Dado (gioco): differenze tra le versioni
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[[File:Historical dice.jpg|thumb|Antichi dadi asiatici]]
[[File:Dadi antichi.jpg|thumb|Dadi in avorio della prima metà dell'[[Ottocento]]]]
I '''dadi''' ({{Latino|datum|prep=dal}}<ref>{{Treccani|dado|Dado|v=x}}</ref>, che indica il gesto del lancio del dado) sono piccoli oggetti di varie forme, la quale la più conosciuta è quella [[poliedro|cubica]], utilizzati nel contesto di diversi [[gioco|giochi]] per generare esiti numerici o di altro tipo. I dadi tradizionali, utilizzati dalla maggior parte dei giochi, sono [[cubo|cubi]] con le facce marcate con i [[numeri naturali]] da 1 a 6;<ref>{{Cita|Angiolino e Sidoti 2010|pp. 323-324}}.</ref> tuttavia, giochi specifici possono fare uso di varianti. Per ottenere un valore casuale, si fa rotolare il dado su una superficie piana, e convenzionalmente viene preso in considerazione come "risultato" il valore che si viene a trovare sulla faccia rivolta verso l'alto quando il dado termina il proprio movimento. L'esito così ottenuto si può considerare casuale (ai fini pratici) solo se il movimento impartito inizialmente al dado è sufficiente a farlo rotolare e rimbalzare in modo complesso (e quindi imprevedibile). L'atto che impartisce il movimento iniziale deve quindi essere abbastanza deciso, e nella lingua comune viene indicato con l'espressione "lanciare i dadi".<ref>{{Cita|Angiolino e Sidoti 2010|
Il tipo più comune di dado è un piccolo cubo con il lato lungo da 1 a 2 cm e le cui facce sono numerate da uno a sei (usando generalmente dei puntini). Tradizionalmente i numeri sono assegnati in modo che la somma delle facce opposte sia sette, rimane da scegliere se ordinare le facce rappresentanti 1, 2 e 3 in senso orario o in senso opposto intorno al vertice che hanno in comune.
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{{Citazione|Seduto a questa tavola ornata di belle pietre muoverai l'amabile gioco del lancio sonoro dei dadi. Ma se vincerai non ti fare superbo, oppure, se superato da altri non ti addolorare rimproverando il tuo lancio da pochi punti. Ché nelle piccole cose si fa manifesto il carattere dell'uomo e il dado annuncia quanto profondamente sia radicata la saggezza.|Agazia Scolastico, ''Epigrammi'', 58}}
Secoli dopo, durante il [[Medioevo]] il gioco dei dadi divenne un passatempo comune dei cavalieri ed esistevano sia scuole sia corporazioni di gioco ai dadi. Dopo la caduta del [[feudalesimo]] i famosi mercenari tedeschi [[lanzichenecchi]] si guadagnarono la fama di maggiori scommettitori della loro epoca. Molti dei dadi di questo periodo furono curiosamente intagliati nell'immagine di uomini e bestie. In [[Francia]] sia dame sia cavalieri giocavano ai dadi. Questo perdurò per molte legislazioni, inclusa un'interdizione da parte di [[Luigi IX di Francia]] (San Luigi) nel [[1254]] e nel [[1256]]. Nella [[Divina Commedia]] [[Dante Alighieri|Dante]] menziona il [[Zara (gioco)|gioco della zara]], che si giocava con tre dadi.<ref>{{Cita|Angiolino e Sidoti 2010|
In [[Cina]][[Giappone|,]] [[India]], [[Giappone]], [[Corea]] e in altri paesi asiatici i dadi sono sempre stati popolari e lo sono tuttora. I segni sui pezzi del domino cinese si sono evoluti a partire dai segni sulle facce di due dadi affiancati (presi nelle loro varie combinazioni). Il 4 dicembre in tutto il mondo si festeggia la giornata del dado.
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== Forme ==
Il principale criterio distintivo dei dadi è il loro numero di facce e quindi l'intervallo di numeri che possono generare. Nei giochi che usano dadi con un numero di facce diverso da sei questi sono spesso descritti anteponendo al loro numero di facce il prefisso "d", pertanto "d6" è un dado a 6 facce, un "d10" un dado a dieci facce e così via. Il lancio di più dadi contemporaneamente viene indicato apponendo come prefisso il numero di dadi da lanciare, quindi "3d6" indica di tirare tre dadi a sei facce.<ref name=Angiolino-322>{{Cita|Angiolino e Sidoti 2010|
Dadi con un numero di facce diverso da sei (detti dadi poliedrici<ref name=Angiolino-322 />) sono stati in precedenza usati praticamente solo dagli indovini e in altre pratiche occulte, ma a partire dagli [[anni 1970|anni settanta]] del [[XX secolo]] sono diventati popolari tra i giocatori di [[wargame]], [[Gioco da tavolo|giochi da tavolo]] e di [[giochi di ruolo|ruolo]]. Sebbene i dadi poliedrici siano considerati una novità dei tempi moderni, i primi esempi conosciuti di dadi tetraedrici sono quelli del [[gioco reale di Ur]] risalenti al 3.000 a.C.<ref>{{Cita|Finkel 2007|p. 17|Finkel}}.</ref>, mentre un dado a venti facce risalente all'era Tolemaica è conservato al [[Metropolitan Museum of Art]].<ref>{{Cita web|url=http://www.metmuseum.org/collections/search-the-collections/100008377?img=0|autore=|titolo=Twenty-sided die (icosahedron) with faces inscribed with Greek letters|editore=The Metropolitan Museum of Art|data=|accesso=7 gennaio 2013|lingua=en}}</ref> Questi dadi sono tipicamente di plastica e hanno sulle facce dei numeri piuttosto che schemi di puntini. I numeri reciprocamente simmetrici sono distinti da un puntino nell'angolo in basso a destra (6. rispetto a 9.) o da una sottolineatura (<u>6</u> rispetto a <u>9</u>).
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