Adriano Olivetti: differenze tra le versioni

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{{Vedi anche|Olivetti (famiglia)}}[[File:Olivetti Adriano 1925.jpg|miniatura|Ritratto fotografico di Adriano Olivetti nel 1925 con la sua firma]]
 
Nacque sulla collina di Monte Navale, ad [[Ivrea]], l'11 aprile del [[1901]], da [[Camillo Olivetti|Camillo]], [[ebrei|ebreo]], e Luisa Revel, [[valdismo|valdese]]. Non ricevette alcuna educazione religiosa (anche se era riuscito a procurarsi un certificato di [[battesimo]] valdese per sfuggire alle [[leggi razziali fasciste]] del [[1938]]); solo nella maturità, in vista del secondo matrimonio, si convertì al [[Cattolicesimo]].<ref name=ochetto>{{cita libro | nome= Ochetto | cognome= Valerio | titolo= Adriano Olivetti. La biografia | anno= 2013 | editore= Edizioni di Comunità | città= Roma-Ivrea | isbn= 978-88-98220-09-0}}</ref>.
 
Diplomatosi presso la sezione fisico-matematica dell'Istituto tecnico di [[Cuneo]], nell’aprile del 1918 si arruola volontario nel 4º reggimento [[Alpini]]. Terminato il [[servizio militare]] si iscrive al [[Politecnico di Torino]] e inizia a partecipare in maniera attiva al dibattito sociale e politico, collaborando alle riviste «L'azione riformista» e «Tempi Nuovi» di cui il padre è rispettivamente l'editore e il principale finanziatore, ed entrando in contatto con [[Piero Gobetti]] e [[Carlo Rosselli]].<ref name=":0">{{Cita web|url=http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/protagonisti/scheda-protagonista?p_p_id=56_INSTANCE_6uZ0&articleId=132612&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal|titolo=Adriano Olivetti|sito=SAN - Archivi d'impresa|accesso=23 novembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171201044216/http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/protagonisti/scheda-protagonista?p_p_id=56_INSTANCE_6uZ0&articleId=132612&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal|dataarchivio=1 dicembre 2017|urlmorto=no}}</ref>.
 
Adriano Olivetti ebbe un rapporto dialettico con il padre [[Camillo Olivetti|Camillo]]. Apparentemente visse la ribellione tipica dei figli "intelligenti" nel confronto dei padri altrettanto "intelligenti". Si può comunque affermare che tra Adriano e Camillo Olivetti ci fu sempre identità di vedute nelle linee generali della politica e dell'idealità anche se, spesso e volentieri, Adriano ebbe modo di affermare anche in quel campo la propria autonomia e la propria statura intellettuale.
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Camillo Olivetti fu un cauto interventista sopravvivendo in lui lo spirito risorgimentale. Adriano, in sintonia, dopo [[Battaglia di Caporetto|Caporetto]] si arruolò volontario pur non combattendo in quanto la guerra finì prima che potesse raggiungere il fronte. Adriano si laureò in [[Ingegneria chimica]] presso il Politecnico di Torino, fu una ribellione a metà nei confronti del padre, che sicuramente l'avrebbe preferito ingegnere meccanico. A metà, perché le sue inclinazioni erano all'epoca più vicine alla cultura umanistica che non a quella scientifica.
 
Acutamente, [[Natalia Ginzburg|Natalia Levi Ginzburg]] (che sarebbe diventata la sorella di sua moglie) nel libro ''[[Lessico famigliare]]'' descrive in questi termini il rapporto tra Adriano Olivetti e la propria famiglia:<ref>il padre di [[Natalia Ginzburg]], [[Giuseppe Levi]], fu un brillante docente di anatomia all'università di Torino. Adriano Olivetti ne sposerà la figlia Paola Levi, sorella di Natalia</ref>:
{{Citazione|Fra questi amici ce n'era uno che si chiamava Olivetti, e io ricordo la prima volta che entrò in casa nostra, vestito da soldato perché faceva in quel tempo il servizio militare. Adriano aveva allora la barba, una barba incolta e ricciuta, di un colore fulvo; aveva lunghi capelli biondo fulvi, che si arricciolavano sulla nuca ed era grasso e pallido. La divisa militare gli cadeva male sulle spalle, che erano grasse e tonde; e non ho mai visto una persona, in panni grigio verdi e con pistola alla cintola, più goffa e meno marziale di lui. Aveva un'aria molto malinconica, forse perché non gli piaceva niente fare il soldato; era timido e silenzioso, ma quando parlava, parlava allora a lungo e a voce bassissima, e diceva cose confuse ed oscure, fissando il vuoto con i piccoli occhi celesti, che erano insieme freddi e sognanti.}}
 
=== Dal primo dopoguerra agli anni del consenso fascista ===
{{Vedi anche|Fascismo e questione ebraica|Levi-Tanzi (famiglia)}}
Nel [[1919]] collaborò con il padre nella redazione de ''L'Azione Riformista'': è provato da numerosi riferimenti del padre, anche se non siamo in grado di riconoscere gli articoli scritti da Adriano Olivetti in quanto anonimi o firmati con uno pseudonimo. Quando nel [[1920]] Camillo decise di sospendere la pubblicazione di quel settimanale canavesano da lui ritenuto troppo provinciale e quindi privo di un'influenza reale nella politica, Adriano convinse il padre a cedere a lui "''e a dei suoi giovani amici"''<ref>dal commiato di Camillo ai lettori Azione Riformista 1919.</ref> quel foglio, che tuttavia non andrà oltre al 1920.
 
Sappiamo che collaborò anche con ''Tempi Nuovi'' il settimanale politico torinese che il padre promuoverà con [[Donato Bachi]] (che ne sarà il direttore) e altri progressisti. Con la svolta, prima critica, poi più marcatamente antifascista di quel giornale, ci fu anche la svolta politica di Adriano Olivetti, anche influenzato dall'ambiente culturale del Politecnico e dall'amicizia con la famiglia Levi. In particolare con [[Gino Levi Martinoli|Gino Levi]] suo compagno di corso.
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Si oppose al regime [[fascismo|fascista]] con momenti di militanza attiva; sappiamo però, dagli articoli su ''Tempi Nuovi'', che la redazione, almeno fino al [[1923]], aveva avuto un rapporto di reciproca stima con il fascismo torinese di [[Giuseppe Mario Gioda|Mario Gioda]], il quale, sia pur scomparso nel [[1924]], aveva lasciato numerosi seguaci nella federazione torinese. L'antifascismo di Adriano si era già espresso immediatamente dopo il ritrovamento del cadavere di [[Giacomo Matteotti]] nella manifestazione che promosse, insieme al padre, al [[teatro Giacosa]] di [[Ivrea]] nel 1924.
 
Partecipò con [[Carlo Rosselli]], [[Ferruccio Parri]], [[Sandro Pertini]] e altri alla liberazione di [[Filippo Turati]].<ref>V.{{Cita web|autore=[[Giuseppe Turani]]|url=http://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=635&a=24176&tag=11-01-2016-IlmitodiAdriano Giuseppe Turani, ''|titolo=Il mito di Adriano''|sito=Uomini&Business|editore=[[Quotidiano Nazionale]]|data=11 {{Webarchivegennaio 2016|urlaccesso=17 aprile 2025|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20160214002923/http://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=635&a=24176&tag=11-01-2016-IlmitodiAdriano |datadataarchivio=14 febbraio 2016 |urlmorto=sì}} U&B 11/01/2016.</ref>. Per concezione formativa era vicino al movimento politico "Giustizia e Libertà". Con la famiglia Levi, Adriano fu tra i protagonisti della rocambolesca fuga: ospitato prima dai Levi nella loro casa di Torino, Turati raggiunse poi Ivrea. Fece tappa nella notte in casa di Giuseppe Pero, dirigente della Olivetti, per ripartire al mattino seguente in una macchina guidata da Adriano che raggiungerà [[Savona]], dove li aspettava Pertini con cui l'esule si imbarcò per la [[Corsica]] per poi raggiungere la [[Francia]] e [[Parigi]].<ref>Valerio Ochetto, ''Adriano Olivetti. La biografia'', Edizioni di Comunità, 2015, pag. 300.</ref> Come abbia potuto Adriano Olivetti non essere coinvolto nell'inchiesta fascista che seguì alla fuga di Turati non è chiaro. Possiamo solo formulare due ipotesi: una, che riguarda la fortuna o la superficialità delle indagini; l'altra, (che può solo essere ipotizzata) riguardante protezioni che vennero dagli ambienti "giodiani" torinesi.
 
Dal 1931 la questura di [[Aosta]] (dalla quale l'imprenditore necessitava la certificazione di appartenenza alla [[razza ariana]] a causa delle origini del padre [[Ebrei|ebreo]]) definì il giovane Olivetti come sovversivo.<ref name=Adriano_Olivetti>{{cita web|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/adriano-olivetti/46/default.aspx|titolo=Adriano Olivetti-La storia siamo noi|accesso=10 giugno 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130621160041/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/adriano-olivetti/46/default.aspx|dataarchivio=21 giugno 2013|urlmorto=sì}}</ref>. Adriano Olivetti venne poi nominato Direttore generale e, parallelamente all'assunzione di responsabilità nella [[Complesso Olivetti|fabbrica di Ivrea]], dimostrò maggiore prudenza nei confronti del regime. Quindi sposò Paola Levi, sorella di [[Gino Levi Martinoli|Gino]], con [[Matrimonio|rito civile]].<ref name=ochetto/>. Paola, insofferente al provincialismo eporediese, lo convinse a trasferire casa a [[Milano]]; questa fu una delle svolte culturali per Adriano, perché nel capoluogo meneghino poté incontrare quell'[[intelligencija|intellighenzia]] che lo avvicinò in seguito all'[[architettura]], l'[[urbanistica]], la [[psicologia]] e la [[sociologia]]. Ebbe ancora problemi con il [[fascismo|Regime]] quando il fratello di Gino e Paola Levi, Mario (che lavorava alla Olivetti), venne fermato alla frontiera con la [[Svizzera]], essendo l'auto carica di manifestini di [[Giustizia e Libertà]]: riuscì a fuggire, ma la conseguenza fu che Gino Levi e il padre furono arrestati, rimanendo per circa due mesi nelle patrie galere.
 
Adriano in quel frangente si mobilitò e molto spese del suo per difendere il suocero e l'amico cognato. È quello il periodo in cui a Camillo Olivetti fu momentaneamente ritirato il passaporto. Tuttavia i rapporti con il fascismo migliorarono negli anni trenta. Sarà soprattutto l'incontro con gli architetti [[Figini e Pollini|Luigi Figini]] e [[Gino Pollini]], i quali erano la punta più avanzata di quel razionalismo in architettura che in un primo periodo venne sostenuto anche da [[Benito Mussolini|Mussolini]]. I due architetti erano i corrispondenti italiani del grande [[Le Corbusier]], il quale, pure lui, per un certo periodo fu estimatore di Mussolini in quegli anni che saranno definiti ''del consenso'',<ref>Renzo De Felice, ''Gli anni del consenso'', Einaudi</ref>, tanto che Figini e Pollini aderirono al [[partito Nazionale Fascista|partito fascista]].
 
Sicuramente Adriano da loro fu influenzato; essi saranno infatti gli architetti della nuova Olivetti e saranno anche, con Adriano, estensori del ''Piano per la [[provincia di Aosta]]'' (di cui Ivrea faceva parte in quegli anni). Non sappiamo con quanta convinzione, ma ad ogni modo è provato che Adriano Olivetti, nel 1937, fu definitivamente radiato dal [[casellario politico centrale]].<ref>Paolo Bricco, ''Adriano Olivetti, un italiano del Novecento'', Rizzoli, 2022.</ref> e che chiese - e ottenne - la tessera al [[Partito Nazionale Fascista|PNF]]<ref>Valerio Ochetto, ''Adriano Olivetti'', Milano, Mondadori, 1985.</ref>. Non solo; fu anche ricevuto da Mussolini a [[Palazzo Venezia]] dove l'industriale eporediese presentò il suo piano al [[Duce]]. In ogni caso, il piano della Valle d’Aosta ottenne un riconoscimento tanto da essere esposto in una mostra a Roma; i giornali ne parlarono, come dimostra una lettera che Camillo scrisse ad Adriano:
{{Citazione|Sig Adriano Olivetti Roma<br />
Ho visto i tuoi articoli sulla Stampa e sulla Gazzetta del popolo per il piano per la Provincia di Aosta, e spero che questo tuo lavoro ti possa dare molta gloria, ma pochi fastidi.<br />
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Nel [[1945]] Olivetti pubblicò ''L'ordine politico delle Comunità'' che va considerato la base teorica per un'idea [[federalismo|federalista]] dello Stato che, nella sua visione, si fondava appunto sulle comunità, vale a dire unità territoriali culturalmente omogenee e economicamente autonome. Divenne un sostenitore del [[federalismo#Federalismo europeo|federalismo europeo]] dopo aver conosciuto [[Altiero Spinelli]] durante l'esilio in Svizzera, iniziato da Olivetti nel 1944 a causa della sua attività antifascista.
 
Nel [[1949]] Olivetti si convertì al [[chiesa cattolica|cattolicesimo]] «per la convinzione della sua superiore teologia»<ref>Davide Cadeddu, «Adriano Olivetti, le utopie al potere», ''[[Avvenire]]'', 25 febbraio 2010.</ref>. Verso la fine degli anni Quaranta fu per un certo periodo in analisi con [[Ernst Bernhard]].<ref>"Ma Bernhard attira comunque illustri pazienti, sensibili alla figura del padre saggio, come l'industriale Adriano Olivetti, che è in analisi con lui tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni successivi." ''I Ching di Ernst Bernhard'', a cura di Luciana Marinangeli, La Lepre edizioni, Roma, 2015, p. 137.</ref>.
 
Le idee sostenute in ''L'ordine politico delle comunità'' supporteranno il ''[[Movimento Comunità]]'', da lui fondato nella città di Torino nel 1948. Nel 1950 espose la sua visione del primato in campo politico dell'Urbanistica e della [[Pianificazione]]. Sotto l'impulso delle fortune aziendali e dei suoi ideali comunitari, Ivrea negli [[anni 1950|anni cinquanta]] raggruppò una quantità straordinaria di intellettuali che operavano (chi in azienda chi all'interno del [[Movimento Comunità]]) in differenti campi disciplinari, inseguendo il progetto di una sintesi creativa tra cultura tecnico-scientifica e cultura [[umanesimo|umanistica]].<ref name="urlFondazione Adriano Olivetti">{{Cita web | url = http://www.fondazioneadrianolivetti.it/lafondazione.php?id_lafondazione=1 | titolo = Fondazione Adriano Olivetti: A. Olivetti | autore = | data = | accesso = | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20130606112400/http://www.fondazioneadrianolivetti.it/lafondazione.php?id_lafondazione=1 | dataarchivio = 6 giugno 2013 | urlmorto = no }}</ref>
 
Il movimento, che tentava di unire sotto un'unica bandiera l'ala socialista con quella liberale (si vedano ''[[socialismo umanitario]]'' e ''[[socialismo libertario|libertario]]''), assunse nell'[[Italia]] degli anni cinquanta una notevole importanza nel campo della cultura economica, sociale e politica. Scopo dell'iniziativa politica era creare un movimento socio-[[Tecnocrazia|tecnocratico]] di una trentina di deputati in grado di costituire l'ago della bilancia fra il centro (egemonizzato dalla [[Democrazia Cristiana]]) e la sinistra (egemonizzata dal [[Partito Comunista Italiano|PCI]]).
 
Negli anni cinquanta insieme a Guido Nadzo fu uno dei responsabili dell'[[United Nations Relief and Rehabilitation Administration|Unrra-Casas]], quando si cercò di operare, in modo organico, in termini urbanistici; divenne promotore di uno studio sociologico sui Sassi di [[Matera]] e della successiva realizzazione del borgo [[La Martella]]. Nel [[1955]] durante la seconda edizione del [[premio Compasso d'oro|premio Compasso d'Oro]] ad Adriano Olivetti venne attribuito il primo "Gran Premio Nazionale", prestigioso riconoscimento datogli per la sua influenza nell'[[Economia d'Italia#Settore secondario: industria.2C edilizia.2C artigianato|industria]] e nel [[design italiano]].<ref>{{cita web|url=http://www.italianidea.it/engine/compasso1.html|titolo=premio compasso d'oro|accesso=17 febbraio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120703010452/http://www.italianidea.it/engine/compasso1.html|dataarchivio=3 luglio 2012}}</ref>. Nel [[1958]] Olivetti fu eletto deputato come rappresentante di "Comunità". La sua morte prematura sancì la fine del movimento.
 
Nel frattempo, Adriano si era risposato, nel 1950, con Grazia Galletti,<ref>(1927-2014).</ref>, dopo diversi anni dal divorzio con Paola,<ref>{{Cita web |url=http://www.lastampa.it/2014/01/15/cronaca/morta-la-seconda-moglie-di-adriano-olivetti-JULNQDyOOrKUF6FWId9qeN/pagina.html |titolo=''Morta la seconda moglie di Adriano Olivetti'', Repubblica, 15/01/2014 |accesso=14 aprile 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170415103939/http://www.lastampa.it/2014/01/15/cronaca/morta-la-seconda-moglie-di-adriano-olivetti-JULNQDyOOrKUF6FWId9qeN/pagina.html |dataarchivio=15 aprile 2017 |urlmorto=no }}</ref>, ottenuto nel 1938<ref>{{Cita web|url=https://www.ilsussidiario.net/news/paola-levi-prima-moglie-adriano-olivetti-fu-una-donna-davanguardia/1950536/|titolo=PAOLA LEVI, PRIMA MOGLIE ADRIANO OLIVETTI/ Donna forte e anticonvenzionale|autore=https://www.ilsussidiario.net/autori/dario-dangelo|sito=IlSussidiario.net|data=2019-11-19|lingua=it|accesso=2024-01-30}}</ref> a San Marino,<ref>{{Cita web|url=https://giornalesm.com/la-sacra-rota-rossa-di-san-marino-di-domenico-gasperoni/|titolo=La ''Sacra Rota'' rossa di San Marino}}</ref>, in seguito all'innamoramento di Paola per il pittore e scrittore [[Carlo Levi]]. Allora, aveva già tre figli: [[Roberto Olivetti|Roberto]] (che gli succederà al vertice dell'azienda), Lidia e Anna<ref>Lidia *1933 †2018, Anna*1937</ref>; da Grazia avrà ancora una figlia, [[Laura Olivetti|Laura]]. Nello stesso anno entrò a far parte del Consiglio direttivo dell'Istituto Nazionale di Urbanistica, cui aveva aderito dieci anni prima; del resto, già nel 1937 aveva partecipato ad una serie di studi su un piano regolatore della [[Valle d'Aosta]].<ref name="Adriano_Olivetti" />
 
L'urbanistica fu solo una delle tante passioni di Olivetti che si interessò anche di storia, filosofia, letteratura e arte. È al suo personale rifinanziamento che si deve la rinascita della rivista ''Urbanistica''. Nel 1953 decise di aprire una fabbrica di macchine calcolatrici a [[Pozzuoli]] offrendo posti di lavoro con salari sopra le medie e assistenza alle famiglie degli operai: la produttività in questo stabilimento superò quella dei colleghi della fabbrica di Ivrea.<ref>{{cita web|URL=https://www.quicampiflegrei.it/2021/04/28/olivetti-una-fabbrica-per-la-classe-operaia/|titolo=Olivetti fabbrica per la classe operaia (con foto)||data=28 Aprile 2021|autore=Anna Abbate}}</ref>
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Adriano Olivetti<ref>{{cita web|URL=https://www.osservatoreromano.va/it/news/2022-08/quo-185/lavoro-e-responsabilita-d-impresa-la-lezione-di-adriano-olivetti.html|titolo=Lavoro e responsabilità d'impresa: la lezione di Adriano Olivetti|data=13 Ago. 2022}}</ref> riuscì a creare nel [[secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra italiano]] un'esperienza di fabbrica nuova e unica al mondo<ref>{{Cita web|url=http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/percorsi/scheda-dossier?p_p_id=56_INSTANCE_0Coy&articleId=32318&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal|titolo=Olivetti: l'industria come comunità|sito=SAN - Archivi d'impresa|data=5 dicembre 2017|accesso=5 dicembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171205194916/http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/percorsi/scheda-dossier?p_p_id=56_INSTANCE_0Coy&articleId=32318&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal|dataarchivio=5 dicembre 2017|urlmorto=no}}</ref> in un periodo storico in cui si fronteggiavano due ideologie politiche incarnate da due grandi potenze, [[capitalismo]] e [[comunismo]]. Olivetti credeva che fosse possibile creare un equilibrio tra [[solidarietà]] sociale e profitto, tanto che l'organizzazione del lavoro comprendeva un'idea di felicità collettiva che generava efficienza. Gli operai vivevano in condizioni migliori rispetto alle altre grandi fabbriche italiane: ricevevano salari più alti, vi erano asili e abitazioni vicino alla fabbrica che rispettavano la bellezza dell'ambiente, i dipendenti godevano di convenzioni.
 
Anche all'interno della fabbrica l'ambiente era diverso: durante le pause i dipendenti potevano servirsi delle biblioteche, ascoltare concerti, seguire dibattiti, e non c'era una divisione netta tra ingegneri e operai, in modo che conoscenze e competenze fossero alla portata di tutti. L'azienda accoglieva anche [[artista|artisti]], [[Letteratura|scrittori]], [[disegnatore|disegnatori]] e [[poeta|poeti]], poiché l'imprenditore Adriano Olivetti<ref>{{cita web|URL=https://olivettiana.it/adriano-olivetti-la-ricomposizione-delle-due-culturee-il-ruolo-delle-arti-figurative-di-lauro-mattalucci/|titolo=Adriano Olivetti, la ricomposizione delle due culture e il ruolo delle arti figurative|data=4 Feb. 2022|autore=Lauro Mattalucci}}</ref> riteneva che la fabbrica non avesse bisogno solo di tecnici ma anche di persone in grado di arricchire il lavoro con [[creatività]] e sensibilità.<ref>{{Cita web|autore = Gabriele La Porta|url = https://gabrielelaporta.wordpress.com/2014/06/10/oltre-il-taylorismo-adriano-olivetti-e-le-nuove-frontiere-del-lavoro/|titolo = Oltre il taylorismo: Adriano Olivetti e le nuove frontiere del lavoro|accesso = 10 giugno 2014|editore = Gabriele La Porta|data = |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20140714235938/http://gabrielelaporta.wordpress.com/2014/06/10/oltre-il-taylorismo-adriano-olivetti-e-le-nuove-frontiere-del-lavoro/|dataarchivio = 14 luglio 2014|urlmorto = no}}</ref>.
 
Adriano Olivetti credeva nell'idea di [[comunità]], unica via da seguire per superare la divisione tra [[industria]] e [[agricoltura]], ma soprattutto tra [[produzione]] e [[cultura]]. L'idea, infatti, era quella di creare una [[Fondazione (ente)|fondazione]] composta da diverse forze vive della comunità:<ref>{{Cita web|autore = Manlio Lo presti|url = https://filomatinews.wordpress.com/2014/06/13/diritti-umani-e-filomazia-insieme/|titolo = Adriano Olivetti e le nuove frontiere del lavoro|accesso = |editore = Philomath News|data = |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20190417201711/https://filomatinews.wordpress.com/2014/06/13/diritti-umani-e-filomazia-insieme/|dataarchivio = 17 aprile 2019|urlmorto = no}}</ref>: azionisti, enti pubblici, università e rappresentanze dei lavoratori, in modo da eliminare le differenze economiche, ideologiche e politiche. Il suo sogno era di riuscire ad ampliare il progetto a livello nazionale, in modo che quello della comunità fosse il fine ultimo.<ref>La complessa tesi progettuale elaborata da Adriano Olivetti trova puntuali riscontri nelle sue opere, segnatamente ne ''L'ordine politico delle Comunità'' (1947) che è considerata la più rappresentativa (''Grande Dizionario Enciclopedico'' UTET, Vol. IX, Torino 1959, p. 386, voce ''Olivetti Adriano'').</ref>
 
Vi è il dubbio a tutt'oggi, se le sue idee abbiano preso spunto o ulteriore concretezza da quelle di [[Rudolf Steiner]] in merito all'organizzazione sociale. Ciò deriva dal fatto che vi sono dei riscontri in merito a suoi finanziamenti dei movimenti steineriani e della stampa antroposofica.<ref>{{Cita web|url=https://www.huffingtonpost.it/davide-cadeddu/olivetti-antroposofo-teoria-sociale-marxismo_b_6676272.html|titolo=Olivetti steineriano? Nella sua teoria sociale, secondo me, c'era anche il marxismo|sito=L'HuffPost|data=2015-02-17|lingua=it|accesso=2020-09-02|dataarchivio=11 marzo 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210311164018/https://www.huffingtonpost.it/davide-cadeddu/olivetti-antroposofo-teoria-sociale-marxismo_b_6676272.html|urlmorto=no}}</ref>
 
== Parallelismi con Enrico Mattei ==
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== Opere ==
* ''L'ordine politico delle Comunità. Le garanzie di libertà in uno Stato socialista'', Ivrea, Nuove Edizioni Ivrea, 1945.
* ''L'ordine politico delle Comunità. Dello Stato secondo le leggi dello spirito'', Roma, Edizioni di Comunità, 1946.
* ''Società Stato Comunità. Per una economia e politica comunitaria'', Milano, Edizioni di Comunità, 1952.
* ''L'idea di una comunità concreta. Per una civiltà cristiana'', seconda edizione, Movimento Comunità, 1958.
* ''Città dell'uomo'', Milano, Edizioni di Comunità, 1959.
* ''L'ordine politico delle Comunità. Le garanzie di libertà in uno stato socialista'', a cura di Renzo Zorzi, Milano, Edizioni di Comunità, 1970.
* ''Fini e fine della politica'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 2009.
* ''Ai Lavoratori. Discorsi agli operai di Pozzuoli e Ivrea'', Roma/Ivrea, Edizioni di Comunità, 2012
* ''Democrazia senza partiti'', Roma/Ivrea, Edizioni di Comunità, 2013.
* ''Il cammino della Comunità'', Roma/Ivrea, Edizioni di Comunità, 2013.
* ''Il mondo che nasce'', Roma/Ivrea, Edizioni di Comunità, 2013.
* ''L'ordine politico delle Comunità'', a cura di Davide Cadeddu, Roma/Ivrea, Edizioni di Comunità, 2014.
* ''L'ordine politico delle Comunità'', a cura di Davide Cadeddu, Roma, Edizioni di Comunità, 2021.
* ''Società Stato Comunità. Per una economia e politica comunitaria'', a cura di Davide Cadeddu, Roma, Edizioni di Comunità, 2021.
* ''Le fabbriche di bene'', Roma/Ivrea, Edizioni di Comunità, 2014.
* ''Noi sogniamo il silenzio'', Roma/Ivrea, Edizioni di Comunità, 2015.
* ''Città dell'uomo'', Roma/Ivrea, Edizioni di Comunità, 2015
* ''Dall'America: lettere ai familiari'' (1925-26), Roma/Ivrea, Edizioni di Comunità, 2016
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== Archivio ==
Il fondo ''Adriano OlivettOlivetti''i,<ref>{{Cita web|url=http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?ChiaveAlbero=350024&ApriNodo=0&TipoPag=comparc&Chiave=350013&ChiaveRadice=337630&RicFrmRicSemplice=olivetti&RicVM=ricercasemplice&RicSez=complessi&RicTipoScheda=ca|titolo=Adriano Olivetti|sito=Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche|lingua=it|accesso=27 novembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171201043444/http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?ChiaveAlbero=350024&ApriNodo=0&TipoPag=comparc&Chiave=350013&ChiaveRadice=337630&RicFrmRicSemplice=olivetti&RicVM=ricercasemplice&RicSez=complessi&RicTipoScheda=ca|dataarchivio=1 dicembre 2017|urlmorto=no}}</ref>, contenente la documentazione prodotta da questi nel corso della propria vita e durante il periodo di attività nell'azienda di famiglia (estremi cronologici: 1925-1960) è di proprietà della famiglia che nel 1962 ha costituito la [[Fondazione Adriano Olivetti]] con lo scopo di tutelare e promuovere la figura di Adriano Olivetti e il suo pensiero. A tal fine il patrimonio documentale relativo alle personalità imprenditoriali della famiglia Olivetti, e in particolare le carte private e gli archivi di Adriano Olivetti, di Camillo e di Roberto Olivetti, sono conservati a Ivrea, presso l’Associazione Archivio Storico Olivetti. Sono inoltre conservati alcuni archivi di personalità particolarmente vicine, nelle loro attività, ad Adriano Olivetti come Ludovico Quaroni e Friedrich G. Friedmann, nonché fondi provenienti da donazioni e depositi e una vasta biblioteca ed emeroteca.
 
== Filmografia ==
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== Bibliografia ==
 
* Pippo Ciorra, Francesca Limana, Matilde Trevisani (a cura di), ''Universo Olivetti. Comunità come utopia concreta,'' [[Edizioni di Comunità]], 2020
* Alessandro Quinti, ''Adriano Olivetti - Il valore del Capitale umano'', 2020
* Luca Azzolini, ''Adriano Olivetti. L'industriale del popolo'', EL, 2019
* Furio Colombo, Maria Pace Ottieri, ''Il tempo di Adriano Olivetti'', Edizioni di Comunità, 2019
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* Giuseppe Barbaluce, ''Adriano Olivetti: Movimenti politici, partiti, partitocrazia 1945-1958'', Gangemi Editore, 2015
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* Franco Ferrarotti, Giuliana Gemelli, ''Adriano Olivetti, Un imprenditore di idee'', Edizioni di Comunità 2015
* Umberto Serafini, ''Adriano Olivetti e il Movimento Comunità: una anticipazione scomoda, un discorso aperto'', Edizioni di Comunità, 2015
* Maria Pia Di Nonno, ''[http://www.fondazioneadrianolivetti.it/pubblicazioni.php?id_pubblicazioni=282 ''Una democrazia a misura d’uomo: la Comunità Olivettiana come luogo di risanamento politico, socioeconomico e morale]''], Fondazione Adriano Olivetti, Collana Intangibili, 2014
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* Giuliana Gemelli, ''[http://www.fondazioneadrianolivetti.it/pubblicazioni.php?id_pubblicazioni=278 Normalizzare l’innovazione. Le vicende dell’elettronica e dell’informatica da Adriano a Roberto Olivetti]'', Fondazione Adriano Olivetti, Collana Intangibili, 2013
* Roberto Scarpa, ''Il coraggio di un sogno italiano'', Scienza Express, 2013
* Giancarlo Liviano D'Arcangelo, ''La città dell'uomo'', in Id., ''Invisibile è la tua vera patria. Reportage del declino. Luoghi e vite dell'industria italiana che non c'è più'', Il Saggiatore, 2013
*''[http://www.fondazioneadrianolivetti.it/pubblicazioni.php?id_pubblicazioni=250 La Biblioteca di Adriano Olivetti]'', Fondazione Adriano Olivetti, Collana Intangibili, n. 21, 2012.
* Sandro Pisani, ''[https://itunes.apple.com/it/book/le-citta-di-olivetti/id520173362?mt=11 Le città di Olivetti]'', MultiMediaDocumentary, 2012
*''[http://www.fondazioneadrianolivetti.it/pubblicazioni.php?id_pubblicazioni=244 In me non c'è che futuro]'', Sattva Films, 2011