Piramide di Cheope: differenze tra le versioni

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Lo storico latino inserisce un interessante elenco di autori che hanno menzionato le piramidi nei loro scritti: [[Erodoto]], [[Evemero]], [[Duride di Samo]], [[Aristagora]], [[Dionigi di Alicarnasso]], [[Artemidoro di Efeso|Artemidoro]], [[Alessandro Poliistore]], [[Butoride]], [[Antistene]], [[Demetrio Falereo]], [[Demotele]] ed [[Apione]], mentre sono assenti [[Diodoro Siculo]] e [[Strabone]].<ref>{{cita libro |url=https://books.google.it/books?id=NK02AAAAMAAJ&lpg=PA18&ots=R1qxcCxLng&dq=plinio%20Erodoto%2C%20Evemero%2C%20Duride%20di%20Samo%2C%20Aristagora%2C%20Dionisio&hl=it&pg=PA18#v=onepage&q&f=false |autore=Domenico Valeriani |titolo=Nuova illustrazione istorico-monumentale del Basso e dell'Alto Egitto |editore=Paolo Fumgalli |città=Firenze |anno=1836}}</ref>
 
Plinio indica come lato di base della piramide di Cheope, 783 [[piede romano|piedi]] (circa {{M|231.8|8=m}}, un valore molto prossimovicino a quello effettivo), mentre l'altezza è sovrastimata a 725 piedi (più di {{M|214|u=m}}), come per gli altri autori. Plinio ricorda inoltre che [[Talete]] ebbe l'intuizione di calcolare l'altezza delle piramidi misurandone l'ombra proiettata sul terreno.
 
Plinio afferma che non esiste alcuna testimonianza dei sistemi utilizzati nelle fasi di edificazione, ma riporta diverse ipotesi in merito al trasporto dei blocchi di pietra. Alcuni pensano all'uso di piani inclinati di [[Nitrato di potassio|salnitro]] che furono successivamente sciolti attraverso l'uso delle acque del Nilo; altri parlano di impalcature di mattoni di fango che furono in seguito riutilizzati per abitazioni private.