Józef Piłsudski: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 168:
=== Ricostituzione della Polonia ===
 
[[File:Ulica Mokotowska 50, Warsaw.JPG|thumb|''Ulica Mokotowska 50'', [[Varsavia]], dove Piłsudski soggiornò dal 13 al 29 novembre 1918, dopo il suo rilascio da [[Magdeburgo]]]]
[[File:Polski automobil pancerny z obrony Lwowa 1918-19.JPG|thumb|L'Autoblindato improvvisato ''Piłsudski'' realizzato nel 1919]]
 
L'11 novembre 1918 a Varsavia, Piłsudski ricevette la nomina di [[comandante in capo]] delle forze polacche dal Consiglio di reggenza e gli andò affidata la creazione di un governo nazionale per il nuovo paesePaese indipendente. In quello stesso giorno, che sarebbe diventato il [[giorno dell'indipendenza della Polonia]], proclamò la sovranità della [[Seconda Repubblica di Polonia|nazione polacca]].<ref name="cie2002"/>
 
Quella settimana, Piłsudski negoziò l'evacuazione della guarnigione tedesca da Varsavia e di altre truppe tedesche dall'[[Ober Ost]]. Oltre 55.000 teutonici salutarono senza combattere la Polonia, lasciando le loro armi ai biancorossi. Nei mesi a venire, in più di 400.000 lasciarono i territori della neonata repubblica.<ref name="cie2002"/><ref>{{cita|Urbankowski (1997)|vol. 1, pp. 256, 277–278}}.</ref>
Riga 193:
Wacław Jędrzejewicz, nel suo scritto ''Piłsudski: A Life for Poland'' (''Piłsudski: Una vita per la Polonia''), descriveva "il Comandante" come assai cauto nei processi decisionali: Piłsudski raccoglieva tutte le informazioni pertinenti disponibili, ragion per cui si prendeva il suo tempo per valutarle prima di arrivare a una decisione finale.<ref name="mac219"/> Preservava uno stile di vita semplice, mangiando pasti spesso da solo in ristorante economici e lavorando talvolta fino a notte fonda.<ref name="mac219"/> Malgrado fosse popolare tra molti polacchi in pubblico, la sua reputazione di lupo solitario (risultato di molti anni di lavoro clandestino) e di uomo che diffidava di quasi tutti gli costò la fama di persona sfuggente e poco collaborativa agli occhi degli altri politici polacchi.<ref name="mac214"/>
 
Piłsudski e il primo governo polacco erano guardati con sospetto in Occidente, in quanto aveva collaborato con gli [[Imperi centrali]] dal 1914 al 1917 e perché i governi di Daszyński e Jędrzej Moraczewski erano guidati perlopiù da socialisti.<ref name="cie2002"/> Fu solo nel gennaio 1919, quando il famoso pianista e compositore [[Ignacy Jan Paderewski]] divenne [[Primoprimo ministro della Polonia]] e ministro degli esteri di un nuovo governo, che il resto del continente guardò con maggiore tranquillità a quanto accadeva a Varsavia.<ref name="cie2002"/>
 
Tuttavia, restavano ancora due differenti gabinetti che si proclamavano entrambi quelli legittimi in patria: quello di Piłsudski a Varsavia e quello di Dmowski a Parigi.<ref name="mac219"/> Per garantire che la Polonia disponesse di un unico esecutivo e per scongiurare la guerra civile, Paderewski incontrò Dmowski e Piłsudski e persuase loro a congiungere le forze, con Piłsudski in qualità di Capocapo di Stato provvisorio e comandante in capo mentre Dmowski e Paderewski in qualità di rappresentanti della Polonia alla [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|Conferenzaconferenza di pace di Parigi]].<ref>{{cita|MacMillan (2006)|pp. 222–223}}.</ref> Gli articoli 87-93 del [[trattato di Versailles]] e del cosiddetto piccolo trattato di Versailles, firmato il 28 giugno 1919, confermavano formalmente l'indipendenza della Polonia e il suo riconoscimento come Stato sovrano.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=v3hCAgAAQBAJ&pg=PA531|p=531|lingua=en|titolo=The Creation of States in International Law|autore=James R. Crawford|edizione=2|editore=OUP Oxford|anno=2006|isbn=978-01-91-51198-1}}</ref><ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=GAQ8vIJE8_QC&pg=PA114|anno=1999|autore=Thomas D. Grant|lingua=en|titolo=The Recognition of States: Law and Practice in Debate and Evolution|editore=Praeger|isbn=978-0-275-96350-7|p=114}}</ref>
 
[[File:PL Turek Pilsudski Monument 11.jpg|thumb|Monumento dedicato a Piłsudski a [[Turek]] (realizzato nel 1936)]]
Riga 203:
Il 20 febbraio 1919, Piłsudski proclamò che avrebbe ceduto i suoi poteri al nuovo parlamento polacco (''[[Sejm]]''). Tuttavia, quest'ultimo organo ripristinò il suo ufficio nella [[Piccola Costituzione del 1919]]. Il termine "provvisorio" andò cancellato dal suo titolo e Piłsudski preservò la carica fino al 9 dicembre 1922, dopo che [[Gabriel Narutowicz]] fu eletto primo [[presidente della Repubblica di Polonia|presidente della Polonia]].<ref name="gov"/>
 
La principale iniziativa di politica estera di Piłsudski riguardava la costituzione di una federazione, la "''[[Międzymorze]]''" (letteralmente "Tra i mari" e conosciuta in [[lingua latina]] come ''[[Intermarium]]''), che si estendesse dal [[marMar Baltico]] al [[marMar Nero]]. Essa avrebbe dovuto annoverare al suo interno la Polonia, i [[Paesi baltici]], la [[Bielorussia]] e l'[[Ucraina]], nel tentativo di riportare in auge quella che era la [[Confederazione polacco-lituana]] prima che avessero operato le [[Spartizioni della Polonia|spartizioni]].<ref name="pwn"/><ref name="cie2002"/><ref>{{cita|Jędrzejewicz (1990)|p. 93}}.</ref>
 
Il piano di Piłsudski incontrò l'opposizione della maggior parte dei potenziali statiStati membri, i quali si rifiutarono di rinunciare a qualsiasi loro indipendenza, conquistata con la fatica, nonché delle potenze alleate, le quali ritenevano che un simile cambiamento geopolitico avrebbe potuto sconvolgere gli equilibri di potere tanto faticosamente indicati dai trattati post-bellici.<ref>{{cita web|lingua=en|accesso=31 agosto 2021|url=http://www.historynet.com/wars_conflicts/20_21_century/3038436.html?featured=y&c=y|sito=historynet.com|autore=Robert Szymczak|titolo=Polish-Soviet War: Battle of Warsaw|dataarchivio=7 ottobre 2007|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071007194853/http://www.historynet.com/wars_conflicts/20_21_century/3038436.html?featured=y&c=y|urlmorto=sì}}</ref> Secondo lo storico George Sanford, fu intorno al 1920 che Piłsudski si rese conto dell'infattibilità del suo ambizioso piano.<ref>{{cita libro|autore=George Sanford|anno=2002|titolo=Democratic Government in Poland: Constitutional Politics Since 1989|città=New York|editore=Palgrave Macmillan|isbn=978-0-333-77475-5|url=https://books.google.it/books?id=upWHDAAAQBAJ&printsec=frontcover&dq=Democratic+Government+in+Poland:+Constitutional+Politics+Since+1989&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|lingua=en|pp=5-6}}</ref>
 
Invece di raggiungere un'alleanza dell'[[Europa centrale]] e [[Europa orientale|orientale]], si profilò presto all'orizzonte una serie di conflitti lungo i confini, tra cui la [[guerra polacco-ucraina]] (1918-1919), la [[guerra polacco-lituana]] (1920, culminata con l'[[ammutinamento di Żeligowski]]), gli scontri con la [[Cecoslovacchia]] (a partire dal 1918), e, forse la schermaglia più enfatica, la [[guerra polacco-sovietica]] (1919–1921).<ref name="pwn"/> [[Winston Churchill]] commentò in maniera caustica il tormentato scenario dell'[[Europa orientale]] affermando; "La guerra dei giganti è finita e sono cominciate quelle dei pigmei".<ref>{{cita|Davies (1993)|p. 1035}}.</ref>
 
=== Guerra polacco-sovietica ===