Monte Saint Helens: differenze tra le versioni

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Verso le 17:30 il 18 maggio, la colonna verticale di cenere diminuì di elevazione, mentre le esplosioni meno violente continuarono per tutta la notte e per i giorni successivi. L'eruzione di St. Helens del 18 maggio rilasciò 24 megatoni di energia termica ed emise più di 1,5&nbsp;km³ di materiale.<ref name="USGSFrom1980">{{cita web|lingua=en|url=https://pubs.usgs.gov/fs/2000/fs036-00/|titolo=Mount St. Helens - Eruption: May 18, 1980|sito=USGS|accesso=7 luglio 2021|anno=2000}}</ref><ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.fs.fed.us/gpnf/mshnvm/education/teachers-corner/library/volcanic-eruption-summary.shtml|titolo=Eruption: May 18, 1980|sito=USGS|accesso=luglio 8, 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090529034823/http://www.fs.fed.us/gpnf/mshnvm/education/teachers-corner/library/volcanic-eruption-summary.shtml|urlmorto=sì}}</ref> La distruzione del lato settentrionale della montagna ridusse l'altezza della vetta di circa 400 m e lasciò un cratere largo tra 1,6 e 3,2&nbsp;km di larghezza e 600 m di profondità, configurando un'enorme breccia. L'eruzione portò alla morte di 57 persone, quasi 7.000 animali di grossa taglia (in particolari cervi, alci e orsi) e circa 12 milioni di pesci.<ref name="Tilling1990impact"/> Vennero danneggiate o rase al suolo oltre 200 case, 298&nbsp;km di autostrada e 24 di ferrovia.<ref name="Tilling1990impact"/>
 
Tra il 1980 e il 1986, l'attività in loco continuò, specie quando si costituì un nuovo duomo di lava; più tardi, dal 7 dicembre 1989 al 6 gennaio 1990 e dal 5 novembre 1990 al 14 febbraio 1991, la montagna eruttò generando talvolta enormi nuvole di cenere.<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|url=https://pubs.er.usgs.gov/publication/70168555|autore=Bobbie Myers|anno=1992|titolo=Small explosions interrupt 3-year quiescence at Mount St. Helens, Washington|rivista=Terremoti e vulcani|volume=23|numero=2|pp=58–7358-73|accesso=7 luglio 2021}}</ref>
 
<gallery widths="300" perrow="3" caption="Mutamenti geomorfologica della sommità del St. Helens tra gli anni 1982-2017">
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[[File:Fur trapper in Mount St Helen area.jpg|left|thumb|Un cacciatore di pellicce (''trapper'') nel XIX secolo presso il monte St. Helens]]
 
Il comandante [[George Vancouver]] e gli ufficiali dell'HMS ''Discovery'', per conto della [[Royal Navy]], eseguirono il primo avvistamento registrato degli europei del monte St. Helens il 19 maggio 1792, durante il rilevamento della costa settentrionale dell'[[Oceano Pacifico]]. Vancouver battezzò la montagna in onore del diplomatico britannico Alleyne Fitzherbert, primo barone di St. Helens il 20 ottobre 1792, come riportato dal ''Discovery'' quando si appropinquò alla foce del fiume Columbia.<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=[[George Vancouver]]|titolo=A voyage of discovery to the North Pacific ocean, and round the world|data=1798|città=Londra|pp=421–422421-422|url=https://archive.org/details/voyageofdiscover01vanc?view=theater#page/420/mode/2up|oclc=54529835}}</ref>
 
Anni dopo, esploratori, commercianti e missionari vennero a sapere di un vulcano in eruzione nella zona. Geologi e storici conclusero molto più tardi che l'eruzione ebbe luogo nel 1800, assistendo al principio della fase eruttiva di Goat Rocks.<ref name="har217"/> Allarmata dalla "neve secca", la tribù Nespelem del nord-est di Washington avrebbe ballato e pregato piuttosto che raccogliere cibo e patire durante quell'inverno la fame.<ref name="har217"/>
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Il primo resoconto autenticato di un testimone oculare non indigeno di un'eruzione vulcanica risale al marzo del 1835 per opera di Meredith Gairdner, quando era al lavoro per la [[Compagnia della Baia di Hudson]] di stanza a [[Fort Vancouver]].<ref>{{cita|Harris (1988)|p. 219}}.</ref> Questi inviò un resoconto all'''Edinburgh New Philosophical Journal'', che pubblicò la sua lettera nel gennaio 1836.<ref>{{cita web|url=https://www.nps.gov/people/meredithgairdner.htm|autore=Jack Nisbet|accesso=7 luglio 2021|titolo=Meredith Gairdner|lingua=en}}</ref> [[James Dwight Dana]] dell'[[Università di Yale]], mentre navigava con la [[spedizione di Wilkes]], scorse il picco quiescente dalla foce del fiume Columbia nel 1841. Un altro membro della spedizione descrisse in seguito le "lave basaltiche alveolari" alla base della montagna.<ref>{{cita web|lingua=en|url=https://volcanoes.usgs.gov/observatories/cvo/Historical/LewisClark/Info/summary_mount_st_helens.shtml|titolo=Mount St. Helens, Washington|sito=USGS|accesso=7 luglio 2021}}</ref>
 
Alla fine dell'autunno o all'inizio dell'inverno del 1842, i vicini coloni e missionari europei furono testimoni della cosiddetta Grande Eruzione (''Great Eruption''). In tale occasione, si generarono sorprendenti nubi di cenere e per 15 anni seguirono lievi esplosioni.<ref>{{cita|Harris (1988)|pp. 220–221220-221}}.</ref> Si trattò probabilmente in quell'occasione di un'[[eruzione freatica]] (esplosioni di vapore). Il reverendo Josiah L. Parrish a Champoeg, in Oregon, assistette all'eruzione del St. Helens il 22 novembre 1842. La cenere potrebbe aver allora raggiunto [[The Dalles]],80&nbsp;km a sud-est del vulcano.<ref name="USGS-Description"/>
 
Nell'ottobre del 1843, il futuro governatore della [[California]] [[Peter Hardeman Burnett|Peter H. Burnett]] raccontò una storia apocrifa molto probabilmente descritta da un uomo indigeno che si ustionò gravemente un piede e una gamba nella lava o nella cenere calda mentre era a caccia di cervi. La storia raccontava che l'uomo ferito cercò cure a Fort Vancouver, ma il commissario contemporaneo del forte, Napoleon McGilvery, negò di essere a conoscenza dell'incidente.<ref>{{cita|Harris (1988)|p. 224}}.</ref> Il tenente britannico Henry J. Warre abbozzò con un'illustrazione l'eruzione nel 1845, e due anni dopo il pittore canadese Paul Kane dipinse con acquerelli la vetta fumante. La fatica di Warre evidenziò l'eruzione di materiale da uno sfiato a circa un terzo della discesa dalla vetta sul lato ovest o nord-ovest della montagna (forse a Goat Rocks), e uno degli schizzi sul campo di Kane mostra il fumo che proveniva quadi dalla stessa posizione.<ref>{{cita|Harris (1988)|pp. 225, 227}}.</ref>