Cadenza: differenze tra le versioni
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Nell'[[Opera lirica|opera]] e nei [[concerto|concerti]] per strumento solista e orchestra il termine cadenza indica un passaggio melodico, anche esteso e pressoché privo di accompagnamento, utilizzato poco prima della conclusione del brano.
Per quanto riguarda le <u>cadenze strumentali</u>, celebre è quella di [[Johann Sebastian Bach]] nel suo Concerto Bradeburghese n. 5 nel quale, verso la fine del
*l'orchestra si portava sul V grado della tonalità armonizzato con quarta e sesta (accordo di Tonica in 2° rivolto)
*questo era il "segnale d'inizio" della cadenza solistica e del ''tacet'' dell'orchestra, la quale, da qui in poi, assiste in silenzio all'improvvisazione del solista
*ultimo segnale era costituito dal [[trillo]] su armonia di Dominante, che il solista eseguiva poco prima di cadenzare sull'[[accordo]] di Tonica; contemporaneamente l'orchestra riprendeva a suonare e concludeva il brano.
Fino alla fine del [[XVIII secolo]] le <u>cadenze delle [[Aria (opera)|arie]] d'opera</u> erano quasi sempre scritte o improvvisate dai cantanti che le eseguivano. In seguito i compositori provvedettero a scrivere le cadenze vocali per esteso, ma i cantanti non smisero di modificarle o riscriverle. È celebre la lunghissima cadenza col [[flauto]] nell'aria della pazzia di [[Lucia di Lammermoor]] di [[Gaetano Donizetti]], forse composta dal [[soprano]] [[Teresa Brambilla]]
==Bibliografia==
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