Raffaele Cutolo: differenze tra le versioni
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Il 24 febbraio [[1963]] commette l'[[omicidio]] di un ragazzo di Ottaviano, Mario Viscito. Cutolo percorre il viale principale di Ottaviano con una [[Fiat 1100]] della sorella [[Rosetta Cutolo|Rosetta]], a velocità elevata, in compagnia dell'amico [[Armando Visone]]. Accelera per attirare l'attenzione di alcune ragazze che passeggiavano lungo la strada, ma nella sua manovra rischia di investirle, urtandole; una ragazzina di soli 12 anni, che aveva appena rischiato di essere da lui investita, gli dà del cretino. Cutolo la schiaffeggia in malo modo; il fratello della ragazza e un amico intervengono per difenderla, dando così iniziò ad una rissa. Un uomo di 31 anni, padre di tre figli che passa di lì insieme a suo cognato di ritorno dal lavoro, decide di intervenire per dividere i ragazzi e mettere fine alla lite. Cutolo torna verso l'auto e, dopo aver preso una pistola, si volta e spara otto colpi, cinque dei quali colpiscono a morte Mario Viscito, che come unica colpa, aveva quella di aver pensato di fare da paciere e provare a sedare una lite. Cutolo, dopo essersi macchiato dell'atroce e vile atto si dà alla fuga ma, dopo tre giorni, rimasto senza soldi e appoggi, si costituisce consegnandosi al Pretore di Ottaviano, che ordina ai carabinieri di trasferirlo al [[carcere di Poggioreale]].<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=I processi aggiustati| titolo=I politici| anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=169| ISBN=9788822720573 }}</ref><ref>{{cita testo|url=https://books.google.it/books?id=xmxoTqJUkL8C&pg=PA159&lpg=PA159&dq=raffaele+cutolo+infanzia&source=bl&ots=Ac9LD38RYx&sig=khDToGEKiwXWdaIRzy4hnL0xYGg&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjS_OPhw4HKAhXEgA8KHeL3D4kQ6AEIRjAI#v=onepage&q=raffaele%20cutolo%20infanzia&f=false|titolo=G. Di Fiore, ''Potere camorrista: quattro secoli di malanapoli'', Alfredo Guida Editore, 1993, Napoli pag. 159}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it//napoli/cronaca/21_febbraio_20/anna-viscito-vi-racconto-mio-padre-primo-uomo-ucciso-cutolo-0c58e916-7363-11eb-b64d-73c72046d4f0.shtml|titolo=Anna Viscito: «Vi racconto mio padre, il primo uomo ucciso da Cutolo»|autore=Titti Beneduce|sito=Corriere del Mezzogiorno|data=20 febbraio 2021|accesso=20 febbraio 2021}}</ref> Per questo [[reato]] verrà condannato all'[[ergastolo]], più altri 12 anni per reati minori, pena ridotta in [[Appello (ordinamento penale italiano)|appello]] a 24 anni di [[reclusione]].
In carcere si dedica alle letture e alla poesia, guadagnandosi il soprannome di
{{Citazione|Nel 1970, quando Raffaele Cutolo, mio compagno d'infanzia, era tornato momentaneamente libero, andammo con Vincenzo Alfieri nel Gargano per uno "scarico" di sigarette di contrabbando; in quell'occasione, ci incontrammo con alcuni esponenti della 'ndrangheta calabrese, tra cui i Mammoliti, i Di Stefano ed i Gangemi, che invitarono Cutolo a costituire "società", ossia un'organizzazione delinquenziale analoga a quelle esistenti in Calabria e in Sicilia, proponendogli di diventare "capo-società". Non se ne fece nulla, perché prima Raffaele poi io fummo arrestati. Il primo nucleo camorristico della NCO fu poi costituito proprio nel carcere di Poggioreale|Interrogatorio di Pasquale Barra del 23 febbraio 1983<ref>{{cita libro|Gigi Di Fiore|''La camorra e le sue storie''|2016|Utet}}</ref>}}
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