Anna Bolena: differenze tra le versioni

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Molte sono le leggende e le storie fantastiche riguardanti la Bolena sopravvissute nel corso dei secoli. Secondo una di queste la salma di Anna sarebbe stata segretamente sepolta nella chiesa di [[Salle (Norfolk)|Salle]] nel [[Norfolk]], sotto a una lastra nera, vicino alle tombe dei suoi antenati<ref name=Lofts>Norah Lofts, ''Anne Boleyn'', 1979.</ref>, mentre secondo altri le sue spoglie riposerebbero in una chiesa dell'[[Essex]], sulla strada per Norfolk. C'è anche una leggenda in base alla quale il cuore della regina, su sua esplicita richiesta, sarebbe stato sepolto nella chiesa di Santa Maria a [[Erwarton]], nel [[Suffolk]], da suo zio, sir Philip Parker.
 
Nel [[XVIII secolo]] circolò in Sicilia una leggenda secondo cui, a detta dei contadini del villaggio di [[Nicolosi]], per aver fatto allontanare il re Enrico VIII dalla Chiesa cattolica, Anna fu condannata a bruciare per l'eternità all'interno dell'[[Etna]]<ref>{{Cita libro|autore = Michael Pratt|titolo = Nelson's Duchy, A Sicilian Anomaly|url = https://archive.org/details/nelsonsduchysici0000prat|anno = 2005|pagina = 48|isbn = 1-86227-326-X}}</ref>.
 
La leggenda più famosa, però, è quella del suo fantasma, a volte avvistato con la testa sotto il braccio: molti sostengono di aver distinto la figura della regina al [[castello di Hever]], alla [[Blickling Hall]], alla chiesa di Salle, alla [[Torre di Londra]] e alla Marwell Hall<ref name=Lofts />. Tuttavia, il più famoso avvistamento del fantasma regale è stato descritto dallo studioso dei [[Paranormale|fenomeni paranormali]] [[Hans Holzer]]. Egli racconta che nel 1864 fu alloggiato nella Torre di Londra un certo J.D. Dundas, generale maggiore del sessantesimo reggimento dei ''King's Royal Rifle Corps''; guardando fuori dalla finestra del suo alloggio, Dundas notò una guardia che si comportava in maniera strana nel cortile sottostante, davanti agli alloggi dove – secoli prima – era stata imprigionata Anna. Secondo il suo racconto sembrava che la guardia sfidasse qualcosa, descritta dal generale come «una figura femminile biancastra che "slittava" verso il soldato». La guardia caricò la figura con la sua [[baionetta]] e poi svenne<ref>Hans Holzer, ''Ghosts I've Met'', 1965.</ref>. Solo la testimonianza del generale presso la [[corte marziale]] salvò la guardia da una lunga pena detentiva per essere svenuto mentre era in servizio.