Operazione Condor: differenze tra le versioni
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=== La sviluppo nelle Americhe ed in Europa ===
Con il [[Colpo di Stato in Argentina del 1976|colpo di Stato in Argentina]] del marzo 1976 si concluse il periodo di consolidamento dei regimi dittatoriali nel [[Cono Sud]] e vennero completamente resi omogenei i loro sistemi politici e legali.<ref name=":13" /> A partire dallo stesso anno, quando l'Operazione raggiunse il culmine della sua efficienza operativa, la [[Dirección de inteligencia nacional|DINA]] cilena e la [[Secretaría de Inteligencia|SIDE]] argentina divennero le principali forze repressive dell'America Latina. In particolare, in Cile, reso innocuo il [[Movimento della Sinistra Rivoluzionaria (Cile)|MIR]], Manuel Contreras si concentrò sull'organizzazione delle [[Operazioni di Calle Conferencia|Operazioni di ''Calle Conferencia'']], due missioni di intelligence clandestine volte ad eliminare la dirigenza del [[Partito Comunista del Cile]], che si era sostituito al MIR nella gestione della lotta politica contro il regime. Una settimana dopo, ebbe luogo un ulteriore incontro tra i rappresentanti delle polizie segrete dei regimi, al quale presero parte undici delegati di Argentina, Cile, Brasile ed Uruguay. Durante il vertice, si deliberò, dopo aver finito di reprimere la resistenza armata e non armata nel Cono Sud, di avviare una nuova fase dell'Operazione con l'obiettivo di estendere le operazioni di eliminazione anche al di fuori dell'America Latina per raggiungere dissidenti rifugiatisi, ad esempio, in altri paesi come Francia, Portogallo, Stati Uniti, Italia e Messico.<ref name=":15" /> Alcuni casi simbolo delle missioni al di fuori del Cono Sud furono l'omicidio di [[Orlando Letelier]], ex ministro del [[governo Allende]], avvenuto il 21 settembre 1976 a [[Washington]] in un attentato compiuto da [[Michael Townley]]<ref>{{Cita web|url=https://www.derechos.org/koaga/vii/2/cuya.html|titolo=Ko'aga Rone'eta - La "Operacion Condor": El Terrorismo De Estado De Alcance Transnacional|accesso=15 marzo 2025}}</ref> ed il tentato omicidio ai danni di [[Bernardo Leighton]] e sua moglie avvenuto a Roma ed organizzato da [[Stefano Delle Chiaie (politico)|Stefano delle Chiaie]].<ref>{{Cita pubblicazione|anno=1985|mese=novembre|titolo=Anita Fresno y Bernardo Leighton|editore=Rivista Cosas|lingua=es|url=https://www.archivochile.com/Experiencias/test_relat/EXPtestrelat0034.pdf}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://hemeroteca.lavanguardia.com/preview/1975/10/10/pagina-19/34224797/pdf.html?search=leighton|titolo=Hemeroteca - La Vanguardia - Home|sito=hemeroteca.lavanguardia.com|accesso=15 marzo 2025}}</ref><ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.repubblica.it/cultura/2024/07/18/news/storie_di_storia__60_dina_la_storia_della_polizia_segreta_di_pinochet-423402071/|titolo=Storie di Storia / 60. DINA: la storia della polizia segreta di Pinochet|sito=la Repubblica|data=18 luglio 2024|accesso=15 marzo 2025}}</ref> In totale, il numero delle vittime transfrontaliere dell'Operazione è in generale stimato tra le 400 e le 500 persone.<ref name=":
=== I ''desaparecidos'' ed i voli della morte ===
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Tra il 1975 e il 1985, le dittature sudamericane e i loro servizi di intelligence furono responsabili della morte e della scomparsa di decine di migliaia di persone, ma la natura segreta delle operazioni repressive rende complesso definire una cifra univoca di vittime dell'Operazione.<ref>{{Cita libro|autore=Patrice McSherry|titolo=State violence and genocide in Latin America: the Cold War years|edizione=1. issued in paperback|collana=Critical terrorism studies|data=2011|editore=Routledge|ISBN=978-0-415-49637-7}}</ref>
Una svolta decisiva nella ricostruzione delle vicende e dei numeri di vittime relative all'Operazione si ebbe nel 22 dicembre [[1992]] quando, nel corso di un'indagine di un processo per un ex prigioniero politico, il giudice [[José Augustín Fernández]] e [[Martín Almada]], avvocato, nonché vittima superstite della repressione violenta, scoprirono in una stazione di polizia di [[Lambaré]], nei pressi della capitale [[Asunción]], oltre 60 mila documenti dettagliati in archivi che descrivevano la sorte capitata a migliaia di sudamericani segretamente rapiti, torturati e assassinati, tra gli anni '70 ed '80, dalle forze armate e dai servizi segreti di [[Cile]], [[Argentina]], [[Uruguay]], [[Paraguay]], [[Bolivia]] e [[Brasile]].<ref name=":6" /><ref name="assassino" /><ref name=":7" /><ref>{{Cita news|lingua=en|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/1866517.stm|titolo=Paraguay's archive of terror|data=11 marzo 2002|accesso=14 marzo 2025}}</ref><ref>{{cita testo|url=http://www.repubblica.it/esteri/2013/11/05/news/argentina_ritrovati_280_documenti_segreti_del_regime_militare_tra_questi_anche_lista_nera_oppositori-70252470/?ref=HREC1-9|titolo=''Argentina: trovate le liste nere di Videla, con artisti e intellettuali anti-regime''}}. Repubblica. Esteri. 5 novembre 2013.</ref> Gli archivi contavano {{m|53000}} persone assassinate, di cui 3000 giovani, {{m|30000}} scomparse e {{m|400000}} incarcerate.<ref name=":2" /><ref name="Archive" /><ref name=":8" /><ref name=":9" /><ref name=":10" /><ref name=":11" /><ref name=":12" /><ref>{{Cita web|url=https://messaggeroveneto.gelocal.it/cultura-e-spettacoli/2022/08/07/news/ventanni_di_terroree_quel_rapporto_oscurofra_la_lotta_armatae_i_servizi_segreti-5551845/|titolo=Vent’anni di terrore e quel rapporto oscuro fra la lotta armata e i servizi segreti|sito=Messaggero Veneto|data=7 agosto 2022|lingua=it|accesso=11 agosto 2022}}</ref><ref>{{Cita web|lingua=en|autore=Mariano Castillo|url=https://edition.cnn.com/2013/03/05/world/americas/argentina-operation-condor-trial/index.html|titolo=Trial over terrifying ‘Operation Condor’ under way|sito=CNN|data=5 marzo 2013|accesso=15 marzo 2025}}</ref> Tali documenti, per le atroci rivelazioni in essi contenute, furono denominati [[Archivi del terrore]].<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20001018022649/http://www.unesco.org/webworld/paraguay/historia.html|titolo=Historia|data=18 ottobre 2000|accesso=14 marzo 2025}}</ref> Dai documenti emerse che, altri paesi, come il Perù, nonostante non avesse collaborato effettivamente alla formalizzazione del Piano, collaborarono con le dittature fornendo informazioni di intelligence in risposta alle loro richieste.<ref>Ad esempio, nel giugno 1980, si venne a sapere che il governo peruviano aveva collaborato con agenti argentini del 601° Battaglione di Intelligence nel rapimento, nella tortura e nella scomparsa di un gruppo di Montoneros esiliati a Lima.</ref><ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20061215185608/http://johndinges.com/condor/documents/Peru%20and%20Condor.htm|titolo=In the Press|data=15 dicembre 2006|accesso=14 marzo 2025}}</ref><ref>{{Cita web|lingua=es
== L'Operazione Condor sotto i regimi militari latino-americani ==
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===== Carlos Prats =====
Mentre preparava di nascosto la fuga dal Paese, il 30 settembre 1974, verso l'una di notte, nei pressi della propria abitazione a [[Buenos Aires]], Prats venne ucciso assieme alla moglie Sofia Cuthbert dall'esplosione di un [[Bomba (ordigno)|bomba]] radiocontrollata che era stata collocata sulla sua [[Fiat 125]] giorni prima.<ref>{{Cita web|lingua=es|autore=Fabian Bosoer|url=https://www.clarin.com/opinion/general-prats-guerra-terror_0_XNtqrRXtH9.html|titolo=El general Prats, la guerra y el terror|sito=Clarín|data=27 settembre 2024|accesso=15 marzo 2025}}</ref> L'esplosione fu tanto potente da scagliare i detriti fino al nono piano dell'edificio antistante. Pochi mesi prima dell'omicidio di Prats, in una missiva, Perón gli scriveva:<ref name=":18">{{Cita web|lingua=es|url=https://web.archive.org/web/20110422190743/http://www.jornada.unam.mx/2000/05/22/mun6.html|titolo=mun6|sito=web.archive.org|data=2011-04-22|accesso=
==== Coniugi Zaffaroni ====
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==== Conseguenze dell'Operazione ====
Dopo il ripristino delle garanzie costituzionali in Argentina, furono avviate indagini per perseguire penalmente gli artefici dell'Operazione Condor.<ref>{{Cita web|lingua=it
Per quanto riguarda le indagini e le inchieste giornalistiche relative all'omicidio di [[Carlos Prats|Prats]],<ref>{{Cita news|lingua=en
[[Jorge Rafael Videla]], guida e dittatore del paese dal 1976 al 1981, fu condannato all'ergastolo per tortura, omicidio ed altri crimini nel 1985, ma, già nel 1990, gli fu concessa l'amnistia dall'allora presidente [[Carlos Saúl Menem|Carlos Menem]].<ref name=":22" /> Dopo la scoperta degli [[Archivi del terrore|Archivi del Terrore]], [[Adolfo Scilingo]], ex membro dell'apparato repressivo della dittatura argentina, rivelò al giornalista [[Horacio Verbitsky]] le responsabilità dei vertici della Giunta militare. Scilingo non solo si confessò, ma presentò anche documenti ufficiali che attestavano come gli ordini relativi a torture e sparizioni forzate fossero stati emessi direttamente dagli stessi più alti livelli del regime.<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.repubblica.it/cronaca/2015/01/01/news/operazione_condor_processo_italia-104112981/|titolo=Via libera del governo: si farà il processo italiano contro l'Operazione Condor|sito=la Repubblica|data=
Il 5 marzo 2013 venne aperto un procedimento giudiziario a carico di venticinque ex ufficiali di Argentina e Uruguay, tra cui lo stesso ex-dittatore [[Jorge Rafael Videla|Jorge Videla]] ed il suo amico e successore [[Reynaldo Bignone]], con l'accusa di aver ordinato di far rapire, sparire, torturare ed uccidere 171 oppositori politici tra gli anni '70 e '80.<ref>{{Cita web|lingua=en|url=https://nsarchive2.gwu.edu/NSAEBB/NSAEBB416/|titolo=Operation Condor on trial: legal proceedings on latin american rendition and assassination program open in Buenos Aires|sito=nsarchive2.gwu.edu|curatore=Carlos Osorio|accesso=
===Bolivia===
Le vicende storiche del tardo secondo dopoguerra della Bolivia, caratterizzate, come nel resto dei paesi dell'America Latina, dall'instabilità politica e da una serie di ingerenze militari nel governo della Nazione, favorirono l'ascesa al potere del dittatore militare [[Hugo Banzer Suárez]] nel 1971. Il regime fu instaurato dopo il rovesciamento del regime di sinistra di [[Juan José Torres]] con l'assistenza degli Stati Uniti.<ref>{{Cita libro|autore=Matt Kennard|titolo=La extorsión|dataoriginale=22 luglio 2019|editore=Capitán Swing Libros|lingua=es|ISBN=978-841-204264-1}}</ref><ref>{{Cita web|lingua=es|url=https://web.archive.org/web/20100611081837/http://www.lostiempos.com/diario/actualidad/nacional/20100609/eeuu-apoyo-el-golpe-de-banzer_74693_139059.html|titolo=EEUU apoyó el golpe de Banzer|sito=web.archive.org|data=
==== La collaborazione con Klaus Barbie ====
{{Vedi anche|Klaus Barbie}}
Furono gli stessi Stati Uniti, nel 1951, ad aver organizzato la fuga del generale nazista [[Klaus Barbie]] dall'Europa alla Bolivia.<ref name=":21">{{Cita web|lingua=en|url=https://www.britannica.com/biography/Klaus-Barbie|titolo=Klaus Barbie {{!}} SS Officer, Gestapo, Lyon {{!}} Britannica|sito=www.britannica.com|data=5 febbraio 2025
==== Conseguenze dell'Operazione ====
In Bolivia Banzer governò fino al 1978, perpetuando una repressione violenta contro ogni sorta d'opposizione. Sotto la sua dittatura, circa 19.000 persone fuggirono cercando asilo all'estero, 15.000 furono arrestate, più di 8.000 torturate e almeno 155 scomparvero.<ref name=":23">{{Cita news|lingua=en
Anni dopo, nel 2009, durante delle ricerche che si stavano svolgendo nel seminterrato dell'edificio del Ministero degli Interni, alcuni operai scoprirono corridoi nascosti che conducevano a celle segrete, utilizzate per detenere e torturare circa 2.000 prigionieri politici durante il regime della dittatura militare. Tra i prigionieri rinchiusi in queste celle vi fu anche il viceministro degli Interni Marcos Farfán, all'epoca militante dell'[[Esercito di Liberazione Nazionale (Bolivia)|Esercito di Liberazione Nazionale]]. Farfán fornì successivamente una testimonianza dettagliata riguardo alle torture subite durante la prigionia, mirate a estorcergli informazioni su [[Che Guevara]], che allora combatteva in Bolivia.<ref name=":23" />
=== Brasile ===
Nel 1964, il Brasile cadde sotto il controllo di una giunta militare che mantenne il potere fino al 1985. Sin dal sua instaurazione, il regime adottò una serie di politiche di repressione contro i movimenti guerriglieri di sinistra particolarmente violente, in misura maggiore rispetto ad altri paesi latinoamericani come il Cile o l'Argentina, che raggiunsero la massima brutalità durante la presidenza di [[Emílio Garrastazu Médici]]. A partire dalla fine degli anni '70 e all'inizio degli anni '80, il regime visse un processo di graduale transizione democratica, che terminò nel 1985 con l'elezione di João Figueiredo come Presidente del Brasile. È dato per certo che, durante il regime, circa 434 persone furono uccise o rapite e furono violati i diritti umani di 377 persone, di cui 196 ancora vive.
A proporre queste stime è ''Commissione nazionale per la verità'', istituita con la legge 12528/2011 con l'obiettivo di indagare su presunti crimini contro i diritti umani commessi nel periodo compreso tra il 1964 ed il 1985, e quindi anche nell'ambito dell'Operazione Condor. L'indagine si è basata su una serie di documenti provenienti da archivi in Brasile, Argentina, Stati Uniti e Paraguay, che confermano il coinvolgimento di organi e agenti della dittatura brasiliana in operazioni clandestine.<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20170827004321/http://cnv.gov.br/institucional-acesso-informacao/a-cnv.html|titolo=A CNV - CNV - Comissão Nacional da Verdade|sito=web.archive.org|data=
=== Cile ===
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Secondo la commissione che ha stilato il [[Rapporto Rettig]], pubblicato nel [[1991]], nel periodo di regime del dittatore [[Augusto Pinochet]] furono uccise {{m|2279}} persone,<ref name="Usip20071212223844">{{Cita web|url=http://www.usip.org/library/tc/doc/reports/chile/chile_1993_appendices.html|titolo=Chile: Reports: Truth Commissions: Library & Links: U.S. Institute of Peace|sito=usip.org|data=12 dicembre 2007|accesso=10 novembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071212223844/http://www.usip.org/library/tc/doc/reports/chile/chile_1993_appendices.html|urlmorto=sì}}</ref> mentre la [[Commissione Valech]], nel [[2004]], ha stilato un rapporto che documenta l'incarcerazione illegale di {{m|28459}} persone, la maggior parte delle quali sono state torturate.<ref name=":0">{{Cita web|lingua=it|url=https://www.amnesty.ch/it/news/2013/cili/fatti-e-cifre|titolo=Il Cile di Augusto Pinochet - Fatti e Cifre|sito=Amnesty International Svizzera|accesso=10 novembre 2019}}</ref> Una revisione finale del lavoro della Commissione Valech ha stabilito, infine, il totale delle vittime ad oltre {{m|40000}} persone fra il 1973 e il 1990. Il numero totale delle persone ufficialmente considerate sparite o uccise è {{m|3216}}, mentre {{m|38254}} persone sono sopravvissute a detenzione per motivi politici e/o tortura.<ref name="Usip20071212223844" /><ref name=":0" /><ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.amnesty.it/cile-di-augusto-pinochet-fatti-e-cifre/|titolo=Cile di Augusto Pinochet: fatti e cifre|sito=Amnesty International Italia|data=3 settembre 2013|accesso=10 novembre 2019}}</ref>
Nei primi giorni della sua dittatura, le persone coinvolte in attività considerate "sovversive" al suo regime furono soprattutto studenti che vennero prelevati da scuola e tradotti all'Estadio Chile dove vennero seviziati con scariche elettriche<ref>{{Cita web|lingua=en|url=https://www.amnesty.org/en/latest/news/2013/09/life-under-pinochet-they-were-taking-turns-electrocute-us-one-after-other/|titolo=Life under Pinochet: “They were taking turns to electrocute us one after the other”|sito=Amnesty International|data=
Tuttavia, l'Estadio Chile non fu l'unico luogo in cui avvennero i maltrattamenti nei confronti delle persone "sovversive". Altri luoghi furono, ad esempio, [[Villa Grimaldi (Santiago del Cile)|Villa Grimaldi]] e [[Pisagua]], oltre al fatto che quello dell'elettroshock non fu l'unico metodo di tortura. Un altro metodo fu anche il ''waterboarding''.<ref>{{cita web|url=https://www.wcl.american.edu/hrbrief/14/2correa.pdf|titolo=Copia archiviata|accesso=23 gennaio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170613145508/https://www.wcl.american.edu/hrbrief/14/2correa.pdf|urlmorto=sì}}</ref>
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III Corte di Assise di Roma.</ref>
Una controversia è in corso sull'assegnazione del Premio Nobel per la pace a Henry Kissinger a seguito della scoperta di documenti che lo accusano di complicità nell'assassinio di [[Orlando Letelier]].<ref name=assassino /><ref>{{Cita testo|lingua=en|url=http://www.huffingtonpost.com/2010/04/10/new-evidence-implicates-h_n_533036.html|titolo=New evidence implicates Henry Kissinger in assassination case|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150421084118/http://www.huffingtonpost.com/2010/04/10/new-evidence-implicates-h_n_533036.html }}. Pete Yost. Huffington Post. 6 ottobre 2010.</ref
== Note ==
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