Monofisismo: differenze tra le versioni
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Il monofisismo, in Siria, ebbe come massimo esponente [[Severo di Antiochia]], divenuto patriarca intorno al 512, per poi venire deposto nel [[518]] da un sinodo convocato dall'imperatore bizantino [[Giustino I]], fervente credente calcedoniano<ref>{{Cita libro|titolo = La teologia dei Padri|anno = |editore = |città = |p = 327|accesso = 26 marzo 2015|url = https://books.google.it/books?id=cdzLhYgnin4C&pg=PA203&dq=severo+di+antiochia&hl=it&sa=X&ei=8GoUVcnwOIvzUuXNgZAF&ved=0CEYQ6AEwBw#v=snippet&q=severo&f=false|curatore = G.Mura}}</ref>. Giovanni Bar Qursos, vescovo di [[Diocesi di Costantina (Osroene)|Tella]], tuttavia, si mise a ordinare quanti più preti monofisiti possibile su un vasto territorio, corrispondente agli odierni Siria, [[Anatolia]], [[Libano]], [[Mesopotamia]] e [[Armenia]]. Simile azione fu compiuta da [[Giacomo Baradeo]], nominato vescovo di [[Edessa (Mesopotamia)|Edessa]] nel [[542]] con la protezione dell'imperatrice [[Teodora (moglie di Giustiniano)|Teodora]], moglie di [[Giustiniano I|Giustiniano]]. Baradeo fu il vero fondatore della [[Chiesa ortodossa siriaca|Chiesa siriaca occidentale]], chiamata poi in suo onore "Giacobita"<ref name=":4">{{Cita libro|autore = C.Andresen - G.Denzler|titolo = Dizionario storico del Cristianesimo|anno = |editore = |città = |p = 166}}</ref>. La Chiesa siriaca, come quella egiziana, trovò giovamento dalla tolleranza araba<ref name=":3" /> e poté svilupparsi sotto i musulmani almeno fino al [[XII secolo]].<br/>
A tal proposito [[Michele il Siro]] disse degli
{{Citazione|Eraclio non ammise gli ortodossi [monofisiti] alla sua presenza e non accolse le loro proteste circa le chiese di cui erano stati privati. Fu per questo che il Dio di vendetta, solo e onnipotente, [...] vedendo la malvagità dei Romani che nei territori in loro dominio crudelmente saccheggiavano le nostre chiese e monasteri e senza pietà ci condannavano, portò dal Sud i figli di Ismaele per liberarci dalle mani dei Romani. E se invero qualche danno abbiamo patito, giacché le chiese parrocchiali che a noi erano state sottratte e date ai seguaci di Calcedonia [cattolici] sono rimaste in loro possesso, dato che, quando le città si sottomettevano agli Arabi, costoro garantivano a ogni confessione quali templi avevano all'epoca, [...] fu tuttavia non piccolo vantaggio per noi essere liberati dalla crudeltà dei Romani, dalla loro ira, dal fervore della loro durezza contro di noi, e trovarci in pace»|Michele il Siro, II, 3.}}
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