Tiberio: differenze tra le versioni

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[[File:Tiberio, 30 dc ca., 6052.JPG|upright=0.8|miniatura|sinistra|Busto di Tiberio appartenente al primo tipo ritrattistico di Tiberio, creato forse attorno al 19 a.C.<ref>{{cita|Pollini 2005|pp. 59 e 64-65}}.</ref><ref group=N>Per un riassunto delle cronologie proposte in relazione ai ritratti di Tiberio, vedi {{cita|Slavazzi & Torre 2016|p. 39 n. 93}}.</ref> ([[Museo Archeologico Nazionale di Napoli]])]]
 
Il piccolo Tiberio, costretto a prendere parte alla fuga e a patire le insicurezze del viaggio, ebbe dunque un'infanzia disagevole e agitata,<ref name="Svetonio_6">{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 6}}.</ref> fino a quando gli [[Guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio#Il triumvirato si incrina. La guerra di Perugia|accordi di Brindisi]], che ristabilivano una pace precaria, permisero agli antoniani fuoriusciti di fare ritorno in Italia. Nel [[39 a.C.]] [[Augusto|Ottaviano]] decise di divorziare da sua moglie [[Scribonia]], dalla quale aveva avuto la figlia [[Giulia maggiore (figlia di Augusto)|Giulia]], per prendere in sposa la madre del piccolo Tiberio, [[Livia Drusilla]], della quale era sinceramente innamorato. È possibile che dietro le nozze ci fosse anche un disegno politico: Ottaviano sperava così di riavvicinarsi alla fazione degli antoniani, mentre l'anziano padre di Tiberio intendeva, concedendo sua moglie a Ottaviano, allontanare sempre più il rivale da Sesto Pompeo, che era lo zio di Scribonia<ref>{{cita|Spinosa 1991|pp. 22–2322-23}}; {{cita|Levick 1999|pp. 14-15}}; {{cita|Mazzolani 1992|p. 57}}.</ref>. Al suo ritorno in Italia, Tiberio era stato adottato per via testamentaria da [[Marco Gallio]], forse un amico e un alleato del padre, raccogliendone l'eredità; poiché Gallio era stato un nemico di Ottaviano, però, Tiberio in seguito non ne assunse il nome.<ref name="ReferenceC">{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 6}}; {{cita|Levick 1999|p. 19}}.</ref>
 
Tiberio e il fratello minore [[Druso maggiore|Druso]] furono mandati a vivere presso l'anziano padre: nel [[33 a.C.]] quest'ultimo morì senza aver ricevuto alcuna promozione politica e fu proprio il figlio maggiore a pronunciarne la ''[[laudatio funebris]]'' dai [[rostri]] del [[Foro Romano|Foro]].<ref>{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 6}}; {{cita|Levick 1999|p. 15}}; {{cita|Seager 2005|p. 8}}.</ref> Tiberio si trasferì dunque nella casa di Ottaviano assieme alla madre e al fratello, proprio mentre le tensioni tra Ottaviano e Antonio sfociavano in un nuovo [[Guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio#Ottaviano contro Antonio: battaglia di Azio e vittoria di Ottaviano|conflitto]], che si concluse nel [[31 a.C.]] con lo [[Battaglia di Azio|scontro decisivo di Azio]]. Nel [[29 a.C.]], durante la cerimonia del [[trionfo]] di [[Augusto|Ottaviano]] dopo la definitiva vittoria su Antonio ad Azio, fu Tiberio a precedere il carro del vincitore, conducendo il cavallo interno di sinistra, mentre [[Marco Claudio Marcello (nipote di Augusto)|Marcello]], nipote di Ottaviano, montava quello esterno di destra, trovandosi dunque al posto d'onore. Diresse in seguito anche i [[ludi|giochi urbani]] e prese parte a quelli [[ludi|troiani]], tenuti nel circo, come capo della squadra dei fanciulli più grandi.<ref name="ReferenceC"/> Il 24 aprile del [[27 a.C.]] fu vestito della [[toga|toga virile]];<ref>{{cita|Levick 1999|pp. 19-20}}; {{cita|Seager 2005|p. 12}}.</ref> durante lo stesso anno, dedicò dei giochi funebri al padre e al nonno materno [[Marco Livio Druso Claudiano]].<ref>{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 8}}; {{cita|Vervaet 2020|p. 124}}.</ref>
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Dopo la seduta del Senato del 17 settembre del [[14]],<ref group=N>Convenzionalmente, si ritiene che Tiberio sia stato acclamato imperatore nella stessa seduta del Senato durante la quale Augusto fu divinizzato, ovvero il 17 settembre del [[14]]. In realtà, le fonti non sono chiare su questo punto: secondo alcuni, Tiberio non fu acclamato imperatore prima di metà ottobre ({{cita|Sage 1982|''passim''}}; {{cita|Levick 1999|pp. 68-75}}; {{cita|Swan 2004|p. 299}}). Per una cronologia comparata delle nostre principali fonti al riguardo vedi {{cita|Schrömbges 1992|pp. 299 e 303}}.</ref> dunque, Tiberio divenne il successore di Augusto alla guida dello Stato romano, mantenendo la ''[[tribunicia potestas]]'' e l{{'}}''[[imperium proconsulare maius]]'' insieme agli altri poteri di cui aveva usufruito Augusto, e assumendo il titolo di ''princeps''. Rimase imperatore per quasi ventitré anni, fino alla sua morte, nel [[37]]. Il suo primo atto fu quello di ratificare la divinizzazione di suo padre adottivo, [[Augusto]] (''divus Augustus''), come in precedenza era stato fatto con [[Gaio Giulio Cesare]], confermandone inoltre il lascito ai soldati.<ref>{{cita|Grant 1984|p. 24}}; {{cita|Scullard 1992|p. 324}}.</ref>
 
Fin dall'inizio del suo principato, Tiberio si trovò a dover convivere con l'incredibile prestigio che [[Germanico Giulio Cesare|Germanico]], il figlio di suo fratello, Druso maggiore, che egli stesso aveva adottato per ordine di Augusto, andava acquisendo presso tutto il popolo di Roma.<ref name="Caligola_4">{{cita|Svetonio|''Gaio Cesare'', 4}}.</ref> Questi, pur con numerose difficoltà, riuscì a tenere a bada le legioni sul [[Reno]] all'indomani della morte di Augusto,<ref>{{cita|Alston 2002|p. 25}}.</ref> e a terminare le sue [[Spedizione germanica di Germanico|campagne sul fronte settentrionale]], dove riuscì a recuperare due delle tre ''[[legione romana|Aquile legionarie]]'' perdute nella [[battaglia della foresta di Teutoburgo|battaglia di Teutoburgo]].<ref name="Scarre31">{{cita|Scarre 1995|p. 31}}.</ref>. Per quanto le fonti suggeriscano che Tiberio fosse geloso, o temesse il figlio adottivo,<ref>{{cita|Gibson 2012|p. 47}}.</ref> Germanico fu onorato ampiamente nel complesso delle commemorazioni dinastiche, includendolo nei gruppi statuari nella posizione più importante, alla sua destra, lo elogiò in Senato quando giunse la notizia che la rivolta sul Reno era stata domata, propose per il figlio adottivo un'acclamazione imperatoria, gli concesse il trionfo (durante il quale distribuì alla popolazione un grande donativo di sesterzi in nome del figlio), lo fece console assieme a lui nel [[18]] e gli conferì l{{'}}''imperium proconsulare maius'' quando si trattò di affidargli uno speciale compito in [[Tiberio Claudio Nerone#In Oriente|Oriente]], in seguito ad una crisi in [[Regno d'Armenia|Armenia]].<ref>{{cita|Spinosa 1991|pp. 100–101100-101}}; {{cita|Hurlet 1997|pp. 163-208}}; {{cita|Rose 1997|pp. 24-27}}; {{cita|Alston 2002|pp. 27-28}}; {{cita|Drogula 2015|p. 130}}; {{cita|Sawiński 2021|p. 96}}.</ref> Allo stesso tempo, Tiberio nominò governatore della Siria [[Gneo Calpurnio Pisone]], che era stato collega nel consolato dello stesso imperatore nel [[7 a.C.]], il quale credette di essere stato spedito in Siria per tenere sotto controllo Germanico.<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|II, 43}}; {{cita|Drogula 2015|p. 136}}.</ref><ref group=N>I motivi dietro questa scelta sono stati discussi. Se alcuni hanno sostenuto che Pisone fosse un confidente di Tiberio, inviato in Siria per tenere sotto controllo Germanico, come lui stesso aveva creduto, ed evitare un'inutile guerra, altri hanno invece osservato come Pisone non avesse i poteri legali per controllare il principe e che non esistano prove di un'amicizia fra Pisone e Tiberio, e che piuttosto questi avesse mandato il senatore in Siria proprio per accattivarsene il favore ({{cita|Goodyear 1981|pp. 325-326}}; {{cita|Syme 1993|pp. 551-554}}; {{cita|Levick 1999|p. 154}}; {{cita|Alston 2002|p. 27}}; {{cita|Seager 2005|p. 83}}; {{cita|Bert Lott 2012|p. 41}}; {{cita|Drogula 2015|''passim''}}).</ref>
 
[[File:Tiberius, Roman emperor 14-37, Ny Carlsberg Glyptotek, Copenhagen (36420120685).jpg|miniatura|upright=1.5|sinistra|Ritratto di Tiberio appartenente al quinto tipo ritrattistico, il suo primo tipo ufficiale una volta divenuto ''princeps''<ref>{{cita|Pollini 2005|pp. 67 e 71}}.</ref> ([[Copenaghen]], [[Ny Carlsberg Glyptotek]])]]
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[[File:Agrippina Major IAM inv2164T.jpg|upright=0.8|sinistra|miniatura|Ritratto di Agrippina Maggiore ([[Istanbul]], [[Musei archeologici di Istanbul|Museo archeologico]])]]
 
La morte di Druso fu però accolta anche durante le esequie con dolore simulato da chi prospettava il potere per i figli di Germanico, e la stessa Agrippina si fece zelante e indiscreta promotrice delle istanze politiche dei figli, favoriti per la successione, scontrandosi tuttavia con Tiberio, del tutto riluttante a concedere onori eccessivi a dei giovani all'inizio della loro carriera politica; dunque, quando il 3 gennaio del [[24]] i nomi di Nerone e Druso furono inclusi nei voti di buon auspicio per la salute dell'imperatore, Tiberio rimbrottò privatamente i sacerdoti, chiedendogli se avessero aggiunto i nomi dei figli di Agrippina su minacce o preghiere della donna, e in seguito ammonì il Senato di non concedere onori prematuri a dei giovani, per non stimolarne l'orgoglio eccitabile.<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|IV, 12 e 17}}; {{cita|Svetonio|''Tiberio'', 54}}; {{cita|Levick 1999|pp. 162-163}}; {{cita|Rutledge 2001|pp. 140-141}}; {{cita|Seager 2005|p. 159}}.</ref> Seiano dunque ebbe buon gioco a iniziare a fare pressione sull'imperatore, sostenendo che la città fosse divisa in fazioni, che molti dichiaravano di far parte delle ''partes Agrippinae'' e che per frenarli andavano tolti di mezzo i più risoluti.<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|IV, 17}}; {{cita|Rutledge 2001|ppp. 141}}.</ref> Iniziò quindi uno scontro graduale fra l'imperatore ed Agrippina, che portò man mano alla soppressione dei sostenitori più in vista della donna.<ref>{{cita|Levick 1999|pp. 163-166 e 168-169}}; {{cita|Rutledge 2001|pp. 141-146}}; {{cita|Alston 2002|p. 31}}; {{cita|Seager 2005|pp. 160-161, 169 e 174-176}}.</ref> Quando fu posta sotto accusa la cugina di Agrippina, [[Claudia Pulcra (pronipote di Augusto)|Claudia Pulcra]], la donna si recò da Tiberio, sorprendendolo mentre sacrificava ad Augusto; dunque lo attaccò, rinfacciandogli che, pur immolando vittime ad Augusto, ne perseguitava i discendenti, ribadendo la sua parentela diretta col primo imperatore e sostenendo che l'accusa a Claudia fosse solo un pretesto per attaccarla. Tiberio, risentito dall'aperta provocazione della donna, che mirava a delegittimare la sua posizione come successore di Augusto, le prese la mano e la ammonì, con un verso greco, che non le si faceva torto solo perché non regnava.<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|IV, 52}}; {{cita|Svetonio|''Tiberio'', 53}}; {{cita|Levick 1999|p. 166}}; {{cita|Seager 2005|p. 169}}.</ref> In seguito, Tiberio andò a trovare Agrippina, che era caduta malata; quando questa gli chiese, fra le lacrime, di potersi risposare, l'imperatore, intimorito dalle conseguenze politiche di questo nuovo matrimonio, lasciò cadere la richiesta.<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|IV, 53}}; {{cita|Seager 2005|pp. 169-170}}.</ref> Infine Agrippina, secondo Tacito messa in allerta da alcuni agenti di Seiano che il suocero intendeva avvelenarla, non toccò nulla a tavola con Tiberio e passò all'assaggiatore la mela che l'imperatore le aveva offerto; Tiberio dunque dichiarò alla madre Livia che non ci si sarebbe dovuto meravigliare se avesse preso misure severe contro una donna che lo accusava di veneficio.<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|IV, 54}}; {{cita|Svetonio|''Tiberio'', 53}}; {{cita|Levick 1999|pp. 166-167}}; {{cita|Seager 2005|p. 170}}.</ref>
 
[[File:Grotta di Tiberio.JPG|upright=1.3|destra|miniatura|Grotta annessa alla villa di Tiberio a [[Sperlonga]]]]
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[[File:Ponte di Tiberio, Rimini Italy.jpg|miniatura|destra|upright=1.4|Ponte romano di [[Rimini]], completato sotto Tiberio]]
 
Tiberio si preoccupò molto della sicurezza e l'ordine pubblico dell'Italia, moltiplicando i posti di guardia nella penisola e intervenendo anche a livello locale quando scoppiavano disordini e sommosse.<ref>{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 37}}; {{cita|Dopico Caínzos & Villanueva Acuña 2018|pp. 120-121}}.</ref> Nel [[33]], dopo aver preso alcuni provvedimenti contro l'usura, riuscì ad attenuare una grave crisi agraria e finanziaria provocata da una riduzione della circolazione monetaria, istituendo con il proprio patrimonio personale un fondo di prestito di altri cento milioni di sesterzi, dal quale i debitori potevano attingere per tre anni senza interessi, purché possedessero, a garanzia, terreni di valore doppio rispetto alla somma chiesta in prestito; questi provvedimenti furono sostanzialmente mossi da una preoccupazione per il mantenimento dello status sociale, governato dalla ricchezza individuale.<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|VI, 17}}; {{cita|Cook 1975|ppp. 314}}; {{cita|Spinosa 1991|p. 183}}; {{cita|Elliott 2015|''passim''}}.</ref> L'attività di Tiberio come benefattore delle comunità italiche, prima e dopo la successione di Augusto fu relativamente limitata: da imperatore comunque fece costruire una porta a [[Lodi Vecchio]] e terminare un ponte iniziato da Augusto a [[Rimini]], e si fece anche patrono di [[Veio]] e ''[[Bovillae]]'' facendo costruire e abbellendo edifici legati al culto imperiale, e di ''[[Tusculum]]'', dove possedeva una villa; di risposta, le città italiche omaggiarono ampiamente Tiberio con sacerdozi e statue in suo onore, e a ''[[Forum Clodii]]'' il suo compleanno fu celebrato come una festività.<ref>{{cita|Slavazzi & Torre 2016|pp. 75-81}}; {{cita|Dopico Caínzos & Villanueva Acuña 2018|pp. 114-116}}; {{CIL|11|3303}}.</ref> Tiberio inoltre appoggiò e favorì la carriera di diversi esponenti delle ''élite'' italiche, rafforzando il legame fra l'imperatore e le comunità della penisola.<ref>{{cita|Dopico Caínzos & Villanueva Acuña 2018|pp. 117-119}}.</ref>
 
[[File:Base di tiberio con personificazioni delle città, da pozzuoli, 6780, 01.JPG|upright=1.4|sinistra|miniatura|Base di una statua colossale eretta in onore di Tiberio dagli ''Augustales'' di [[Puteoli]], con le personificazioni delle città dell'[[Asia (provincia romana)|Asia]] cui Tiberio portò aiuto nel [[17]]<ref>{{cita|Dopico Caínzos & Villanueva Acuña 2018|p. 124}}.</ref> ([[Napoli]], [[Museo archeologico nazionale di Napoli|Museo archeologico nazionale]])]]
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Nell'amministrazione dell'impero, Tiberio diede fortemente priorità all'Italia sulle province: l'imperatore si mostrò più pronto a favorire la carriera di senatori provinciali di quanto non lo fosse stato Augusto, ma fu in genere molto meno generoso nel concedere la cittadinanza.<ref>{{cita|Levick 1999|pp. 99 e 137-138}}; per Tiberio e l'Asia, vedi {{cita|Slavazzi & Torre 2016|pp. 68-74}}; per Tiberio e la Spagna, vedi {{cita|Dopico Caínzos & Villanueva Acuña 2018|pp. 173-186}}.</ref> Si preoccupò principalmente di mantenere la pace nelle province e a rispondere a richieste di aiuto da parte dei provinciali, ma per il resto la sua attitudine fu fortemente passiva.<ref>{{cita|Levick 1999|p. 138}}.</ref> Comunque, quando nel [[17]] dodici città d'[[Asia (provincia romana)|Asia]] furono colpite da un devastante terremoto, Tiberio intervenne. Decise di concedere una somma di dieci milioni di sesterzi alla città di [[Sardi (città antica)|Sardi,]] la più colpita dal terremoto, che fu anche esonerata per 5 anni dal pagamento dei tributi, come altre città coinvolte dalla calamità. Fu inoltre inviato sul posto un ex [[pretore (storia romana)|pretore]] accompagnato da cinque littori per accertare lo stato delle cose e occuparsi dei soccorsi immediati.<ref>{{cita|Velleio Patercolo|II, 126.2}}; {{cita|Tacito, ''Annales''|II, 47}}; {{cita|Svetonio|''Tiberio'', 48}}; {{cita|Cassio Dione|LVII, 17.7}}.</ref> Ad [[Emilio Retto]] che lo invitava a imporre nuove imposte, egli si oppose fermamente, rispondendo che ''è compito del buon pastore tosare le pecore, non scorticarle''; questo paragone, tuttavia, rifletteva ancora fermamente l'idea della superiorità dell'Italia sulle province.<ref>{{cita|Svetonio|''Tiberio'', 32}}; {{cita|Cassio Dione|LVII, 10.5}}; {{cita|Seager 2005|p. 147}}; la massima attribuita a Tiberio è una rielaborazione di una favola popolare (cfr. {{cita|Champlin 2008|pp. 416-417}}).</ref> Nonostante ciò, non mancarono i governatori che si macchiarono di estorsione e corruzione, tanto che sotto il suo principato undici casi simili vennero portati all'attenzione di Tiberio; l'imperatore, tuttavia, fece del suo meglio per punire coloro che avevano abusato della propria carica.<ref>{{cita|Levick 1999|p. 135}}; {{cita|Seager 2005|p. 145}}.</ref>
 
Peculiarità del principato di Tiberio furono degli incarichi provinciali particolarmente lunghi; caso eccezionale fu quello di [[Gaio Poppeo Sabino]], che governò per ben ventiquattro anni la [[Mesia]].<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|I, 80 e VI, 39}}.</ref> Questo atteggiamento dell'imperatore fu probabilmente determinato dalla sua volontà di tenere in carica personaggi competenti più a lungo possibile; ciò fu tuttavia esacerbato dalla riluttanza dei senatori di abbandonare la capitale e di assumere comandi provinciali, specie in vista di incarichi estremamente lunghi, tanto che Tiberio fu costretto a ordinare a coloro che erano stati designati governatori a lasciare Roma entro il mese di giugno; e ancora nel [[33]] l'imperatore si rammaricò in una lettera in Senato che gli uomini migliori erano del tutto restii a rivestire incarichi nelle province.<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|VI, 27}}; {{cita|Cassio Dione|LVII, 14.5 e LVIII, 23.5}}; {{cita|Levick 1999|p. 128}}; {{cita|Seager 2005|p. 147}}.</ref> Altro aspetto caratteristico del principato tiberiano fu quello di trattenere a Roma i governatori provinciali, come [[Lucio Arrunzio (console 6)|Lucio Arrunzio]], che fu legato della [[Tarraconense|Spagna Tarraconense]] per un decennio rimanendo nella capitale.<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|VI, 27}}.</ref> Questo comportamento fu forse determinato dal desiderio di Tiberio di premiare membri importanti dell'aristocrazia con incarichi importanti senza costringerli a rinunciare ai lussi della capitale, allo stesso tempo marcando la priorità che l'imperatore dava a Roma e all'Italia, o forse, in seguito al comportamento pericoloso e sedizioso di Pisone in Siria, Tiberio fu deciso ad essere molto più cauto nell'assegnare importanti comandi militari.<ref>{{cita|Levick 1999|pp. 128-129}}; {{cita|Drogula 2015|p. 149}}.</ref> Sotto il principato di Tiberio furono infine costruite strade in [[Africa (provincia romana)|Africa]], in [[Spagna romana|Spagna]] soprattutto nella parte nord-ovest, in [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]] e [[Mesia]] fino alle ''[[Porte di ferro]]'' lungo il [[Danubio]], e altre furono riparate come in [[Gallia Narbonense]].<ref>{{cita|Cook 1975|ppp. 318}}.</ref>
 
==== Politica estera e militare ====