Khaganato di Rus': differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: numeri di pagina nei template citazione
FrescoBot (discussione | contributi)
 
Riga 59:
A seguito degli scavi archeologici condotti negli [[anni 1820]] a Ladoga e in altre località del nord della Russia, gli studiosi hanno potuto affermare che le usanze e i rituali dei Rus' erano influenzati da quelli degli scandinavi. Tale dato coincide con quanto riferito nelle opere di [[ibn Rustah]] e [[ibn Fadlan]]. Il primo compilò una breve descrizione della sepoltura di un nobile Rus', che fu posto in una "tomba ampia come una grande casa", insieme a cibo, amuleti, monete, altri accessori e, per ultimo, la propria moglie prediletta. "Quindi la porta veniva sigillata e lei vi moriva dentro."<ref>Ibn Rustah. Traduzione inglese in {{Cita|Brøndsted|p. 305}}.</ref> Ibn Fadlan lasciò invece una descrizione dettagliata dell'usanza di [[Funerale vichingo|cremare i nobili sopra una nave]], durante la quale era solito si celebrassero [[sacrificio umano|sacrifici umani]] e di animali. Quando moriva un uomo povero veniva parimenti messo su una piccola barca e bruciato su di essa. Per quel che concerne il funerale delle persone altolocate il viaggiatore musulmano fornisce questa descrizione: i possedimenti del morto erano divisi in tre parti: una per la propria famiglia, una per pagare il rito funebre e una per produrre [[birra]] da consumarsi il giorno della cremazione di quest'ultimo.<ref>Ibn Fadlan identificò i Rus' come forti consumatori di birra: "e spesso uno di loro è stato trovato morto con un boccale nella propria mano." Ibn Fadlan, ''Risala''. Traduzione inglese in {{Cita|Brøndsted|p. 301}}.</ref> Una delle schiave del morto si immolava volontariamente al fine di potersi riunire con il proprio padrone in [[paradiso]]. Il giorno della cremazione il morto veniva dissotterrato dalla propria tomba, vestito di tutto punto e posizionato su di una barca costruita per l'occasione. La schiava veniva dunque uccisa (dopo che i parenti e gli amici del morto avevano fatto sesso con lei) e posta sull'imbarcazione prima che il parente più prossimo del deceduto desse fuoco al vascello. Il funerale finiva con l'edificazione di un tumulo rotondo.<ref>Ibn Fadlan, ''Risala''. Traduzione inglese in {{Cita|Brøndsted|pp. 301-305}}.</ref>
 
Gli storici medievali nel descrivere gli usi dei Rus' si soffermarono particolarmente sui modi duri e spartani con cui venivano educati i giovani<ref name="Rus"/> Ibn Rustah scrive: "Quando nasce un bambino il padre va verso il neonato con la spada in mano, la getta per terra e dice: 'Non ti lascerò alcun bene: avrai solo quello che riuscirai a procurarti con quest'arma!'"<ref>{{Cita|Brøndsted|p. 268}}.</ref>. [[Al-Marwazi]] nel confermare che i figli maschi non avevano diritto ad alcuna eredità riferì che, alla morte del padre, tutti i beni diventavano proprietà delle figlie. Un altro esempio del loro estremo individualismo è dato dal loro trattamento verso gli ammalati. Secondo quanto tramandato da Ibn Fadlan, "se uno dei Rus' si ammala gli altri lo lasciano da solo in una tenda procurandogli giornalmente cibo e acqua. Tuttavia non lo visitano né parlano con lui, specialmente se è un servo. Se il malato si riprende si riunisce alla comunità, se muore lo bruciano. Se ciò accade a un servo, tuttavia, lasciano il suo cadavere come cibo per cani e avvoltoi"<ref>Ibn Fadlan, ''Risala''. Traduzione inglese in {{Cita|Brøndsted|pp. 301-305}}. Vedi anche {{Cita|"Rus", ''Encyclopaedia of Islam''}}.</ref>. Le fonti descrivono i Rus' come estremamente di larghe vedute in materia sessuale. Ibn Fadlan scrisse che il re dei Rus' non si vergognava ad avere rapporti sessuali in pubblico con le schiave. Quando i commercianti Rus' arrivavano a destinazione erano soliti [[Rapporto sessuale|copulare]] con le schiave appena comprate alla presenza dei loro compagni e, alle volte, tali spettacoli si trasformavano in [[orgia|orge]].<ref>Ibn Fadlan, ''Risala''. Traduzione inglese in {{Cita|Brøndsted|pp. 265, 305}}.</ref><ref name="Rus-Islam">{{Cita|"Rus", ''Encyclopaedia of Islam''|''passim''}}.</ref>
 
Sia ibn Fadlan che ibn Rustah dipinsero i Rus' come devoti pagani. Ibn Rustah e, dopo di lui, Garizi scrisse che lo [[sciamano]] dei Rus' (''attiba'') deteneva un grande potere sulla gente comune. Secondo ibn Rustah gli sciamani si comportavano "come se possedessero ogni cosa". Loro sceglievano quali uomini, donne, o animali dovevano essere sacrificati e non era possibile opporsi alle loro decisioni<ref>Ibn Rustah. {{Cita|Brøndsted|p. 268}}.</ref><ref name="Rus-Islam"/>. Ibn Fadlan lasciò una descrizione di mercanti che pregavano per il successo delle loro operazioni commerciali davanti a "un grande idolo di legno con le sembianze di un essere umano, circondato da figure più piccole e dietro a questi grandi pali conficcati nel terreno." Se il commercio non andava a buon fine venivano fatte ulteriori offerte; se i guadagni rimanevano limitati, il commerciante portava altri doni agli idoli minori. Quando il commercio si rivelava particolarmente vantaggioso, sacrificava in ringraziamento agli idoli bestiame e pecore, le cui carni venivano poi distribuite in elemosina<ref>Ibn Fadlan, ''Risala''. {{Cita|Brøndsted|p. 266}}.</ref><ref name="Rus-Islam"/>
 
Fonti bizantine riportano tuttavia che i Rus' adottarono il [[cristianesimo]] verso la fine degli anni 860. In un'enciclica datata [[867]] il [[Fozio I di Costantinopoli|Patriarca Fozio I di Costantinopoli]] informò gli altri Patriarchi Orientali che il popolo russo, presso cui aveva inviato un proprio vescovo, stava accogliendo la novella cristiana con particolare entusiasmo<ref>''Photii Patriarchae Constantinopolitani Epistulae et Amphilochia'', a cura di B. Laourdas, L.G. Westerinck, T.1, Leipzig, 1983, p. 49.</ref>. [[Costantino VII Porfirogenito|Costantino VII]] attribuì la conversione al proprio avo [[Basilio I il Macedone|Basilio I]] e al [[Ignazio I|Patriarca Ignazio I]] piuttosto che ai loro predecessori [[Michele III]] e Fozio. Costantino descrisse come i Bizantini convertirono i Rus' utilizzando parole persuasive e ricchi regali, tra cui oro, argento e pietre preziose. Tramandò inoltre che i pagani furono particolarmente impressionati da un miracolo: un [[vangelo]] gettato dall'[[arcivescovo]] in un forno non venne danneggiato dal fuoco<ref>{{Cita|Theophanes|pp. 342-343}}.</ref>. [[Ibn Khordadbeh]] scrisse alla fine del IX secolo che i Rus' che arrivavano nelle terre musulmane "si dichiaravano cristiani".<ref name="Rus"/> Gli storici moderni sono tuttavia oggi divisi riguardo all'entità della [[conversione al cristianesimo del Khaganato di Rus']]. Infatti i tentativi di introdurre tale religione in quei popoli non sembrarono avere conseguenze durature, tanto è vero che sia la [[Cronaca degli anni passati]] sia le altre fonti slave antiche descrissero la Rus' del X secolo come decisamente orientata al [[paganesimo]]
 
== Politica estera ==
Come già ricordato, nell'838 il Khaganato di Rus' inviò un'ambasciata all'[[Impero bizantino]] che fu registrata negli Annali di San Bertin: la ragione di questo avvenimento ha dato adito a pareri discordanti tra gli storici. [[Aleksej Šachmatov]] ritenne che l'ambasciata avesse come obiettivo quello di stabilire un rapporto diplomatico con i Bizantini<ref>A. Shakhmatov, ''Survey of the Oldest Period of the History of the Russian Language'', in ''Encyclopedia of Slavonic Philology'', II, 1 (Petrograd, 1915), XXVIII, citata in {{Cita|Vasiliev|p. 12}}.</ref>. [[Constantine Zuckerman]] ipotizzò invece che gli ambasciatori del Khagan fossero lì giunti per negoziare un trattato di pace a seguito del loro [[Spedizione Paphlagonian dei Rus'|intervento militare]] negli anni 830<ref name="Zuckerman, Deux étapes"/>. [[George Vernadskij]] collegò la loro missione con la costruzione della fortezza di [[Sarkel]] nell'[[833]]. Tuttavia questa ambasciata non è riportata nelle fonti bizantine e nell'[[860]] il Patriarca Pozio si riferì ai Rus' come "genti sconosciute".<ref>{{Cita|Vasiliev|p. 13}}.</ref>
 
Secondo Vernadskij, i [[Cazari]] e i Greci eressero la fortezza di Sarkel vicino al passaggio tra il [[Don (fiume Russia)|Don]] e il Volga al fine di difendere tale punto strategico dai Rus'<ref name="Vernadsky VII-4"/>. Altri storici, tuttavia, ritennero che essa fosse stata costruita per difendersi o monitorare i Magiari e altre tribù della steppa e non i Rus'<ref>{{Cita|Shepard|p. 24}}.</ref><ref>{{Cita|Kovalev|p. 124}}.</ref>. Lo studioso [[Ucraini|ucraino]] [[Mychailo Hruševskyj]] non esitò a dichiarare che le fonti esistenti sono contrastanti su questo punto<ref>{{Cita|Hrushevsky|Vol. 1, p. 176}}.</ref>. [[John Skylitzes]] scrisse che Sarkel fu un "valido baluardo contro i [[Peceneghi]]" ma non riuscì a identificare lo scopo per il quale era stato eretto<ref>{{Cita|Huxley|''passim''}}.</ref>.