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=== Età antica ===
L'assenza di [[Archeologia|rinvenimenti archeologici]] non ha permesso di chiarire se in territorio torrese vi fosse un insediamento umano permanente durante l'[[età antica]].<ref name="coco15">{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 15|}}.</ref> L'ipotesi più accreditata dagli storici è che la zona fosse inizialmente frequentata dai [[Sicani]]<ref>{{cita| Pandolfo, 2002|p. 2|}}.</ref> e che la fertilità del suolo, unita all'abbondanza d'acqua garantita dal [[Niceto]], favorirono l'insediamento umano nel [[Storia della Sicilia greca|periodo ellenico]] con la formazione di [[Villaggio|villaggi]] contadini.<ref name="coco15"/><ref>{{cita| Micale, 2011|p. 31|}}.</ref> Successivamente, in [[Sicilia (provincia romana)|epoca romana]], la presenza di almeno un piccolo centro abitato è ritenuto altamente probabile poiché furono creati dei [[Latifondo|latifondi]] amministrati da un [[Tribuno militare|tribuno]] oppure, secondo una tesi più recente, da alcuni ricchi romani.<ref>{{cita|A. Coco et al., 1993|pp. 16-17|}}.</ref>
[[File:Torregrotta tunnel vico Cesare Battisti.jpg|thumb|Scorcio del centro storico: il tunnel pedonale di vico [[Cesare Battisti]]]]▼
=== Medioevo ===
▲[[File:Torregrotta tunnel vico Cesare Battisti.jpg|thumb|Scorcio del centro storico: il tunnel pedonale di vico [[Cesare Battisti]]]]
Caduto l'[[Impero Romano d'Occidente|Impero Romano]], l'area torrese fu occupata dagli [[Ostrogoti]] e successivamente dai [[Impero bizantino|Bizantini]] assumendo la denominazione di ''Casale del Conte''.<ref name="valdina">{{cita web|url= http://www.comune.valdina.me.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1&Itemid=3|titolo=Storia di Valdina|editore=Sito ufficiale Comune di Valdina |accesso=17 luglio 2013}}</ref> Il Casale fu un piccolo centro agricolo<ref>{{cita|Gazzara, 2006|p. 56|}}.</ref> raso al suolo dai Saraceni intorno all'anno [[870]].<ref name="rocca">{{cita web|url= http://halleyweb.com/c083073/oc/oc_p_elenco.php?menu=53&sa=0&tipohtml=1&rrfupro=../oc/oc_p_elenco.php&nodo=1&&x=&fun=53&abi=0&server=&ente=c083073&DOABKPR=24&sigla=E2&node=0|titolo=Storia di Roccavaldina |editore=Sito ufficiale Comune di Roccavaldina|accesso=17 luglio 2013}}</ref> Gli arabi preferirono insediarsi nell'odierna contrada Radali<ref name="coco9">{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 9|}}.</ref> e durante la loro [[Storia della Sicilia islamica|dominazione]], che durò fino alla [[Storia della Sicilia normanna|conquista normanna]] del [[1061]],<ref>{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 10|}}.</ref> il territorio torrese venne chiamato ''Rachal Elmelum''.<ref name="coco9"/>
Nel marzo del [[1168]] il Re normanno [[Guglielmo II di Sicilia|Guglielmo II]] e sua madre, [[Margherita di Navarra e di Sicilia|Margherita di Navarra]], diedero in dono l'antico Casale bizantino al monastero benedettino di Santa Maria della Scala di [[Messina]]<ref>{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 63|}}.</ref><ref>{{cita|Gazzara, 2006|p. 61|}}.</ref> creando l'entità territoriale che sarebbe passata alla storia come ''feudo di Santa Maria della Scala''.<ref name="coco14">{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 14|}}.</ref> Quest'ultimo comprendeva la quasi totalità del territorio di Torregrotta e in parte quello di [[Valdina]].<ref>{{cita|Pandolfo, 1999|pp. 6-7|}}.</ref> La concessione fu riconfermata dai successori [[Enrico VI di Svevia|Enrico VI]] e [[Costanza d'Altavilla|Costanza I]], e poi per ben due volte, nel [[1209]] e nel [[1221]], dall'imperatore svevo [[Federico II di Svevia|Federico II]].<ref>{{cita|A. Coco et al., 1993|pp. 66-68|}}.</ref> Durante il [[Storia della Sicilia sveva|regno]] di quest'ultimo, il feudo su usurpato dal [[giudice]] messinese Afranione de Porta e in seguito da altri cittadini messinesi, ritornando in possesso del monastero soltanto nel [[1289]] in virtù di una sentenza emessa dal [[legato pontificio]] di [[Sicilia]] nel [[1267]].<ref name="coco69">{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 69|}}.</ref>
A partire dall'ondata di [[peste nera|peste]] del [[1347]] il Casale del feudo di Santa Maria della Scala iniziò progressivamente a spopolarsi,<ref name="coco70">{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 70|}}.</ref> rimanendo in abbandono fino al [[XVI secolo]].
Nel frattempo, nel [[XIV secolo]],<ref>{{cita|Scoglio, 2007|p. 12|}}.</ref> era stato creato dal re di Sicilia [[Federico III di Sicilia|Federico III]] il ''feudo di Rocca'' (odierna [[Roccavaldina]])<ref name="valdina"/> che, inglobando la porzione di suolo torrese fino ad allora inclusa nel demanio reale,<ref name="pan7"/> si era affiancato al ''feudo Scala'' nell'amministrazione dell'attuale territorio.<ref name="coco23">{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 23|}}.</ref>
=== Età moderna ===
[[File:Torregrotta stemma dei Valdina.jpg|thumb|upright|Stemma della [[Valdina (famiglia)|famiglia Valdina]] del XVI secolo nel centro storico torrese]]
Nel [[1526]] l'imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]] emanò una ''Licentia populandi'' nella quale si autorizzava la riedificazione e il ripopolamento dell'antico Casale<ref name="coco69"/><ref name="tornot10">{{Cita news|autore= Pippo Pandolfo|coautori=Pietro Di Stefano |titolo= Granada ottobre 1526… Torregrotta ottobre 1923|pubblicazione=Torregrotta Notizie|editore=Comune di Torregrotta|giorno=-|mese=dicembre|anno=2001|pp=10-11}}</ref> il cui nucleo cinquecentesco si ingrandì e si sviluppò nel corso dei secoli, chiamandosi dapprima ''Torre'' e poi ''Torregrotta'', rappresentando l'origine dell'odierna città.<ref name="pan7">{{cita|Pandolfo, 1999|p. 7|}}.</ref><ref name=" tornot10"/> La rinascita del Casale segnò la ripresa economica dell'intero feudo di Santa Maria della Scala, la cui gestione fu affidata dalle religiose benedettine ad un procuratore laico,<ref name="coco71">{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 71|}}.</ref> con la creazione di diverse strutture commerciali e artigianali ma soprattutto con l'[[Agricoltura|attività agricola]].<ref name="coco71"/><ref name="tornot11">{{Cita news|autore= Roberto Scibilia|titolo= Torre agricola|pubblicazione=Torregrotta Notizie|editore=Comune di Torregrotta|giorno=-|mese=settembre|anno=2002|pp=8-10}}</ref>
Gli interessi economici del feudo Scala si intrecciarono con quello della ''terra di Rocca'' alla cui guida si erano alternati diversi feudatari<ref name="pan7"/> fino al [[1509]] quando il feudo fu acquistato dal nobile spagnolo Andrea Valdina.<ref name="coco23"/> Il governo della [[Valdina (famiglia)|famiglia Valdina]], che durò fino alla prima metà del [[XVIII secolo|1700]], fu per Rocca la fase di maggior splendore,<ref name="valdina"/> soprattutto grazie all'allevamento del [[Bombyx mori|baco da seta]] che si effettuava nel feudo di Santa Maria della Scala<ref name="tornot11"/> e che consentì ai Valdina di avviare un florido [[commercio]] di prodotti serici.<ref name="coco72">{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 72|}}.</ref>
Alla fine del [[XVIII secolo]], con la decadenza del Casato dei Valdina, il feudo di Rocca passò nelle mani di diverse famiglie borghesi<ref name="coco23"/> mentre il feudo della Scala continuò ad essere amministrato da procuratori fino al [[1812]] quando il re Borbone [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] abolì i [[Feudalesimo|privilegi feudali]] e quindi i feudi.<ref>{{cita libro|cognome=Sidoti |nome=Giuseppe|titolo=Storia, arte, cultura, economia e tradizioni del popolo siciliano|annooriginale=2000|editore= Ed. Archivio Storico-Siciliano|città=Messina|
=== Età contemporanea ===
Nella seconda metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]] i possedimenti terrieri appartenenti al monastero di Santa Maria della Scala nell'omonimo ex feudo furono confiscati dallo Stato italiano, suddivisi in lotti e venduti al pubblico incanto.<ref name="coco60">{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 60|}}.</ref><ref name="coco79">{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 79|}}.</ref> I nuovi proprietari, che formarono una ristretta e influente [[Borghesia|classe borghese]],<ref name="coco103">{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 103|}}.</ref> migliorarono lo sfruttamento agricolo e bonificarono la zona costiera.<ref name="coco104"/>
[[File:Mural Torregrotta Sposari.jpg|thumb|Il murale ''Ti dedico tutto'', realizzato nel 2023 per il centenario dell'autonomia comunale]]
Agli inizi del [[XX secolo|Novecento]] Torregrotta era divenuta il centro delle attività produttive del [[comune]],<ref name="tornot8"/> anche grazie alla costruzione della [[Stazione di Roccavaldina-Scala-Torregrotta|locale stazione ferroviaria]],<ref name="coco57">{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 57|}}.</ref><ref name="coco108">{{cita|A. Coco et al., 1993|p. 108|}}.</ref> e nel [[1920]] superò Roccavaldina anche per numero di [[Popolazione|abitanti]].<ref name="tornot8">{{Cita news|autore= Roberto Scibilia|url= |titolo= L'orgoglio della XXI Ottobre|pubblicazione=Torregrotta Notizie|editore=Comune di Torregrotta|giorno=-|mese=giugno|anno=2001|pp=10-11|cid=}}</ref>
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Nel frattempo la borghesia torrese, che voleva rafforzare la propria [[egemonia]] in seno alla comunità locale sfruttando sia il consistente [[potere]] economico sia l'avversione dei torresi nei confronti di Roccavaldina,<ref name="coco103104">{{cita|A. Coco et al., 1993|pp. 103-104|}}.</ref> approfittò di un periodo di crisi politico-amministrativa del [[Comune|governo comunale]] roccese<ref name="coco108"/> e, grazie all'appoggio di varie [[Politico|personalità politiche]], riuscì ad ottenere l'autonomia di Torregrotta da Roccavaldina il {{data|21|10|1923}}.<ref name="coco13"/>
Dal secondo dopoguerra, con la ripresa economica e sociale seguita al periodo bellico, iniziò l’ingrandimento della città che visse il proprio momento più florido tra gli anni sessanta e ottanta del novecento.
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