Commodo: differenze tra le versioni

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=== Caduta e morte ===
Nel 192 Commodo divorziò da Bruzia Crispina, facendola esiliare per adulterio. Di fronte al crescente malcontento per gli eccessi di Commodo, il [[prefetto del Pretorio]] [[Quinto Emilio Leto]] e il ''[[cubicularius]]'' [[Ecletto (cubicolario)|Ecletto]], temendo per la propria vita dopo essersi opposti alle ultime stravaganze dell'imperatore ed essere stati inseriti in una lista di proscrizione, organizzarono una congiura con [[Cassio Dione]] e numerosi altri senatori, anch'essi esasperati dallo stato delle cose. Venne ben presto coinvolta la [[concubina]] [[Marcia (concubina di Commodo)|Marcia Demetria]], favorita di Commodo di probabile [[fede cristiana]] (aveva spinto Commodo a interrompere le persecuzioni e a graziare [[papa Vittore I]]), cosicché, approfittando della sua prossimità al principe, si riuscisse ad [[avvelenamento|avvelenarlo]] in modo da ucciderlo segretamente, in maniera non plateale o cruenta e senza uno scontro fisico.
[[File:The death of Emperor Comodus, by Fernand Pelez.jpg|thumb|Fernand Pelez, ''La morte di Commodo'']]
L'attentato venne messo in atto il 31 dicembre [[192]], vigilia dell'insediamento dei nuovi [[console (storia romana)|consoli]]: durante un [[banchetto]] gli venne avvelenato il vino. L'imperatore, però, credendo di sentirsi appesantito dal lauto pasto si ritirò nei suoi appartamenti e chiese ai domestici di aiutarlo a [[vomito|vomitare]], salvandosi così inconsapevolmente. A quel punto, essendo fallito l'avvelenamento e temendo di potere essere presto scoperti, i congiurati si rivolsero al campione dei gladiatori [[Narcisso]], istruttore personale dell'imperatore, consegnandogli una spada; il gladiatore, spinto dalla promessa di una ricca ricompensa e dalla rivalsa personale per essere stato inserito in una lista di proscrizione, uccise quella sera stessa Commodo nei bagni, forse strangolandolo o trafiggendolo. Nell'anno seguente Narcisso venne giustiziato come assassino dell'imperatore durante la guerra civile, e Marcia condannata a morte dal nuovo imperatore. Cassio Dione invece si salvò e scrisse uno dei pochissimi [[Storia romana (Cassio Dione)|resoconti]] di queste vicende.