Porta di Ištar: differenze tra le versioni

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== Storia ==
Il re [[Nabucodonosor II]] regnò dal 604 al 562 a.C., all'apice dello splendore dell'impero babilonese. Si distinse sia come valoroso generale, sconfiggendo gli Egizi nella [[battaglia di Karkemiš]] e conquistando [[Gerusalemme]] nel 586 a.C.,<ref name="met">{{Cita web|url=https://www.metmuseum.org/toah/works-of-art/31.13.2/|lingua=en|titolo=Panel with striding lion {{!}} Work of Art {{!}} Heilbrunn Timeline of Art History |editore=The Metropolitan Museum of Art|città=New York|opera=The Met's Heilbrunn Timelie of Art History|accesso=28 marzo 2023}}</ref> e sia come fervente promotore di numerose iniziative edilizie. A lui, infatti, risale il monumentale sistema difensivo a protezione di Babilonia, intervallato da diverse porte, fra cui quella che fu poi dedicata a [[Ištar]], dea dell'amore e della guerra.<ref>{{Cita libro|cognome=Kleiner|nome=Fred|titolo=Gardner's Art Through the Ages|anno=2005|editore=Thompson Learning, Inc.|città=Belmont, CA|isbn=978-0-15-505090-7|ppp=49}}</ref>
 
Il tetto e le porte della porta erano realizzate in legno di cedro, così come riportato dall'iscrizione dedicatoria. I mattoni del cancello erano rivestiti di uno smalto blu, inteso a rappresentare il [[lapislazzuli|lapislazzulo]], una pietra semipreziosa dal colore azzurro oltremare intenso che era venerata nell'antichità per la sua intensità cromatica: i mattoni smaltati di blu avrebbero così conferito alla facciata uno splendore simile a un gioiello. All'interno della Porta si snodava la Via delle Processioni, un'arteria lunga 250 metri e larga 22 fiancheggiata da un fregio blu ornato da circa 120 creature, tra leoni, tori, draghi e fiori, su mattoni smaltati gialli e neri, a simboleggiare la dea Ištar.
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La seconda divinità che reca la propria effigie sulla Porta di Ištar è Adad (noto anche come Ishkur), il cui animale sacro era l'[[Bos primigenius|uro]], un antenato ormai estinto del toro. Adad aveva potere sulle tempeste distruttive e sulla pioggia benefica. L'apparato ornamentale della Porta di Ištar comprende anche bordi lineari e motivi di rosette, spesso visti come simboli di fertilità. Tali mostruose creature avevano la funzione simbolica di proteggere Babilonia dalle forze del male e dalle minacce degli aggressori esterni.
 
I mattoni della porta di Ištar erano composti di argilla dalla struttura fine pressata in forme di legno. Ciascuno dei rilievi di animali è stato realizzato anche con mattoni formati pressando l'argilla in stampi riutilizzabili. I giunti di malta tra i mattoni sono stati accuratamente progettati per non aprirsi in corrispondenza degli occhi degli animali o in altri luoghi potenzialmente sacrilegi o esteticamente inaccettabili. I mattoni sono stati così essiccati al sole e poi cotti una volta prima della smaltatura.<ref name="King">{{cita pubblicazione|cognome=King|nome=Leo|data=2008|titolo=The Ishtar Gate|url=http://search.informit.com.au/documentSummary;dn=178162192193939;res=IELHSS|lingua=en|opera=Ceramics Technical|volume=26|pp=51–5351-53|accesso=21 novembre 2017}}</ref>
 
Le velature di fondo sono tinte prevalentemente di un azzurro vivo, a imitazione del colore del pregiatissimo [[lapislazzuli|lapislazzulo]]; per le effigi degli animali, invece, sono stati impiegati smalti oro e marrone. Le bordature e le rosette sono smaltate in nero, bianco e oro. Si ritiene che la ricetta dello smalto contemplasse l'utilizzo di cenere vegetale, di conglomerati di arenaria e ciottoli per i silicati. I minerali responsabili della colorazione blu, come il [[cobalto]], sono stati aggiunti nelle formulazioni finali dello smalto.<ref name="King" />
 
L'adozione di tale cromia potrebbe essere un riferimento alla divinità sumerica [[Inanna]],<ref>{{cita libro|cognome=Kramer|nome=Samuel Noah|titolo=Sumerian Mythology: A Study of Spiritual and Literary Achievement in the Third Millennium B.C.: Revised Edition|editore=University of Pennsylvania Press|anno=1961|isbn=978-0-8122-1047-7|lingua=en|città=Philadelphia, Pennsylvania}}</ref><ref>{{cita libro|cognome=Wolkstein|nome=Diane|lingua=en|titolo=Inanna: Queen of Heaven and Earth: Her Stories and Hymns from Sumer|editore=Harper&Row Publishers|anno=1983|isbn=978-0-06-090854-6|città=New York City, New York}}</ref> che venne sincretizzata con la dea Ištar durante il regno di [[Sargon di Akkad]]. Nel mito della sua discesa agli inferi, Inanna è descritta mentre indossa sette indumenti di lapislazzuli, a simboleggiare il suo potere divino. Una volta catturata dalla regina degli inferi, Inanna viene descritta come composta da lapislazzuli, argento e legno;<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=George|nome=A. R.|titolo=Observations on a Passage of "Inanna's Descent"|rivista=Journal of Cuneiform Studies|volume=37|ppp=112|via=JSTOR}}</ref> due di questi materiali, in maniera forse non casuale, sono componenti chiave nella costruzione della Porta di Ištar.
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Una volta all'anno, la Porta di Ištar e la via processionale che si snodava sotto venivano utilizzate per una processione di Capodanno, la quale faceva parte di una festa religiosa che celebrava l'inizio dell'anno agricolo. A Babilonia, i rituali celebrati in onore di questa festa duravano dodici giorni. I festeggiamenti per il capo d'anno cominciavano subito dopo la raccolta dell'orzo, in occasione dell'equinozio di primavera: questo era il primo giorno dell'antico mese di Nisan, equivalente alla data odierna del 20 o 21 marzo.<ref name="Bertman" />
 
La Via delle Processioni, che è stata tracciata per una lunghezza di oltre 800 metri, si estendeva a nord dalla Porta di Ištar ed era fiancheggiata da fregi azzurri, sempre in ceramica invetriata, con immagini in rilievo di leoni, simbolo della dea Ištar, e con le già citate effigi del drago di Marduk, signore degli dei, e del toro di Adad, dio della tempesta.<ref name="R.P.D. 144–147">{{Cita pubblicazione|cognome=R.P.D.|data=ottobre 1932|titolo=The Lion of Ishtar|rivista=Bulletin of the Associates in Fine Arts at Yale University|volume=4|numero=3|pp=144–147144-147|jstor=40513763}}</ref> Adorata come la Signora del Cielo, Ištar rappresentava il potere dell'attrazione sessuale, ed era ritenuta selvaggia e determinata. Simboleggiata dalla stella e dal suo animale sacro, il leone, era anche la dea della guerra e la protettrice delle dinastie regnanti e dei loro eserciti. L'idea di protezione della città è ulteriormente incorporata in questo progetto di porta mediante l'uso di contrafforti merlati lungo entrambi i lati di questo ingresso in città.
 
Sessanta feroci leoni decorano dunque ogni lato della Via Processionale, con variazioni minime nel colore della pelliccia e delle criniere e della zampa portato avanti (quella sinistra nel lato est, e quella destra nel lato ovest). Ogni leone, composto da quarantasei mattoni disposti in undici file, è raffigurato su uno sfondo di piastrelle smaltate blu. Il leone di Ištar si presentava dunque come l'incarnazione di vivido naturalismo che accresceva ulteriormente la gloria della Via delle Processioni.<ref name=met/>
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== Iscrizione ==
[[File:Pergamon Museum Berlin 2007085.jpg|thumb|L'iscrizione cuneiforme posta sulla Porta di Ištar]]
L'iscrizione della Porta di Ištar è scritta in cuneiforme accadico su mattoni smaltati bianchi e blu ed era una dedica di Nabucodonosor per spiegare al popolo le circostanze che hanno condotto all'apertura della Porta stessa.<ref>{{Cita libro|titolo=Mesopotamia: Ancient Art and Architecture|cognome=Bahrani|nome=Zainab|editore=Thames and Hudson Ltd|anno=2017|isbn=978-0-500-51917-2|città=London|ppp=280}}</ref> Posta nello stesso periodo della costruzione della porta, essa è alta 15 metri e larga 10 e si articola in sessanta righe:
{{citazione|Nabucodonosor, re di Babilonia, il pio principe nominato dalla volontà di Marduk, il più alto principe sacerdotale, amato da Nabu, di prudente deliberazione, che ha imparato ad abbracciare la saggezza, che ha sondato il loro essere divino (Marduk e Nabu) e rende omaggio a loro Maestà, l'instancabile Governatore, che ha sempre a cuore la cura del culto di Esagila ed Ezida e si preoccupa costantemente del benessere di Babilonia e Borsippa, il saggio, l'umile, il custode di Esagila ed Ezida, il primogenito figlio di Nabopolassar, re di Babilonia, sono io.