Guerra libico-ciadiana: differenze tra le versioni

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== La guerra ==
=== L'intervento libico ===
L'accordo Malloum-Habré fu visto da Gheddafi come una seria minaccia alla sua influenza sul Ciad, spingendo il dittatore a incrementare il coinvolgimento libico. Per la prima volta con l'attiva partecipazione di unità libiche di terra<ref name=Pollack-376 />, le FAP di Goukouni diedero avvio a una massiccia offensiva il 29 gennaio 1978 contro le residue roccaforti governative nel Ciad settentrionale: [[Faya Largeau]], [[Fada]] e Ounianga Kebir. Gli attacchi ebbero successo, e l'alleanza di FAP e libici assunse uno stabile controllo dell'intera parte settentrionale del Ciad<ref name=Brecher-86>{{cita|Brecher & Wilkenfeld 1997|p. 86}}.</ref>. Lo scontro decisivo tra libici e FAP da un lato e regolari governativi ciadiani dall'altro si ebbe a Faya Largeau, centro amministrativo della [[Regione di Borkou-Ennedi-Tibesti]]: difesa da 5.000{{formatnum:5000}} soldati delle FAT, la città cadde il 18 febbraio 1978 dopo l'attacco di circa 2.500{{formatnum:2500}} ribelli supportati da più di 4.000{{formatnum:4000}} regolari libici, che, secondo uno schema poi divenuto abituale, pur non venendo coinvolti direttamente negli scontri sostennero l'attacco delle FAP con mezzi corazzati, artiglieria e appoggio aereo<ref name=Pollack-376 />. I ribelli erano ormai molto meglio armati dei regolari ciadiani, potendo mettere in campo anche lanciatori per missili terra-aria [[Strela 2]]<ref name=FROLINAT />.
 
Gli uomini di Goukouni presero circa 2.500{{formatnum:2500}} prigionieri tra il 1977 e il 1978, e come risultato le forze armate ciadiane si videro private di almeno il 20% della loro forza combattente<ref name=Guerre-de-guerilla />; il leader del FAP seppe ben sfruttare queste vittorie sul piano politico e in marzo, durante un convegno dei principali esponenti del FROLINAT riunito a Faya sotto l'egida dei libici, le varie anime del movimento decisero di unirsi sotto la guida di Goukouni, nominato nuovo segretario generale dell'organizzazione<ref name=FROLINAT />. Davanti all'avanzata congiunta delle forze di Gheddafi e Goukouni, Malloum interruppe le relazioni diplomatiche con la Libia e portò davanti al [[Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite]] le prove del coinvolgimento libico negli scontri, il 19 febbraio tuttavia, dopo la caduta di Faya, Malloum fu forzato ad accettare un [[cessate il fuoco]] e a ritirare le sue proteste: Gheddafi fermò l'avanzata del FAP su pressioni della Francia, all'epoca ancora un'importante fonte di approvvigionamenti militari della Libia<ref name=Brecher-86 />.
 
Malloum e Gheddafi ristabilirono relazioni diplomatiche tra le loro nazioni il 24 febbraio, durante una conferenza di pace riunita a [[Sebha]] in Libia con la mediazione del presidente del Niger [[Seyni Kountché]] e del vice presidente del Sudan Abu al-Gasim Mohamed Ibrahim. Sotto forti pressioni da parte di Francia, Sudan e [[Zaire]], Malloum fu spinto a firmare il 27 marzo un nuovo accordo a [[Bengasi]] con il FROLINAT, stabilendo un nuovo cessate il fuoco e riconoscendo l'organizzazione come interlocutore; l'accordo stabilì inoltre la costituzione di un comitato militare congiunto Libia-Niger incaricato di vigilare sul rispetto della tregua, cosa che di fatto spingeva il Ciad a legittimare la presenza delle truppe libiche entro i propri confini<ref name=Brecher-86 />. Questi accordi erano per Gheddafi nulla di più di una strategia per rafforzare il suo protetto Goukouni; inoltre, danneggiarono notevolmente la reputazione di Malloum agli occhi dei ciadiani del sud, che videro in queste concessioni una prova della sua scarsa leadership<ref name=Azevedo-146>{{cita|Azevedo 1998|p. 146}}.</ref>
 
Il 15 aprile 1978, appena pochi giorni dopo la firma del cessate il fuoco, le forze di Goukouni lasciarono Faya in mano a una guarnigione libica di 800 uomini e, sostenute da unità aeree e corazzate dei loro alleati, attaccarono e conquistarono una piccola guarnigione del FAT, puntando poi sulla capitale N'Djamena<ref name=Azevedo-146 />. Già dopo le prime offensive del FAP nel 1977 Malloum aveva richiesto al governo di [[Parigi]] l'invio di una forza militare francese in Ciad, ma il presidente [[Valéry Giscard d'Estaing]] si dimostrò inizialmente riluttante a farsi coinvolgere direttamente nella crisi ciadiana prima delle [[Elezioni legislative in Francia del 1978|elezioni legislative del marzo 1978]], oltre a temere di mettere in pericolo le proficue relazioni commerciali e diplomatiche con la Libia; davanti al rapido deteriorarsi della situazione del paese, tuttavia, il 20 febbraio 1978 Giscard d'Estaing ordinò l'avvio di un'azione militare ([[operazione Tacaud]]) che entro aprile portò 2.500{{formatnum:2500}} soldati francesi a schierarsi in Ciad a protezione della capitale da attacchi dei ribelli
 
Lo scontro decisivo si verificò a [[Ati (Ciad)|Ati]], una cittadina a 430 chilometri a nord-est di N'Djamena: la guarnigione di 1.500{{formatnum:1500}} regolari ciadiani fu attaccata il 19 maggio dalle forze del FROLINAT, equipaggiate di artiglieria e armi moderne; la guarnigione resistette abbastanza a lungo da permettere il soccorso della città da parte di una colonna ciadiana supportata da mezzi corazzati e, cosa più importante, da unità della [[Legione straniera francese]] e del [[3e Régiment d'Infanterie de Marine]]. Dopo una battaglia di due giorni il FROLINAT fu pesantemente battuto, una sconfitta riconfermata da un successivo scontro a [[Djedaa]] in giugno: i ribelli persero 2.000{{formatnum:2000}} uomini e lasciarono sul terreno parecchio equipaggiamento militare moderno. Il successo ciadiano fu garantito dall'assoluto controllo del cielo ottenuto dagli aerei francesi, visto che i piloti libici si rifiutarono di ingaggiarli in combattimento<ref name=Pollack-376 /><ref name=Azevedo-146 />.
 
=== I libici in difficoltà ===
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Le conseguenze dello scontro tra Gheddafi e Goukouni furono sia politiche che etniche. Il FROLINAT andò incontro a una divisione tra i suoi elementi arabi come Acyl e quelli [[Tebu]] come Goukouni e Habré, una divisione che rifletteva anche il diverso atteggiamento verso Gheddafi e il suo ''[[Libro verde (Mu'ammar Gheddafi)|Libro verde]]'': Goukouni era stato sempre riluttante ad aderire all'ideologia del ''Libro verde'', posponendo la questione a dopo la completa riunificazione delle varie anime dell'opposizione ciadiana; quando poi il FROLINAT riuscì a riunire i vari gruppi di oppositori, il dissenso verso il ''Libro verde'' e l'adesione al pensiero di Gheddafi divenne palese, con molti alti esponenti del movimento che proclamarono la loro lealtà solo alla piattaforma originaria dell'organizzazione elaborata da [[Ibrahim Abatcha]] nel 1966, mentre altri come Acyl spingevano per una piena adesione alle idee del dittatore libico<ref name=Brandily />.
 
A N'Djamena la simultanea presenza di due distinti gruppi armati, le forze governative del FAT fedeli al presidente Malloum e gli ex ribelli del FAN guidati dal primo ministro Habré, gettò le basi per nuovi scontri e per il collasso delle istituzioni statali. Alcuni incidenti minori il 12 febbraio 1979 si intensificarono fino a trasformarsi in scontri aperti tra le forze di Malloum e quelle di Habré, conflitto ulteriormente incrementato a partire dal 19 febbraio quando uomini di Goukouni entrarono nella capitale per portare aiuto ai loro ex colleghi del FAN; al 16 marzo, quando una prima conferenza internazionale per la pace prese vita, il numero delle vittime era stimato tra le 2.000{{formatnum:2000}} e le 5.000{{formatnum:5000}}, con altre 60.000{{formatnum:60000}}-70.000{{formatnum:70000}} persone costrette a lasciare la città. Il gravemente indebolito esercito regolare ciadiano fu costretto a lasciare la capitale in mano ai ribelli e a ritirarsi più a sud per riorganizzarsi sotto la guida del generale [[Wadel Abdelkader Kamougué]], già comandante della [[gendarmeria]] nazionale; nel corso degli scontri nella capitale la guarnigione francese rimase sostanzialmente passiva e neutrale, anche se fornì un certo aiuto indiretto ad Habré quando impose alle unità dell'aeronautica ciadiana di cessare i loro attacchi sul centro abitato<ref>{{cita|Azevedo 1998|pp. 104–105, 119, 135}}.</ref>.
 
Una conferenza di pace internazionale sul Ciad fu indetta a [[Kano]], in [[Nigeria]], alla presenza dei rappresentanti di tutti gli Stati che confinavano con il paese oltre ai vari Malloum, Habré e Goukouni; la conferenza portò agli [[accordi di Kano]] del 16 marzo 1979, siglati da tutti i presenti: Malloum rassegnò le dimissioni dalla carica di presidente e fu sostituito da un "consiglio di stato" presieduto da Goukouni<ref>{{cita|Azevedo 1998|p. 106}}.</ref>. Gli accordi furono il risultato delle pressioni di Francia e Nigeria perché Goukouni e Habré potessero dividersi il potere, con i francesi in particolare intenti a troncare i residui rapporti tra Goukouni e Gheddafi<ref name=Brecher-88>{{cita|Brecher & Wilkenfeld 1997|p. 88}}.</ref>. Poche settimane dopo, le tre fazioni formarono un ''[[Gouvernement d'Union Nationale de Transition]]'' ("Governo d'Unione Nazionale di Transizione" o GUNT), tenuto insieme in particolare dal comune desiderio di vedere la cessazione dell'ingerenza libica in Ciad<ref name=Pollack-377>{{cita|Pollack 2002|p. 377}}.</ref>.
 
Benché firmataria degli accordi di Kano, la Libia rimase contrariata dall'assenza di esponenti dell'Armée Volcan all'interno del GUNT e dal mancato riconoscimento delle sue pretese sulla striscia di Aouzou. Dal 13 aprile 1979 truppe libiche condussero una serie di operazioni su piccola scala nel nord del Ciad, e supporto libico fu garantito ai movimenti secessionisti attivi nel sud; una più vasta azione si ebbe dopo il 25 giugno, quando un [[ultimatum]] espresso dai confinati del Ciad perché venisse formato un nuovo e più inclusivo governo a N'Djamena scadde senza risultato: il giorno successivo 2.500{{formatnum:2500}} soldati libici invasero il Ciad occupando Faya-Largeau. Il governo ciadiano si appellò alla Francia e gli invasori, erroneamente scambiati per miliziani di Goukouni, furono convinti a ritirarsi dopo alcuni voli di ricognizione dell'aeronautica francese; quello stesso mese, le fazioni ciadiane escluse dal GUNT fondarono un proprio contro-governo, il "Fronte di azione comune provvisoria" o FACP, nelle regioni del nord con l'assistenza militare dei libici<ref name=Brecher-88 /><ref name=Pollack-377 />.
 
Gli scontri con i libici, l'imposizione di un boicottaggio economico da parte della Nigeria e altre pressioni internazionali portarono a una nuova conferenza di pace a [[Lagos]] in agosto, a cui parteciparono tutte e undici le diverse fazioni che si contendevano il potere in Ciad; l'accordo firmato il 21 agosto portò alla formazione di un nuovo GUNT aperto a tutte le fazioni ciadiane, al ritiro delle truppe francesi dalla regione e al loro rimpiazzo con una forza di pace multinazionale fornita dagli stati dell'Organizzazione dell'unità africana<ref>{{cita|Mays 2002|pp. 45-46}}.</ref>. Il nuovo GUNT entrò in carica in novembre, con Goukouni come presidente, Kamougé vice-presidente, Habré ministro della difesa e Acyl ministro degli esteri<ref name=Azevedo-147>{{cita|Azevedo 1998|p. 147}}.</ref>; a dispetto della presenza di Habré, tuttavia, il nuovo esecutivo aveva una forte componente pro-libica, al fine di ottenere il beneplacito di Gheddafi<ref>{{cita|Wright 1989|p. 131}}.</ref>.
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Fin dall'inizio Habré si isolò dagli altri componenti del GUNT, che lui trattava con disprezzo: la sua ostilità verso l'influenza libica sul Ciad unita alla sua ambizione personale spinsero ben presto molti osservatori a concludere che il [[signore della guerra]] non si sarebbe accontentato di null'altro che delle massime funzioni di governo del paese; divenne ben presto chiaro che prima o poi avrebbe preso vita un confronto armato tra Habré e le fazioni pro-Libia oltre che, più importante ancora, tra Habré e Goukouni<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|p. 133}}.</ref>.
 
Le scaramucce tra le FAN di Habré e i gruppi pro-Libia nelle strade della capitale divennero progressivamente sempre più serie. Come nel 1979, il 22 marzo 1980 un incidente minore si trasformò nell'inizio di una seconda grande battaglia di N'Djamena: in dieci giorni gli scontri tra FAN di Habré e FAP di Goukouni, che potevano mettere in campo ciascuna tra i 1.000{{formatnum:1000}} e i 1.500{{formatnum:1500}} uomini armati, causarono migliaia di vittime e l'esodo di almeno metà della popolazione della città; le rimanenti unità francesi, che conclusero il loro ritiro il 4 maggio, si proclamarono neutrali e non intervennero negli scontri, come pure le truppe zairesi della forza di pace della OUA<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|p. 135}}.</ref><ref name=Azevedo-108>{{cita|Azevedo 1998|p. 108}}.</ref>. Con il FAN sostenuto militarmente ed economicamente dagli aiuti di Sudan ed Egitto, Goukouni ricevette sostegno dalle FAT di Kamougué e dai miliziani di Acyl poco dopo l'inizio degli scontri, oltre a poter contare su un sostegno di artiglieria fornito dai libici; il 6 giugno le FAN conquistarono Faya-Largeau, e questo spinse Goukouni a siglare il 15 giugno un trattato di amicizia e mutua difesa con la Libia che di fatto legittimava la presenza militare di quest'ultima nel paese<ref name=Azevedo-108 /><ref>{{cita|Brecher & Wilkenfeld 1997|p. 89}}.</ref>.
 
[[File:LARAF MiG-23MS rolling along the runway at Faya Largeau AB,.jpg|thumb|Un caccia libico [[Mikoyan-Gurevich MiG-23]] in decollo dalla base di [[Faya Largeau]] ]]
 
All'inizio di ottobre, truppe libiche, guidate da [[Khalifa Haftar]] e [[Ahmed Oun]], aerotrasportate nella striscia di Aouzou cooperarono con le forze di Goukouni per rioccupare Faya-Largeau; la città fu utilizzata come centro di assembramento per una concentrazione di carri armati, artiglieria e veicoli corazzati che poi mossero verso sud alla volta di N'Djamena. Un attacco iniziato il 6 dicembre, con alla testa una formazione di carri armati [[T-54/55]] e secondo alcuni rapporti coordinato da consiglieri militari [[Unione Sovietica|sovietici]] e tedesco-orientali, portò alla caduta della capitale il 16 dicembre seguente; le forze libiche, stimate tra 7.000{{formatnum:7000}} e 9.000{{formatnum:9000}} tra regolari e paramilitari della [[al-Faylaq ul-'Islāmiyyu]] ("Legione islamica pan-africana", milizia internazionale a guida libica) appoggiati da 60 carri armati e altri veicoli blindati, erano state trasferite dal confine meridionale della Libia attraverso 1.100{{formatnum:1100}} chilometri di deserto, in parte per via aerea e in parte via terra: considerando che le principali basi libiche sulla costa del [[mar Mediterraneo]] a loro volta si trovavano a circa 1.000{{formatnum:1000}}-1.500{{formatnum:1500}} chilometri dal confine libico-ciadiano, l'azione si rivelò un'impresa logistica notevole e una grande vittoria militare e politica per Gheddafi<ref>{{cita|Wright 1989|p. 132}}.</ref>.
 
Le forze del FAN furono spinte nelle zone di frontiera con il [[Darfur]] e lo stesso Habré dovette andare in esilio a [[Dakar]], anche se la sua lotta contro il GUNT continuò sotto forma di guerriglia<ref name=Azevedo-108 />.
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Molti degli osservatori ritennero che l'accettazione del piano di fusione da parte di Goukouni fu causato da un mix di minacce, intense pressioni e la promessa di un forte aiuto finanziario da parte di Gheddafi al Ciad<ref>{{cita|Azevedo 1998|pp. 147-148}}.</ref>. Il livello di opposizione fu tale che Goukouni e Gheddafi dovettero correggere il tenore del comunicato, specificando che si sarebbe trattata di un'unione di popoli e non di stati che era solo un primo passo verso una più stretta collaborazione, ma ormai il danno era stato fatto e il prestigio del presidente ciadiano come nazionalista e uomo di stato uscì a pezzi dall'incidente<ref name=Azevedo-147 />. In risposta alle pressioni internazionali, Goukouni specificò che le truppe libiche si trovavano nel paese su richiesta del legittimo governo ciadiano, e che i mediatori internazionali dovevano accettare questa decisione; in un incontro in maggio Goukouni divenne però più accomodante, specificando che benché un ritiro libico non era una priorità egli avrebbe accettato una decisione dell'OUA in tal senso. Goukouni non poteva in quel momento rinunciare tanto facilmente al supporto militare libico vista la recrudescenza della guerriglia del FAN di Habré, supportato da egiziani e sudanesi e finanziato anche dalla [[CIA]] statunitense per tramite dell'Egitto<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|p. 156}}.</ref>.
 
Le relazioni tra Goukouni e Gheddafi iniziarono a deteriorarsi. Le truppe libiche erano stanziate in varie località del nord e centro Ciad, e al gennaio-febbraio del 1981 ammontavano ormai a 14.000{{formatnum:14000}} uomini; queste forze portavano avanti una notevole ingerenza negli affari del GUNT, in particolare sostenendo la fazione di Acyl nelle sue dispute con le altre anime del governo, come quando in aprile intervennero a fianco di questi durante un periodo di scontri con il FAP di Goukouni. Furono portati avanti tentativi di "libianizzare" la popolazione ciadiana, che spinse molti a concludere che l'"unione" delle due nazioni non significava altro che l'[[arabizzazione]] del Ciad e l'imposizione della cultura politica libica, e in particolare del ''Libro verde'' di Gheddafi<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|p. 153}}.</ref><ref name=Azevedo-148>{{cita|Azevedo 1998|p. 148}}.</ref>.
 
Dopo scontri in ottobre tra legionari islamici di Gheddafi e truppe del FAP, e voci circa un progettato colpo di Stato da parte di Acyl per assumere la guida del GUNT, il 29 ottobre Goukouni domandò il completo e inequivocabile ritiro delle truppe libiche dal territorio ciadiano, che, iniziando dalla capitale, fu portato a termine entro il 31 dicembre; i libici si ridispiegarono nella striscia di Aouzou, mentre il loro posto nel resto del paese fu preso da una nuova missione di pace internazionale della OUA ([[Inter-African Force]] o IAF)<ref name=Azevedo-148 /><ref>{{cita|Brecher & Wilkenfeld 1997|p. 90}}.</ref>. L'immediato ritiro dei libici prese di sorpresa molti osservatori: molti attribuirono la decisione di Gheddafi al suo desiderio di ospitare la riunione generale della OUA prevista per il 1982 e assumerne così la presidenza; altri indicarono la difficile posizione libica in Ciad, osteggiata tanto dalla popolazione locale quanto dalla comunità internazionale, con la concreta minaccia di una guerra contro Egitto e Sudan sostenuti dagli statunitensi. Gheddafi non aveva nessuna intenzione di rinunciare alla sua influenza sul Ciad, ma si mise alla ricerca di un nuovo leader ciadiano visto che Goukouni si stava dimostrando inaffidabile<ref name=Azevedo-148 /><ref>{{cita|Nolutshungu 1995|pp. 154-155}}.</ref>.
 
=== Habré prende N'Djamena ===
Le prime truppe della IAF arrivate in Ciad consistevano in un contingente zairese, poi seguito da unità nigeriane e [[senegal]]esi per un totale di 3.275{{formatnum:3275}} uomini; prima che i soldati della OUA potessero essere completamente schierati, Habré decise di cogliere vantaggio dal ritiro libico e lanciò una massiccia offensiva nell'est del paese, catturando il 19 novembre l'importante città di [[Abéché]] seguita poi da [[Oum Hadjer]] ai primi di gennaio: il GUNT fu salvato dal completo collasso dall'intervento della IAF che impedì al FAN di Habré di occupare la cittadina di Ati, l'ultima roccaforte prima di N'Djamena<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|p. 164}}.</ref>.
 
Davanti all'offensiva di Habré l'OUA richiese che il GUNT aprisse dei negoziati di riconciliazione con i ribelli, una richiesta rifiutata con forza da parte di Goukouni<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|p. 165}}.</ref>. In maggio le FAN iniziarono la loro offensiva finale, passando incontrastate attraverso lo schieramento della IAF ad Ati e [[Mongo (Ciad)|Mongo]]<ref>{{cita|Mays 2002|p. 139}}.</ref>; Goukouni tentò di restaurare le sue buone relazioni con la Libia recandosi in visita a Tripoli il 23 maggio, ma Gheddafi si proclamò neutrale in questa nuova disputa interna tra i ciadiani<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|p. 168}}.</ref>. Le truppe del GUNT opposero un'ultima resistenza a [[Massaguet]], 80 chilometri a nord della capitale, ma furono sconfitte dal FAN il 5 giugno dopo una dura battaglia; due giorni dopo Habré entrò incontrastato a N'Djamena mentre Goukouni fuggiva in esilio cercando rifugio in [[Camerun]]<ref>{{cita|Mays 2002|p. 99}}.</ref><ref name=Pollack-389>{{cita|Pollack 2002|p. 389}}.</ref>.
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=== La controffensiva del GUNT ===
Visto che Gheddafi si era tenuto in disparte nei mesi precedenti alla caduta di N'Djamena, Habré sperò di addivenire a un accordo con la Libia per tramite di Acyl, che sembrava recettivo al dialogo; ma Acyl morì il 19 luglio venendo rimpiazzato dal più duro [[Acheikh ibn Oumar]] alla guida del Conseil Démocratique Révolutionnaire (CDR), l'organizzazione dei ciadiani di origine araba che aveva preso il posto della precedente Armée Volcan<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|p. 185}}.</ref>. Con il supporto libico, Goukouni rimise in piedi il GUNT stabilendosi in ottobre a Bardaï nella regione del Tibesti e proclamandosi come legittimo governo della nazione ai sensi del precedente accordo di Lagos; Goukouni fu in grado di riunire una forza di 3-4.000{{formatnum:4000}} uomini presi da vari gruppi armati, poi confluiti in un'unica organizzazione chiamata Armée Nationale de Libération (ANL) e comandata da un ciadiano del sud, [[Negue Djogo]]<ref name=Nolutshungu-188>{{cita|Nolutshungu 1995|p. 188}}.</ref>.
 
Prima che Gheddafi potesse spostare tutto il suo peso in favore di Goukouni, Habré attaccò le forze del GUNT nel Tibesti ma fu respinto nel corso di duri scontri tra il dicembre del 1982 e il gennaio del 1983; i mesi seguenti videro un intensificarsi dei combattimenti nel nord, mentre contemporaneamente prendevano vita tentativi di dialogo tra Tripoli e N'Djamena. Il 17 marzo Habré portò il conflitto alle Nazioni Unite, chiedendo una riunione d'urgenza del Consiglio di Sicurezza per condannare l'aggressione libica e l'occupazione del territorio ciadiano<ref>{{cita|Brecher & Wilkenfeld 1997|p. 91}}.</ref>. Gheddafi era però ormai pronto per una controffensiva, e ai primi di giugno una forza di 3.000{{formatnum:3000}} miliziani pro-GUNT investì Faya-Largeau, la principale roccaforte di Habré nel nord, la quale cadde il 25 giugno; le forze del GUNT procedettero rapidamente verso le cittadine di [[Koro Toro]], [[Oum Chalouba]] e [[Abéché]], assumendo il controllo delle principali strade dirette a N'Djamena.
 
In ossequio al desiderio di Gheddafi di fare in modo che il conflitto fosse percepito come una questione interna tra ciadiani, il sostegno libico al GUNT in questa fase fu rappresentato solo da poche migliaia di truppe regolari, incaricate principalmente del supporto di artiglieria e del sostegno logistico e di addestramento<ref name=Nolutshungu-188 /><ref>{{cita|Pollack 2002|p. 382}}.</ref>. La comunità internazionale, comunque, e in particolare Francia e Stati Uniti reagì negativamente all'offensiva scatenata dal GUNT: il giorno steso della caduta di Faya il ministro degli esteri francese [[Claude Cheysson]] avvertì Tripoli sul fatto che la Francia "non sarebbe rimasta indifferente" a un nuovo coinvolgimento libico in Ciad, e l'11 luglio seguente il governo di Parigi accusò ancora la Libia di un diretto supporto militare ai ribelli. Spedizioni di armi francesi dirette alle forze di Habré ripresero il 27 giugno e il 3 luglio un primo contingente di 250 soldati zairesi giunse in Ciad per sostenere il FAN, seguito dall'annuncio del governo statunitense dello stanziamento di aiuti militari e civili per un totale di 10 milioni di [[dollaro statunitense|dollari]]. Gheddafi subì un nuovo scacco diplomatico in giugno, quando la riunione dell'OUA riconobbe quello di Habré come legittimo governo del Ciad e chiese un ritiro di tutte le truppe straniere dalla nazione<ref name=Nolutshungu-188 /><ref>{{cita|Azevedo 1998|p. 159}}.</ref>.
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[[File:Tschad GUNT.jpg|thumb|Carta del Ciad tra il 1983 e il 1986: il territorio controllato dal GUNT è in verde chiaro, quello controllato dai libici in verde scuro, mentre le due linee arancioni indicano le linee di interposizione istituite dalla Francia sul 15º e 16º parallelo.]]
 
I libici misero in campo 11.000{{formatnum:11000}} regolari e 80 aerei da combattimento, ma mantennero il loro tradizionale ruolo di supporto di fuoco nell'offensiva scatenata dalle truppe del GUNT, ammontati in questa occasione a 3-4.000{{formatnum:4000}} uomini. L'alleanza GUNT-libici investì il 10 agosto l'oasi di Faya-Largeau, dove lo stesso Habré era trincerato insieme a circa 5.000{{formatnum:5000}} uomini: battuta dal fuoco di lanciarazzi multipli, artiglieria e carri e sottoposta a continui bombardamenti aerei, la linea difensiva delle FANT si disgregò quando le forze del GUNT lanciarono il loro assalto finale, obbligando Habré a fuggire verso la capitale con i resti della sua armata<ref name=Pollack-383 />.
 
Il nuovo intervento libico provocò allarme in Francia. Dopo una formale richiesta di aiuto da parte di Habré, il 6 agosto i francesi, sottoposti a forti pressioni in tal senso da parte di Stati Uniti e altre nazioni africane, annunciarono il ritorno delle loro forze armate in Ciad come parte dell'[[operazione Manta]], al fine di arrestare l'avanzata del GUNT e più in generale bloccare l'influenza di Gheddafi negli affari interni dei ciadiani. Tre giorni dopo diverse centinaia di truppe francesi raggiunsero N'Djamena dalle loro basi nella [[Repubblica Centrafricana]], salendo ben presto a un contingente di 2.700{{formatnum:2700}} uomini sostenuti da diverse squadriglie di cacciabombardieri [[SEPECAT Jaguar]], il più ampio contingente militare schierato dalla Francia in Africa dai tempi della [[guerra d'Algeria]]<ref name=Pollack-383 /><ref>{{cita|Azevedo 1998|p. 139}}.</ref>.
 
Il governo francese stabilì un limite ("Linea rossa") lungo il 15º [[Parallelo (geografia)|parallelo]], da [[Mao (Ciad)|Mao]] ad Abéché, e avvertì che non avrebbe tollerato alcuna incursione a sud di questa linea da parte di truppe libiche o del GUNT; sia i francesi che i libici rimasero dal loro lato della linea, sancendo di fatto una divisione in due del paese<ref name=Nolutshungu-189>{{cita|Nolutshungu 1995|p. 189}}.</ref>. Seguì una pausa dei combattimenti, durante la quale in novembre una nuova conferenza di pace promossa dalla OUA fallì il tentativo di trovare una conciliazione tra le varie fazioni ciadiane; l'analoga mediazione del presidente dell'[[Etiopia]] [[Menghistu Hailè Mariàm]] all'inizio del 1984 non ottenne parimenti alcun effetto. Il 24 gennaio 1984 il GUNT, supportato da un vasto concentramento di mezzi corazzati libici, attaccò le postazioni delle FANT vicino [[Ziguey]], una mossa apparentemente volta a convincere la Francia e le altre nazioni africane a riaprire i negoziati; la Francia reagì a questo attacco sferrando il suo primo significativo contrattacco con forze aeree, oltre a inviare nuove truppe in Ciad e a innalzare unilateralmente la "Linea rossa" fino all'altezza del 16º parallelo<ref name=Brecher-92>{{cita|Brecher & Wilkenfeld 1997|p. 92}}.</ref><ref name=Azevedo-110>{{cita|Azevedo 1998|p. 110}}.</ref>.
 
Per mettere fine a questo stallo, il 30 aprile Gheddafi propose un ritiro congiunto delle truppe sia francesi che libiche; il nuovo presidente francese [[François Mitterrand]] si dimostrò recettivo verso l'offerta, e il 17 settembre i due leader annunciarono ufficialmente che il ritiro sarebbe iniziato il 25 settembre seguente per concludersi poi entro il 10 novembre<ref name=Brecher-92 />. L'accordo fu visto dai media come una prova delle abilità diplomatiche di Mitterrand e un passo decisivo verso la risoluzione della crisi ciadiana<ref>{{cita|Azevedo 1998|pp. 139-140}}.</ref>; dimostrò inoltre l'intento di Mitterrand di seguire una politica indipendente sia dagli Stati Uniti che dal governo ciadiano nei riguardi della Libia e della situazione in Ciad<ref name=Nolutshungu-189 />. Se la Francia rispettò la scadenza del ritiro, i libici si limitarono però a ritirare il grosso delle forze, continuando a mantenere almeno 3.000{{formatnum:3000}} uomini nel nord del Ciad; quando questo divenne evidente, causò profondo imbarazzo nei francesi e recriminazioni tra Parigi e N'Djamena<ref>{{cita|Azevedo 1998|p. 140}}.</ref>. Il 16 novembre Mitterrand si incontrò con Gheddafi a [[Creta (Grecia)|Creta]], sotto la mediazione del primo ministro [[grecia|greco]] [[Andreas Papandreou]]: a dispetto delle dichiarazioni di Gheddafi sul fatto che tutte le forze libiche erano state ritirate, Mitterrand dovette ammettere che questo non rispondeva al vero; in ogni caso, il presidente francese non ordinò alle sue truppe di rientrare in Ciad<ref>{{cita|Simons 2004|p. 293}}.</ref>.
 
=== Il secondo intervento francese ===
Tra il 1984 e il 1986, periodo durante il quale non si verificarono grossi scontri in Ciad, Habré rafforzò notevolmente la sua posizione grazie all'incremento dell'aiuto degli Stati Uniti, causato dal mancato rispetto libico dell'accordo con la Francia del 1984; parimenti decisivo si rivelò il crescendo di contrasti all'interno del GUNT, incentrato sullo scontro tra Goukouni e Acheikh ibn Oumar per il controllo della leadership dell'organizzazione<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|pp. 191-192}}.</ref>. In questo periodo Gheddafi espanse il suo controllo sul nord del Ciad, costruendo nuove strade e stabilendo una nuova grande base aerea ad [[Ouadi Doum]], da cui era possibile fornire un miglior supporto aereo e terrestre ad operazioni nella striscia di Aouzou; nel 1985 si assistette anche a un considerevole rinforzo della presenza militare libica entro i confini del Ciad, portata a 7.000{{formatnum:7000}} uomini, 300 carri armati e 60 aerei da combattimento<ref>{{cita|Pollack 2002|pp. 384-385}}.</ref>. Anche con questo rinforzo, tuttavia, vari elementi del GUNT passarono dalla parte del governo di Habré, grazie a una accorta politica di conciliazione da parte di quest'ultimo<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|p. 212}}.</ref>.
 
Queste diserzioni allarmarono Gheddafi, visto che il GUNT conferiva una comoda legittimazione alla presenza militare libica in Ciad. Nel tentativo di fermare la diaspora interna al GUNT, il 10 febbraio 1986 venne sferrata una grande offensiva attraverso la "Linea rossa" nella speranza di prendere N'Djamena, con il coinvolgimento di 5.000{{formatnum:5000}} uomini del GUNT e altrettante truppe libiche: l'attacco si concentrò sulle posizioni delle FANT a [[Kouba Olanga]], [[Kalaït]] e [[Oum Chalouba]], ma si trasformò in un disastro per gli attaccanti quando i governativi contrattaccarono il 13 febbraio mettendo in campo il nuovo equipaggiamento militare ricevuto dalla Francia, mettendo in rotta le forze congiunte di libici e GUNT<ref name="Pollack-389"/><ref name=Azevedo-110 />.
 
Più importante ancora fu la reazione della Francia all'attacco: Gheddafi la riteneva improbabile, vista l'imminenza di nuove elezioni legislative nel paese, ma questa valutazione si rivelò erronea e il 14 febbraio Mitterrand ordinò l'avvio dell'[[operazione Epervier]], portando 1.200{{formatnum:1200}} soldati francesi e diverse squadriglie di cacciabombardieri Jaguar in Ciad. Per mandare un chiaro messaggio a Gheddafi, il 16 febbraio i Jaguar francesi bombardarono la base aerea di Ouadi Doum, mossa a cui i libici replicarono il giorno successivo, quando un bombardiere Tu-22 attaccò l'aeroporto di N'Djamena causando danni minori<ref name=Pollack-389 /><ref>{{cita|Brecher & Wilkenfeld 1997|p. 93}}.</ref>.
 
=== La guerra del Tibesti ===
Le sconfitte patite in febbraio e marzo accelerarono la disgregazione del GUNT. Quando Goukouni non si presentò in marzo a un nuovo round di colloqui sponsorizzati dalla OUA nella [[Repubblica Popolare del Congo]], molti sospettarono un intervento della Libia in tal senso e questo causò la defezione del vice presidente dell'organizzazione, Kamougué, e di parecchi esponenti della vecchia guardia del FROLINAT. In agosto fu il turno del CDR a lasciare la coalizione, e gli uomini di Acheikh ibn Oumar presero possesso di Fada; quando in ottobre le FAR di Goukouni tentarono di riprendere la città furono attaccate dalla locale guarnigione libica, dando vita a una [[Battaglia di Fada|battaglia campale]] che di fatto pose fine al GUNT: quando Goukouni fu arrestato dai libici le sue truppe insorsero contro Gheddafi, attaccando le posizioni libiche nel Tibesti per poi, il 24 ottobre, schierarsi dalla parte di Habré<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|pp. 213-214}}.</ref>.
 
Al fine di ristabilire le loro linee di approvvigionamento e ricatturare le città di Bardaï, Zouar e Wour, i libici inviarono nel Tibesti un distaccamento forte di 2.000{{formatnum:2000}} uomini con carri armati [[T-62]] e un pesante supporto aereo: l'offensiva ebbe inizialmente successo, espellendo le residue forze del GUNT dalle loro roccaforti chiave, ma l'attacco scatenò la reazione di Habré che inviò 2.000{{formatnum:2000}} uomini delle sue FANT in appoggio degli ex nemici; anche i francesi intervennero, paracadutando carburante, cibo munizioni e missili anticarro ai ribelli e infiltrando personale militare per tenere d'occhio i libici, dimostrando così di non essere più vincolati ai precedenti limiti posti dalla "Linea rossa"<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|pp. 214-216}}.</ref><ref>{{cita|Pollack 2002|p. 390}}.</ref>.
 
Benché l'azione militare di Habrè si dimostrò solo in parte risolutiva nell'allontanare i libici dalla regione del Tibesti, la campagna fu un notevole successo strategico per le FANT, trasformando una guerra civile in un conflitto contro un invasore straniero e stimolando così un senso di unità nazionale mai provato prima dai ciadiani<ref>{{cita|Nolutshungu 1995|pp. 215-216, 245}}.</ref>.
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{{vedi anche|Guerra delle Toyota}}
 
All'inizio del 1987, l'ultimo anno del conflitto, la forza di spedizione libica in Ciad era ancora considerevole, potendo ammontare a 8.000{{formatnum:8000}} uomini e 300 carri armati; tuttavia, la defezione del GUNT privò i libici dei loro alleati chiave, che negli anni passati avevano in generale fornito il grosso della fanteria negli assalti e condotto la maggior parte delle attività di ricognizione: senza di loro le guarnigioni libiche risultavano come isolate e vulnerabili isole in mezzo al deserto ciadiano. Dall'altro lato le FANT erano ora notevolmente cresciute nel numero, potendo ora mettere in campo circa 10.000{{formatnum:10000}} uomini altamente motivati ed equipaggiati con una serie di veloci autocarri civili [[Toyota]] equipaggiati per gli spostamenti sulla sabbia e armati con missili anticarro [[MILAN]]; proprio la vasta concentrazione di questi autocarri armati diede il nome di "guerra delle Toyota" a quest'ultima fase del conflitto<ref>{{cita|Azevedo 1998|pp. 149-150}}.</ref><ref>{{cita|Nolutshungu 1995|pp. 218-219}}.</ref>.
 
Habré iniziò la sua riconquista del nord il 2 gennaio 1987, con un attacco contro la ben difesa base per le comunicazioni libica di Fada: contro le truppe libiche il generale ciadiano [[Hassan Djamous]] condusse una serie di rapidi movimenti a tenaglia, avvolgendo le posizioni nemiche e schiacciandole con improvvisi attacchi da tutti i lati. Questa strategia fu poi replicata in marzo durante nuovi assalti ciadiani a B'ir Kora e Ouadi Doum, infliggendo pesanti perdite alle forze libiche e spingendo Gheddafi a ordinare di evacuare tutto il nord del Ciad<ref>{{cita|Pollack 2002|pp. 391-394}}.</ref>.