Matteo Bonello: differenze tra le versioni

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Uccidendo l'ammiraglio Maione, il Bonello si era però inimicato una parte influente della corte normanna. Ritiratosi sollecitamente nel suo castello di [[Caccamo]], Bonello, e riuniti nel marzo del [[1161]] alcuni potenti signori feudali del regno, organizzò in gran segreto una congiura contro lo stesso Guglielmo. La sala del castello da allora è tradizionalmente detta della «Congiura». Re Guglielmo fu catturato il 9 marzo [[1161]], mentre dava udienza con Aristippo nel salone della [[Palazzo dei Normanni|Torre Pisana]], fu imprigionato e dichiarato decaduto, mentre veniva proclamato re al suo posto il figlio Ruggero, di appen 9 anni.
 
La rivolta tuttavia si trasformò in una violenta sommossa incontrollata. Vennero uccisi diversi membri della corte {{cn|e fu avviata una caccia ai [[musulmano|musulmani]] che, considerati usurpatori, vennero massacrati a decine.}} I palazzi reali vennero saccheggiati e dati alle fiamme con {{cn|la distruzione di un insostituibile patrimonio librario (fu persa l'edizione in [[Lingua latina|latino]] del ''Kitāb Rujār'') e artistico (fra tutti si ricorderanno il [[planisfero]] d'argento e la sfera armillare realizzati dal grande geografo [[Arabi|arabo]] [[Idrisi]] per conto di [[Ruggero II di Sicilia|Ruggero II]], quasi certamente fatti a pezzi e fusi}}), oltre alle preziosissime porcellane. Furono inoltre bruciati gli atti conservati negli archivi e i registri del catasto, {{cn|probabilmente per precisi interessi personali di chi aveva usurpato beni immobili e fondi.}}
 
{{cn|L'[[harem]] fu violato e le donne violentate, mentre si uccidevani gli [[Eunuco|eunuchi]]}} che assolvevano a corte gli incarichi amministrativi più importanti. {{cn|I [[musulmani]] (che operavano nel campo dei commerci e cui era vietato in modo assoluto possedere armi) restarono in balia della folla, riuscendo in buona parte a salvarsi solo grazie alle viuzze assai strette dei quartieri da loro abitati.}} La particolare ferocia della rivolta baronale - che colpì tra l'altro il noto poeta Yahya ibn al-Tifashi<ref>John Julius Norwich, ''Il regno nel sole. I Normanni nel Sud, 1130-1194'', Milano, Mursia, 1972-1979, p. 256.</ref> - indusse al-Idrisi ad abbandonare per sempre la Sicilia alla volta del [[Nordafrica]], dove morì sei anni più tardi.