Lorenzo Bucci: differenze tra le versioni
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Nonostante un matrimonio economicamente vantaggioso, il buco debitorio accumulato negli anni lo obbligano il 10 marzo [[1846]] ad assumere la titolarità di un negozio di seterie in via della Loggia. Stringe amicizia con il [[patriota]] [[Antonio Giannelli]] che lo introduce negli ambienti carbonari della città. I due assumono la guida di una setta segreta dalle sfumature [[mazzinianesimo|mazziniane]], votata alla preparazione di un piano insurrezionale per l'abbattimento del governo di [[Gregorio XVI]].
La strategia dell'organizzazione confida sulla fedeltà della parte più umile e disprezzata dell'esercito, la [[gendarmeria]] - acquisita anche mediante azioni corruttive, probabilmente architettate e direttamente condotte dallo stesso Bucci che dispone, diversamente da Giannelli, di cospicue somme di denaro forse sottratte al patrimonio familiare, aggravando con ciò la sua situazione debitoria
Mentre si diffonde il sospetto che l’organizzazione segreta sia stata vittima di un tradimento interno – i timori maggiori cadono su Giannelli –, giunge l'[[amnistia]] di [[Pio IX]] il 16 luglio [[1846]] che interrompe l'iter processuale a danno dei settari. Restituito alla libertà, diviene ufficiale delle [[guardia civica|guardie civiche]] di Ancona e di Montecarotto, desideroso di assumere il duplice ruolo politico e militare, secondo il principio liberale e riformista del cittadino-soldato. Ma il ritiro delle truppe pontificie dalla guerra contro l'Austria deciso da Pio IX con l'[[Non semel|allocuzione]] il [[29 aprile]] [[1848]] convince Bucci a riprendere in mano la causa repubblicana italiana contro gli occupanti stranieri.
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Arruolatosi nella «Legione Italiana» di [[Garibaldi]], si aggrega alle forze guidate da [[Pietro Roselli]] in guerra nell'[[Ascoli Piceno|Ascolano]] contro la rivolta [[sanfedista]] avversaria della neonata [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]]. Lo sbarco delle truppe francesi a [[Civitavecchia]] il 25 aprile [[1849]] lo costringe a lasciare la crisi ascolana in favore della difesa di Roma dall'assalto dell'esercito di [[Napoleone III di Francia|Luigi Napoleone Bonaparte]].
Dopo la [[battaglia di Velletri (1849)|battaglia di Velletri]] il 19 maggio [[1849]], sposta la sua Compagnia a [[Porta San Pancrazio]], sul [[Gianicolo|colle gianicolense]]. Nella battaglia del 3 giugno [[1849]] a [[Villa Pamphili]], cade a terra colpito da fuoco nemico alla coscia destra. Ricoverato al [[Ospedale Santo Spirito|Santo Spirito]] gli viene amputato l'arto inferiore, accrescendo con ciò il pericolo di nuove infezioni.
Il 6 giugno [[1849]] Garibaldi lo decora con il grado di maggiore e nove giorni dopo riceve in ospedale la visita di due [[triumviri]]<ref>Marco Severini, ''Diario di un repubblicano. Luigi Filippo Polidori e l'assedio francese alla Repubblica Romana del 1849'', affinità elettive, Ancona 2002, p. 92.</ref> mentre il comando delle truppe passa al tenente Francesco Negozi.
Muore il 27 giugno [[1849]], a poche settimane dalla nascita del suo quarto figlio, [[Lorenzo Bucci Casari]] (vedi [[Sindaci di Ancona]]). Viene successivamente tumulato nel [[Mausoleo Ossario Gianicolense]] nella località [[Colle dei Pini]], insieme agli eroi della difesa di Roma.
Nel [[1946]], la giunta di Montecarotto guidata da Felice Mingo dedica a "Lorenzo Bucci" la neonata Scuola media comunale (dal [[1959]] scuola statale). L'intitolazione passa nel [[1978]] al filosofo [[Gallo Galli]].
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