Mini (2001): differenze tra le versioni

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La '''Mini''' è un'[[automobile]], rivisitazione in chiave moderna della [[Mini (1959)|Mini del 1959]], prodotta dal [[2001]] dalla casa automobilistica [[Regno Unito|Britannica]]britannica [[Mini (marchio)|Mini]] sotto l'egida del costruttore tedesco [[BMW]], e atta a ricoprire il [[Segmenti di automobili in Europa|segmento B]].
 
== Genesi ==
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All'inizio del [[1994]] BMW acquisì dalla [[British Aerospace]] il [[Gruppo Rover]], proprietario tra gli altri del marchio [[Mini (marchio)|Mini]]. La casa tedesca già dai primi [[Anni 1990|anni novanta]] stava cercando di ampliare la propria gamma di auto con l'aggiunta di una [[superutilitaria]], creando allo scopo tutta una serie di [[concept car]], tra cui l'[[auto elettrica]] E1, che più si avvicinava al segmento della Mini.<ref name="Brian Laban" >{{cita libro|lingua=inglese|autore=Brian Laban|titolo=The Mini: the making of a modern icon|url=https://archive.org/details/minimakingofmode0000laba|anno=2003|editore=Collins|città=London|ISBN=0-00-715275-2}}</ref>
 
Dopo l'acquisizione di Mini, i vertici della casa tedesca insistevano sul fatto che il futuro modello compatto del gruppo dovesse avere caratteristiche iconiche di BMW (come ad esempio la [[trazione posteriore]]) per sostenere gli standard e l'immagine del marchio tedesco; tuttavia, il marchio Mini non aveva nessunaalcuna di queste caratteristiche, così BMW vide questo come un'opportunità per creare un'altra vettura compatta, di livello ''premium'' ma a un prezzo ragionevole. IncominciaronoCominciarono così a prendere forma i progetti della futura gamma [[BMW Serie 1]] e di una nuova gamma a marchio Mini.<ref name="Brian Laban" />
 
In questo periodo anche Rover stava lavorando autonomamente all'erede della storica Mini. La prima proposta fu la ACV30, presentata durante il [[Rally di Monte Carlo 1997]]; il nome della concept era la sigla di ''Anniversary Concept Vehicle'', mentre il ''30'' stava a rappresentare i trent'anni dalla prima vittoria Mini al rally monegasco. La vettura era una [[coupé]] due posti alimentata da un motore posteriore prodotto da [[Morris Garages]].<ref name="Brian Laban" />
[[File:MINI concept ACV30 2009.jpg|thumb|left|La concept Mini ACV30 del 1997]]
 
Pochi mesi più tardi, Rover svelò un altro studio sulla nuova Mini: stavolta si trattava di due concept diverse, chiamate Spiritual e Spiritual Too, rispettivamente a due e a quattro porte. I veicoli rappresentavano stavolta un tentativo più realistico di creare una moderna Mini, e hanno coincisocoincisero con la creazione ufficiale da parte di BMW del "progetto Mini". Tuttavia queste due vetture rimasero entrambe allo stadio di concept.<ref name="Brian Laban" />
 
=== Il modello definitivo ===
Nel [[1998]] BMW incominciò a dare indicazioni precise circa la creazione della nuova Mini. Il primo aspetto preso in esame riguardò il [[Automotive design|design]], che venne scelto tra quindici proposte di stile diverse: cinque di esse venivano dal Centro Stile BMW in [[Germania]], altre cinque dal BMW Designworks in [[California]], quattro da Rover e una da uno studio esterno in [[Italia]]. Il progetto prescelto venne da BMW Designworks e portava la firma di [[Frank Stephenson]]: il suo progetto, che posizionava la nuova Mini tra le [[city car]], lasciava libero il segmento superiore alle nuove Serie 1, e si inseriva quindi perfettamente nei precedenti piani della casa per le vetture compatte.<ref name="Brian Laban" />
 
Pochi mesi dopo, a prendere in mano le redini della situazione, vienefu chiamato Gert Volker Hildebrand, già [[designer]] di [[Volkswagen]] e [[Mitsubishi Motors Corporation|Mitsubishi]]. Si dichiara entusiasta di quanto fatto fino quel momento da Stephenson: «Stephenson ha fatto un lavoro superbo. La nuova vettura fonde i tre archetipi del corpo umano: un solido corpo maschile, sensuali curve femminili e persino alcuni elementi arrotondanti tipicamente infantili». Ai primi due spetta l'attirare il pubblico maschile, al terzo di conquistare quello femminile. Dopo il lancio della nuova Mini, Stephenson ha commentato: «Volevamo che la prima impressione sulla macchina fosse: "non può essere che una Mini"».<ref name="Brian Laban" />
 
Originale è anche l'interno della nuova Mini, sebbene la strumentazione e i comandi siano ispirati al vecchio abitacolo. Fa discutere la distribuzione e lo sfruttamento degli spazi interni poiché la nuova Mini, pur presentata come una 4 posti, è in realtà una 2+2. Poche le soluzioni studiate per migliorarne il [[comfort]] del passeggero che, paradossalmente, è il vero punto d'incontro con la progenitrice Mini, nonostante una maggiormaggiore lunghezza e ingombro.
 
Moderna è la razionalità diffusa a ogni livello, tesa a evolvere la Mini degli [[anni 1960|anni sessanta]], ma anche a renderla più esclusiva, d'élite. Il peso della vettura impone l'utilizzo di motori di alta [[cilindrata]], abbastanza "assetati" rispetto alla vecchia generazione, ed è per questo che la casa madre ha adottato per la prima volta anche dei motori turbodiesel. La geometria delle [[sospensione (meccanica)|sospensioni]] è configurata secondo la struttura a ruote indipendenti [[MacPherson (meccanica)|MacPherson]] all'avantreno e uno schema a bracci multipli (''triple-link'') al retrotreno.
 
== Prima serie (R50/R52/R53, 2001-2007) ==