione =Ras di Ferrara, aveva guidato squadre di bravacci in camicia nera, li aveva convinti a non usare i manganelli proibiti dal prefetto, sostituendoli con lo stoccafisso |accesso = 8 aprile 2018}}</ref>
 
Nel maggio 1922 divenne membro della Direzione nazionale del PNF.