Dio (islam): differenze tra le versioni

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L'onnipotenza, l'onnipresenza, l'onniscienza di Dio si accompagnano alla sua infinita misericordia e generosità, motivo per cui non si potrà mai asserire che Dio "è tenuto" a punire i malvagi con una pena eterna mentre si può affermare che un [[Paradiso|premio eterno]] è stato destinato dal creatore alle Sue creature a suo totale piacimento. Un passaggio teologicamente accettato afferma pertanto che l'[[Inferno]] non sarà eterno per i musulmani ma, a rigor di logica, l'eternità della pena non si potrà presupporre e pretendere neppure per il resto dell'umanità, perché questo sarebbe porre un inammissibile limite all'onnipotenza divina.
 
Gli attributi divini (''sifāt'' ) coeterni ma senza che si possa alterare l'unità di Dio («né Lui né altro da Lui», affermano i teologi musulmani sunniti) sono (per quanto riguarda quelli "personali", ossia ''nafsiyya''): la vita, la scienza, la potenza, la volontà, l'udito, la vista e la parola, cui una parte del pensiero teologico sunnita aggiunge la persistenza. La questione dell'increatezza del Corano deriva dalla polemica riguardante questi attributi, perché all'affermazione che la rivelazione era stata creata da Dio al momento della sua creazione del genere umano si contrappose la tesi vincente del [[hanbalismo]] secondo cui, essendo la rivelazione "parola di Dio" (''kalimat Allāh''), ne derivava una sua eternità (argomento affrontato da Arnaldo in modo pressoché identico nell'Ebraismo per quanto riguarda la ''Tōrāh'').<br />
 
Sebbene dei dotti come i mullah o gli ulama abbiano il compito di recitare la preghiera del venerdì e l'interpretazione dei testi sacri, nell'Islam non esistono sacerdoti consacrati ed espressamente incaricati di svolgere funzioni liturgiche in maniera esclusiva, il rapporto del fedele con Allah è più individuale e personale rispetto alle altre religioni monoteiste.<ref>Vercellin, pag. 80</ref>.