Gian Galeazzo Visconti: differenze tra le versioni
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==== Signore di Milano ====
Gian Galeazzo tentò di giustificare il suo colpo di Stato agli occhi delle altre signorie italiane e degli stati esteri facendo passare per illegittima la signoria di Bernabò, in quanto la carica di vicario imperiale, alla morte di [[Carlo IV di Lussemburgo]], non gli era stata confermata dal nuovo imperatore [[Venceslao di Lussemburgo]]. In realtà Venceslao aveva legittimato Bernabò e in ogni caso sarebbe stato compito dell'imperatore spodestarlo e non del nipote. Addusse inoltre tutte le crudeltà e le angherie dello zio, lo accusò di aver tentato di assassinarlo insieme a sua madre e di aver cercato di
Bernabò morì il 19 dicembre tra le braccia di [[Donnina Porro]] forse per avvelenamento da una scodella di fagioli avvelenati. Aveva raggiunto i sessantadue anni e aveva signoreggiato per trenta. Il [[Giorgio Giulini|Giulini]] racconta che essendosi accorto di essere stato avvelenato, proruppe in gran pianto e si percosse il petto ripetendo continuamente "cor contritum et humiliatum Deus non despiciet"<ref>il Signore mai disprezzerà un cuore contrito e umiliato.</ref>, finché spirò. Gian Galeazzo tributò solenni funerali allo zio-suocero per non farne un martire.<ref>Barbara W. Tuchman, ''Uno specchio lontano: un secolo di avventure e di calamità, il Trecento'', Milano, 1979, pp. 470-73.</ref> Il giorno dopo il [[Consiglio dei Novecento]] offrì la signoria della città a Gian Galeazzo.
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