Pietro Fumel: differenze tra le versioni

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{{Citazione|Io sottoscritto, avendo avuto la missione di distruggere il Brigantaggio, prometto una ricompensa di cento lire per ogni brigante, vivo o morto, che mi sarà portato. Questa ricompensa sarà data ad ogni brigante che ucciderà un suo Camerata; gli sarà inoltre risparmiata la vita. Coloro che in onta degli ordini, dessero rifugio o qualunque altro mezzo di sussistenza o di aiuto ai briganti, o vedendoli o conoscendo il luogo ove si trovano nascosti, non ne informassero le truppe e la civile e militare autorità, verranno immediatamente fucilati. Tutte le capanne di campagna che non sono abitate dovranno essere, nello spazio di tre giorni, scoperchiate e i loro ingressi murati. È proibito di trasportare pane o altra specie di provvigione oltre le abitazioni dei Comuni, e chiunque disubbidirà a questo ordine sarà considerato come complice dei briganti<ref>{{cita web|url=http://www.eleaml.org/sud/briganti/pulizia_etnica.html|titolo= Inserto speciale: 1862, un anno di pulizia etnica piemontese|accesso=31 dicembre 2010}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/DEL5062.htm|titolo= Trascrizione integrale dell'editto del 30 marzo 1862 diretto al sindaco di San Marco Argentano}}</ref>}}
 
L'eco di questo bando arrivò anche a [[Londra]], dove il parlamentare lord [[Alexander Baillie-Cochrane]] affermò nella ''House of Commons'' che «un proclama più infame non aveva mai disonorato i giorni peggiori del regno del terrore in Francia».<ref>{{cita libro|nome=Patrick|cognome= Keyes O'Clery|titolo= The making of Italy|editore= Regan Paul, Trench, Trübner|data= 1892|lingua=en|url=https://archive.org/details/makingofitaly00ocleuoft/page/300/mode/2up|p=301}}</ref> Il deputato [[Giuseppe Ricciardi (1808)|Giuseppe Ricciardi]] disse alla Camera il 18 aprile [[1863]]: «Questo colonnello Fumel si vanta d'aver fatto fucilare circa trecento briganti e non briganti».<ref>[[Giacomo Margotti]], ''[http://books.google.it/books?id=QGIvAAAAYAAJ&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false Memorie per la storia de' nostri tempi dal Congresso di Parigi nel 1856 ai primi giorni del 1863, Vol. 3]'', Stamperia dell'Unione tipografico-editrice, 1865, p.188.</ref> Anche [[Nino Bixio]], così come molti altri comandanti dell'esercito, presero le distanze dalle decisioni di Fumel.
 
Ricevette la Cittadinanza Onoraria da più comuni calabresi:Cosenza, Bisignano, [[Roseto Capo Spulico]] e [[Amendolara]] nel 1862, [[San Marco Argentano]]<ref>{{cita web|url=http://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/DEL8563.htm|titolo= Trascrizione integrale della cittadinanza onoraria di San Marco Argentano a Pietro Fumel}}</ref> l'anno successivo. Allontanato una prima volta dalla provincia di Cosenza per aver incriminato il barone Campagna di San Marco Argentano con l'accusa di favoreggiamento<ref>{{cita web|url=http://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/cognomi_a_f/campagna.htm|titolo= La famiglia Campagna di San Marco Argentano}}</ref>, sollevato dall'incarico e richiamato dal governo, si ritirò a Ivrea e sarebbe stato lo stesso re Vittorio Emanuele II a fargli avere l'impiego di magazziniere di generi di privativa (sale e tabacchi), prima a Livorno e poi a Milano. Nel frattempo in Calabria venne di nuovo richiesto il suo intervento. Fumel ritornò ai primi di agosto del 1866 come Maggior Generale Ispettore con base a [[Rogliano (Italia)|Rogliano]]<ref>Riccardo Giraldi, ''Il popolo cosentino e il suo territorio: da ieri a oggi'', Pellegrini Editore, 2003</ref>. I suoi poteri erano però fortemente limitati ed ebbe forti contrasti con i Prefetti tanto che si dimise e, nel gennaio del 1867, tornò a lavorare a Milano, sempre come magazziniere di generi di privativa e morì in questa città l'11 agosto 1886.