Lugo (Italia): differenze tra le versioni
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La presenza romana durò sei secoli. A partire dal [[V secolo]] d.C. iniziò un periodo di peggioramento climatico. Il raffreddamento della temperatura durò ben tre secoli causando il progressivo spopolamento del territorio tra i fiumi [[Santerno]] e [[Senio]] (ovvero dove sorgerà Lugo)<ref name="ref_A">Norino Cani, ''Lugo e la Bassa Romagna tra Ostrogoti, Bizantini e Longobardi (V-VIII secolo)'', Lugo, 2012.</ref>. Senza la manutenzione umana dei canali e dei corsi d'acqua naturali, il territorio si riempì progressivamente delle acque fluviali ristagnanti. I fiumi tornarono a spagliare nella pianura. Dopo alcuni secoli, il livello del terreno al tempo dei romani rimase coperto da circa 1,5 metri di depositi alluvionali. La temperatura tornò ottimale nell'[[VIII secolo]].<br />
Solo a partire dal [[XIII secolo]] la rete di strade ortogonali, tipica della centuriazione, fu ricostruita, anche se le dimensioni del reticolo non coincisero con quelle dei tempi dei romani: le vie ortogonali infatti furono allineate ai cardini e decumani del territorio di Ravenna<ref>{{cita|A. Vasina|p. 172.|Vasina, 1995}}</ref>.
=== Medioevo ===
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La maggior parte dei ''fundi'' che componevano la ''massa sancti Hilari'' era di proprietà dei monasteri dell'[[arcidiocesi di Ravenna-Cervia|arcidiocesi di Ravenna]]<ref>I monasteri di San Martino Confessore, Sant'Andrea Maggiore e Santa Maria in Cereseo.</ref>, pur ricadendo nella [[diocesi di Imola]]. Nel territorio non vi era una fonte battesimale: esercitavano la loro giurisdizione le pievi di [[Barbiano (Cotignola)|Barbiano]]<ref>Il più antico documento che attesta la giurisdizione di Barbiano è datato 1037.</ref> e di Bagnacavallo ([[Pieve di San Pietro in Sylvis|San Pietro ''in Sylvis'']]).
Appartenevano alla pieve di S. Stefano in Barbiano i fondi<ref>{{cita|A. Vasina|p. 178.|Vasina, 1995}}</ref>:
# "Cento" (citato per la prima volta il 14 novembre [[950]])<ref>Esiste una menzione più antica di un fondo ''Cento'', che è citato in un documento del [[782|782 d.C.]], ma la sua localizzazione appare incerta.</ref>
# "Biancanigo" (la cui più antica attestazione risale al 18 febbraio [[981]])<ref>Nel documento in questione sono nominati insieme i fondi di ''Centum et Blancanicum quae sunt in Massa Sancti Hilari''. Il fondo Cento, dunque, faceva parte, assieme al fondo Biancanigo, della ''massa Sancti Hilari''.</ref>;
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[[File:Lugo-disegno rocca.jpg|thumb|upright=0.9|Disegno (di anonimo) della rocca estense (XV secolo)]]
[[File:Statuti Lugo.jpg|thumb|upright=0.9|Frontespizio degli Statuti della comunità lughese (1493)]]
Nel [[1037]] è citato per la prima volta nei documenti un ''castrum'' (fortificazione)<ref>{{cita|A. Vasina|p. 179.|Vasina, 1995}}</ref>. Attorno al ''castrum sancti Hilari'' iniziarono a formarsi dei ''burgus'', ovvero i primi nuclei di abitazioni. Un piccolo borgo è documentato nel 1115. Durante la lotta tra Papato e Impero (1154-1183) nel [[1161]] i [[conti di Cunio]], alleati di [[Federico I Barbarossa]], strapparono la ''massa sancti Hilari'' alla Chiesa ravennate<ref>{{cita|M. Martelli|p. 47|Martelli, 1984}}.</ref>. Nel [[1198]] il legato di [[papa Innocenzo III]] ottenne la sua restituzione e nel [[1202]] l'arcivescovo di Ravenna, Alberto Oselletti, iniziò la costruzione di un nuovo ''castrum'' posto 1,5 km a nord della massa.
Nel [[1218]] il ''castrum'' fu conquistato e distrutto dai Faentini (guidati dal podestà Talamaccio di Cremona), cui si allearono i conti di Cunio. I lughesi dovettero accettare le condizioni del vincitore per ottenere la pace: smantellamento della fortificazione, pagamento di un riscatto per gli ostaggi e trasferimento di molti abitanti nel contado faentino, su terre che necessitavano di nuove braccia da lavoro. Negli anni immediatamente successivi il livello di vita dei lughesi peggiorò notevolmente. Nei documenti dell'epoca l'abitato è definito semplicemente come ''villa''. Risale al [[1224]] il primo documento nel quale appare l'antico nome di Lugo: è una [[bolla pontificia|bolla]] di [[papa Onorio III]] in cui il pontefice conferma a Simeone, arcivescovo di Ravenna, i possedimenti dell'arcidiocesi ravennate. Vi si legge ''villam Luci cum curtibus''<ref>Si veda la ricostruzione etimologica fatta nel XVIII secolo da [[Francesco Leopoldo Bertoldi]]: ''Notizie istoriche dell'antica selva di Lugo''. Faenza: Rinaldi, 1794.</ref>, che in testi cronologicamente successivi diventa ''villa lugi''. La pronuncia gutturale della "g" determinò poi il toponimo.
Il popolamento del territorio riprese alla metà del secolo. I campi furono bonificati dalle acque e la rete ortogonale di romana memoria fu ricostruita, partendo da ciò che era sopravvissuto: in alcune zone più elevate, infatti, l'antico disegno centuriale non si era cancellato del tutto. Dal 1232 Rainiero di Cunio tenne in pugno la cittadina per sedici anni<ref>{{cita|M. Martelli|p. 57|Martelli, 1984}}.</ref>. Nel 1248 Rainiero dovette cedere il potere al Senato di [[Bologna]], che aveva ottenuto da [[papa Innocenzo IV]] la sovrintendenza generale sulla Romagna<ref>{{cita|M. Martelli|p. 61|Martelli, 1984}}.</ref>. Lugo venne nominata sede del distretto che comprendeva i centri abitati della diocesi d'Imola a nord della [[via Emilia]] (''subtus Stratam''). A Lugo si insediò il podestà. In un documento del 1256 Lugo tornò ad essere denominata ''castrum''. Nel [[1273]] il comune<ref>La prima attestazione dell'esistenza di un comune risale al 1213, prima ancora che apparisse il toponimo ''Lugo''. Cfr. {{cita|A. Vasina|p. 184.|Vasina, 1995}}</ref> acquistò il plebato di Santa Maria in Fabriago ({{formatnum:5200}} ettari), aumentando notevolmente la propria superficie<ref>{{cita news|autore=Giovanni Baldini|titolo=750 anni fa Lugo "comprò" il plebato di Fabriago|pubblicazione=Giornale di massa|data=febbraio 2014}}</ref>. Iniziò un movimento migratorio convergente dai paesi vicini.
Durante le guerre che coinvolsero la Chiesa e le [[Signorie]] per il possesso delle terre romagnole nel corso dei secoli XIII e XIV, Lugo passò più volte di mano. Nel [[1278]] fu restituita dai [[Guelfi]] bolognesi alla Santa Sede. Dieci anni dopo, nel [[1288]], la distinzione ''subtus/super Stratam'' fu cancellata. Nel [[1296]] fu definitivamente distrutto il ''castrum'' di Cunio. L'anno seguente Lugo fu conquistata dalla compagnia di [[Uguccione della Faggiuola]], alla testa dei [[Ghibellini]] romagnoli. Il predominio dei Ghibellini fu di breve durata: il 29 aprile [[1299]] Lugo tornò alla Chiesa ravennate in base a un trattato tra guelfi (Bologna) e ghibellini (Imola, Faenza, Cesena e Forlì)<ref>{{cita|M. Martelli|p. 65|Martelli, 1984}}.</ref>. Nel [[1307]] l'arcivescovo di Ravenna la donò al comune di [[Bologna]]. Appena due anni dopo fu presa dai conti di [[Cunio]] (insediatisi nella rocca di [[Barbiano (Cotignola)|Barbiano]]) e data nuovamente alla Chiesa ravennate. Affidata nel [[1333]] al governo della famiglia [[Guido da Polenta|da Polenta]] di Ravenna, nel [[1338]] fu presa dai [[Pepoli]] di Bologna, ai quali fu sottratta nel [[1352]] dai [[Visconti]] di [[Milano]] (che la tennero fino al [[1367]]).<ref>[[Lucio Gambi]], «Il censimento del cardinale Anglic in Romagna nell'anno 1371» in ''Rivista Geografica Italiana'', dicembre 1947, pp.221-249.</ref>
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* Chiesa della [[Collegiata]] dei Santi Francesco ed Ilaro, conosciuta comunemente come "Collegiata". Fu edificata come chiesa del convento francescano tra il 1233 (anno dell'arrivo dei Frati minori a Lugo) e il 1238<ref>{{cita|M. Martelli|pp. 58-9|Martelli, 1984}}.</ref>. Fu consacrata e dedicata al Santo il 24 marzo [[1254]]. Vi sono sepolti i [[Da Barbiano|conti di Barbiano]], [[vicario apostolico|vicari apostolici]] di Lugo. Nel [[1438]] il Comune deliberò di allargare le mura per includere il complesso francescano. Nel [[1471]] al convento fu aggiunto il chiostro<ref>Nacque così il quinto borgo di Lugo: Poligaro (o Policaro). Gli altri erano
</ref>. Il chiostro è il monumento più antico di Lugo dopo la rocca<ref>{{cita|M. Martelli|p. 110|Martelli, 1984}}.</ref>. Il pozzale al centro del chiostro, anch'esso quattrocentesco, è un [[monolito]] in pietra d'Istria. Nel [[1760]] fu decisa la demolizione della chiesa e la sua ricostruzione dalle fondamenta. I lavori, affidati all'esperto architetto imolese [[Cosimo Morelli]], durarono dal 1762 al [[1772]]: il 1º settembre di quell'anno venne riaperta al culto. All'interno è scandita da quattro cappelle per parte che conservano opere settecentesche di artisti locali, fra le quali spicca nella grande [[pala d'altare]] la tela raffigurante San Francesco, dipinta da [[Benedetto dal Buono]]. L'organo fu costruito nel 1780 dal [[venezia]]no Giovanni Ghinei. Alla fine del secolo XVIII gli invasori francesi cacciarono i monaci; la chiesa fu affidata a un sacerdote del clero secolare. Nel [[1826]] [[papa Leone XII]] la eresse a chiesa parrocchiale<ref>Fu la terza parrocchia di Lugo, dopo San Giacomo e San Francesco di Paola.</ref> e ne affidò la cura al cardinale lughese [[Francesco Bertazzoli]] (1754-1830), canonico della collegiata dei Santi Petronio e Prospero (poi San Giacomo Maggiore). Due anni dopo il Bertazzoli decise di trasferire il titolo di collegiata alla chiesa del Morelli, che essa porta tuttora. La dotò di fonte battesimale e modificò il suo nome, associando Sant'Ilaro, patrono di Lugo, a San Francesco. Da allora la chiesa è diventata il punto di riferimento della comunità, dove si svolgono le più importanti celebrazioni liturgiche<ref>Vittorio Tampieri, «La Storia» in ''Guida della Collegiata dei Santi Francesco e Ilaro in Lugo'', Imola, 2015.</ref>. Vi è venerata l'immagine della Madonna del Rosario, custodita dal 1950<ref>Vi è stata trasferita dalla chiesa del Limite, adattata a uffici della Banca del Monte.</ref>; il suo giorno di festa è la prima domenica di ottobre. Uno dei dipinti più pregevoli conservati al suo interno è la tela di [[Giacomo Zampa]] (1731-1808) che raffigura l'incontro tra [[Sant'Antonio da Padova]] ed [[Ezzelino III da Romano]]. Dal 6 agosto [[1850]] alla morte vi esercitò il suo ministero il Venerabile don Carlo Cavina (1820-1880).
* Chiesa di San Giacomo Maggiore (chiesa del rione Brozzi). Già esistente prima della distruzione dell'insediamento avvenuta nel 1218, è la più antica chiesa di Lugo ancora esistente<ref>{{cita|G. Baldini|p. 26|San Giacomo, 2015}}.</ref>. Originariamente era situata dentro l{{'}}''oppidum'', la cittadella fortificata<ref>Si trovava pressappoco dalle parti del bar Jolly (loggia del Pavaglione, n. 84).</ref>. Nel 1229, in piena fase di ricostruzione del paese, fu nominata chiesa di [[giuspatronato]] della comunità (lo rimase fino al XV secolo). Era sede delle assemblee consiliari del comune, nonché degli incontri solenni e giurati<ref>{{cita|A. Vasina|p. 185.|Vasina, 1995}}</ref>. Nella chiesa, intitolata ai “Santi Ilaro e Giacomo”, fu conservata a lungo una [[reliquia]] di [[Ellero di Galeata|Sant'Ilaro]], il patrono dei lughesi<ref>La reliquia rimase in San Giacomo fino al 1526, quando fu trasferita nella chiesa dei Carmelitani, dove si trova tuttora.</ref>. Nell'anno 1300 fu la prima chiesa lughese ad ottenere un [[battistero]]<ref>{{cita|G. Baldini|p. 27|San Giacomo, 2015}}.</ref>. Nel 1390 la chiesa venne ricostruita al di fuori della cittadella fortificata, nella via in cui si trova. Nel [[1734]] ricevette il titolo di [[collegiata]], che poi fu trasferito alla chiesa dei Francescani nel 1826<ref>{{cita|G. Baldini|p. 34|San Giacomo, 2015}}.</ref>. Dal 1741 al 1923 fu intitolata ai “Santi Petronio e Prospero”<ref>{{cita|G. Baldini|p. 37|San Giacomo, 2015}}.</ref>. Bombardata durante l'ultimo conflitto mondiale, è stata riaperta al culto il 23 dicembre [[1956]]. All'interno è conservata una statua che ritrae la Madonna addolorata, risalente al [[XVII secolo]], opera della bottega dei Paganelli, artisti lughesi. Nel 1985 è stato realizzato un nuovo battistero.
* Chiesa di San Francesco di Paola (chiesa del rione Cento) – Fondata come chiesa di Santa Maria del Trivio<ref>L'incrocio in questione (''trivium'') è quello tra via Cento e la perpendicolare via del Limite (attuale corso Garibaldi).</ref> (con annesso ospedale) nel [[XIII secolo]], la sua origine è connessa al popolamento del ''burgus'' Cento, uno dei due borghi principali di Lugo nel XIII secolo. Tra il 1335/40 e il 1370 la chiesa fu ricostruita<ref name="cintura">{{cita web|url=http://www.cassiciaco.it/navigazione/monachesimo/devozioni/mariana/cintura/lugo.html|titolo=Lugo di Romagna|accesso=1º novembre 2017}}</ref>. Nel [[1390]] il parroco dell'antica chiesa della ''massa sancti Hilari'' vi si trasferì perché il luogo in cui sorgeva, all'epoca sito fuori dalle mura, era troppo esposto alle rapine ed alle scorrerie delle bande armate. Egli porto con sé le reliquie conservate nella chiesa abbandonata. Il titolo di parrocchia fu trasferito al nuovo luogo di culto, che fu rinominato “Santa Maria del Trivio e Sant'Ilaro”<ref name="cintura"/>. Da allora Santa Maria iniziò a contendere il primato di principale tempio cittadino all'altra chiesa parrocchiale di Lugo, San Giacomo Maggiore. Negli anni successivi si arricchì di altre reliquie del santo<ref>Su richiesta del Comune di Lugo, l'Abate di Galeata donò alla città un osso del braccio e una parte del cranio</ref>. Nel [[1583]] la popolazione delle due parrocchie di Lugo ammontava rispettivamente a {{formatnum:3056}} anime (San Giacomo) e {{formatnum:2700}} (Santa Maria). L'antagonismo fu rinverdito nel XVII secolo e continuò nel secolo seguente. Nella corsa al primato, Santa Maria batté sul tempo San Giacomo diventando la prima chiesa lughese ad ottenere il titolo di collegiata (dicembre 1733)<ref>Bolla ''Sacri Apostolici ministerii'' di [[papa Clemente XII]] del 4 dicembre [[1733]].</ref>. Ma dopo soli otto anni i titoli della chiesa furono rivoluzionati: la [[Santa Sede]] dispose la soppressione della parrocchia (e quindi della collegiata) e la sua riedificazione a [[San Francesco di Paola]] (bolla ''Copiosus in misericordia Deus'' di [[papa Benedetto XIV]] del 3 maggio 1741). Il titolo parrocchiale fu restituito già nel 1757. Dal [[1838]] poté di nuovo fregiarsi del nome di Sant'Ilaro, che venne aggiunto come co-titolare della parrocchia. Nel 1886 iniziarono i lavori di edificazione della nuova chiesa, che fu inaugurata il 23 aprile 1890<ref>{{cita news|autore=Matteo Pirazzoli|url=|titolo=Per San Francesco di Paola un doppio giubileo|pubblicazione=Il nuovo Diario-Messaggero|data=5 novembre 2020||pp =32-33}}</ref>. Infine, nel [[1921]] la chiesa riebbe il battistero<ref>{{cita|M. Martelli|pp. 177-178|Martelli, 1984}}.</ref>. All'interno è conservato un pregevole [[Gruppi scultorei raffiguranti il Compianto sul Cristo morto|Compianto sul Cristo morto]] in [[terracotta]] policroma risalente al [[XVI secolo]]. Nella Cappella del Sacramento si venera la Madonna della Cintura, una delle sculture lignee più antiche della Romagna. In un'altra cappella è venerata la Madonna del Rosario.
* Chiesa del Carmine – È il tempio in cui si venera Sant'Ilaro, patrono della città. Fu fondata come chiesa del convento dei padri carmelitani nel [[1480]]. Nel [[1526]] vi furono collocate le [[reliquie]] e il busto argenteo di S. Ilaro (vedi ''infra''), sotto la custodia dell'Ordine. Nel Seicento fu realizzato il chiostro. Nel [[XVIII secolo|Settecento]] si decise di ricostruire la chiesa dalle fondamenta. I lavori, su progetto dell'architetto locale Francesco Ambrogio Petrocchi, iniziarono nel [[1748]]; la nuova chiesa fu inaugurata il 14 maggio [[1772]]. All'interno della chiesa sono conservati alcuni dipinti di Guidaccio da Imola, tra cui una pregevole Madonna del Carmine ([[1481]]), titolare della chiesa insieme a Sant'Ilaro, una statua della Vergine (in legno di Val Gardena), nonché due organi di epoca barocca tuttora funzionanti: un grande strumento del [[1799]] di [[Gaetano Callido]] ed uno del Galli, su cui si esercitò il giovane [[Gioachino Rossini]]<ref>{{cita web|url=https://edicoladelcarmine.suasa.it/Lugo.html|titolo= Chiesa della Beata Vergine del Carmine di Lugo|accesso=3 aprile 2022}}</ref>.
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