Alcuino di York: differenze tra le versioni

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== Educatore e studioso ==
[[ImageImmagine:Charlemagne et Alcuin.jpg|thumb|250px|left|Alcuino presenta i manoscritti del suo ''scriptorium'' a Carlo Magno (Victor Schnetz, 1830)]]
Della sua opera di educatore e studioso si può dire, in generale, che si inquadrava, per la maggior parte, nel movimento per la rinascita degli studi che distinse l'età in cui visse e che rese possibile la grande rinascita intellettuale di tre secoli dopo. Con lui la scuola anglosassone raggiunse la massima influenza. La ricca eredità intellettuale lasciata da [[San Beda il Venerabile|Beda]] a [[Jarrow]] fu ripresa da Alcuino a York e, attraverso le sue opere nel continente, divenne propria della civilizzata [[Europa]].
 
Le influenze che subì Alcuino a York derivavano principalmente da due fonti: irlandese e continentale. Dal sesto secolo in poi gli [[Storia dell'Irlanda|irlandesi]] furono impegnati a fondare scuole chiese e monasteri in tutta Europa; e da [[Abbazia di Iona|Iona]], secondo Beda, Aidan ed altri [[Missionario|missionari]] celtici portarono la conoscenza dei classici e la fede cristiana in Northumbria. Tuttavia, la scuola [[Celti|celticacelti]]ca contribuì solo indirettamente alla formazione di Alcuino. La forte caratterizzazione romana che aveva imbevuto la Scuola di [[Canterbury]], fondata da Teodoro e da Adriano, inviati dal [[Papa]] in [[Inghilterra]] nel [[669]], si riproponeva naturalmente nella Scuola di Jarrow e da questa, a sua volta, nella scuola di York. L'influenza è ben visibile in Alcuino, sia sul lato religioso, per la sua adesione alla tradizione romana, come pure sul lato intellettuale per il fatto che la sua conoscenza del [[Lingua greca|greco]], materia prediletta dagli studiosi irlandesi, sembra essere stata molto approssimativa.
 
Una caratteristica importante del lavoro di educatore svolto da Alcuino a York fu la cura e la conservazione, nonché l'ampliamento, della sua preziosa biblioteca. Intraprese, infatti molti viaggi attraverso l'Europa con il solo scopo di copiare e raccogliere libri. Riunì intorno a se anche numerosi allievi provenienti da tutte le parti d'Inghilterra e da tutto il continente europeo. Nel suo componimento "Sui santi della Chiesa di York" scritto, probabilmente, prima di trasferirsi in Francia, ci ha lasciato una preziosa descrizione della vita accademica a York, insieme ad un elenco degli autori presenti nella sua raccolta di libri. Il corso di studi abbracciava, secondo le parole di Alcuino, "le [[arti liberali]] e le [[Libri deuterocanonici|sacre scritture]]", ovvero le sette arti liberali, che comprendevano il ''[[Trivio|trivium]]'' ed il ''[[Quadrivio|quadrivium]]'', e lo studio delle Scritture e dei [[Padre della Chiesa|Padri]] per gli studenti più avanzati.
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È impossibile stabilire in che misura Alcuino contribuì all'organizzazione di un così vasto sistema di istruzione basato su una istituzione centrale, la ''Schola Palatina'', un certo numero di scuole subordinate in cui si insegnavano le arti liberali sparse in tutto il paese e su scuole per la gente comune in ogni città e villaggio. La sua mano non è percepibile in alcun provvedimento legislativo che gli si riferisca, ma non vi può essere alcun dubbio sul fatto che egli ebbe molto a che fare con l'ispirazione, se non con la definizione, di queste leggi. "La voce", dice giustamente Gascoino, "è la voce di Carlo, ma la mano è la mano di Alcuino". Fu, comunque, anche su Alcuino ed i suoi allievi che ricadde la responsabilità dell'applicazione delle leggi. È vero che le leggi furono applicate imperfettamente; le misure previste e parzialmente attuate per l'istruzione delle persone non furono un completo successo; il movimento per la rinascita e la diffusione della cultura in tutto l'Impero non giunse a buon fine. Tuttavia, molte cose destinate a durare nel tempo furono fatte. "La saggezza accumulata o il passato, che aveva corso il pericolo di scomparire, era stato preservato e, quando diversi secoli più tardi, giunse una più grande e permanente rinascita culturale, le fondamenta gettate nell' VIII secolo erano ancora lì, pronte a sostenere il peso della più elevata cultura che gli studiosi della nuova rinascita avrebbero costruito"(Gaskoin, 209).
 
I componimenti di Alcuino spaziavano da brevi versi [[Epigramma|epigrammaticiepigramma]]tici indirizzati ai suoi amici, o intesi come [[Chiosa|chiose]] per i libri, iscrizioni per chiese, altari, ecc, a lunghe storie in [[metrica]] di eventi [[Bibbia|biblici]] o ecclesiali. I suoi versi raramente assursero al livello di vera poesia e, come la maggior parte delle opere dei poeti del suo periodo, spesso non riuscirono a conformarsi alle regole di qualità, così come la sua prosa, che anche se semplice e vigorosa, mostra qua e là un apparente disprezzo per i canoni accettati della [[sintassi]]. La sua opera principale in metrica, il "Poema sui Santi della Chiesa di York", consisteva di 1657 [[esametro|esametri]] e narrava la storia di quella Chiesa.
 
== Alcuino teologo ==
L'opera di Alcuino quale teologo può essere classificata come [[Esegesi|esegetica]], [[morale]] e [[Dogma|dogmaticadogma]]tica. Anche in questo campo, il fine principale che perseguì fu quella della conservazione piuttosto che dell'originalità. I suoi nove commentari sulle scritture ("Sulla [[Genesi]]", "I [[Salmi]]", "Il [[Cantico dei Cantici]]", "l'[[Qoelet|Ecclesiaste]]", "i [[Profeta|Profeti ebrei]]", "il [[Vangelo secondo Giovanni]]", "la [[Lettera a Tito]]", "la [[Lettera a Filemone]]", "la [[Lettera agli Ebrei]]", "i Detti di [[Paolo di Tarso|San Paolo]]" e "l'[[Apocalisse di Giovanni|Apocalisse]]") consistono principalmente di frasi tratte dai Padri; l'idea, apparentemente, era di raccogliere in forma conveniente le osservazioni sui più importanti brani scritturali fatte dai migliori commentatori che lo avevano preceduto.
 
La sua più importante opera biblica fu, comunque, la revisione del testo della ''[[Vulgata]]''. All'inizio del IX secolo, questa versione era diffusa in molte varianti, anche diverse dall'originale, in tutta Europa. Di fatto, l'uniformità nel testo sacro era sconosciuta. Ogni chiesa e [[monastero]] aveva le sue letture e spesso si trovavano testi diversi anche all'interno delle stesse strutture. Anche altri studiosi cercarono di porre rimedio a questa condizione. Teodolfo di Orléans produsse un testo rivisto della ''Vulgata'' che è sopravvissuto nel ''Codex Memmianus''. L'opera originale di Alcuino, però, non è giunta ai nostri giorni; la disattenzione di copisti e la vasta diffusione che raggiunse portarono a innumerevoli, anche se, per la maggior parte, di poco conto, variazioni dallo standard che aveva cercato di creare. Nelle sue lettere, Alcuino citava semplicemente il fatto che era stato incaricato da Carlo Magno ''in emendatione Veteris Novique Testamenti'' (Epistola, 136). A Tours, esistono quattro Bibbie che si pensa siano state preparate da Alcuino stesso o sotto la sua stretta supervisione, probabilmente tra il [[799]] e l'[[801]], grazie a delle poesie di dedica che vi sono scritte. Secondo il parere di Berger tutte le "Bibbie di Tours " ricalcano in maggiore o minore grado, nonostante alcuni dettagli, l'originale testo di Alcuino (''Hist. de la vulg.'', 242).
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Strettamente legati agli scritti morali, per spirito e finalità, sono le sue opere sulla vita di [[San Martino di Tours]], San Vedasto, San Riquiero e [[San Villibrordo]], quest'ultima una [[biografia]] di notevole lunghezza.
 
La fama di Alcuino come teologo, però, è dovuta principalmente alle sue opere dogmatiche. Avendo percepito l'atteggiamento sostanzialmente eretico di [[Adozionismo#Elipando_e_FeliceElipando e Felice|Felice ed Elipando]] sulla questione [[Cristologia|cristologica]], un atteggiamento la cui [[eterodossia]], inizialmente, era stato nascosta persino ai loro occhi dalla pretestuosa distinzione tra figli naturali e adottivi, Alcuino si erse a campione della Chiesa contro l'[[eresia]] adozionista. La condanna della nascente eresia da parte del Sinodo di [[Diocesi di Ratisbona|Regensburg]] ([[792]]), avendo fallito nel controllo della sua diffusione, provocò la convocazione di un altro e più grande sinodo, composto dai rappresentanti delle Chiese di Francia, Italia, [[Gran Bretagna]] e [[Galizia]], a [[Francoforte sul Meno|Francorte]] da parte di Carlo nel [[794]]. Alcuino era presente a questo incontro e, senza dubbio, ebbe una parte di rilievo nel dibattito e nella stesura della ''Epistola Synodica'', anche se, con la consueta modestia, nelle sue lettere non ne fornì mai alcuna prova. In base agli atti del Sinodo, Alcuino rivolse a Felice, del quale aveva alta stima, una toccante lettera di ammonimento e di esortazione, alla quale ricevette risposta dopo il suo trasferimento a Tours, nel [[796]]. Nella missiva Felice faceva capire che sarebbe stata necessaria qualcosa di più di una supplica amichevole per fermare l'eresia.
 
Contro gli insegnamenti degli eretici, Alcuino aveva già redatto un piccolo trattato, consistente principalmente in citazioni patristiche, dal titolo ''Liber Albini contra haeresim Felicis'', ma ora intraprese una più ampia e approfondita discussione delle questioni teologiche coinvolte. Questa opera, in sette libri, ''Libri VII adversus Felicem'', era una confutazione delle posizioni adozioniste, piuttosto che l'esposizione della dottrina cattolica e, di conseguenza, seguiva la linea delle loro argomentazioni anziché un rigoroso ordine logico. Alcuino usava contro gli adozionisti l'universale testimonianza dei Padri, le incongruenze insite nella loro stessa dottrina, la sua logica relazione con il [[nestorianesimo]], e lo spirito razionalista che era sempre pronto a chiedere spiegazioni umane per gli imperscrutabili misteri della [[fede]]. La disputa tra Alcuino e Felice ebbe luogo nella primavera del [[799]] nel palazzo reale ad Aquisgrana e si concluse con il riconoscimento da parte di Felice dei suoi errori e la sua accettazione degli insegnamenti della Chiesa. Felice, in seguito, rese una visita amichevole ad Alcuino a Tours.
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Dopo aver cercato invano la sottomissione di Elipando, Alcuino redasse un altro trattato intitolato ''Adversus Elipandum Libri IV'', incaricando della sua diffusione gli emissari che Carlo Magno aveva inviato in Spagna. Nell'[[802]] inviò all'imperatore l'ultimo e forse il più importante dei suoi trattati teologici, il ''Libellus de Sancta Trinitate'', un'opera in forma particolare, probabilmente suggeritagli durante le dispute con gli adozionisti. Il trattato contiene una breve appendice intitolata ''De Trinitate ad Fridegisum quaestiones XXVIII''. Il libro è un compendio della dottrina cattolica sulla [[Trinità]] basato sulle opere di Sant'Agostino.
 
Non è certo in quale misura Alcuino condivise gli atteggiamento negativi assunti dalla chiesa franca, su incitazione di Carlo Magno, verso i mal tradotti e malintesi canoni del [[Concilio di Nicea II |Concilio di Nicea]] del [[787]]. Tuttavia, lo stile dei ''[[Libri Carolini]]'', che condannavano, in nome del re, i canoni del concilio, porta a favorire l'ipotesi che Alcuino non abbia partecipato direttamente alla loro stesura.
 
==Alcuino liturgista==
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Compose anche opere poetiche come la ''Oratio in nocte, De cuculo, Certamen Veris et Hiemis, De clade lindisfarnensis monasterii''.
 
*[http://www.documentacatholicaomnia.eu/30_10_0735-0804-_Alcuinus,_Flaccus_Albinus.html Opera Omnia]