Senigallia: differenze tra le versioni

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=== Città romana<ref name="ReferenceA"/> ===
Dopo la [[battaglia di Sentino]] ([[295 a.C.]] circa) i romani ebbero il definitivo controllo sulla [[Campania]], l'[[Etruria]], l'[[Umbria]] e appunto il territorio tra il fiume [[Esino (fiume)|fiume Esino]] e il fiume [[Montone (fiume)|fiume Montone]] popolato dai Galli Senoni che fu denominato da quel momento ''[[Ager Gallicus]]''<ref>[[Tito Livio]], "Ab Urbe Condita", V, 3, 35.</ref>.
 
Nel [[284 a.C.]], su spinta del Console [[Manio Curio Dentato]] (che vinse [[Pirro]] a Benevento), i romani istituirono la [[colonia romana]] di ''Sena Gallica'', la prima sull'[[Mare Adriatico|Adriatico]]<ref name=storia/>, al posto di quella che era la "capitale" dei galli in Italia, per distinguerla dall'altra colonia ''Sena'' (ora [[Siena]]) situata in [[Etruria]], l'attuale [[Toscana]].
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Infatti, dal matrimonio di Giovanni della Rovere e Giovanna da Montefeltro era nato nel frattempo ([[1490]]) [[Francesco Maria I della Rovere]], che verrà adottato dall'ultimo duca del Montefeltro, [[Guidobaldo da Montefeltro|Guidobaldo]], e unirà i domini delle due famiglie diventando [[Ducato di Urbino|Duca di Urbino]] nel [[1508]] e Signore di Senigallia.
[[File:Senigallia Comune targa 1643.jpg|thumb|Senigallia Comune targa 1643, episodio guerra per il Ducato di Castro, <ref>{{Cita libro|titolo=L'incursione veneziana contro Senigallia - Un episodio della guerra per il ducato di Castro|editore=Comune di Senigallia, stampa 1975 (Senigallia : Tipografia Marchigiana)|p=48|url=https://archive.org/details/l-incursione-veneziana-contro-senigallia/mode/2up?q=contarini}}</ref>.]]
Da questo momento i Della Rovere governarono sul Ducato di Urbino (con Pesaro) e su Senigallia fino alla morte dell'ultimo maschio della dinastia, avvenuta nel [[1631]]<ref>{{Cita libro|titolo=I Della Rovere e la rocca di Senigallia tra storia e restauro : guida alla Mostra|editore=[S.l. : s.n.], stampa 1995 (Rimini : Grafica Nanni)|p=9}}</ref>: in base alla legge salica, con la mancanza di un erede maschio il ducato fu reintegrato nei domini diretti del papato. Fu costruito il [[Palazzo ducale (Senigallia)|palazzo ducale]], il [[palazzo comunale (Senigallia)|palazzo comunale]], la [[Chiesa della Croce (Senigallia)|chiesa della Croce]] e si incluse nella cinta muraria [[Pentagono (geometria)|pentagonale]] parte della riva sinistra del [[Misa (fiume)|fiume Misa]], cioè il quartiere del porto.
 
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L'apertura della città all'esterno rese ancora più chiara la voga turistica che stava prendendo la città, e purtuttavia manteneva una zona portuale dedita alla pesca che si accompagnava al cementificio che si era sviluppato sin dalla fine del XIX secolo nella zona del porto, e che fino a tutti gli anni '70 del '900 ha rappresentato una delle principali aziende cittadine.
 
Gli eventi bellici della [[prima guerra mondiale|prima]] e [[seconda guerra mondiale]] hanno lasciato nella città fortunatamente pochi segni: i fori di proiettile che si trovano al Foro Annonario, la demolizione e ricostruzione dei principali ponti cittadini. Nel 1943-44 Senigallia fu sede, presso i locali della Colonia marina UNES, di uno di [[campi di concentramento della Repubblica Sociale Italiana]] destinato a ospitare gli ebrei arrestati nella provincia di Ancona. Vi passarono 20-30 ebrei trasferiti a [[Fossoli]] nel maggio 1944 e di lì deportati ad [[Auschwitz]]. Gli altri detenuti furono liberati dai partigiani nel giugno 1944. L'edificio è stato demolito nel 2009.<ref>[https://www.cdec.it/formazione/percorsi/per-la-storia-della-shoah/l-picciotto-i-campi-di-concentramento-provinciali-per-ebrei-1943-1945/ Centro di documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC)].</ref> <ref>Giuseppe Morgese e Daniele Duca, ''Una regione e i suoi "campi": tra concentramento, internamento, liberazione, deportazione e supplizio (1940 - 1944)'', Ikona Venezia, 2014.</ref>
 
Nel secondo dopoguerra la città attraversò un forte periodo di crescita, e segnale della ripresa fu di nuovo il turismo.
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Inutilizzato da dopo il terremoto del [[1930]], è stato completamente ricostruito alla fine del [[XX secolo]].
 
Il Teatro Fatati è uno dei più piccoli Teatri delle Marche. {{cn|Dedicato alla famiglia nobile anconetana Fatati in ricordo dell'ultima esponente Luisa vissuta nel secolo scorso di cui il Museo conserva importanti cimeli, il piccolo Teatro è situato nelle scuderie dell'antico palazzo settecentesco Monti Malvezzi, Il Teatro si trova all'interno del Museo del Giocattolo Antico collezione Turchi Schiavoni. Nota storica: qui nel 1728 fu allestito il primo teatrino privato cittadino dalla famiglia Monti. Numerosi artisti di fama internazionale hanno suonato al Teatro Fatati tra i tanti il clavicembalista Ennio Cominetti e i chitarristi Dodi Battaglia Maurizio Di Fulvio Giuseppe Continenza Josep Manzano.}}
 
=== Cucina ===