Naufragio del Titanic: differenze tra le versioni
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La sezione prodiera planò mantenendo un'accentuata angolazione, di circa 20°, per {{M|3800}} metri verso il fondo, a una velocità media di circa {{Converti|30|nodi}}: la conformazione idrodinamica della prua si accentuò, in quanto l'albero di trinchetto si staccò piombando sulla plancia di comando, devastandola, quando la pressione dell'acqua vinse la tenuta delle saldature (vale a dire verso i 300 metri di profondità). La veloce discesa della prua trascinò dietro al troncone una colonna d'acqua di cinquanta tonnellate.
Il troncone di poppa, scomparso dalla superficie alle 2:20, iniziò a discendere verticalmente, ribaltandosi e roteando a spirale in senso orario su se stesso con la parte posteriore puntata verso il basso. A causa delle forze provocate dall'acqua si staccarono alcuni elementi della sezione poppiera, già lesionata, a livello del punto di frattura dello scafo, ovvero le parti comprese tra il secondo e il quarto fumaiolo, che precipitarono sul fondo, aprendo un [[Cratere meteoritico|cratere da impatto]] e scomponendosi in quattro sottosezioni, tutte presenti a est di dove precipiterà la sezione poppiera rimanente. La repentina pressione dell'acqua e dell'aria fecero letteralmente "esplodere" a circa 150 metri di profondità sia la sezione centrale, sia la sezione poppiera (le sacche di aria rimaste intrappolate al loro interno implodono e disintegrano i compartimenti stagni). L'implosione dei ponti con espulsione massiccia dell'aria intrappolata in essi per un attimo bloccò la rotazione della poppa in senso orario, invertendone il verso in senso antiorario quasi immediatamente e accelerandone la velocità a circa 80 km /h. A questo punto, l'intera sezione poppiera si rigira e precipita nell'abisso con il timone verso il basso, perdendo nella discesa intere sezioni di ponti, distaccate al momento dell'esplosione. Il crollo dei ponti l'uno sull'altro provocò la lacerazione delle lastre dello scafo, il distacco del doppio fondo, la parziale rottura dell'intera struttura, il suo piegamento, la sua deformazione, il suo schiacciamento e la sua parziale disintegrazione; nell'esplosione si staccarono cinque caldaie, da 50 tonnellate cadauna, che precipitarono poco lontano dalla poppa e molti altri oggetti e zolle di carbone, che, invece, la corrente farà posare dolcemente sul fondo a debita distanza dopo parecchie ore.
A causa della forma allargata, entrambe le sezioni, di prua e di poppa, alternano momenti di caduta (con angolo compreso tra i 75° e i 90°), in cui acquistano velocità, a momenti di stallo (con angoli di 15°-20°), in cui la riducono. In cinque minuti di discesa inarrestabile entrambe le sezioni del relitto raggiungono e impattano il fondale marino deformandosi notevolmente nel contraccolpo; la sezione di prua, lunga 137 metri, piombò sul fondo a una velocità stimata di circa 60 km / h e si sommerse nel fango del fondale per 18 metri, mentre la poppa, lunga circa 110 metri, penetra per 15 metri il fango a una velocità stimata di circa 90 km / h e nel contraccolpo si disintegra quasi del tutto.
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{{vedi anche|Passeggeri del Titanic}}
La quasi totalità dei 706 superstiti risultò consistere nelle persone che avevano preso posto sulle lance, mentre pochissimi furono i sopravvissuti tra quanti si trovavano ancora bordo del ''Titanic'' nella fase finale del naufragio e caddero in acqua dopo l'affondamento. La temperatura era di circa 0 gradi, condizione a cui l'essere umano, senza opportune protezioni, è in grado di resistere al massimo 10 minuti prima di assiderarsi. Gran parte dei naufraghi, infatti, morì appunto per [[ipotermia]] e non per [[annegamento]], dato che quasi tutti indossavano il [[giubbotto salvagente]]. Un caso singolare a tale riguardo fu quello del panettiere [[Charles Joughin]], il quale ingerì una grossa quantità di [[whisky]] prima che la nave iniziasse ad affondare e affermò che ciò gli permise di rimanere a mollo per circa due ore, prima di riuscire a raggiungere dapprima la pieghevole «B» e in seguito la lancia numero 12, sopravvivendo senza quasi accusare il freddo e riportare sintomi di congelamento, racconto che comunque è molto discusso<ref>{{cita testo|url=https://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-survivor/charles-john-joughin.html|titolo=Charles John Joughin – Titanic Survivor}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.titanicinquiry.org/BOTInq/BOTInq06Joughin02.php|titolo=Testimony of Charles Joughin}}</ref><ref group=A>Joughin attribuì ciò al fatto di essersi ubriacato prima di finire in mare, ma è da rilevare come in realtà l'alcol, pur dando una sensazione di caldo, abbassi la temperatura corporea. Potrebbe essere tuttavia possibile che ciò abbia protetto Joughin dall'iniziale shock provocato dalla caduta nell'acqua gelida, che fu, prima ancora del sopravvenire dell'ipotermia, la causa del decesso di molti dei naufraghi. Va però considerato che l'alcol accelera in realtà il processo di ipotermia, che avrebbe peraltro ucciso piuttosto rapidamente una persona di ridotta corporatura, quale era Joughin.</ref>. Nessuno fu, invece, vittima degli squali, animali comunque presenti a quelle latitudini. Delle circa 1550 persone che erano a bordo del ''Titanic'' nella fase conclusiva dell'inabissamento, quando diciotto delle venti lance erano state calate (le rimanenti due, le pieghevoli «A» e «B», non poterono essere correttamente calate e furono trascinate in mare quando la nave si inabissò), i sopravvissuti furono circa 50-60.
Otto membri dell'equipaggio, due dei quali morirono per [[ipotermia]] dopo il salvataggio, furono recuperati dalla lancia numero 4, la penultima a lasciare la nave, che, al comando del timoniere Walter Perkis, si era trattenuta nei pressi del transatlantico allo scopo di imbarcare altri passeggeri dai portelloni laterali (che però furono trovati chiusi) e che si avvicinò agli uomini in mare, recuperando quelli che riuscirono a raggiungerla a nuoto<ref name="tllt">{{cita testo|url=http://www.titanic-titanic.com/lifeboat_lowering_times.shtml|titolo=Titanic Lifeboat Launching Times}}</ref><ref group=A>gli otto uomini recuperati dalla lancia n. 4 furono l'aiuto cambusiere Frank Winnold Prentice (sopravvissuto), i camerieri Andrew Cunningham (sopravvissuto) e Sidney Conrad Siebert (deceduto a bordo della lancia poco dopo il recupero), lo spalatore di carbone Thomas Patrick Dillon (sopravvissuto), il marinaio William Henry Lions (deceduto a bordo del ''Carpathia'' intorno alla mezzanotte del 16 aprile 1912), l'ingrassatore Alfred White (sopravvissuto), l'addetto alle lampade a olio Samuel Ernest Hemming (sopravvissuto) e il fuochista F. Smith, ma di quest'ultimo, del quale non è precisato il nome completo, non vi è traccia nelle liste dei superstiti e dell'equipaggio (un F. Smith, cameriere, figura come disperso): alcuni superstiti affermarono che l'ottavo uomo fosse un passeggero di terza classe.
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In considerazione dell'elevato numero di vittime vennero aperte [[Inchieste sul naufragio del Titanic|due inchieste]], una statunitense (la prima in ordine temporale) e una britannica, volte a stabilire l'eventuale negligenza dell'equipaggio e della società proprietaria del transatlantico e l'eventuale diritto al risarcimento dei superstiti e delle famiglie dei deceduti.
* Il ''Titanic'' naufragò in [[acque internazionali]], era condotto da equipaggio britannico, navigava sotto bandiera britannica e apparteneva a una società armatoriale statunitense. In base al [[Proprietà (diritto)|diritto di proprietà]], il congresso americano avviò un'indagine (risoluzione n. 283 del 17 aprile 1912) con il diritto di citare ad apparire testimoni anche di nazionalità non statunitense, e – infatti – a nessun superstite fu permesso di lasciare [[New York]] fino a conclusione dell'inchiesta. In ottemperanza alla [[legge Harter]] del 1898, ai sensi della quale una società marittima doveva essere obbligata, in caso di incidente o di naufragio, a versare danni e interessi ai suoi passeggeri o a coloro aventi diritto se si stabilì che questa società si rese colpevole di difetto o di negligenza, la White Star Line venne chiamata a discolparsi dell'accaduto. Il Senato statunitense aprì ufficialmente l'inchiesta venerdì 19 aprile, il giorno dopo l'arrivo del ''Carpathia'' a [[New York]]. Il senatore repubblicano cinquantatreenne del [[Michigan]], [[William Alden Smith]], presidente della commissione, volle avere le testimonianze di passeggeri ed equipaggio "a mente fresca", prima che il tempo facesse perdere la memoria dei particolari. Volle anche interrogare i cittadini inglesi mentre si trovavano ancora sul suolo americano. L'inchiesta americana durò fino a sabato 25 maggio. L'intera commissione composta di sette senatori era però priva di competenza tecnica circa i fatti in discussione, costruzioni navali, diritto della navigazione, doveri degli ufficiali e dell'equipaggio, per cui il sospetto che l'intera inchiesta avesse il proposito di condannare a ogni costo la proprietà del transatlantico non venne mai esclusa. Le udienze si svolsero inizialmente nell'[[East Room]], quindi, a partire dal 20 aprile, nella [[Myrtle Room]] del lussuosissimo [[Hotel Waldorf-Astoria]], a New York, a causa del gran numero degli spettatori e dei giornalisti ivi convenuti. Ironia della sorte, l'Hotel in cui si tenne il dibattimento apparteneva a John Jacob Astor, perito proprio nel naufragio del ''Titanic''. La domenica 21 aprile, la commissione fu trasferita nei locali del senato americano, a [[Washington]], dove continuarono le udienze. In totale vennero ascoltati 82 testimoni (53 britannici e 29 statunitensi) con un costo stimato in {{M|6600}} dollari del 1912. Venne censurato il comportamento del comandante Smith per non aver prestato ascolto ai messaggi di avvertimento sul pericolo degl'iceberg, per non aver ridotto la velocità di crociera della nave, per non aver modificato la rotta, per aver tardato oltre 20 minuti nell'ordinare l'abbandono della nave, per non aver coordinato le fasi di abbandono della nave. La White Star Line venne a sua volta condannata al risarcimento dei superstiti e delle famiglie dei deceduti per aver oltremodo rimandato la notizia della perdita della nave. Venne imposto per il futuro che ogni nave che partisse o arrivasse in porti statunitensi dovesse possedere lance sufficienti per tutte le persone imbarcate e che sia l'equipaggio, sia i passeggeri venissero addestrati alle procedure per un eventuale abbandono della nave.
* In base al fatto che, pur appartenendo a una società armatoriale statunitense, il ''Titanic'' era una nave immatricolata in Gran Bretagna, costruita secondo le norme britanniche e navigante secondo le regolamentazioni britanniche con un equipaggio britannico, la [[Wreck Commissioner's Court]] britannica aprì a sua volta un'inchiesta, martedì 30 aprile 1912, su formale richiesta del ministro della giustizia, [[Robert Threshire]] martedì 23 aprile 1912. L'inchiesta del ''British Board of Trade'' in [[Inghilterra]], che si svolse tra giovedì 2 maggio e mercoledì 3 luglio, fu invece presieduta e condotta (assieme ad altri cinque pari grado) dal settantunenne [[John Charles Bigham]], barone Mersey of Tixteh, (Lord Mersey), che nel 1915 avrebbe presieduto anche l'inchiesta relativa all'[[affondamento]] del ''[[RMS Lusitania|Lusitania]]''. Le sedute si tennero inizialmente nella [[Drill Hall]], sala di ripetizioni del [[London Scottish Regiment]] a [[Buckingham Gâté]], a [[Londra]], non lontano da [[Buckingham Palace]], per poi esser trasferite alla [[Caxton Hall]] per gli ultimi due giorni. La commissione britannica era tecnicamente competente e si avvaleva anche della consultazione dei progetti di costruzione della nave, delle mappe con le rotte nell'Atlantico Settentrionale e di un modellino della medesima in scala 1:72, lungo 6 metri e fornito dai [[Cantieri Harland & Wolff]] ove venne costruito il ''Titanic''. Vennero interrogate 97 persone, tutte britanniche, al loro rientro da New York, le quali vennero obbligate a rimanere a Londra per gli interrogatori. L'inchiesta britannica biasimò il mancato soccorso da parte del Californian e criticò il comandante Smith per gli stessi motivi espressi dalla commissione statunitense. L'equipaggio venne soltanto criticato per aver calato in mare la prima lancia con poche persone a bordo.
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