Carcharhinus longimanus: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
|||
Riga 56:
Lo '''squalo pinna bianca oceanico''' (''Carcharhinus longimanus'' ({{zoo|Poey|1861}})) conosciuto anche come '''squalo alalunga'''<ref>Regolamento (UE) 2019/124 del Consiglio del 30 gennaio 2019 31.1.2019 L 29/1 G.U. dell'Unione Europea</ref><ref>G.U. della Repubblica Italiana 2ª Serie speciale - n. 59 del 01-08-2019,</ref> o nella [[italianizzazione]] '''squalo longimano''', è un grande [[squalo]] [[Dominio pelagico|pelagico]] dei mari tropicali e temperati caldi appartenente alla [[famiglia (tassonomia)|famiglia]] [[Carcharhinidae]]<ref>{{WoRMS|summ=105794|autore=Bailly, N. (2014)}}</ref>. È una specie robusta, caratterizzata da lunghe ed arrotondate [[pinne]] a punta bianca. Spesso viene confuso con lo [[squalo pinna bianca del reef]] (''Triaenodon obesus'').
È un pesce aggressivo, ma che si muove lentamente, e domina le situazioni di sciacallaggio in mare. Rappresenta uno dei maggiori pericoli per i sopravvissuti ai disastri aerei o navali. Questa specie ha attaccato più volte l'uomo di quanto non abbiano fatto tutte le altre specie messe assieme.<ref name="RQ">{{Cita web|autore=Martin, R. Aidan.|titolo=Elasmo Research|editore=ReefQuest|accesso=6 febbraio|annoaccesso=2006|url=http://www.elasmo-research.org/education/shark_profiles/carcharhinidae.htm}}</ref><ref name="nova">Bass, A.J., J.D. D'Aubrey & N. Kistnasamy. 1973. ''Sharks of the east coast of southern Africa. 1. The genus Carcharhinus (Carcharhinidae)'', Invest. Rep. Oceanogr. Res. Inst., Durban, no. 33, 168 pp.</ref> Studi recenti<ref name="baum">Baum, J.K. and Myers, R.A. 2004. ''Shifting baselines and the decline of pelagic sharks in the Gulf of Mexico''. Ecology Letters. 7(3): 135–45.</ref><ref name="IUCN">{{Cita web|autore=IUCN|url=http://www.iucnredlist.org/search/details.php/39374/all|titolo=IUCN Red List of Threatened Species: Carcharhinus longimanus|accesso=18 luglio|annoaccesso=2006|dataarchivio=12 febbraio 2007|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070212051717/http://www.iucnredlist.org/search/details.php/39374/all|urlmorto=sì}}</ref> hanno sottolineato come il numero di
== Tassonomia ==
Lo squalo pinna bianca oceanico è stato in prima istanza descritto da [[René-Primevère Lesson]] nei suoi appunti presi durante la circumnavigazione del globo di [[Louis Isidore Duperrey|Louis Duperrey]], compiuta tra il 1822 ed il 1825 a bordo della corvetta “[[Coquille (corvetta)|Coquille]]”. Lo scrittore ha in particolare descritto due esemplari rinvenuti presso l'Arcipelago delle [[Tuamotu]], nella [[Polinesia francese]] ed ha assegnato loro il [[nomenclatura binomiale|nome]] di ''Squalus maou'', riferendosi alla parola polinesiana per “squalo”. Nome e descrizione di Lesson sono comunque state dimenticate.<ref name="ITIS">{{Cita web|autore=ITIS|url=https://www.itis.gov/servlet/SingleRpt/SingleRpt?search_topic=TSN&search_value=160330|titolo=Integrated Taxonomic Information System: Carcharhinus longimanus|accesso=18 agosto|annoaccesso=2008}}</ref>
Il nome attuale è stato scelto dal [[cuba]]no [[Felipe Poey]] nel 1861.<ref name="ITIS"/> Prima di allora il nome ''Pterolamiops longimanus'' è stato usato a lungo. L'epiteto ''longimanus'' si riferisce alla lunghezza delle pinne (''longimanus'' in latino significa infatti “dalla lunga mano”).<ref name="flmnh">{{Cita web|autore=Cathleen Bester|titolo=Oceanic Whitetip Shark|editore=Florida Museum of Natural history|accesso=22 luglio|annoaccesso=2006|url=http://www.flmnh.ufl.edu/fish/Gallery/Descript/OceanicWT/OceanicWT.html|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121215022230/http://www.flmnh.ufl.edu/fish/Gallery/Descript/OceanicWT/OceanicWT.html|dataarchivio=15 dicembre 2012|urlmorto=sì}}</ref> In lingua inglese
Le regole della Commissione Internazionale per la Nomenclatura Zoologica prevederebbero che la prima descrizione in ordine cronologico abbia la precedenza sulle altre; in questo caso il nome scientifico
== Habitat ==
Riga 73:
== Anatomia ed aspetto ==
[[File:Oceanic whitetip shark1.jpg|thumb|Uno squalo pinna bianca oceanico ]]
[[File:Oceanic Whitetip Shark.jpg|thumb|Squalo pinna bianca oceanico accompagnato da un gruppetto di [[pesce pilota|pesci pilota]]]]
La caratteristica peculiare di un ''C. longimanus'' risiede nella presenza di lunghe [[pinne pettorali]] e [[pinne dorsali|dorsali]], simili ad ali. Le pinne sono molto più grandi di quelle degli altri squali, e piuttosto arrotondate. La punta del muso è anch'essa arrotondata, gli occhi sono circolari e presentano membrane nictitanti.<ref name="flmnh" />
Riga 83:
== Dieta ==
Lo squalo pinna bianca oceanico si ciba principalmente di [[Cephalopoda|cefalopodi]] pelagici e [[Osteichthyes|pesci ossei]].<ref name="fishbase" /> Ad ogni modo, la sua dieta può essere molto più varia e meno selettiva.
== Comportamento ==
[[File:Carcharhinus longimanus 1.jpg|thumb|Un pinna bianca oceanico fotografato presso la barriera corallina di Elphinstone, nel [[Mar Rosso]], in [[Egitto]], accompagnato da [[pesce pilota|pesci pilota]].]]
[[File:Carcharhinus longimanus 2.jpg|thumb|Foto allo stesso pinna bianca oceanico, da diversa angolazione.]]
Lo squalo pinna bianca oceanico è in genere solitario e si muove lentamente al di sopra di vaste zone disabitate, alla ricerca di fonti di cibo.<ref name="flmnh"/> Fino al XVI secolo,<ref>{{Cita web|url=http://www.etymonline.com/index.php?search=shark&searchmode=none|titolo=Online Etymology Dictionary|accesso=8 agosto 2006}}</ref> gli squali erano noti ai marinai come “pescecani”<ref>{{Cita libro|titolo=The History of Underwater Exploration|url=https://archive.org/details/historyofunderwa00marx|autore=RF Marx|anno=1990|editore=Courier Dover Publications|pagine=3}}</ref> soprattutto perché proprio il pinna bianca oceanico, il più comune squalo inseguitore di navi,<ref name="FAO" /> esibiva un comportamento da cane quando veniva attirato il suo interesse. Se attirato da qualcosa che identificava come cibo, il pesce iniziava a muoversi in modo avido, e cominciava ad avvicinarsi in modo cauto, ma testardo, ritirandosi a distanza di sicurezza se allontanato, ma tenendosi pronto a scattare se se ne fosse presentata l'occasione.
Dei gruppi si possono formare quando esemplari che vivono nella stessa zona convergono su un territorio di caccia favorevole. Sembra che questo meccanismo non scatti di per sé per la presenza in acqua di sangue, o per una strana “sete di sangue”, ma per l'ipersensibilità comune ai membri della specie e per la loro capacità di raggiungere direttamente un obiettivo senza sprechi di energia (in assenza di cibo infatti mantengono un moto calmo e ripetitivo attraverso l'oceano, conservando le energie per il momento del bisogno). È tuttavia uno squalo competitivo ed opportunista che preferisce cibarsi il più possibile se ne ha la possibilità, senza attendere un possibile pasto più semplice in futuro.<ref name="FAO" />
Non sembrano esserci meccanismi di segregazione guidati dal sesso d'appartenenza o dalle dimensioni, né ciò avviene nei riguardi di membri di altre specie.
== Riproduzione ==
Riga 100:
È una specie con un'elevata importanza commerciale in quanto le sue pinne sono utilizzate nella preparazione della zuppa di squalo, e dal suo grasso viene ricavato dell'olio. Viene consumato fresco, affumicato, essiccato e sotto sale, e la sua livrea è utilizzata per la produzione di pelli.<ref name="FAO" /> È soggetto alla pesca attraverso il suo intero [[areale]];<ref name="IUCN" /> anche se è spesso utilizzato come esca, perché insegue le traiettorie di altre specie.<ref name="FAO" />
Il famoso ricercatore oceanografico [[Jacques Cousteau]] ha descritto il pinna bianca oceanico come “il più pericoloso tra tutti gli squali”.<ref>{{Cita libro|autore=Cousteau, Jacques-Yves & Cousteau, Philippe|titolo=The Shark: Splendid Savage of the Sea|editore= Doubleday & Company, Inc|anno=1970}}</ref> A dispetto della grande notorietà del [[Grande squalo bianco]] e di altre specie che vivono più vicine a terra, il pinna bianca oceanico è considerato responsabile di più attacchi nei confronti dell'uomo di quanti ne abbiano compiuti tutte le altre specie messe assieme, essendo in genere il primo ad attaccare i superstiti dei disastri aerei e navali.<ref name="RQ"/><ref name="nova"/> Questi incidenti possono sembrare minoritari nel XXI secolo, ma un episodio basta a chiarire come fossero importanti in passato. Durante un solo incidente, accaduto dopo il siluramento dell'americana [[USS Indianapolis (CA-35)|USS Indianapolis]] il 30 luglio 1945, tra i 600 e gli 800 marinai furono uccisi da squali.<ref name="RQ"/> Si ipotizza che i responsabili della carneficina fossero stati branchi di
Questa specie rappresenta un rischio minimo per i bagnanti e per gli sportivi, ma è letale per gli uomini che per qualche motivo si trovino in oceano aperto e che possano essere visti come prede.
Riga 107:
== Conservazione ==
Nel 1969, Lineaweaver and Backus hanno scritto sulla specie in questione: "è straordinariamente abbondante, forse il più numeroso tra i grandi animali, cioè quelli pesanti più di 100 libbre [45 kg], sulla faccia della [[Terra]]".<ref>{{Cita libro|autore=Thomas H. Lineaweaver III and Richard H. Backus|titolo=The Natural History of Sharks|anno=1969|editore=Lippincourt}}</ref> Ci sono stati soltanto pochi studi più approfonditi sulla popolazione degli
Un altro studio concentrato sul [[Golfo del Messico]], che ha usato un mix di dati statunitensi degli anni '50, con altri dei tardi anni '90, ha stimato, in quella zona, una diminuzione di popolazione del 99.3% tra i due periodi.<ref name="baum" /> Non sono stati tuttavia in quest'analisi considerati né i cambiamenti nella pesca, né i diversi metodi di raccoglimento dei dati, perciò la stima è oggi messa in discussione.<ref>Baum, J.K., Kehler, D. and Myers, R.A. 2005. ''Robust estimates of decline for pelagic shark populations in the northwest Atlantic and Gulf of Mexico''. Fisheries 30: 27–30.</ref>
In seguito a queste scoperte lo status della specie sulla [[IUCN Red List]] è stato cambiato in “Critico” globalmente (da VU) ed in “Critico” nell'Atlantico Nord-occidentale ed Occidentale.<ref name="IUCN" />
Dopo l'Accordo ONU sugli Stock di Pesce del 1995 i Paesi costieri e nei quali si pratica la pesca sono stati obbligati ad adottare misure per assicurare la conservazione di una lista di specie, ma pochi progressi sono stati fatti in questa direzione per quanto riguarda
== Note ==
| |||