Colonialismo italiano: differenze tra le versioni

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[[File:Generale Giovanni Ameglio.jpg|miniatura|upright=0.7|[[Giovanni Ameglio|Giovanni Battista Ameglio]], [[Governatori della Cirenaica italiana|governatore della Cirenaica]] dal 1913 al 1918.]]
Tra il 1911 e il 1912 il [[Governo Giolitti IV|governo Giolitti]], dopo una serie di accordi con la [[Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda|Gran Bretagna]] e la [[Terza Repubblica francese|Francia]], che ribadivano le rispettive sfere d'influenza nell'[[Africa settentrionale]], dichiarò guerra all'[[Impero ottomano]] e avviò l'invasione del [[Tripolitania ottomana|''vilayet'' di Tripolitania]]. Nel corso del conflitto, per costringere la Turchia alla resa, gli italiani spostarono le operazioni militari nel mar Egeo e occuparono Rodi e le altre isole del Dodecaneso. La Turchia dovette cedere con la [[Trattato di Losanna (1912)|pace di Losanna del 1912]] e all'Italia vennero riconosciute la [[Tripolitania]] e la [[Cirenaica]].
Il 23 ottobre 1911, nel corso della [[battaglia di Sciara Sciatt]] per la conquista di [[Tripoli]], due compagnie di [[bersaglieri]] italiani, composte da circa 290 uomini, furono accerchiate e, dopo la resa, annientate nei pressi del cimitero di Rebab dai [[Esercito ottomano|militari ottomani]] e irregolari libici. Quando i bersaglieri riconquistarono l'area del cimitero scoprirono che quasi tutti i prigionieri erano stati trucidati. Secondo la relazione ufficiale italiana "molti erano stati accecati, decapitati, crocifissi, sviscerati, bruciati vivi o tagliati a pezzi"<ref>{{Cita|Vandervort|p. 289}}.</ref>. Analogo resoconto fu fatto dal giornalista italo-argentino [[Enzo D'Armesano]] che era inviato sul posto per il quotidiano argentino [[La Prensa (Argentina)|La Prensa]]<ref>{{Cita|Vandervort|p. 290: "Erano crocifissi, impalati, squartati, decapitati, accecati, evirati, sconciamente tatuati e con le membra squarciate, tagliuzzate, strappate!"}}.</ref>. Nella repressione che seguì, furono uccisi almeno un migliaio di libici e si dispose la deportazione in Italia dei “rivoltosi” arrestati. L'operazione riguardò circa quattromila libici, che furono trasferiti nelle colonie penitenziarie delle [[Isole Tremiti]], di [[Ustica]], [[Gaeta]], [[Ponza]], [[Caserta]] e [[Isola di Favignana|Favignana]].<ref name="DelBoca">{{Cita|Del Boca|pp. 113-117}}.</ref> Gli scarsi dati rimasti rilevano che, per le pessime condizioni igieniche e lo scarso cibo, alla data del 10 giugno 1912, alle Tremiti, erano già deceduti 437 reclusi, cioè il 31% del totale. A Ustica, nel solo 1911, ne morirono 69; a Gaeta e Ponza, nei primi sette mesi del 1912, altri 75. Nel corso del 1912, furono rimpatriati 917 libici, ma le deportazioni continuarono, con punte notevoli intorno al 1915.<ref name="DelBoca" /> I due territori, il cui possesso verrà consolidato nel corso degli [[Anni 1920|anni venti]] e [[anni 1930|trenta]], verranno unificati nel 1934 nella colonia della [[Libia italiana]].<ref>{{Cita web|url=http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1934299_P1|titolo=Gazzetta ufficiale|data=del 21 dicembre 1934|editore=Governo italiano|accesso=6 gennaio 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.regioesercito.it/campagne/libia/camplibia4.htm|titolo=Conquista della Libia interna|accesso=28 novembre 2012|dataarchivio=7 aprile 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150407075538/http://www.regioesercito.it/campagne/libia/camplibia4.htm|urlmorto=no}}</ref>
 
Il Dodecaneso avrebbe dovuto essere restituito ai turchi alla fine della guerra, ma rimase sotto amministrazione provvisoria da parte dell'Italia per via di inadempienze turche alle clausole del trattato di pace. Dopo la prima guerra mondiale, con la firma dei trattati [[Trattato di Sèvres|di Sèvres]] del 1920 e infine [[Trattato di Losanna (1923)|di Losanna]] del 1923, la Turchia rinunciò a ogni rivendicazione e riconobbe ufficialmente la sovranità italiana sull'arcipelago.