Sutton Hoo: differenze tra le versioni
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Nel 1937 la signora Pretty chiese l'aiuto del curatore dell'Ipswich Museum, che, nel 1938, mandò Basil Brown a lavorare da lei. Brown aprì tre tumuli nella prima stagione di scavi (tumuli 2, 3 e 4), trovando sepolture crematorie saccheggiate in due di essi. Nel tumulo 2 (il maggiore) trovò dei rivetti navali in ferro e una camera sepolcrale già aperta con frammenti di artefatti in metallo e vetro. I rituali e gli oggetti scoperti erano alquanto inusuali, e all'inizio si ritenne che fossero di [[epoca vichinga]] o degli inizi di quella anglo-sassone.<ref>Bruce-Mitford (1975), pp. 100–136.</ref> Questi ritrovamenti sono ora all'Ipswich Museum.
Nella primavera del 1939 Brown scavò una trincea attraverso il tumulo 1 e scoprì
Rupert Bruce-Mitford<ref>"Rupert L.S. Bruce-Mitford", ''Oxford Dictionary of National Biography''.</ref> condusse il gruppo di ricerca di Sutton Hoo del [[British Museum]], che scavò nuovamente e completamente il tumulo 1 tra il 1965 e il 1971 per risolvere alcuni problemi emersi con la prima scoperta. I resti della nave furono nuovamente portati alla luce e ne fu fatto un calco da cui fu creata una copia in fibra di vetro. Il tumulo fu poi riportato al suo aspetto pre-1939. Furono anche determinati i limiti del tumulo 5, mentre Ian Longworth investigò le tracce di attività preistorica sulla superficie originale.<ref>Bruce-Mitford (1975), pp. 230–344.</ref> Nel frattempo il ''conservation team'' del British Museum, guidato da Harold Plenderleith, [[Herbert Maryon]] e Nigel Williams, si occupò dell'immane lavoro di analisi scientifica e ricostruzione dei ritrovamenti. Il monumentale e definitivo ''The Sutton Hoo Ship Burial'' fu pubblicato in tre volumi nel 1975, 1978 e 1983.
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