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==Storia==
Situato ai piedi dei [[monti Alburni]], deve le sue origini ad un gruppo di "esuli pestani", rifugiatisi nel [[IX secolo]] d.C., dopo che l'allora [[Poseidonia]], l'odiernapoi [[Paestum]], fu invasa da un gruppo di [[Sibariti]]. Si fermarono dopo 16 miglia, e il loro primo insediamento si ebbe in località "Pezza".
 
Le monete raffiguranti il [[Nettuno (divinità)|dio Nettuno]] rinvenute sul sito archeologico e i resti ancora visibili di un tempio con pavimenti mosaicati nella località "Pezza", testimoniano una presenza nel periodo ellenico.
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L'erudito spiega che ''Genestrosola'' significa ''Gens extra solem,'' con riferimento al fatto che il monte (gli Alburni), ostacolando la luce del mattino, ''rende l'aere meno sana''. Dalla ''corruzione'' di ''Genestrosola'' deriverebbe il nome ''Controne,'' da intendersi etimologicamente nel senso di ''contra solem.''<ref name=":1">{{Cita libro|autore=A. Capano| titolo=Controne. Note storiche | editore = Alburnia-3| città= Arci Postiglione| anno = 1993| p = 43}}</ref>
 
Il "''contra solem*,'' tradizionalmente considerato, su calco greco o latino, l'etimo del toponimo ''Controne'', potrebbe, dunque, non indicare la piena esposizione del paese alla luce del sole, quanto il ritardo con cui esso ne riceve al mattino i primi raggi a causa della sua collocazione geografica. Resta aperto, rispetto a questa proposta interpretativa, il problema della difficile individuazione della collocazione del Monasteromonastero nel territorio attuale di Controne o della vicina [[Postiglione (Italia)|Postiglione]].<ref>{{Cita libro|autore=A. Capano| titolo=Controne. Note storiche | editore = Alburnia-3| città= Arci Postiglione| anno = 1993| p = 44}}</ref>
 
Il Monasteromonastero fu fondato dal normanno Guglielmo di Postiglione. Questi ebbe due figli: Tancredi e Guglielmo II. Il feudo andò in eredità al primogenito Tancredi e successivamente ad Alessandrina, figlia di Tancredi, la quale aveva sposato Pandolfo Fasanella, anch’egli di stirpe normanna e appartenente alla famiglia dei Sanseverino.
 
Pandolfo di Fasanella nel 1246 partecipa alla congiura dei ''Baroni''baroni contro [[Federico II di Svevia|Federico II]], i quali, in accordo con [[papa Innocenzo IV]], avevano progettato di assassinare l’imperatore e suo figlio Enzo, in modo da eliminare la presenza degli Svevi nel Sud Italia.
 
Scoperta la trama, Federico si mosse da Grosseto e accorse immediatamente nel Regno, mentre i suoi sostenitori avevano già iniziato ad assalire nel [[Cilento]] le rocche dei traditori: [[Sala Consilina]] fu occupata, [[Altavilla Silentina]] rasa al suolo. Le truppe passarono anche per Controne e, se ebbero rispetto dei monaci, non esitarono a razziare e ad appropriarsi di qualsiasi cosa potesse loro servire. I congiurati si rifugiarono così nel castello di [[Capaccio Paestum|Capaccio]], sperando nell'aiuto del Pontefice, ma nel torrido luglio, rimasti privi di acqua, furono alla fine costretti ad arrendersi. Federico fece ben centocinquanta prigionieri.<ref>Un agile resoconto della congiura e della conquista del Castello di Capaccio si può leggere in {{Cita pubblicazione|autore=S. Manzi | titolo=Trasferimento dei benedettini da Controne a Castelcivita nel XIII secolo|rivista= "Il Postiglione"| anno = VI| numero = 7 | data = giugno 1994 | pp = 7-8}}</ref>
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Dopo lo scempio, con l'allontanarsi delle truppe imperiali, immediatamente il Vescovo di Capaccio, Benvenuto, uomo ''“provvidus”'' si diede alla ricostruzione della sua diocesi.
 
Gravemente danneggiata era stata anche la Badia di San Nicola, tanto da costringere i monaci a disperdersi in cerca di nuovi alloggi. Il Presule Capaccese, nel 1258, volle provvedere alla sistemazione di quel cenobio benedettino, risolvendo una vecchia questione feudale sorta con il Baronebarone di Postiglione del tempo: il medico salernitano Giovanni da Procida, subentrato ai Fasanella.
 
Nel mese di settembre dello stesso anno, davanti ai pubblici notai Guglielmo di Capaccio e Baldassarre di Agropoli, il Vescovovescovo e il Baronebarone raggiunsero un accordo.<ref name=":0">{{Cita libro|titolo=Manzi S., op. cit., p.13}}</ref>
 
Innanzitutto fu trovata una sistemazione decorosa per i monaci benedettini, che momentaneamente si trasferirono nel convento di San Filippo martire e confessore della ''Castelluccia'', nella cui chiesa si trovavano anche le reliquie del Santo.
 
Sulle proprietà del Monasteromonastero di San Filippo, infatti, vantava diritti la moglie di [[Giovanni da Procida]], per cui si rese necessario ottenere l’assenso del Baronebarone per tutta l’operazione del trasferimento e lì stettero per qualche decennio. (…''provvidit transferre sedem et statum ab ecclesia Sancti Nicolai de Controne ad ecclesiam Sancti Philippi de Castelluccia in qua est corpus Sancti Philippi martiris et confessoris in quo antiquitum monasterium fuisse fertur...)''<ref name=":0" />
 
Con la battaglia di Benevento nel 1266 [[Carlo I d'Angiò|Carlo I d’Angiò]] (guelfo) sconfigge le truppe (ghibelline) di [[Manfredi di Sicilia|Re Manfredi]]. Pandolfo di Fasanella, approfitta della situazione, scende in aiuto degli [[Angioini]] e con la vittoria rientra in possesso di tutti i suoi beni, tra cui anche la Terra di Controne.
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Nel 1298 Tommaso Sanseverino, Conte di Marsico e Contestabile del Regno, cede al nuovo Abate di San Nicola un territorio denominato ''Lanzo'' "''che frammezza tra gli confini di Castelluccia e Controne col jus di formare un cannezzo per uso di pesca alla parte del Ponte, ch'è sul fiume Calore"''<ref name="Capano A 1993, p.22" />.
 
I benedettini ressero la Badia fino al 1477. Da questa data il monastero mantenne tutte le prerogative e i titoli, ma spesso sarà governato da un [[abate commendatario]], al quale spetta solo la rendita che il convento produce, mentre l'autorità sui monaci è esercitata dal [[priore]]. L'abate commendatario generalmente non risiede nel monastero.[[File:Lapide chiesa Nicolaiana.jpg|miniatura|Foto: 1.Iscrizione della Bolla di Papa Benedetto XIII del 1727, apposta nella sagrestia della Chiesachiesa Nicolaiana.]]L'abbazia di San Nicola ne annovera parecchi, alcuni indossarono anche la berretta vescovile o cardinalizia come il cardinale [[Antonio Carafa (cardinale)|Antonio Carafa]]; il cardinale [[Bernardino Scotti]]; il cardinale [[Pier Luigi Carafa (1677-1755)|Pier Luigi Carafa]]; mons. Fabrizio de Capua arcivescovo di [[Arcidiocesi di Taranto|Taranto]] e poi di [[Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno|Salerno]] e il cardinale [[Scipione Borghese (1734-1782)|Scipione Borghese]].
 
Nel 1433 il re di Napoli [[Alfonso V d'Aragona|Alfonso I d’Aragona]] concede i Contadi di Capaccio, Castelluccia, Controne ed altri ad Americo Sanseverino, signore di [[Montesano sulla Marcellana|Montesano]], [[Padula]], [[Laurino]] e di altri Feudi.<ref>{{Cita libro|autore=A. Capano| titolo=Controne. Note storiche | editore = Alburnia-3| città= Arci Postiglione| anno = 1993| p = 25}}</ref>
 
I suddetti feudi passarono successivamente a Guglielmo Sanseverino terzogenito di Americo, ma ne fu privato in quanto ribelle al re di Napoli [[Ferdinando I di Napoli|Ferrante I d’Aragona]] per aver partecipato alla nuova congiura dei Baronibaroni. Infatti, il re Ferrante, aspirava ad una modernizzazione dello stato e ad una riforma fiscale che avvantaggiasse le amministrazioni comunali chiamate ''Università,'' a discapito dei diritti feudali dei Baronibaroni e della Chiesa. I Baronibaroni mal sopportarono tale riforma e non erano disposti a perdere privilegi consolidati nel tempo.
 
La definitiva conclusione di questo movimento si ebbe nel 1487 nel [[Maschio Angioino|Castel Nuovo]] di [[Napoli]], precisamente nella sala dei Baronibaroni, dove furono invitati tutti i più importanti signori del Regno con la scusa di celebrare le nozze della nipote del Re. In realtà questa era una trappola: i Baronibaroni furono arrestati e condannati a morte.
 
Successivamente divenne signore di Controne e di Castelcivita Francesco D’Alitto, il quale appoggiò la politica francese di [[Francesco I di Francia|Francesco I]] e di [[papa Clemente VII]], in contrasto con gli interessi e le mire espansionistiche dell’imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V d’Asburgo]].<ref>{{Cita libro|autore=A. Capano| titolo=Controne. Note storiche | editore = Alburnia-3| città= Arci Postiglione| anno = 1993| pp = 25-26}}</ref>
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Il dipinto ad olio, di dimensioni ragguardevoli, (conservato presso il museo diocesano di Teggiano) oltre a raffigurare la Madonna del Rosario, seduta in trono con bambino, riporta in basso, il nome dell’Università e due aquile reali di color nero. (Foto: 4)
 
Con l’opera, commissionata dalla Baronessabaronessa Camilla Vitelli e dalla popolazione civica, si voleva dare simbolicamente un'ispirazione identitaria e di orgoglio, nei confronti dell’Abate Commendatario.<ref name="ReferenceA"/>
 
Non va trascurato il fatto, (ma questa è solo un’ipotesi) che l’aquila nera è anche l’emblema dell’imperatore Carlo V, il quale, donò il feudo, nel 1527, alla famiglia Vitelli.
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== Sport ==
Gli sport più praticati a Controne sono: il [[Calcio (sport)|calcio]] e la [[pallavolo]]. cheLa storicamentesocietà hannocalcistica attiratolocale l'interesseè deiil Controne, fondato nel 2009 in continuità con esperienze pregresse, mai spintasi oltre le divisioni cittadinidilettantistiche contronesiterritoriali.
 
Attualmente esiste una sola squadra di calcio l'''A.S.D. Controne'' che milita in [[Prima Categoria]]. La squadra fondata nel 2009 sulle ceneri di precedenti associazioni sportive ha come stemma un'Aquila Bicipite stilizzata (che prende spunto da quella presente nello stendardo del Comune di Controne) sovrastante un vecchio pallone da calcio.
Esiste anche una squadra di calcio a 5, l’ASDil Futsal Controne, che disputaa ilsua volta campionatomilita dia Serielivello Dlocale.
 
== Note ==