Massimo Troisi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: specificità dei wikilink e modifiche minori
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: numeri di pagina nei template citazione
Riga 49:
Nel febbraio del 1970 Troisi, assieme a Costantino Punzo, Peppe Borrelli e Lello Arena, mise in scena una farsa di [[Antonio Petito]], '''E spirete dint' 'a casa 'e Pulcinella''. Petito, uno degli ultimi grandi [[Pulcinella]] napoletani, affascinava molto i ragazzi, e in particolare Massimo, che nella celebre maschera intravedeva una forza nuova, nascosta. «Ho cominciato a scrivere io» raccontò Troisi. «Già scrivevo poesie, ma solo per me, poi ho cominciato a buttare giù canovacci e tra parentesi mettevo 'lazzi', quando si poteva lasciare andare la fantasia. A me divertiva proprio uscire coi 'lazzi', improvvisare, per poi tornare al copione. Era il momento del teatro alternativo d'avanguardia e tutti volevano usare Pulcinella. Rivalutarlo. C'era Pulcinella-operaio, e cose del genere. A me questa figura pareva proprio stanca. Pensavo che bisognasse essere napoletano, ma senza maschera, mantenere la forza di Pulcinella: l'imbarazzo, la timidezza, il non sapere mai da che porta entrare e le sue frasi candide». Troisi cominciò a vestire i panni di Pulcinella in spettacoli domenicali, ma, deciso a staccarsi dal canovaccio secentesco per entrare negli schemi d'intrattenimento della comicità moderna, si decise a portare in scena il proprio materiale.<ref>{{cita news|url=http://pinodanielefan.altervista.org/troisi4.php|titolo=Massimo Troisi Dalla A Alla Z|autore=Sergio Lo Gatto|pubblicazione=pinodanielefan.altervista.org}}</ref>
 
Con gli amici del teatro, il gruppo "Rh-Negativo", composto tra gli altri da Renato Barbieri, Lello Arena, Peppe Borrelli, Costantino Punzo, [[Pino Calabrese]], Lucio Mandato, Gennaro Torre, [[Gaetano Daniele]], ai quali si aggiunse qualche tempo dopo [[Enzo Decaro]], recitò in diversi spettacoli. Il primo fu ''Crocifissioni d'oggi'', in cui Troisi si firmò – insieme con Beppe Borrelli – per la prima volta come autore e regista, raccontando delle lotte operaie, di ragazze madri, di emigrazione e di aborto.<ref>{{cita news|url=http://www.lospeaker.it/ricominciamo-da-massimo/|titolo=Ricominciamo da Massimo|data=23 marzo 2014|pubblicazione=lospeaker.it|accesso=31 ottobre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160217034348/http://www.lospeaker.it/ricominciamo-da-massimo/|dataarchivio=17 febbraio 2016|urlmorto=sì}}</ref> A questo spettacolo seguì, tempo dopo, ''Si chiama Stellina'', commedia brillante in due atti di Troisi.<ref name=intervento /> Il parroco della chiesa di Sant'Anna li invitò a trovare un nuovo spazio più idoneo dove poter rappresentare quelle tematiche d'avanguardia sociale. Così il gruppo affittò un garage in via San Giorgio Vecchio 31 dove venne fondato il [[Centro Teatro Spazio]]. Qui inaugurarono un tipo di teatro che attingeva alla farsa napoletana e al cabaret.<ref name=p.12-13>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|pp. 12–1312-13|Paradiso... non potevi attendere?}}.</ref> Il consenso del pubblico ottenuto al teatro non compensava però lo stile di vita dell'artista e dei suoi compagni: il gruppo, durante gli inizi spesso non veniva neanche pagato e recitava quasi esclusivamente per gusto e per passione. Non potevano neanche permettersi abiti eleganti e accessori raffinati. Il tutto era quindi svolto in maniera volutamente grossolana, con Troisi sempre in calzamaglia nera o, comunque, con abiti semplici, e con scene e costumi piuttosto scarni ed essenziali.<ref name=cocciardo46 >{{Cita |Cocciardo|p. 46|Cocciardo}}.</ref><ref name=cocciardo45 >{{Cita |Cocciardo|p. 45|Cocciardo}}.</ref>
 
Nel 1976 il ventitreenne Troisi si sottopose a un intervento alla [[valvola mitrale]] a [[Houston]], negli [[Stati Uniti d'America]]. Alle spese del viaggio contribuì una colletta organizzata, tra gli altri, dal quotidiano di Napoli [[Il Mattino]].<ref>{{cita news|url=http://gossip.fanpage.it/senza-massimo-troisi-non-ci-resta-che-piangere/|accesso=10 gennaio 2012|titolo=Senza Massimo Troisi non ci resta che piangere|giorno=4|mese=giugno|anno=2011|pubblicazione=Gossip.FanPage.it}}</ref> L'intervento, eseguito da [[Michael E. DeBakey]], uno dei più famosi e importanti [[Cardiochirurgia|cardiochirurghi]] di sempre, ebbe esito positivo e l'attore, quando rientrò in Italia, riprese immediatamente l'attività teatrale con gli amici di sempre.<ref name=intervento/>
Riga 79:
|contenuto = Un mese prima del suo esordio cinematografico, Troisi fu chiamato da [[Gianni Ravera]] come ospite comico al [[Festival di Sanremo 1981|Festival di Sanremo]]. Troisi, però, destò vive preoccupazioni nella Rai che non voleva ripetere il caso [[Roberto Benigni|Benigni]] dell'anno prima, quando il comico toscano aveva fatto irritare la [[Chiesa (comunità)|Chiesa]] appellando [[Giovanni Paolo II]] con il termine di "Wojtylaccio". Nel pomeriggio della finale i testi preparati da Troisi vennero letti dagli organizzatori: l'attore avrebbe dovuto scherzare su argomenti "intoccabili", tra cui l'Annunciazione e il [[Presidente della Repubblica]] [[Sandro Pertini]], in visita ai terremotati dell'[[Irpinia]]. Ma soprattutto Troisi manifestò l'intenzione di voler improvvisare: «Prenderò di mira i soliti bersagli» - annunciò - «il potere verso il quale noi meridionali tremiamo. Comunque deciderò quando sarò in onda».
 
La Rai propose al comico di tagliare le parti scabrose, di riscrivere tutto l'intervento riducendo al minimo l'improvvisazione, di fare un solo intervento e non tre. Troisi non ci pensò due volte e, dopo una celebre intervista nella quale ironizzava sul divieto impostogli di trattare argomenti delicati, affermando «sono indeciso se portare una poesia di [[Giovanni Pascoli|Pascoli]] o di [[Giosuè Carducci|Carducci]]», annullò solo mezz'ora prima dalla diretta in Eurovisione la sua partecipazione come ospite al Festival di Sanremo, regalando solo un piccolo spettacolo ai giornalisti accorsi in hotel per intervistarlo.<ref name=sanremo>{{Cita|Giannotti|ppp. 212|Giannotti}}.</ref>
}}
 
All'inizio degli anni ottanta l'industria cinematografica italiana stava attraversando una fase critica: allo scarso afflusso di pubblico nelle sale andava ad aggiungersi la brutta sensazione del prosciugamento delle idee. In un tale frangente fu agevole per Troisi il passaggio dal piccolo al grande schermo,<ref name=cocciardo75 >{{Cita |Cocciardo|p. 75|Cocciardo}}.</ref> ma le prime proposte non lo allettarono: «C'era tutta una fascia della commedia che non si sa come chiamare, che non aveva più niente a che vedere con la grande Commedia all'Italiana, che veniva a offrirmi film. Io, forte del fatto che facevo teatro, ero contento di fare le mie cose, e per l'imbarazzo di dover fare quello che mi proponevano, ho sempre rifiutato. Ho letto diversi copioni scoraggianti e poi non mi piaceva come questa gente si presentava».<ref>{{Cita |Cocciardo|p. 67|Cocciardo}}.</ref>
 
[[File:Troisi, Pavignano.jpg|thumb|left|Con ''Ricomincio da tre'' Troisi inaugurò un lungo sodalizio artistico con [[Anna Pavignano]] (a destra), che sopravvisse anche alla fine della loro relazione sentimentale; insieme scrissero le sceneggiature di tutti i film dell'attore partenopeo eccetto ''Non ci resta che piangere''.<ref name=p.47-48>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|pp. 47–4847-48|Paradiso... non potevi attendere?}}.</ref>]]
 
Nel 1981 i produttori [[Fulvio Lucisano]] e [[Mauro Berardi]] alla ricerca di nuovi talenti scommisero sulle doti comiche di Troisi e, dato che era in procinto la produzione di un film diretto da [[Luigi Magni]] e basato sulla storia di [[Francesco II delle Due Sicilie|re Franceschiello]], gli proposero il ruolo del protagonista. La pellicola non vide mai la luce, poiché Magni accantonò quasi subito il progetto. Berardi, però, voleva lavorare a tutti i costi con l'artista napoletano e si ripresentò da lui proponendogli di scrivere, interpretare e dirigere un film tutto suo. Nel giro di un anno, con l'aiuto di Anna Pavignano, e [[Ottavio Jemma]], Troisi completò la sceneggiatura di ''[[Ricomincio da tre]]''.<ref name=cocciardo68>{{Cita |Cocciardo|p. 68|Cocciardo}}.</ref>
Riga 95:
[[File:Troisi, Arena, Arbore, Nichetti e Benigni.jpg|thumb|Troisi insieme con gli amici [[Lello Arena]], [[Renzo Arbore]], [[Maurizio Nichetti]] e [[Roberto Benigni]], tutti presenti nel [[mediometraggio]] ''[[Morto Troisi, viva Troisi!]]'']]
 
Nel 1982, chiamato da [[Rai 3]], all'interno della serie ''Che fai... ridi?!'' che presentava la generazione dei nuovi comici italiani, Troisi costruì il film ''[[Morto Troisi, viva Troisi!]]''<ref>{{Cita web | url= http://www.international.rai.it/tv/scheda.php?id=992 | titolo= Morto Troisi, viva Troisi! | sito= Rai Play | data= 1982 | accesso= 28 marzo 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230324193555/https://www.raiplay.it/programmi/mortotroisivivatroisi | dataarchivio= 24 marzo 2023 | urlmorto= no }}</ref> in cui inscenò la sua morte prematura e dove la sua carriera venne narrata postuma. Il film è costruito sulla falsariga di un documentario televisivo, con un collage delle varie apparizioni del regista e spezzoni del suo film e delle sue interpretazioni in teatro. Troisi, parlando di sé e della propria morte, sovverte la narrazione introducendo elementi ironici e grotteschi, come, ad esempio, l'apparizione di [[Roberto Benigni]], finto napoletano, che finisce con il parlare male del morto, [[Marco Messeri]] travestito da cavallo arabo, o Lello Arena nelle vesti di angelo custode.<ref name=p.62-63>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|pp. 62–6362-63|Paradiso... non potevi attendere?}}.</ref>
 
[[File:Troisi sul set di Scusate il ritardo.jpg|left|upright=0.8|thumb|Troisi sul set di ''[[Scusate il ritardo]]'']]
Riga 101:
Nel 1982 partecipa, come soggettista e attore, nei panni di sé stesso, al film di Ludovico Gasparini ''[[No grazie, il caffè mi rende nervoso]]'', al fianco di Lello Arena.<ref name=p.96>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|p. 96|Paradiso... non potevi attendere?}}.</ref> Nel film Troisi è l'attesissimo ospite del ''Primo Festival Nuova Napoli'' ed è l'obiettivo principale del personaggio interpretato da Arena, un maniaco assassino intenzionato a uccidere chiunque partecipi all'ambito festival. Nel finale del film viene brutalmente ucciso dal maniaco, legato a un organetto che suona ad alto volume [[Funiculì funiculà]] (che è anche il nome d'arte che il personaggio di Arena si è scelto per meglio indicare la sua missione) con la bocca tappata con un pezzo di pizza.<ref>{{Cita |Cocciardo|p. 172|Cocciardo}}.</ref>
 
Nel 1983 firmò la sua seconda pellicola, ''[[Scusate il ritardo]]''. Le riprese cominciarono a Napoli il 20 settembre 1982 e vennero ultimate la prima settimana di novembre, ma il film uscì solo il 7 marzo 1983, a due anni di distanza dal primo. Troisi dimostrò subito di essere un autore scomodo per il sistema consolidato del cinema, in quanto realizzava pellicole quando ne aveva voglia, quando ne sentiva veramente l'esigenza. «Se ti perdi un film di Troisi» - dichiarò - «non succede niente, te lo puoi vedere tranquillamente tra due anni, oppure lo puoi perdere e ne vedi un altro».<ref>{{Cita |Cocciardo|p. 70|Cocciardo}}.</ref> Il titolo della pellicola è un riferimento sia al troppo tempo trascorso dal film precedente, del 1981, sia ai diversi tempi dell'amore e alla non sincronia dei rapporti di coppia.<ref>Matilde Hochkofler, ''Massimo Troisi. Comico per amore'', Marsilio, 1998. ISBN 88-317-6899-9</ref> Nel film Troisi interpreta Vincenzo, un uomo titubante, timoroso di tutto ciò che potrebbe essere, di tutto ciò che potrebbe accadere. L'indecisione e la superficialità amorosa caratterizzano a fondo questo personaggio tanto emblematico quanto reale. Questa pellicola forse è quella maggiormente autobiografica: non vi si racconta infatti qualcosa che parte della sua vita, ma è l'espressione dei dubbi, dei timori e delle poche convinzioni dell'uomo Troisi. Il personaggio di Vincenzo è simile nei caratteri al Gaetano del film precedente, ma più timido e impacciato.<ref name=p.65-66>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|pp. 65–6665-66|Paradiso... non potevi attendere?}}.</ref>
 
Con ''Scusate il ritardo'' Troisi ricrea anche una serie di personaggi-tipo, onnipresenti nel teatro di sempre; per esempio l'amico di Vincenzo, Tonino, interpretato da Arena, richiama in un certo senso il personaggio del vinto d'amore, già presente nella letteratura greca e latina. Il tema principale di ''Scusate il ritardo'' è infatti l'amore, il rapporto, tanto difficile, tra un uomo e una donna, tanto difficile soprattutto quando poi uno dei due, in questo caso Anna, interpretata da [[Giuliana De Sio]], cerca nel partner una sicurezza, un amore che non potrà ricevere. Probabilmente è l'opera migliore di Troisi, timoroso di non bissare il grande successo ottenuto da ''Ricomincio da tre''. La grande forza con cui egli scava all'interno del suo corpo, ma soprattutto della sua anima, conferisce al film un eccezionale spessore tematico, oltre a quello artistico.<ref name=p.65-66/>
Riga 110:
[[File:Troisi e Benigni.jpg|thumb|Troisi con Benigni sul set di ''[[Non ci resta che piangere]]'']]
 
Nel 1984 uscì ''[[Non ci resta che piangere]]'', scritto, diretto e interpretato con l'amico Benigni. La pellicola narra le vicende di due amici che vengono catapultati, per uno strano scherzo del destino, nel lontano 1492. Molte le varie avventure in cui i due si trovano coinvolti, tra le quali il disperato tentativo di impedire la partenza di [[Cristoforo Colombo]] e la [[Colonizzazione europea delle Americhe|Colonizzazione delle Americhe]]. Il film nacque in un primo momento come la storia di due amici innamoratisi della medesima donna; motivo che li avrebbe poi portati a un violento litigio. Ma l'idea risultò giustamente banale ai due, nonché a [[Giuseppe Bertolucci]], che condivise con loro il ruolo di sceneggiatore.<ref name=p.72-73>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|pp. 72–7372-73|Paradiso... non potevi attendere?}}.</ref> Una volta poi accordatisi sulla trama, apparentemente semplice e lineare, Troisi e Benigni elaborarono la pellicola sull'improvvisazione; non esisteva un vero e proprio copione ma invece una sorta di canovaccio per qualche scena.<ref name="sandrelli" >{{Cita web|url = http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/02/non-ci-resta-piangere-cult-torna-in-sala-sandrelli-ridevamo-crepapelle/1467114/|titolo =Non ci resta che piangere, il cult torna in sala. Amanda Sandrelli: “Ridevamo a crepapelle”|autore= Davide Turrini|editore =ilfattoquotidiano.it|data=2 marzo 2015}}</ref>
 
Il costo di soli tre miliardi di lire per nove settimane di lavorazione (anche se ne erano previste otto) fruttò più di cinque miliardi di lire soltanto per quanto riguardava le prime visioni. Più di un miliardo di biglietti assicurarono al film di raggiungere la vetta della classifica degli incassi di quella stagione, scavalcando film come ''[[Ghostbusters - Acchiappafantasmi|Ghostbusters]]'' e ''[[Indiana Jones e il tempio maledetto]]''.<ref name=p.74>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|p. 74|Paradiso... non potevi attendere?}}.</ref> La coppia Troisi-Benigni funzionò a tal punto da essere accostata al duo Totò e [[Peppino De Filippo|Peppino]] come ripartizione dei caratteri: Benigni, tracotante ed esuberante, viene accostato al principe De Curtis, mentre Troisi, più mugugnone e titubante, a Peppino. La stesura della lettera al Savonarola richiama quella mitica scritta dai due napoletani in ''[[Totò, Peppino e la... malafemmina]]'', non solo per quanto riguarda le battute, ma anche per l'efficace estro umoristico.<ref name=p.73>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|p. 73|Paradiso... non potevi attendere?}}.</ref>
Riga 142:
[[File:Trosi sul set de Il postino.png|left|upright=0.8|thumb|Troisi sul set de ''[[Il postino]]'']]
 
La sceneggiatura fu scritta principalmente da Troisi, Radford e [[Furio Scarpelli]]. I tre si diedero appuntamento a [[Los Angeles]] per ultimarla. Troisi approfittò del suo soggiorno in America per recarsi a Houston ed eseguire un controllo sanitario prima dell'inizio delle riprese, nell'ospedale dove si era operato 17 anni prima. Il responso delle analisi fu infausto: Troisi apprese con sorpresa di doversi sottoporre con urgenza a un nuovo intervento chirurgico, perché entrambe le valvole al titanio che gli erano state impiantate si erano deteriorate,<ref name="p.10" /> ritrovandosi quindi costretto a ritardare l'inizio delle riprese, previsto per l'autunno del 1993. Durante l'operazione Troisi ebbe un infarto ed i medici riuscirono a tenerlo in vita solo faticosamente; rimase in ospedale un mese e mezzo e in questo periodo i medici gli consigliarono come migliore soluzione il trapianto. Coraggiosamente, Troisi decise di girare il film prima.<ref name=cocciardo196 >{{Cita |Cocciardo|p. 196|Cocciardo}}.</ref><ref>{{cita web|url=https://www.imdb.com/name/nm0873385/bio|titolo=Biography for Massimo Troisi|editore=[[Internet Movie Database]]|accesso=23 settembre 2011|lingua=en}}</ref> Le riprese cominciarono nel marzo 1994 a [[Studi di Cinecittà|Cinecittà]], poi proseguirono prima a [[Isola di Salina|Salina]] e poi a [[Procida]], l'isola che Troisi considerava in grado di suscitare «le emozioni giuste attraverso i suoi posti e la sua gente»,<ref name=p.106-107>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|pp. 106–107106-107|Paradiso... non potevi attendere?}}.</ref> per concludersi infine di nuovo a Cinecittà. ''[[Il postino]]'', nel quale il ruolo di Neruda è affidato a [[Philippe Noiret]], è ambientato tra il 1951 e il 1952, periodo in cui Neruda visse in esilio in Italia, ma è ben poco fedele al romanzo di Skármeta, apportando molte modifiche alla storia e cambiando completamente il finale.<ref name=p.106-107/>
 
Le condizioni di Troisi peggiorarono giorno dopo giorno, al punto da costringerlo a farsi sostituire da una controfigura nelle scene più faticose.<ref name=p.10-11>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|pp. 10–1110-11|Paradiso... non potevi attendere?}}.</ref> In un'intervista, l'attore [[Renato Scarpa]] dichiarò che Troisi disse «questo film lo voglio fare con il mio cuore».<ref name=p.125>{{Cita |Zanni|p. 125|Zanni}}.</ref> L'attore rivelò di amare particolarmente questa pellicola, al punto da considerarla parte della sua stessa vita. Per questa ragione e per l'accoglienza che gli era stata riservata dai procidani durante le riprese sull'isola, si impegnò a offrire il film in anteprima nazionale proprio in un locale di Procida; di questa proiezione non poté però essere spettatore,<ref name=p.106-107/> in quanto morì nel sonno poche ore dopo la fine delle riprese, il 4 giugno 1994, a Roma, nella villa della sorella Annamaria, all'[[Infernetto]]<ref>https://www.ilfaroonline.it/2019/06/04/25-anni-senza-massimo-troisi-ostia-la-sua-bicicletta-grassi/277901/</ref>, stroncato all'età di 41 anni da un [[attacco cardiaco]] conseguente all'ennesimo episodio di [[febbre reumatica]].<ref name="guardian">{{Cita news|lingua=en|autore=[[Michael Radford]]|url=http://www.guardian.co.uk/film/2011/mar/31/massimo-troisi-il-postino|titolo=Massimo Troisi: the postman who always delivered|pubblicazione=[[The Guardian]]|giorno=31|mese=marzo|anno=2011|accesso=19 aprile 2011}}</ref><ref>{{cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/06/05/addio-caro-troisi-pulcinella-triste.html|titolo=Addio caro Troisi Pulcinella triste|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|giorno=5|mese=giugno|anno=1994|accesso=19 aprile 2011|autore=Maria Pia Fusco|pagina=6}}</ref>
 
Il funerale è stato celebrato nella chiesa di Sant'Antonio, il 6 giugno, a San Giorgio a Cremano e le sue spoglie sono conservate nel locale cimitero insieme a quelle della madre e del padre.
Riga 167:
Con le sue pellicole, Troisi cercò di inseguire una forma espressiva che indicasse una nuova strada al cinema italiano e spazzasse via i vizi della commedia decadente.<ref name=cocciardo76 >{{Cita |Cocciardo|p. 76|Cocciardo}}.</ref> Per questa ragione decise di affrontare nuove tematiche e rompere i soliti cliché della vecchia commedia. Nei suoi film non esistono più i personaggi partenopei «disoccupati, latin lover o camorristi»<ref name=p.57>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|p. 57|Paradiso... non potevi attendere?}}.</ref> che sono maestri nell'arte dell'arrangiarsi. Al loro posto c'è l'antieroe che è timido, di una timidezza a tratti quasi adolescenziale. All'eloquio facile e battagliero oppone le balbuzie, le frasi monche, gli interrogativi senza risposte, il linguaggio mille volte più espressivo delle mani e degli occhi. Che si trattasse di timidezza simulata o vera poco importa. Sta di fatto che questo nuovo napoletano appare come uno che lotta con gli stereotipi imposti dalla napoletanità tradizionale: il napoletano che vuole viaggiare, non emigrare, cercando inutilmente di ribadire il concetto a chi si ostina a cucirgli addosso quell'etichetta. A muoverlo non è la ricerca del lavoro ma il desiderio di conoscenza, il desiderio di venire a contatto con altre realtà, diverse da quella triste e rinunciataria del Sud al quale appartiene.<ref name=p.18/> Il napoletano di Troisi non è per le grandi battaglie, per i gesti estremi, allo scontro preferisce la fuga, ma sempre intesa come protesta, come trasgressione.<ref name=p.19>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|p. 19|Paradiso... non potevi attendere?}}.</ref>
 
Nonostante il tentativo di lottare contro gli stereotipi napoletani, Napoli è presente nelle opere di Troisi, ma non come realtà specifica o come fenomeno particolare: piuttosto, come frammento di una realtà di più ampio respiro che varca i confini regionali. È lo specchio dello smarrimento esistenziale, del crollo delle ideologie, delle sopraffazioni, delle ingiustizie, di una inaccettabile rassegnazione, che appartengono al vissuto di tutti, non solo dei napoletani. I personaggi interpretati da Troisi parlano napoletano, ma secondo l'attore, avrebbero potuto parlare qualsiasi altro dialetto: «Il mio personaggio parla napoletano e la gente dice: - È Napoli, ecco il napoletano - e invece secondo me questo è un personaggio che parla napoletano, che si vede che tutta la sua esperienza, tutta la sua cultura viene da Napoli, però ha una visione più generale perché il personaggio forse poteva pure essere torinese».<ref name=p.54-55>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|pp. 54–5554-55|Paradiso... non potevi attendere?}}.</ref> Gaetano, il protagonista di ''[[Ricomincio da tre]]'' è dall'altra parte, l'antieroe per eccellenza, l'uomo che, pur volendo prendere decisioni, non ci riesce. Così è anche Vincenzo di ''[[Scusate il ritardo]]'', così Camillo di ''[[Le vie del Signore sono finite]]'', così Tommaso di ''[[Pensavo fosse amore... invece era un calesse]]''.<ref name=p.19/>
 
I personaggi di Troisi, poi, si muovono, in una società nella quale le donne hanno preso coscienza della loro parità con gli uomini e, talvolta, della loro superiorità. I personaggi femminili dei film di Troisi colpiscono per la loro decisione nell'affrontare la vita e finiscono per gettare nello sconcerto una generazione di maschi travolta dal [[femminismo]], ma incapace di staccarsi da una tradizione troppo radicata.<ref name=p.19/> Se Marta di ''Ricomincio da tre'' è ancora legata a una certa idea di femminismo, Anna di ''Scusate il ritardo'' è forse la figura più disponibile al cambiamento, un'immagine così fragile e ideale a cui l'uomo, stupido e stupito, non avrà la forza di credere e che non riuscirà a seguire.<ref name=cocciardo83 >{{Cita |Cocciardo|p. 83|Cocciardo}}.</ref> E poi c'è Cecilia di ''Pensavo fosse amore... invece era un calesse'', femminilità totale, rischiosa, fisica e ossessiva, messa di fronte al problema di regolamentare il matrimonio, i sentimenti e di codificarli nel linguaggio. La donna di Massimo cerca di riconquistare la femminilità dopo averla vista imbrattare dalla società e dalla frangia misogina e maschilista della commedia cinematografica.<ref name=cocciardo84 >{{Cita |Cocciardo|p. 84|Cocciardo}}.</ref>