Papa Leone I: differenze tra le versioni
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Leone comunicò le decisioni del sinodo ai vescovi della Provincia di [[arcidiocesi di Vienne|Vienne]] attraverso una lettera<ref>Ep. X.</ref>, inviando loro contemporaneamente anche un editto di Valentiniano III datato 8 luglio 445 in cui venivano appoggiate le misure prese dal Papa nei confronti di Ilario e veniva solennemente riconosciuto il primato del vescovo di Roma sull'intera Chiesa<ref>''Epist. Leonis'', ed. Ballerini, I 642.</ref>. Egli interpretò anzitutto i passi neotestamentari riguardanti Pietro ({{passo biblico|Mt|16,18}}; {{passo biblico|Lc|22,32}}; {{passo biblico|Gv|21, 15-17}}) in modo prettamente giuridico, cioè nel senso di una ''[[plenitudo potestatis]]'' donata da Gesù a [[Pietro (apostolo)|Pietro]]. Leone definì inoltre lo statuto giuridico del successore di Pietro con l'aiuto del diritto ereditario [[Diritto romano|romano]]: ogni successore di Pietro erediterebbe non le sue qualità e i suoi meriti personali (soggettivamente il papa resta un «erede indegno»), ma il mandato e il ministero trasmessi da Gesù Cristo a Pietro, con tutte le relative funzioni e i relativi pieni poteri (oggettivamente il papa, pur non essendo un [[apostolo]], è comunque ''apostolicus'')<ref>{{cita web|url=https://robertogaraventa.wordpress.com/2021/01/27/immutabilita-o-storicita-della-tradizione-cattolica/|titolo=Immutabilità o storicità della tradizione cattolica?|data=2013}}</ref>.
L'editto affermava infine che il primato del vescovo di Roma traeva origine dall'unicità dell'Urbe e dal [[Simbolo niceno-costantinopolitano|Credo di Nicea]]. Al ritorno nella sua diocesi, Ilario immediatamente cercò e probabilmente ottenne una riconciliazione con il papa, visto che tra di essi non si verificarono ulteriori problemi. Anzi, dopo la morte del vescovo, avvenuta nel 449, Leone dichiarò Ilario di ''beatae memoriae''. Nello stesso anno Leone I indirizzò lettere cordialissime per l'elezione del nuovo metropolita<ref>Epp. XL, XLI.</ref> sia al vescovo Ravennio, successore di Ilario nella sede di Arles, che agli altri vescovi della provincia. Quando però, poco tempo dopo, Ravennio consacrò un nuovo vescovo per succedere a quello di [[diocesi di Vaison|Vaison]], l'[[arcidiocesi di Vienne|arcivescovo di Vienne]], che si trovava a Roma, si oppose a questa consacrazione.
I vescovi della provincia di Arles, quindi, tutti insieme, scrissero una lettera al Papa, con la quale lo imploravano di rendere a Ravennio i diritti di cui era stato privato il suo predecessore Ilario<ref>Ep. LXV ''inter ep. Leonis''.</ref>. Nella sua risposta, datata 5 maggio 450<ref>Ep. LXVI.</ref>, Leone accondiscese alla loro richiesta. L'arcivescovo di Vienne doveva avere quali [[Diocesi suffraganea|suffraganee]] solamente le [[diocesi di Valence]], [[Arcidiocesi di Chambéry, San Giovanni di Moriana e Tarantasia|Tarantasia]], [[diocesi di Ginevra|Ginevra]], e [[Diocesi di Grenoble-Vienne|Grenoble]]; tutte le altre sedi insistenti nella provincia di Vienne divennero soggette all'arcivescovo di Arles, che tornò nuovamente mediatore tra la [[Santa Sede]] e l'intero episcopato gallico. Il vicariato di Arles esercitò per molto tempo i privilegi che Leone gli aveva concesso.
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