Cadenza: differenze tra le versioni
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La '''cadenza''' è una formula [[armonia|armonico]]-[[melodia|melodica]] utilizzata
==Armonia== Essa è uno dei momenti più importanti di una composizione in quanto permette di stabilire pienamente la [[tonalità]], dà coerenza alla struttura formale del brano e costituisce un momento di alta espressività. Può essere paragonata al punto che conclude una frase ma bisogna ricordare che esistono cadenze che possono essere più o meno incisive e possono venir usate per creare un effetto di pausa temporanea o definitiva. Con l'affermarsi del [[sistema tonale]] la cadenza acquistò la funzione a ribadire la tonalità, attraverso precise successioni [[accordo|accordali]].
===Cadenza autentica o perfetta===
I gradi più importanti per la definizione della tonalità di un brano sono il V ed il I. La loro successione dà origine alla formula di cadenza più nota: la cadenza autentica (o perfetta).
[[Immagine:Cadenza_perfetta.jpg|center|700px|thumb|Esempio di cadenza perfetta (V-I)]]
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L'accordo di tonica conclusivo, volendo, può essere ornato o tramite un'[[appoggiatura]] od un [[ritardo]]. Un'altre variante consiste nel prolungare l'accordo di dominante mentre il basso intona la [[tonica]] sia fungendo come appoggiatura sia per permettere una risoluzione più in là.
===Cadenza imperfetta===
La cadenza imperfetta è caratterizzata dalla presenza della progressione V-I in cui il I grado è allo stato di primo rivolto. Ciò determina la perdita di parte del carattere conclusivo della cadenza autentica indicando una pausa solo transitoria. In questi casi, in effetti, la conclusione arriva successivamente.
[[Immagine:Cadenza_imperfetta.jpg|center|700px|thumb|Esempio di cadenza imperfetta (V-I in primo rivolto)]]
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Un effetto poco conclusivo lo si può anche ottenere, volendo, utilizzando l'accordo di tonica allo stato fondamentale ma facendo cantare al soprano la [[mediana]].
===Cadenza sospesa===
La cadenza sospesa è quella che termina sull'accordo di [[dominante]] allo stato fondamentale. Rispetto alla precedente indica una pausa debole, temporanea.<br>
Il più delle volte il V grado viene preceduto dal IV o dal II ma anche dal I (utile l'uso della [[quarta e sesta di cadenza]] come elemento sottolineativo) o dal VI.
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Spesso la cadenza sospesa viene utilizzata in caso si abbiano due frasi musicali parallele (od anche due periodi tra loro diversi). In tal caso la prima frase chiude con la cadenza sospesa e la seconda con quella autentica.
===Cadenza plagale===
Consiste nell'uso della successione IV-I e viene spesso usata dopo una cadenza autentica per marcarne ancora di più il ruolo conclusivo ma può anche essere inserita da sola. Può essere preceduta dal VI o dal I grado.
[[Immagine:Cadenza_plagale.jpg|center|700px|thumb|Esempio di cadenza plagale (IV-I)]]
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A conclusione di un brano in tonalità maggiore il IV grado può venir anche utilizzato nella sua forma minore e ciò serve a conferire una coloratura tutta particolare.
===Cadenza d'inganno===
Si basa sulla cadenza perfetta ma al posto del I grado ne viene utilizzato un altro. In base a ciò possono esister molte cadenze d'inganno con differente efficacia. La tonalità non viene smarrita in quanto è sufficiente l'accordo di dominante per definirla appieno (ed anzi, nella cadenza plagale le definizione tonale è assai incisiva). La progressione più nota è quella V-VI che conferisce un forte senso di sorpresa.
[[Immagine:Cadenza_d'inganno.jpg|center|700px|thumb|Esempio di cadenza d'inganno (V-VI)]]
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Una cadenza d'inganno crea un momento di sospensione che determina un aumento d'interesse verso la composizione in quanto la sensazione di una conclusione viene disattesa ed inoltre fa sì che il compositore possa aggiungere una o due frasi che chiudano il tutto.
===Cadenza frigia===
Si tratta di una cadenza tipicamente [[musica barocca|barocca]] che consiste nella progressione, in un brano di tonalità minore, VI (in primo rivolto)-V ove quest'ultimo è nella forma maggiore. In genere è usata come conclusione di un movimento lento.
[[Immagine:Cadenza_frigia.jpg|center|700px|thumb|Esempio di cadenza frigia (VI in primo rivolto-V)]]
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Il nome deriva dal movimento discendente di un [[semitono]] del basso che si ritiene sia una derivazione delle cadenze, di tipo II-I, della musica medioevale nel [[modo frigio]].
===Cadenza evitata===
Si costruisce come una cadenza perfetta tranne per il fatto che il V grado viene poi seguito da un accordo modulante ad altra tonalità (ad esempio una settima di dominante che modula alla sottodominante). Le possibilità di modulazione possono essere, ovviamente, molteplici.
[[Immagine:Cadenza_evitata.jpg|center|700px|thumb|Esempio di cadenza evitata in la minore con modulazione a re minore]]
===Cadenze in battere od in levare===
Questa differenziazione si basa sul tempo in cui cade l'ultimo accordo della cadenza. Se si tratta di un tempo forte si ha la cadenza in battere (un tempo definita maschile), altrimenti si tratta di una cadenza in levare (o femminile).
[[Immagine:Cadenza_in_battere.jpg|center|700px|thumb|Esempio di cadenza (perfetta) in battere]]
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== La cadenza vocale o strumentale ==
=== Canto gregoriano ===
Nel [[canto gregoriano]] il termine cadenza indica varie formule melodiche utilizzate per concludere il brano.
=== Opera lirica e concerto ===
Nell'[[Opera lirica|opera]] e nei [[concerto|concerti]] per strumento solista e orchestra il termine cadenza indica un passaggio melodico, anche esteso e pressoché privo di accompagnamento, utilizzato poco prima della conclusione del brano.▼
▲Nell'[[Opera lirica|opera]]
Per quanto riguarda le <u>cadenze strumentali</u>, celebre è quella di [[Johann Sebastian Bach]] nel suo Concerto Bradeburghese n. 5 nel quale, verso la fine del primo tempo, l'orchestra ''tacet'' e il clavicembalo solista esegue un brano virtuosistico; viene considerata il primo esempio di ''cadenza'' nei concerti solistici. In Germania viene introdotto in partitura attraverso il termine ''Kadenz''. In questa accezione, la ''kadenz'' si riallaccia al precedente significato armonico in quanto si svolgeva in questi termini:▼
Fino alla fine del [[XVIII secolo]] le <u>cadenze delle [[Aria (opera)|arie]] d'opera</u> erano quasi sempre scritte o improvvisate dai cantanti che le eseguivano. In seguito i compositori provvedettero a scrivere le cadenze vocali per esteso, ma i cantanti non smisero di modificarle o riscriverle. È celebre la lunghissima cadenza col [[flauto]] nell'aria della pazzia di [[Lucia di Lammermoor]] di [[Gaetano Donizetti]], forse composta dal [[soprano]] [[Teresa Brambilla]] e comunque assente nell'originale donizettiano. Nel corso del [[XX secolo]] i cantanti d'opera abdicarono quasi del tutto a tale ruolo di compositori aggiunti, ma in cambio si assistette ad un curioso fenomeno di codificazione di ciò che in origine costituiva un momento improvvisativo, o almeno estemporaneo, dell'evento musicale: l'editore [[Ricordi (editore)|Ricordi]] pubblicò le cadenze (e le [[variazione (musica)|variazioni]]) raccolte ed elaborate dal maestro [[Luigi Ricci]], che i cantanti presero ad usare regolarmente in luogo di quelle - più in stile, oltre che normalmente più belle - delle partiture originali. Solo negli ultimi decenni del secolo la [[filologia musicale|filologia]] ha cominciato ad aver ragione di questa tradizione.▼
▲Per quanto riguarda le <u>cadenze strumentali</u>, nei [[concerto|concerti]] per strumento solista e orchestra celebre è quella di [[Johann Sebastian Bach]] nel suo [[COPncerti brandeburghesi|Concerto
In questa accezione, la ''kadenz'' si riallaccia al precedente significato armonico in quanto si svolgeva in questi termini:
*l'orchestra si portava sul V grado della tonalità armonizzato con quarta e sesta (accordo di Tonica in 2° rivolto)
*questo era il "segnale d'inizio" della cadenza solistica e del ''tacet'' dell'orchestra, la quale, da qui in poi, assiste in silenzio all'improvvisazione del solista
*ultimo segnale era costituito dal [[trillo]] su armonia di Dominante, che il solista eseguiva poco prima di cadenzare sull'[[accordo]] di Tonica; contemporaneamente l'orchestra riprendeva a suonare e concludeva il brano.
▲Fino alla fine del [[XVIII secolo]] le <u>cadenze delle [[Aria (opera)|arie]] d'opera</u> erano quasi sempre scritte o improvvisate dai cantanti che le eseguivano. In seguito i compositori provvedettero a scrivere le cadenze vocali per esteso, ma i cantanti non smisero di modificarle o riscriverle. È celebre la lunghissima cadenza col [[flauto]] nell'aria della pazzia di [[Lucia di Lammermoor]] di [[Gaetano Donizetti]], forse composta dal [[soprano]] [[Teresa Brambilla]] e comunque assente nell'originale donizettiano. Nel corso del [[XX secolo]] i cantanti d'opera abdicarono quasi del tutto a tale ruolo di compositori aggiunti, ma in cambio si assistette ad un curioso fenomeno di codificazione di ciò che in origine costituiva un momento improvvisativo, o almeno estemporaneo, dell'evento musicale: l'editore [[Ricordi (editore)|Ricordi]] pubblicò le cadenze (e le [[variazione (musica)|variazioni]]) raccolte ed elaborate dal maestro [[Luigi Ricci]], che i cantanti presero ad usare regolarmente in luogo di quelle - più in stile, oltre che normalmente più belle - delle partiture originali. Solo negli ultimi decenni del secolo la [[filologia musicale|filologia]] ha cominciato ad aver ragione di questa tradizione.
==Bibliografia==
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