Cyberstalking: differenze tra le versioni

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Il fastidio o la preoccupazione possono anche riguardare semplicemente il fatto che la vittima si senta in un qualche modo a disagio oppure impedita della libertà di condurre serenamente e come d'abitudine il proprio percorso di vita<ref name=":1">{{Cita libro|nome=J. Reid|cognome=Meloy|titolo=The psychology of stalking : clinical and forensic perspectives|url=https://www.worldcat.org/oclc/39351972|accesso=2022-12-10|data=1998|editore=Academic Press|OCLC=39351972|ISBN=0-12-490560-9}}</ref>
 
Il termine stalking non è una definizione scientifica, ma l'invenzione riuscita di uno sconosciuto titolista di tabloid, una tipologia di giornali molto diffusi nei paesi di cultura e lingua anglosassone e rivolti ad un pubblico culturalmente poco esigente, maggiormente interessato ad argomenti che spaziano dalle notizie locali allo sport ma in particolare fatti criminosi e gossip sulle celebrità o presunte tali<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Brian H.|cognome=Spitzberg|nome2=William R.|cognome2=Cupach|data=2003-07|titolo=What mad pursuit?|rivista=Aggression and Violent Behavior|volume=8|numero=4|pp=345–375345-375|lingua=en|accesso=2022-12-10|doi=10.1016/S1359-1789(02)00068-X|url=https://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/S135917890200068X}}</ref>.
 
Uno ''stalking horse'' era nell'uso letterale un cavallo avvolto in bardature e addestrato per consentire a un uccellatore di nascondersi dietro di esso per catturare la selvaggina; in senso figurato era una persona che agiva in un determinato modo per nascondere il suo reale scopo<ref>{{Cita web|url=https://www.etymonline.com|titolo=Etymonline}}</ref>.
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* ciberfrode (cyberdeception) – acquisizione di dati senza autorizzazione. Comprende il furto di identità digitale, i reati contro il patrimonio, il download illegale di musica, libri o film e di altro materiale protetto da [[copyright]];
* ciberpornografia e ciberoscenità (cyberpornography e cyberobscenity) – nel primo caso si tratta della diffusione di immagini raffiguranti atti sessuali mentre nel secondo caso della diffusione di oscenità non necessariamente di natura pornografica. In entrambi i casi il comportamento deve causare danni materiali e/o immateriali a persone, animali e cose;
* ciberviolenza (cyberviolence) – ogni atto compiuto in rete che provoca danni materiali e/o immateriali a un individuo o gruppo e che non rientra nelle categorie prima esposte. Le sottocategorie più comuni sono il [[Cyberbullismo|ciberbullismo]] (cyberbullying), le cibermolestie (cyberharassment) e le cibermolestie ossessive<ref name=":3">{{Cita libro|nome=Alison|cognome=Attrill-Smith|nome2=Caroline|cognome2=Wesson|titolo=The Psychology of Cybercrime|url=http://link.springer.com/10.1007/978-3-319-78440-3_25|accesso=2022-12-10|data=2020|editore=Springer International Publishing|lingua=en|pp=653–678653-678|ISBN=978-3-319-78439-7|DOI=10.1007/978-3-319-78440-3_25}}</ref>.
Ad oggi non esiste tra i ricercatori un ampio consenso su cosa si intende con il termine cyberstalking, e più in particolare quali comportamenti di natura violenta devono essere compresi all'interno di questa categoria. Il massimo accordo è sulla definizione: "il cyberstalking è l'utilizzo di internet da parte di un offensore per molestare una vittima due o più volte e contro il volere della stessa<ref name=":0" />.
 
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Tale articolo è stato introdotto con decreto-legge 23 febbraio 2009 n. 11 e successivamente convertito in legge il 23 aprile 2009 – legge n. 38/2009.
 
Negli anni a seguire sono state apportate diverse integrazioni e/o modificazioni ma l'intenzione originaria del legislatore era quella di disciplinare esclusivamente il reato di molestie ossessive, definite dal legislatore atti persecutori<ref name=":4">{{Cita pubblicazione|autore=Carmelo Minnella|anno=2013|titolo=Lo stalking tra criminologia, giurisprudenza e recenti modifiche normative|rivista=Rassegna penitenziaria e criminologica|volume=17|numero=3|ppp=69 - 104}}</ref>.
 
Conseguentemente a due decisioni dei [[Giudizi di legittimità|giudici di legittimità]], i quali avevano ritenuto idoneo configurare il delitto di atti persecutori anche con l'invio tramite Facebook di ripetuti messaggi contenenti minacce e ingiurie ovvero molestie con esplicito contenuto sessuale, il legislatore, preso atto che le cibermolestie ossessive non sono meno rilevanti dello molestie ossessive, ha modificato, con la legge n. 119 del 2013 – legge contro il "[[femminicidio]]" – il precedente dispositivo e in particolare il secondo comma, definendo l'aumento della pena se il fatto fosse stato commesso attraverso strumenti informatici o telematici, quindi non considerando le cibermolestie ossessive come una nuova fattispecie di reato bensì come una circostanza aggravante del sottostante reato di molestie ossessive (ibid.). Tale per cui, ad oggi, per il nostro ordinamento, con il termine cibermolestie ossessive si intendono gli atti persecutori "commess[i] attraverso strumenti informatici o telematici" in modo reiterato e consistenti in molestie e/o minacce tali da "cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita"<ref name=":4" />.
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Un'altra tipologia di comportamenti violenti è data dal fenomeno della espressione d'odio ([[hate speech]] o [[Trolling|cybertrolling]]). Con tale definizione si fa riferimento all'attività di soggetti che postano commenti offensivi non solo per umiliare o provocare risentimento a terzi, ma anche per generare una discussione violenta che coinvolga più utenti e prenda di mira uno specifico bersaglio. Celandosi come i cibermolestatori dietro l'anonimato di un nickname, i [[Troll (Internet)|cybertroll]] si accaniscono nei confronti di personaggi noti e meno noti per esprimere il loro risentimento circa affermazioni o giudizi espressi da questi personaggi, per il tramite di offese, ingiurie e in molti casi minacce di morte<ref name=":3" />.
 
Il fenomeno ha avuto una diffusione tale da diventare oggetto di studio da parte di psichiatri e analisti comportamentali<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Evita|cognome=March|nome2=Jessica|cognome2=Marrington|data=2019-03|titolo=A Qualitative Analysis of Internet Trolling|rivista=Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking|volume=22|numero=3|pp=192–197192-197|lingua=en|accesso=2022-12-10|doi=10.1089/cyber.2018.0210|url=https://www.liebertpub.com/doi/10.1089/cyber.2018.0210}}</ref> i quali hanno individuato alla base di queste condotte sentimenti di rabbia e frustrazione, il più delle volte derivanti da situazioni personali particolarmente traumatiche - un licenziamento o un divorzio - ma anche vere e proprie psicopatologie, come [[narcisismo]], [[sadismo]], [[disturbi della personalità]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Erin E.|cognome=Buckels|nome2=Paul D.|cognome2=Trapnell|nome3=Delroy L.|cognome3=Paulhus|data=2014-09|titolo=Trolls just want to have fun|rivista=Personality and Individual Differences|volume=67|pp=97–10297-102|lingua=en|accesso=2022-12-10|doi=10.1016/j.paid.2014.01.016|url=https://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/S0191886914000324}}</ref>.
 
Rabbia e [[frustrazione]] sono anche alla base di molte cibermolestie il cui scopo principale era quello di instaurare una relazione intima – duratura o di brevissima durata – ma che non hanno trovato riscontro nella reazione della vittima<ref name=":0" />.