Cavalieri templari: differenze tra le versioni
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== Storia ==
=== Origine ===
==== Contesto religioso, politico-militare: la prima crociata ====
{{Vedi anche|Riforma della Chiesa dell'XI secolo|Prima crociata}}
[[File:Saint Urbain II prêchant la croisade.jpg|miniatura|sinistra|[[Papa Urbano II]] predica la [[crociata]], miniatura delle ''Grandes Chroniques de France'' di [[Jean Fouquet]]]]
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[[File:164-Innocent II.jpg|miniatura|[[Papa Innocenzo II]]]]
Ulteriore definizione del ruolo e delle prerogative dell'ordine fu espressa nel 1138 dalla [[bolla pontificia|bolla]] ''[[Omne datum optimum]]'' di [[Papa Innocenzo II|Innocenzo II]] emanata quando il Maestro dell'ordine era [[Robert de Craon]] e considerata l'atto istituivo dell'ordine. La bolla fu di vitale importanza per l'ordine dei cavalieri templari perché sancì la totale indipendenza del suo operato essendo soggetti solo all'autorità papale, l'essere esente dal pagare tasse e gabelle, di avere un proprio clero e di beneficiare della protezione apostolica. Tale documento creò anche attriti con il clero regolare che portò a molti conflitti di interesse tra i templari e i sacerdoti che portarono a mettere più volte in discussione la bolla stessa, tanto che dovette essere confermata ben dodici volte tra il 1154 e il 1194.<ref>{{Cita |Riley-Smith |
La bolla ''[[Milites Templi]]'', promulgata il 9 gennaio 1144<ref name="Demurger111">{{Cita |Demurger, 2008 |p. 111}}.</ref> da [[papa Celestino II]] concedeva ulteriori privilegi, tra cui il permesso ai cappellani dei templari di officiare una volta all'anno in regioni o città interdette, "per l'onore e il rispetto della loro cavalleria", oltre che di raccogliere questue.<ref name=Barber118-119/>
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==== Il processo ====
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Agli arresti e alle confessioni seguì un processo che, per via della sua portata e del modo con cui vennero mosse le accuse, lo storico [[Franco Cardini]] definisce come uno dei primi “processi massmediali”.<ref>{{Cita |Cardini, 2011 |p. 82}}.</ref> Riguardo alle confessioni, sempre Cardini, nota come tutte riportino pressoché le stesse dichiarazioni: di aver rinnegato Cristo, di aver [[venerazione|venerato]] idoli [[paganesimo|pagani]] (come gatti, teste a tre facce o [[Bafometto]]) e compiuto atti osceni;<ref>{{Cita |Cardini, 2011 |pp. 78-80}}.</ref> un segno che fa pensare a un'orchestrazione da parte degli accusatori che vollero dare una giustificazione giuridica alla chiara volontà regia di arrivare alla condanna dell'Ordine e alla espropriazione dei beni senza dargli possibilità di una vera difesa. Vennero biasimati anche per aver intrattenuto rapporti giudicati troppo amichevoli con i signori [[musulmano|musulmani]], arrivando con alcuni di loro, come [[Usama ibn Munqidh]], a porgergli veri e propri favori, come quello di concedergli di pregare nella [[Cupola della Roccia]], benché già trasformata in [[chiesa (architettura)|chiesa cristiana]].<ref name="chinazzi174" /> Lo storico italiano, tuttavia, non esclude che alcuni Templari fossero, almeno in parte, colpevoli di alcune delle accuse a loro mosse; innanzitutto c'è da rimarcare il fatto che molti Templari erano entrati nell'Ordine per espiare precedenti "peccati", come eresia e sodomia, e che una volta ammessi non fossero stati immuni da aver reiterato tali comportamenti, inoltre è normale presupporre che all'interno di un gruppo così grande vi potessero essere alcuni soggetti che avevano compiuto, magari solo in passato come un cavaliere che confessò fatti di trentasei anni prima, i peccati di cui erano accusati, ma è da escludere che questi fossero sistematicamente diffusi a tutto l'Ordine come l'accusa voleva dimostrare.<ref>{{Cita |Cardini, 2011 |pp. 78-80, 90}}.</ref>
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Per legittimare maggiormente il processo in corso contro i Templari e rafforzare la propria autorità a discapito di quello papale, Filippo IV convocò gli [[stati Generali del 1308]] a [[Tours]] con cui si reiterò la condanna nei confronti dell'Ordine.<ref>{{Cita |Rolland, 1999 |p. 210}}.</ref> In risposta, il Papa chiese di potere ascoltare i Templari a [[Poitiers]], ma poiché la maggior parte dei dignitari erano imprigionati a [[Chinon]], re Filippo ricorse al pretesto che essi erano troppo deboli per affrontare il viaggio, per negare al papa tale possibilità. Quindi Clemente V delegò due cardinali perché si recassero a Chinon ad ascoltare i testimoni. Il [[manoscritto]] noto come [[pergamena di Chinon]], ritrovato nel 2001 nell'[[Archivio Segreto Vaticano]], dimostrerebbe come in quell'occasione il papa avesse concesso l'assoluzione agli alti dignitari dell'Ordine dalle accuse formulategli dalla corona francese.
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Poiché l'Ordine del Tempio si trovava sotto l'autorità papale e non sotto quella regia, furono le autorità ecclesiastiche a dover istruire il processo contro di loro. A seguito della bolla ''[[Faciens misericordiam]]'', in cui furono definite le accuse portate contro il Tempio, il 12 novembre 1309 si tenne a Parigi la prima commissione pontificia che doveva giudicare l'Ordine, non tanto come insieme di persone fisiche (ovvero gli appartenenti) ma come una personalità giuridica in sé.<ref>{{Cita |Demurger, 2008 |p. 460}}.</ref><ref>{{Cita |Cardini, 2011 |p. 84}}.</ref> Nell'agosto successivo tutti i vescovati ricevettero l'ordine di far comparire davanti alla commissione tutti i Templari arrestati. In quest'occasione, solo uno di essi confermò la confessione fatta precedentemente: il 6 febbraio 1310, quindici Templari su sedici, proclamarono la loro innocenza, ben presto seguiti dalla maggior parte dei loro fratelli. Preoccupato di poter perdere la propria autorità sul processo in corso, Filippo IV fece nominare [[Arcidiocesi di Sens|arcivescovo di Sens]] il fidato [[Philippe de Marigny]], fratellastro di [[Enguerrand de Marigny]], suo stretto collaboratore e consigliere. Così il processo prese una chiara direzione e andò a velocizzarsi tanto che, il 12 maggio 1310, vennero condannati alla [[morte sul rogo]] cinquantaquattro Templari che avevano ritrattato le loro precedenti confessioni fatte tre anni prima. Entro il 26 maggio dell'anno successivo vennero portati a termine tutti gli interrogatori.<ref>{{Cita |Demurger, 2008 |p. 464}}.</ref><ref>{{Cita |Cardini, 2011 |p. 85}}.</ref> Nel generale clima di condanna ci fu l'eccezione rappresentata da [[Rinaldo da Concorezzo]], [[arcidiocesi di Ravenna-Cervia|arcivescovo di Ravenna]] e responsabile del processo per l'Italia settentrionale: egli assolse i cavalieri e condannò l'uso della tortura per estorcere confessioni (concilio provinciale di Ravenna, 1311).<ref name="chinazzi174" />
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